minori stranieri non accompagnati: serve una struttura protetta o una vera politica dell'accoglienza?
Caro Assessore,
il dibattito che si è sviluppato in questi giorni sul problema dei minori non accompagnati a Torino, mi spinge a fare delle riflessioni ed a porre degli interrogativi. Ho la sensazione che una vera politica dell'accoglienza stenti a decollare perché da una parte c'è il condizionamento di un pezzo di opinione pubblica che non vuole saperne di immigrazione di nessun tipo, dall'altra, spero di sbagliarmi, la Città vuol dare un segnale forte ad un certo mondo e cioè: "Torino non è la città di Bengodi". "Torino ha già dato", forse è questo il brutto messaggio che si sta cercando di dare. E' vero, negli ultimi anni si è assistito all'arrivo di molti minori non accompagnati rumeni e marocchini, che compiono furti o spacciano, che sono sfruttati da reti criminali. Come è vero che stanno aumentando i minori stranieri che fanno uso di sostanze stupefacenti e che si prostituiscono o compiono scippi per comprarsi le dosi. E' vero anche che si tratta di minori abbandonati a se stessi ed in tanti casi sono vittime di tratte o venduti dalle stesse famiglie. E' vero infine che si tratta di bambini. Ma come si può pensare che la soluzione di un fenomeno così complesso possa essere risolto con una struttura protetta, capace di ospitare sei ragazzi per volta sotto i 14 anni, per poi spedirli entro 60 giorni nei loro paesi, sperando in un improbabile o per lo meno difficile ricongiungimento familiare? Ma chi garantisce l'incolumità di questi bambini? Chi li proteggerà nei loro paesi? Chi ci assicura che non finiranno nuovamente nelle mani di gente senza scrupoli per essere vittime di nuove tratte o del traffico di organi? Credo che nessuno sia in grado di garantire i bambini da questi pericoli e per questo è necessario riflettere sull'utilità di una scelta che potrebbe produrre situazioni drammatiche e contrarie ai più elementari diritti umani. E allora che fare? Innanzitutto occorre, a mio avviso, una pausa di riflessione prima di decidere il da farsi, e poi percorrere l'unica strada efficace per affrontare questo difficile problema e cioè una seria e coraggiosa politica dell'accoglienza da parte della città e non solo, da realizzare creando una rete fitta di collaborazioni tra le istituzioni, e tra queste ed il privato sociale. L'altra cosa da fare è spingere perché si alzi il tiro contro la criminalità organizzata di cui questi bambini sono vittime.
Torino, 12 marzo 2003 Domenico Gallo Presidente IV^ Commissione Sanità e Assistenza
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