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Milano: bell'articolo della Repubblica sulla Mayday Parade
by info Friday April 18, 2003 at 10:14 PM mail:  

Sfila il popolo dei precari. Il Primo Maggio dei nuovi lavoratori non garantiti. Cub, SinCobas, Chainworkers, Critical Mass. Le sigle del sindacalismo autonomo chiedono aiuto.

Il popolo degli invisibili alza la testa e sfila davanti a una città che di loro, quelli che “di notte puliscono i vostri uffici e di giorno servono l’hamburger”, come direbbe il regista e il nume tutelare della categoria Ken Loach, sa poco o nulla.
Ragazzi e ragazze italiani ed immigrati, spesso con una cultura universitaria che finiscono a fare tutt’altro rispetto rispetto ai loro studi – tipicamente a rispondere al telefono in un call center – inquadrati con contratti accomunati sovente da due caratteristiche: la mancanza di garanzie e di prospettive.
Il Primo Maggio partecipano alla Mayday Parade, un nome che richiama la Festa dei lavoratori, contiene un gioco di parole (Mayday, l’invocazione internazionale di soccorso) ed esprime la vocazione anglofoba e new global di questa manifestazione giunta alla terza edizione (6.000 partecipanti nel 2001, 30.000 lo scorso anno), che per un giorno raccoglie i sindacati di base Cub, SinCobas e Cobas, associazioni come Chainworkers, Indymedia, Critical Mass (il movimento dei ciclisti nato a San Francisco che si riunisce il giovedì in piazza dei Mercanti) e tanti altri.
La Mayday Parade partirà alle 14,30 da piazza XXIV Maggio, raggiungerà piazza Duomo, proseguirà per via Broletto, Moscova, Legnano fino a largo Cairoli e piazza Castello, dove sul palco (e visibili su maxischermo) si esibiranno Luca Persico “Zulù” dei 99 Posse e il dj Neil Perch del gruppo inglese Zion Train, insieme nel progetto musical-antimilitarista Al Mukawama.
Contro il precariato come contro la “guerra infinita” e gli ogm, per i diritti come per l’estensione dell’articolo 18, pronti a scioperare davanti alla Metro di Corsico come a festeggiare una vittoria sindacale dei dipendenti parigini dei ristoranti Piazza Hut, controllati come Fried Kentucky Chicken e Taco Bell dalla Pepsi in un processo continuo di concentrazioni industriali.
Ma di fronte alla sindrome del “moloch”, “noi la Pepsi la beviamo”, spiegano tranquillamente a Chainworkers, organizzazione fondata nel ’99 (dopo Seattle) da precari milanesi, bergamaschi e bresciani, alla quale le denunce giungono anonime, tanta è la paura di ritorsioni da parte dei datori di lavoro: “Il punto non è smettere di consumare, è che we can no longer shop happily, non possiamo più consumare con allegria come dice la canzone dei Clash, “Lost in the supermarket”, che suoneremo al corteo”.
Alla Parade il resto della colonna sonora, sparata dai camion, sarà hip hop, techno ed electroclash, canzoni pop su base elettronica con contorno di carri allegorici e minibar semoventi.
In questo magma convinto che “il precariato sta al postfordismo come il proletariato stava al fordismo”, si immerge il sindacato nella sua declinazione più barricadiera.
“Solo i co.co.co., contratti di collaborazione coordinata e continuativa, sono tra i 2 ed i 3 milioni in Italia, molti dei quali in Lombardia”, spiega Walter Montagnoli della Cub. E Luciano Muhlbauer del SinCobas racconta che nel nostro paese “un lavoratore su dieci vive in povertà” e che “il potere d’acquisto è calato negli ultimi due anni del 4,9% per gli operai e del 7,1% per gli impiegati”. Parola dell’ultimo Rapporto sulle retribuzioni di un noto centro di agitazione politica e sindacale: la Banca d’Italia.

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Titolo Autore Data
Refuso di scanner refuso di scanner Saturday April 19, 2003 at 12:07 AM
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