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Storia di una mistificazione
by kosta Tuesday, Apr. 22, 2003 at 6:41 PM mail:

foibe e fobie

1- la jaquerie in Istria e Dalmazia, motivata da una miscela esplosiva di
oppressione nazionale e sociale iniziata dall'occupazione italiana nel '18
ed esasperata dall'invasione della Jugoslavia nell'aprile del '41, costò
meno di 500 vittime, in grandissima parte fascisti della prima ora.

2- la successiva invasione tedesca, che costò invece diverse migliaia di
vittime, riportò i fascisti al potere, anche se in posizione subordinata ai
Tedeschi.

3- Non e' mai stato posto nel giusto rilievo il ruolo di Maria Pasquinelli,
il cui padre era un addetto alla riesumazione di cadaveri di soldati nelle
fosse comuni sparse lungo il fronte italiano della Grande Guerra per il
grande cimitero di Redipuglia e che sin da piccola lo accompagnava nel suo
macabro lavoro, e che era quello di dedicarsi alla riesumazione dei
cadaveri. Divenuta insegnante di "Mistica Fascista" , una volta scoppiata
la guerra, essendo vietato alle donne di arruolarsi, si era travestita da
uomo, si era arruolata nell'esercito ma in Africa era stata scoperta ed
espulsa . Aveva quindi chiesto ed ottenuto di insegnare la sua materia a
Spalato (divenuta"italiana" dal '41, ma contesa dagli Ustasci croati).

4-Fu appunto la Pasquinelli che chiese alle autorità partigiane di Spalato
il permesso di riesumare i corpi dei fascisti giustiziati dopo giudizio
sommario in seguito al crollo dell'Italia e l'occupazione della città.
Successivamente arrivarono i Tedeschi compiendo immani stragi, ma la
Pasquinelli continuò nella sua misericordiosa opera di riesumazione
trasferendosi successivamente in Istria, assecondata di buon grado dalle
autorità tedesche e le subordinate autorità della RSI.

5- L'ufficio propaganda della RSI, aiutato dai propagandisti del III Reich
specialisti nel campo ( esistono dei libri fotografici di cadaveri di
tedeschi in decomposizione estratti da fosse comuni nei Sudeti ed in Polonia
editi negli anni '30 dai nazisti per preparare la gioventù tedesca alla
successiva guerra) editò un libro di propaganda.

5- La Pasquinelli, presagendo il peggio, esaltata dalla sua febbre
"patriottica", andò persino dai partigiani bianchi dell'Osoppo invitandoli
ad unirsi ai fascisti della X Mas di Borghese per difendere l'italianità
delle terre "redente" dalla vittoria del '18. L'Osoppo attraverso di lei
mantenne dei contatti colla X Mas, ed era in contatto coi Badogliani del Sud
Italia. La notizia delle "foibe" arrivò esagerata sino laggiù.

6- Finita la guerra i Servizi segreti italiani inglobarono immediatamente
elementi dell'Osoppo per contrastare le pretese annessionistiche di Tito
creando un pre Gladio che si chiamò non a caso Organizzazione "O", nella
quale confluirono anche elementi della ex decima mas. Nemmeno il GMA ne era
a conoscenza, tantomeno i dirigenti del PCI che pure partecipavano al
governo Parri di unità nazionale. (i finanziamenti provenivano da un
segretissimo Ufficio Affari di Confine gestito dal giovanissimo Giulio
Andreotti).

7- La propaganda sulle foibe prese l'avvio in grande stile: sulla stampa
italiana "libera" continuarono le esagerazioni del periodo fascista,
accentuate anche per coprire i gravissimi crimini commessi durante la
precedente occupazione italiana in vista del Trattato di Pace colla
Jugoslvia per controbilanciare le accuse jugoslave.

8- La pace sancì la cessione alla Jugoslavia della gran parte dei territori
conquistati nel '18. Di foibe continuarono ovviamente a parlare i fascisti,
e nel frattempo scovarono anche degli pseudo testimoni e storici, come Luigi
Papo e qualche altro. In realtà malgrado il fracasso che hanno fatto - e che
continuano a fare - di reale hanno nulla!

9- Dopo la caduta del comunismo, e durante le guerre in Jugoslavia, si è
riaccesa la campagna, assecondata da una misteriosa lobby trasversale di
quasi tutti i media italiani. Lo scopo non molto nascosto era quello di
invalidare il Trattato di Pace del '47 e di recuperare Istria, Fiume e
Dalmazia! Lo stesso Fini corse da Seselj che invitava l'Italia a riprendersi
quelle terre.

10- dopo gli esempi di "pulizia etnica" attuati in Bosnia dalle milizie
paramilitari risorte coi simboli cetnici ed ustasci, i circoli
"neoirredentisti" colsero la palla al balzo per retrodatare al '45 la
"pulizia etnica" dei "titini" contro gli Italiani. Rovesciando così la
verità storica.

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fonte?
by wizard Tuesday, Apr. 22, 2003 at 6:48 PM mail:

interessante. puoi citare qualche fonte e documentazione in merito precisa?
grazie.

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ecco alcune fonti
by Fabio Mosca Friday, Apr. 25, 2003 at 7:36 AM mail:

ecco alcuni riferimenti
1- Per la propaganda antislavo-comunista e la continuità fra i Servizi segreti OVRA-badogliani-RSI- e "democratici", ed il ruolo di Andreotti (!), fondamentale è il testo in 2 volumi Nazionalismo e neofascismo nella lotta politica al confine orientale 1945-75, edito dall'Istituto di storia del Mov. di Lib. del F.V.G. . Libro edito in migliaia di copie con finanziamento della Regione FVG nel 1976, (probabilmente acquistato in massa dai...Servizi Segreti e perciò quasi introvabile). Nessuno in Italia lo ha letto,
altrimenti la Gladio sarebbe stata scoperta allora...Casson c'è arrivato 20 anni dopo!
2- Per la Maria Pasquinelli su Google c'è una vasta letteratura.Ad esempio
http://www.storiainrete.com/anticipazioni/x-mas
http://www.arcipelagoadriatico.it/talpo.htm per Spalato da pag, 12 di 20
ed inoltre il prof. Samo Pahor vi ha dedicato un opuscolo -in sloveno- pubblicato nella Slavia veneta e poi ciclostilato in versione italiana.
3-sul numero ed i nomi degli infoibati c'è il libro del sindaco di Trieste ing. Gianni Bartoli del 1954, nel quale vi sono elencati tutti coloro che scomparvero fra il '43 ed il 47 in Istria, Fiume e Dalmazia, compilato cogli
elenchi della Croce Rossa e le denuncie degli esuli: non arriva a 4500 nomi! Il prof. Samo Pahor lo ha analizzato scoprendo che almeno la metà erano o vivi o scomparsi altrove ...Anche la Cernigoj lo ha fatto nel suo
ciclostilato"Antipirina".
Sulle foibe del '43 c'è l'elenco del libro fascista "Ecco il conto!" edito
dalla RSI che non giunge a 500...
4-su Luigi Papo ed i falsi testimoni per le foibe ci sono numerose prese di posizione dell'ANPI provinciale di Trieste, però censurati dall'ANPI di Boldrini a Roma! Ad esempio la lettera pubblicata su Il Piccolo dell'11-12-97 a pag. 17.
5- tutte le lettere con documentazioni sulle foibe inviate alla stampa nazionale di tutte le tendenze da parte di Samo Pahor e Paolo Parovel sono state ...cestinate!


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About foibe
by Pavel Antic Monday, Jun. 16, 2003 at 11:00 PM mail: brv.mn@nv.gr.hr

Ma credete ancora a queste cazzate sulla bontà dei comunisti e la cattiveria degli altri? Possibile che ancora oggi ci sia gente che ritenga che per stare dalla parte dei più deboli bisogna appoggiare i più laidi personaggi che la storia del'umanità abbia vomitato. Non è che è una forma di distinzione sociale: più penso e propagando cose assurde, fuori dal buon senso comune (Pol Pot docet), più mi distinguo dalla massa? Temo che il famoso fattore K (i comunisti non raggiungeranno mai la maggioranza del paese, perché illiberali) non dipenda in realtà da questo (alla maggioranza della gente non gliene frega un po' un cazzo della libertà) ma da un altro aspetto: i comunisti si ritengono unma razza di eletti (proprio perché credono in cose che non stanno né in cielo né in terra), per cui non appena superano una certa percentuale della popolazione si sentono "massificati" e così un parte di loro (in genere quella con la maggiore puzza la naso) si stacca, per ricreare un elite di veri comunisti
Bye

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revisionisti
by zibaldone Monday, Jun. 16, 2003 at 11:16 PM mail:

Bravi, ora passiamo all'olocausto. O QUELLO è tutto vero?

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Foibe
by Topastro Tuesday, Jul. 08, 2003 at 6:32 AM mail:

ISTRIA: LA TERRA DIMENTICATA

Documento introduttivo sulle Foibe

Molti non sanno che al di là di Trieste e di Gorizia vivono dei nostri
connazionali:dopo 12 anni dalla caduta del Muro di Berlino e dalla fine
della Guerra Fredda non si è trovata una soluzione giusta per gli italiani
che vivono in Istria: Gorizia è ancora per metà divisa con la Slovenia.
Perché in pochi si sono occupati di questi territori che durante la Prima
Guerra Mondiale costarono la vita di migliaia di soldati italiani? E’ dai
tempi di Napoleone che questa gente viene tradita … Dopo la II Guerra
Mondiale a Versailles già prevalsero tendenze anti-italiane: il presidente
americano Wilson si oppose all’annessione di Fiume e Dalmazia all’Italia,
contrariamente a quanto era stato stipulato a Londra. Così, nel 1919 della
questione fiumana se ne occupò D’Annunzio, che marciò coi suoi legionari su
Fiume per liberarla dal neo-stato Jugoslavo; e nel 1920 Benito Mussolini vi
riunì la Dalmazia: ora tutte le terre italiane fanno parte di una unica
nazione. I problemi riaffiorano nel 1946 con la pace firmata a Parigi da dei
politici che non furono capaci di difendere i confini nazionali ed il
maresciallo Tito ne approfittò per annettere definitivamente l’Istria alla
Jugoslavia: furono confiscati e messi in comune i beni degli italiani secondo il piano
economico-sociale sovietico; con una socializzazione oppressiva molti furono
inviati ai lavori forzati chiamati “Lavori Volontari” e nei gulag come Goli
Otok. Bastava una lettera anonima per far condannare qualcuno con l’accusa
di essere “nemico del popolo” o peggio ancora per farlo sparire nelle
“FOIBE”, SENZA ALCUN PROCESSO: in questi anni furono 6560 gli infoibati su
7338 scomparsi! Qualunque cittadino fosse stato in dissidio con le leggi
jugoslave veniva accusato di essere un sovversivo e catturato dalle bande
titoiste veniva giustiziato in nome del popolo. Tra il 1945 e il 1956 quasi
la metà della popolazione italiana fu costretta ad emigrare in altre città
italiane: circa 350000 persone cacciate dalle loro case,terre solo perché
rappresentavano un problema politica per la nazione. Molti istriani furono
ingannati dal P.C.J., che sosteneva che non vi era nulla da temere, che
sarebbero stati trattati esattamente come altri cittadini jugoslavi e che
questa annessione avrebbe portato “pace e prosperità”. Dopo quest’esodo gli
italiani decisero di restare; questi furono slavizzati: ad esempio il nome
di un tale Felice Giugno divenne Secko Lipanj, fu imposta la lingua slava
nelle scuole e nei posti di lavoro. Un esempio significativo: i bambini di
una scuola elementare furono tutti dichiarati dementi perché non avevano
risposto bene ad un test scritto in slavo!!!! Come si pretendeva che
capissero lo slavo se fino ad un anno prima avevano studiato sui libri
scritti in italiano? Oggi quei bambini malati di mente sono professori
universitari! Bisognava dichiararsi jugoslavi per mantenere il proprio posto
di lavoro; città come Pisino sono da allora spopolate. Questa mostruosa
pulizia etnica ad opera dei partigiani di Tito ha fatto innumerevoli
vittime… a Basovizza furono ritrovate in una fossa 450metri cubi di ossa.
Quando Trieste fu occupata dalle truppe della Stella Rossa, l’Unità esultò
“Ora finalmente Trieste è libera”, mentre i Triestini erano terrorizzati. In
seguito Togliatti disse che le foibe erano state solo una resa dei conti tra
partigiani e fascisti, e tutto fu messo a tacere con la complicità di altri
deputati, col pretesto dell’”equilibrio internazionale”: tutto fu
abbandonato come quando i barbari scendevano nell’Impero Romano e i
legionari guardavano indifferenti. Solo l’onorevole Pella a differenza degli
altri suoi colleghi della D.C. si oppose a questa situazione: facendo
ritornare Trieste all’Italia ma non la zona B di Capodistria occupata da
Tito con l’esercito. Ma in seguito altri politici incapaci rinunciarono per
sempre a quelle terre con il trattato di Osimo stipulato nel 1975, così fu
sancita l’infamia! Nel 1953 in Istria ci furono le elezioni e la
cittadinanza fu sottoposta a minacce affinché votassero per il Fronte
Italo-Jugoslavo ( con evidente impronta Jugoslava); inoltre vennero compiuti
atti di vandalismo versi le case dei nostri connazionali, si eliminarono
tutte lescritte bilingue dalle strade e fu abolito l’italiano. I
rappresentanti della nostra nazione per servilismo verso il P.C.J. non
mostrarono alcun dissenso! Tra il 1990 e il 1991 dopo la caduta del
comunismo sovietico, gli italiani dell’Istria si recarono alle urne dopo
molti anni di oppressione e votarono i loro rappresentanti al parlamento di
Zagabria e di Lubjana. Inoltre si era potuto dichiarare di lingua italiana
ben l’ 80% della popolazione del litorale. Ma dal 1992 la Croazia ha sospeso
lo statuto regionale dell’Istria ritenuto troppo generoso ed ha ricominciato
a porre figure discutibili al suo comando. Infatti le recenti politiche
nazionaliste croate hanno limitato i poteri degli italiani; i documenti che
difendevano i nostri sono stati raggirati da abili politici. Nel 1996 è
stato siglato un trattato trilaterale tra Italia, Croazia e Slovenia per la
tutela delle minoranze: nel 1998 la Slovenia, in vista della sua entrata in
Europa si è impegnata a rispettare il trattato, ma la Croazia nel 1999 per
l’entrata in Europa è stata respinta proprio perché non risultata conforme
alla normativa sulle minoranze. Nel 2000 dopo lunghe controversie anch’essa
ha approvato il decentramento statale dando più libertà alle autorità
locali, nonostante ciò tra la maggioranza slava ancora prevale un senso di
disprezzo per gli italiani, che sono emarginati e mal visti. E ancora non è
stato messo in atto il bilinguismo nelle strade e negli enti pubblici, e le
scuole italiane sono ancora poco diffuse. Speriamo si faccia di più per gli
italiani che vivono in quelle zone e per quelli che vogliono ritornare nelle
proprie case. Purtroppo per chi ha intenzione di ritornare la situazione è
più difficile, le abitazioni ed i terreni che furono espropriati agli
italiani sono stati ai coloni jugoslavi, quindi non saprebbero dove
stabilirsi; ma oltre a perdere i loro averi hanno perso anche i loro cari.
Pensiamo che queste famiglie abbiano diritto ad un giusto risarcimento e
alle scuse da parte dei due governi, pri9ma che questi due stati entrino in
Europa…Nei libri di storia si diffama sempre la destra e si accenna appena
ai regimi comunisti, che tra campi di sterminio, pulizie etniche sono andati
ben oltre i sei milioni di morti dell’Olocausto(che in realtà sono a stento
la metà); fino al 1990 hanno sterminato 89000000 di persone!! Come mai la
storia è così sfacciatamente parziale? Perché chi osa contraddirla viene è
accusato di revisionismo? Perché i fasci sono stati abbattuti e le falci e
martello sventolano liberamente?Si pensi che i comunisti hanno perseguitato
la spiritualità della gente per ottanta anni!


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ma che cazzate dici
by oreste Thursday, Jul. 10, 2003 at 4:23 PM mail:

si vede da cosa scrivete che la droga fa male studiate di piu invece di farvi le canne

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Non dimentichiamo!
by sgraub Thursday, Jul. 17, 2003 at 7:25 PM mail:

La menzogna più spudorata aleggia in questo sito. In particolare questo articolo dimostra quanto poco valore voi abbiate. La morte di migliaia di italiani, morti in quanto tali non vi interessa minimamente pur di poter sventolare il vostro straccio sporco di sangue.
Ma noi non dimentichiamo!

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Già
by Gert Thursday, Jul. 17, 2003 at 7:31 PM mail:

Bravi Sgraub e Topastro, Oreste, sta zitto, tu non sai cos'ha fatto il tuo amico Tito in Istria!

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che freddo!
by grullo parlante Thursday, Jul. 17, 2003 at 11:52 PM mail:

brrrrr

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c'è un prima e un dopo
by Fabio Mosca Friday, Jul. 18, 2003 at 10:13 AM mail:

C'è sempre un prima ed un dopo, una causa ed un effetto.

Ecco qualche documento dell'occupazione italiana del regno di Jugoslavia .

Al Trattato di pace le autorità jugoslave portarono i dati della repressione antipartigiana per la sola Venezia Giulia:
48.000 morti,
7000 invalidi,
95.460 arrestati, internati e deportati,
19.357 immobili completamente e
16.837 parzialmente distrutti.

Per le fucilazioni degli ostaggi civili in Slovenia e Croazia c'è la testimonianza di un capellano militare italiano che scrisse "Santa messa per i miei fucilati" , don Pietro Brignoli- Longanesi & C.-
Eccone un estratto:
"...24 settembre 1942
In tutte le abitazioni della vasta conca, non
si è trovata anima viva...i reparti che rastrellano han trovato donne e bambini e vecchi (nessun uomo valido)
nei boschi.
Fino a oggi, di tutti i villaggi che abbiamo
incontrato, uno solo non è stato bruciato, perchè destinato a ospitare il comando del reggimento; ma verrà dato alle fiamme anche questo all'atto della nostra partenza.
Intanto, sopra e sotto la terra , si sta distruggendo tutto ciò che serve alla vita degli uomini
e degli animali.
..."

Un'altra testimonianza viene da una lettera dei cescovi al duce.
Il 23 maggio 1943 (XXI) l'allora capo del Gabinetto del ministero dell'Interno del Governo fascista scrisse ai refetti di Gorizia, Udine, Trieste, Pola e Fiurne la
seguente lettera che aveva come oggetto:
azione repressiva dell'attivitd di ribetli nella Venezia Giulia -
Istanza degli arcivescovi e vescovi della Regione.

"L'Arciuescovo di Gorizia e i Vescovi di Trieste , Capodistria e di Fiume, con un esposto fatto pervenire al Duce, hanno richiamata la sua attenzione sulla situazione di quella regione ed hanno, tra l'altro, formulato voti perche:
1)
sia impedito che si brucino case e villaggi dato che
gran parte delle case bruciate rappresentano un'inutile
distruzione che ha seminato l'odio contro l'Italia;
2)
non siano uccise delle persone a meno che ciò non av-
uenga in combattimento: la giustizia potrà sempre colpire chi attenta alla vita dello Stato dopo regolare, sia pur rapido, processo;
3)
si dia sempre maggiore corso a provvedimenti atti a difendere quelle popolazioni e ispirare loro fiducia e si dimostri che solo chi delinque viene colpito con severa giustezza: questo riaccosterà la pOpolazione alla Patria;
4
) sia permesso di raccogliere qualche aiuto sotto il controllo e la responsabilita dei Presuli, nelle ri-
spettive Diocesi, per i diocesani internati nei campi di
conCentramento."

Si segnalano tali uoti alla uostra attenzione per opportuna notizia e per quelle determinazioni che, nella vostra competenza, riterrete del caso, con preghiera di
favorire notizie al riguardo."
---------------------------------------------------

I capi militari responsabili delle rappresaglie erano:

MARIO ROATTA,
comandante la 2a Armata Slovenia-Dalmazia, detta SUPERSLODA. Autore della "Circolare 3C" nella quale ordinava la fucilazione di ostaggi, l'incendio di case e interi villaggi, ed il tentativo di deportare TUTTA la popolazione slovena.

MARIO ROBOTTI,
comandante dell'XI° Corpo d'Armata con sede a Lubiana sino al 16 dicembre 1942. Annotò su un rapporto "si ammazza troppo poco". Rimpiazzò il gen Roatta passato a capo di tutte le Forze Armate.

GASTONE GAMBARA,
che sostituì il gen Robotti. Intensificò le deportazioni delle popolazioni slovena e croata. Alle proteste del clero per le condizioni sanitarie disastrose dei campi rispose "i campi di concentramento non sono sanatori...una persona malata è una persona che non da noia..."

UMBERTO FABBRI,
comandante V Raggruppamento "Guardia di Frontiera", distintosi negli incendi dei villaggi meritò l'elogio del gen.Robotti.

CARLO GHE,
comandante della Guardia di Frontiera della zona di Logatec che fucilò per rappresaglia in un solo giorno 67 contadini intenti al loro lavoro.

Dopo la guerra questi criminali l'hanno tutti fatta franca grazie all'amnistia Togliatti ed alla Guerra Fredda...

------------------------------------------------------------

Un elenco dei campi di concentramento ITALIANI per le popolazioni deportate nella Jugoslavia occupata:

IN ITALIA

1.Agnone (Molise)
2. Alatri Le Fraschette (Lazio)
3. Alberobello (Puglia)
4. Anghiri Rinicci (toscana)
5. Aosta (Val d'Aosta)
6. Aprica (Lombardia)
7. Ariano Irpino (Campania) 8. Asti (Piemonte) 9. Ateleta (Abruzzo)
10. Bagni di Lucca (Toscana)
11. Bagno a Ripoli (Toscana)
12. Boiano ( Molise)
13. Bolzano Gries (T.A.Adige)
14. Bonefro (Molise)
15. Borgo S.Dalmazzo (Piemonte)
16. Borgo Val di Taro (E. Romagna)
17. Cairo Montenotte (Liguria)
18. Calvari di Chiavari (Liguria)
19. Campagna (Campania)
20. Carana (Calabria)
21. Casacalenda (Molise)
22. Casale
Monferrato (Piemonte)
23. Casoli (Abruzzo)
24. Castagnevizza (oggi Slovenia)
25. Castel di Guido (Lazio)
26. Castel Sereni (Umbria) 27.
Celle Ligure (Liguria)
28. Chieti (Abruzzo)
29. Cighino (Friuli)
30. Città S. Angelo (Abruzzo)
31. Civitella del Tronto (Abruzzo)
32. Civitella di Chiana (Toscana)
33. Colfiorito (Umbria)
34. Colle di Compito (Toscana)
35. Corropoli (Abruzzo)
36. Cortemaggiore (E. Romagna)
37. Ellera (Umbria)
38. Fabriano (Marche)
39. Farfa Sabina (Lazio)
40. Ferramonti di Tarsia
( Calabria)
41. Ferrara (E. Romagna)
42. Fertilia (Sardegna)
43. Forlì (E. Romagna)
44. Fossalon di Grado (Friuli) 45. Fossoli - Carpi (Emilia
R.)
46. Gioia del Colle (Puglia)
47. Gonars ( Friuli)
48. Isernia (Molise)
49. Isola Gran Sasso (Abruzzo)
50. Istonio Marina (Abruzzo)
51. Lama dei Peligni (Abruzzo)
52. Lanciano (Abruzzo)
53. Laterina (Toscana)
54. Lipari (Sicilia)
55. Manfredonia (Puglia)
56. Mantova (Lombardia)
57. Marsiconuovo (Basilicata) 5
8. Massa Carrara (Toscana)
59. Monigo (Veneto)
60. Montalbano (Toscana)
61. Montechiarugolo (E. Romagna)
62. Montefiascone (Lazio)
63. Monteforte Irpino (Campania)
64. Monticelli Terme (E. Romagna)
65. Nereto (Abruzzo)
66. Notaresco (Abruzzo)
67. Novara (Piemonte)
68. Osimo (Marche)
69. Padova - Chiesanuova (Veneto)
70. Perdasdefogu (Sardegna)
71. Perugia (Umbria)
72. Petrilo (Marche)
73. Pietrafitta (Umbria)
74. Pisticci (Basilicata)
75. Pollenza (Marche)
76. Ponza (Lazio)
77. Prestine (Lombardia)
78. Reggio Emilia (E. Romagna)
79. Roccatederighi (Toscana)
80. Rovezzano (Toscana)
81. S. Martino Rossignano (Piemonte)
82. Sassoferrato (Marche)
83. Scipione (Emilia Romagna)
84. Senigallia (Marche)
85. Servigliano (Marche)
86. Sforzacosta (Marche)
87. Solofra (Campania)
88. Sondrio (Lombardia)
89. Spotorno (Liguria)
90. Suzzara (Lombardia)
91. Tavernelle (Umbria)
92. Teramo (Abruzzo)
93. Terranova di Pollino ( Basilicata)
94. Tolentino (Marche)
95. Tollo (Abruzzo)
96. Tonezza del Cimone (Veneto)
97. Tortoreto (Abruzzo)
98. Tossicia (Abruzo)
99. Treia (Marche)
100. Tremiti (Puglia)
101. Tribussa (Friuli V. G.)
102. Trieste - Risiera di S. Sabba
103. Tuscania (Lazio)
104. Urbisaglia (Marche)
105. Ustica (Sicilia)
106. Valentano (Lazio)
107. Vallecrosia (Liguria)
108. Ventotene (Lazio)
109. Vercelli (Piemonte)
110. Verona (Veneto)
111. Vinchiaturo (Molise)
112. Visco (Friuli V. G.)
113. Vò Vecchio (Veneto)

(nessun comune d'italia ha mantenuto memoria di questi campi, tutto è stato rimosso. Solamente a Gonars c'è un cimitero, curato però dlla Slovenia e Croazia)

CAMPI DI CONCENTRAMENTO ITALIANI NELLA JUGOSLAVIA OCCUPATA

1. Fiume
2. Bakar (Buccari)
3. Kraljevica (Portorc)
4. Rab (Arbe)
5. Vodice
6. Osljak
7. Zlarin
8. Divulje
9. Uljan
10. Molat (Melada)
11. Bar (Antivari)
12. Prevlaka
13. Mamula
14. Perzagno
15. Zabjelo
CAMPI nell'ALBANIA occupata dagli Italiani
16. Kukes
17. Klos
18. Kavaje
19. German
20. Scutari
21. Vermoschi
22. Porto Romano (Durazzo)

Leggere al proposito il libro di FABIO GALLUCCIO:
"I LAGER IN ITALIA" LA MEMORIA SEPOLTA NEI DUECENTO LUOGHI DI DEPORTAZIONE FASCISTI
Un viaggio nella memoria, in una storia non raccontata e rimossa. Una scoperta in cui l'autore snocciola come un rosario laico uno dopo l'altro i campi di internamento italiano durante il fascismo in un attonito viaggio in
un'Italia spesso sconosciuta, straordinariamente bella e affascinante.

Il viaggio inizia casualmente a Ferramonti in Calabria, dove l'autore scopre proprio sotto un cavalcavia dell'autostrada Roma-Reggio Calabria, all'uscita
di Tarsia, un campo di concentramento deturpato dall'autostrada, ma recuperabile, con le garitte e le baracche ancora in piedi. Da lì si avventura in un labirinto, dove ogni campo scoperto è una crudele sorpresa
per le parole non dette e la memoria non recuperata. Fino ad arrivare ad un numero di oltre cento campi, cosciente, alla fine, di averne trovato solo la metà. Un racconto che si snoda come un giallo scritto da chi non si occupa di storia, ma da un un cittadino come tanti che si indigna di fronte all' occultamento, alla non verità.
Campagna, Alatri, Farfa Sabina, Anghiari, Roccatederighi, Civitella del Tronto, Urbisaglia, Pollenza, Carpi, Risiera di S.Sabba, sono alcune delle tappe nel buco nero della storia italiana. Dove l'autore spesso si muove in una panorama onirico da incubo, quasi a voler dimostrare a se stesso che non è vero, non è possibile. Ma il risveglio è più amaro della realtà. I campi furono istituiti con decreto del 4 settembre 1940, n.439 e dovevano
ospitare inizialmente soltanto cittadini stranieri dei paesi belligeranti con l'Italia, ma diventarono ben presto campi per ebrei stranieri, slavi, zingari, oppositori politici e omosessuali. Da circa 40 campi iniziali si
arrivò ad un numero che, secondo lo storico Luciano Casali, professore di storia contemporanea all'Università di Bologna, ammonta a 259. L'autore ne ha catalogati 113 in Italia e 22 nei territori occupati dall'Italia. Alcuni
furono campi provinciali istituiti durante la Repubblica Sociale Italiana.
Pochissima la letteratura sulla materia e pochi gli storici che se sono occupati : tutto rende il tema più misterioso e affascinante, ma anche più terribile.
I campi non furono campi di sterminio, se si esclude quello della Risiera di San Sabba, ma soprattutto nei campi del centro-nord dove gli alleati arrivarono più tardi, i deportati furono prelevati dai nazi-fascisti e portati in Germania per la soluzione finale. In tutto questa storia appare, come un'ombra, la presenza della Chiesa che sorveglia, dietro le quinte, che il regime non superi certe efferatezze.
Il libro è anche l ' occasione per ripercorrere un periodo storico dalle leggi razziali del 1938 alla fine della guerra, dove la maggioranza degli italiani visse con leggerezza e superficialità quegli orrori senza
accorgersi responsabilmente di quello che stava accadendo. Ma anche un severo monito a coloro che fondarono la democrazia e cercarono di cancellare con un colpo di spugna quello che era avvenuto. La storia non perdona chi dimentica e i fatti e la cronaca di questi giorni nel nostro Paese ce lo ricordano con severità e ci ammoniscono degli errori passati e, purtroppo, presenti. "

"I lager in Italia. La memoria sepolta nei duecento luoghi di deportazione fascisti" di Fabio Galluccio (Nonluoghi Libere Edizioni, settembre 2002, p.226, euro 13"

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chi semina vento...
by Fabio Mosca Friday, Jul. 18, 2003 at 12:52 PM mail:

Come ha detto il Duce negli ultimi giorni di Salò
"il fascismo ha vinto culturalmente, anche se ha perso militarmente, FASCISTIZZANDO I SUOI AVVERSARI!"

Questo è purtroppo vero per coloro che essendo della Resistenza si sono comportati da fascisti contro i fascisti.
Quella è l'essenza della "cultura fascista"!

Quelle stragi che lamentate voi fascisti sono opera della cultura del fascismo applicata ...a voi!!!

Dovreste essere felici di aver fascistizzato i vostri avversari! E se non lo siete dovreste allora rinnegare il fascismo e la sua cultura di disumanità!

E' semplice logica.

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?
by Gert Friday, Jul. 18, 2003 at 2:42 PM mail:

Io non sono fascista, per nulla! Provare sdegno e orrore per i fatti di cui si sono resi protagonisti i Titini è da persone con un minimo di morale, non da fascisti!

Per quanto riguarda i campi di concentramento, sono certamente una vergogna, ma almeno in quelli italiani non succedeva quello che succedeva in quelli titini:

Fucilazione per aver rubato un pezzo di burro (immaginatevi la fame per arrivare a mangiare burro!);

Quotidiane le morti per deperimento organico;

A certi venivano bucate le orecchie, legate col fil di ferro a quelle di un altro e successivamente pestati a sangue fino a quando il padiglione non si strappava;

Altri venivano affogati dentro una botte di latta (il prigioniero era terribilmente deperito e certo non poteva ribellarsi alle ben più forzute guardie che lo tenevano per i piedi!)

E molte altri episodi contraddistinguevano quei posti.
Terribili erano anche le scorribande di questi carnefici nei paesi dove -si sospettava- che la popolazione avesse dato appoggio agli occupanti, quindi a scapito di loro connazzionali:

I preti erano i primi a venire massacrati, con vari metodi (scorticamento, rogo, pestaggio, fucilazioni...);

I bambini dei sospettati venivano sgozzati;

Le mogli stuprate ed uccise;

Le chiese saccheggiate ed incendiate, ecc. ecc.

Come potete vedere, non sono solo le Foibe il crimine di questi immondi carnefici.
Io dico: certamente, bisogna punire gli esecutori delle rappresaglie dei vari Roatta e Robotti, però si faccia luce su tutto!

Tutte le vittime di crimini di guerra sono uguali!
I nazisti e i comunisti (i Titini in primis) erano entrambi Nazionalisti e Socialisti. W gli USA!

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li documenti , prego!
by Fabio Mosca Friday, Jul. 18, 2003 at 3:36 PM mail:

Gli orrori che lei descrive come li ha saputi?

Su quelli dell'Italia fascista c'è molto materiale documentale. Ma in Italia non è mai stato divulgato per carità di patria. Un elenco di crimini è stato pubblicato in inglese da Palumbo una dozzina d'anni orsono. La BBC ne trasse un documentario, "Fascist legacy", che la Rai acquistò per nasconderlo in qualche archivio.

A Trieste sugli orrori della "villa triste" , sede dell'Ispettorato Speciale della Venezia Giulia, dove succedevano le cose che lei descrive , e peggiori ancora (si torturavano le donne incinte), c'è una lettera del vescovo mons. Santin al Duce.
E' stata pubblicata in molti testi specialistici dall'Istituto Regionale di Storia del Movimento di Liberazione. Ma mai portato alla divulgazione in testi scolastici.
L'Ispettorato Speciale venne istituito nel 1942, per ottenere con le torture anche ai familiari dei sospetti informazioni sulla resistenza degli Sloveni e dei Croati, che, malgrado la repressione , non cessava, anzi.
Ed a Palmanova, nella casema Piave, avvenivano torture così atroci che intervenne ...la Marina Tedesca per porvi fine!
Anche su quello c'è ampia documentazione. Si legga "La fossa di Palmanova", ed. Del Bianco.

Che Tito sia stato un piccolo Stalin, per lo meno i primi anni, è fuor di dubbio. Basta leggere "Goli otok" di Giacomo Scotti, per rendersene conto.
Ma è falso che fosse un razzista antiitaliano: le sue vittime non furono gli "Italiani in quanto Italiani", seppur ci capitarono anche parecchi comunisti italiani. ma soprattutto gli ustasci croati.

Dopo la guerra dei 13 giorni -che vide la sconfitta totale dell'Armata reale jugoslava- scoppiò la guerra civile fra Serbi e Croati quando al seguito delle truppe d'invasione arrivarono a Zagabria gli USTASCI di Ante Pavelich, che iniziarono subito lo sterminio dei Serbi , oltre che degli Ebrei e degli Zingari. Gli ustasci erano però stati allevati dall'Italia fascista per oltre un decennio in basi in Italia, per tentare di destabilizzare il regno dei Karagiorgevich.
A loro si contrapposero i CETNICI di Draza Mihajlovich, il generale fedele al re serbo che coi suoi sbandati pensava di attender nei monti della Bosnia tempi migliori.
Ma entrambi si unirono all'esercito italiano nella caccia ai partigiani quando questi cominciarono all'improvviso gli attacchi agli occupatori.
Entrambi commisero nefandezze inimmaginabili oltre che contro le rispettive popolazioni, anche contro le popolazioni che sostenevano i partigiani. Uatasci e Cetnici furono protetti , armati, nutriti dall'esercito italiano.

Come vede anche in questo caso la responsabilità dell'Italia fascista fu enorme.

La vittoria dei partigiani decretò lo sterminio di un grandissimo numero di ustasci, e minore di cetnici (dopo l'arrivo dei Russi a Belgrado passarono in massa nelle file di Tito). Ogni anno a Ljubelj , in Slovenia, c'è una commemorazione dello sterminio di diverse decine di migliaia di ustasci croati in fuga, arresisi agli Inglesi e consegnati a Tito.
Tito era croato. E allora?
Di loro, di tutti questi ustasci, ci sono i nomi. Ci sono gli elenchi.

E gli infoibati?

Su di loro esistono due elenchi "veri": uno, molto preciso, contenente meno di 400 nomi, redatto dall'Ufficio Propaganda della RSI alla fine del 1943. L'altro, del 1952, dedotto dall'elenco delle persone scomparse durante il trambusto, compilato essenzialmente dalla Croce Rossa, contenente circa 2.200 nomi. Venne compilato in un libro dal sindaco di Trieste Gianni Bartoli, istriano, democristiano, anticomunista viscerale.

Il resto è propaganda. (più onesta quella della RSI!)

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Posso assicurare...
by Gert Friday, Jul. 18, 2003 at 3:51 PM mail:

Sono notizie che ho conosciuto in prima persona, perché tra i miei parenti ci sono vittime della carneficina perpetrata dai Titini in Istria, e le posso assicurare, solo perché italiani (non avevano infatti nessun rapporto con la politica), difatti il trattamento che i partigiani sloveni riservavano agli italiani, era una cosa orrenda, chi me l'ha raccontato l'ha vissuto sulla propria pelle, tanto da aver scritto un libro sulle proprie memorie.

Non ho mai detto che il fascismo non si sia macchiato di crimini, anzi, talvolta erano estremamente efferati, ma nulla giustifica quella che fu a tutti gli effetti una "pulizia etnica"; essa non si fermò al '45, ma continuò afino al '46 inoltrato, quindi dubito che la Repubblica Sociale potesse avere una lista completa...

Bisognerebbe fare luce su tutti i criminali, a seconda del colore politico.

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Dimenticavo...
by Gert Friday, Jul. 18, 2003 at 4:05 PM mail:

Dimenticavo di aggiungere che anche degli infami crimini titini esistono prove fotografiche con persone sgozzate, tra i quali bambini, il cadavere di un prete che ha dovuto subire lo scorticamento da vivo ecc.
A questo punto si può solo negare l'evidenza...

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Fonti? Prove? Foto?
by Pier Cannoni Friday, Jul. 18, 2003 at 4:10 PM mail:

Già l'altro giorno ti invitai inutilmente a mettere a disposizione di tutti le foto ed il materiale di cui dici di disporre. Questo materiale ricorda però un certo Godot.
Mi dispiace, ma il tuo insistere a discutere di storia senza mai produrre nemmeno uno straccio di fonte ha la stessa credibilità ed autorevolezza di una televendita di Roberto da Crema.

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Volentieri...
by Gert Friday, Jul. 18, 2003 at 4:17 PM mail:

...ma come ti ho detto già l'altra volta, non ho lo scanner. Vedo se riesco a trovare queste foto in rete (immagino che qomunque si possano trovare su un qualsiasi sito che si occupi dell'argomento). Quanto alle fonti, le ho reperite su un quotidiano locale di qualche tempo fa e dubito che si riesca a trovare. Comunque ti rinnovo l'invito a fare una ricerca in internet.

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potrei fornire diverse foto io
by Fabio Mosca Friday, Jul. 18, 2003 at 6:39 PM mail:

Esistono moltissime foto, ma dell'esercito italiano, fatte come dimostrazione dell'esecuzione degli ordini del Duce. Riguardano villaggi bruciati, fucilazione di ostaggi, decapitazioni, , impiccagioni, ecc.ecc.. In gran parte vennero sequestrate dopo la resa delle guarnigioni italiane dopo l'8 settembre.
Quelle foto vennero esibite alle trattative del Trattato di Pace, e contribuirono a creare un clima favorevole alla Jugoslavia.
La ferocia dei partigiani jugoslavi contro i soldati italiani fu tale... che dopo l'8 settembre 43 due intere divisioni italiane passarono armi e bagagli con loro! (La Taurinense e la Venezia, di stanza in Montenegro- annesso anch'esso alla Corona Sabauda nella guerra del 41).
In Jugoslavia stazionavano all'epoca circa 350.000 soldati italiani. Ad essi dopo l'8 settembre 1943 si presentò la scelta di essere catturati dai Tedeschi e finire nei lagher in Germania , come di fatto avvenne per un numero enorme, o di passare coi partigiani, che ne furono felici.
Comunque un gran numero, cedute le armi, se ne tornarono in Italia, aiutati dalla popolazione jugoslava...Sembrava finita la guerra, ed invece nuove divisioni tedesche soppiantarono le italiane in rotta. Fra queste la Printz Eugen che invase l'Istria ed in meno di un mese fece 10.000 morti! Erano quelli che una certa memorialistica definisce ancor oggi..."ALLEATI LIBERATORI"! (in una elegante pubblicazione degli esuli istriano-dalmati degli anni '90).
Di quello che fecero quei "liberatori" dell'Istria c'è pure una massiccia documentazione, anche fotografica!

Anch'io ho avuto parenti in Istria, emigrati però dopo il '18. Altri zii rimasero e vissero tutti quegli avvenimenti, e diversi rimasero lì. Alle mie domande sulle foibe però mai mi portarono una testimonianza, solo dei sentito dire.... per forza, era dal ritorno dei fascisti al seguito dei "liberatori" tedeschi che il tamburo della propaganda batteva sempre lì!
Tito non rispose mai su quella propaganda, che evidentemente credeva fosse favorevole a creare un clima di terrore per i fascisti... E di stragi ne vide talmente tante che ci aveva fatto il callo!

Durante i lunghi anni della contesa per Trieste quel tamburo venne battuto da tutti i partiti antislavocomunisti, come si definivano allora. A Trieste il PCRG (Partito Comunista della Regione Giulia) era favorevole alla Jugoslavia nell'ambito di uno statuto autonomo (La VIIa Federativa)
E dall'altra parte Tito si guardava dallo smentire perchè, soprattutto dopo la rottura col Cominform, il terrore permetteva l'instaurarsi di una psicosi che portò allo svuotamento pratico dell'etnia italiana nelle regioni acquisite col Trattato di Pace.Poi se ne pentì, ma ormai era fatta!

La campagna è ripresa ingigantendo dei fatti ormai lontani dopo la caduta del comunismo e quando il disfacimento della jugoslavia di Tito fece balenare per un attimo la prospettiva di un...ritorno dell'Italia. (corsa di Fini da Scescelj nel '91- visite ai cetnici della Krajna di Knin del senatore Arduino Agnelli).
Si volle rivangare il passato, si intensificarono le cerimonie alla "foiba"/discarica di Basovizza, Cossiga insultò il IX Korpus, la Xa Mas venne esaltata anche da gente che si dice di sinistra, come Violante...
A quale fine? A chi giova questo clima?
A balcanizzare i rapporti colle nuove repubbliche?

I Tedeschi hanno fatto molto più di noi i conti colla loro orribile storia. Anzi, noi non li abbiama fatti affatto!
Tranne Indymedia, nessun organo d'informazione permette di far luce sul passato vergognoso...

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x grullo parlante
by grillo parlante Saturday, Jul. 19, 2003 at 12:16 AM mail:

Noto con piacere che ti sei innamorato di me e, con l'aiuto di qualche amichetto comunista mi cancelli i messaggi qua e là. Bravo!!! Hai vinto il mongolino d'oro che ti verrà consegnato da Miss Falce e Martello 2002.
Complimenti per la lezione di democrazia che dai, cancellando i messaggi che non si allineano al vostro pensiero(...) unico. Premesso che non voto Berlusconi, meglio 30 anni di Silvio che il governo in mano a 'sti quattro lobotomizzati pecoroni, incapaci di mettere due pensieri in fila, se non copiandoli da intellettuali del rango di Jovanotti, Moretti, Casarini, Caruso e Fidel.
Che genialità!

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Nulla giustifica...
by Gert Saturday, Jul. 19, 2003 at 2:43 PM mail:

E' inutile continuare a negare le terribili colpe del IX Corpus. Gli inglesi hanno sempre contribuito a tenere segreto il martirio di tutti quegli Istriani, Dalmati e addirittura altri Jugoslavi. Il documentario della BBC io l'ho addirittura registrato, e mi è parso estremamente di parte. Non è un caso.

Come ho sempre detto, desidero che vengano sì processati i criminali di guerra italiani, tedeschi, Cetnici, Ustascià e quant'altro, guai se così non fosse, ma anche i responsabili di quegli orrendi massacri, quali le Foibe, i Lager di Goli Otok, Borovnica, Skofja Loka, Stara Gradiska, ecc. le mattanze nelle varie cittadine slovene e croate dove -si sospettava- che ci fosse stata una qualsiasi forma di collaborazionismo ed ultimo ma non ultimo Porzus.
Gli Ustascià e i Cetnici sono ben più noti per la loro ferocia, tanto che se ne sono fatti anche film, addirittura in un "Pop Corn Movie"; le Foibe invece non le conosce nessuno, in televisione ho sentito storpiature che mi hanno fatto accapponare la pelle: "Fobie", "Fuab" (letto alla francese!), vari tentennamenti sulla pronuncia, ecc.

Quanto alla Foiba di Basoviza, non solo non c'è immondizia (o meglio c'è e ricopre le salme degli infoibati) ma non è stato nemmeno l'unico episodio di mattanza a scapito delle Forze dell'Ordine (e sottolineo "Forze dell'Ordine", non Brigate Nere o SS italiane!), ci fu anche un episodio raccapricciante, simile a molti altri: dei Partigiani sloveni fecero irruzione in una caserma della Guardia di Finanza, catturando i finanzieri che vi erano all'interno, in tutto sei persone. Furono portati ad un casolare, dove ben presto si verificarono terribili episodi: per prima cosa il comandante venne appeso per i piedi, in modo che assistesse al martirio dei suoi uomini: cavarono occhi, asportarono i genitali e li misero in bocca alle vittime, ad uno presero la foto dei figli e la infilarono nel ventre aperto immagino con la baionetta. Sucessivamente fu ucciso anche il comandante. E come giustificarli? Erano ubriachi? Avevano subito le angherie degli italiani? In definitiva: era giusto che ciò accadesse? Quello che a me pare più incomprensibile, è che invece di esserci una secondo Processo di Norimberga, a questi massacratori l'Inps paga circa 200 miliardi ogni anno.

L'Anpi (Associazione Partigiani d'Italia) ha riconosciuto le colpe dei colleghi titini, dissociandosene. Moltissime vittime erano infatti membri del Cnl.

Quindi, perché continuare a negare? Tutta Italia (compreso il nostro bravo Presidente Ciampi), riconosce l'esistenza di quei terribili avvenimenti. Un motivo ci sarà.

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Correggo
by Gert Saturday, Jul. 19, 2003 at 3:42 PM mail:

"Associazione Nazionale Partigiani d'Italia".

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tutti riconoscono ma nessuno conosce
by Fabio Mosca Saturday, Jul. 19, 2003 at 4:42 PM mail:

Non ha portato sinora alcun elemento provante.

Basovizza? Lei dice:
"Quanto alla Foiba di Basoviza, non solo non c'è immondizia (o meglio c'è e ricopre le salme degli infoibati)..."

Ma le pare verosimile che un sindaco democristiano, fuggiasco dall'Istria, italianissimo di sentimenti (piangeva al solo vedere il tricolote!), possa aver autorizzato la discarica comunale su Italiani uccisi solo perchè Italiani...????? ( esistono documenti di autorizzazione della discarica.)

Le prove secondo lei sono che
"" Tutta Italia (compreso il nostro bravo Presidente Ciampi), riconosce l'esistenza di quei terribili avvenimenti. Un motivo ci sarà. "

MI PIACEREBBE TANTO SAPERE IL MOTIVO, APPUNTO.

Ma che ne sanno gli Italiani di Trieste? Non sanno nemmeno che non è collegata a Trento con un ponte...

Esiste una psicologia di massa, che tutte le dittature sanno sfruttare per realizzare il consenso. Le più spudorate menzogne ripetute infinite volte appaiono verità inconfutabili.
Ciò vale in ogni campo. Gli Ebrei non erano accusati di intingere ostie rubate nel sangue di bambini cristiani sgozzati?
Lo crede vero anche lei? Io no! Eppure per secoli ingenui contadini bevvero quelle panzane e si riempirono di sdegno tanto da scatenare i POGROM....

Così è avvenuto per le foibe. Il PCI ha taciuto, Tito ha taciuto, i fascisti hanno starnazzato. Oggi il loro starnazzo è divenuto patrimonio nazionale...

Io non nego che anche la resistenza jugoslava, ma non solo quella, abbia commesso atrocità. E che Tito divenuto dittatore abbia esercitato il potere secondo i canoni scoperti da Machiavelli...
Dico solo che c'è stato un PRIMA ed un dopo. E quel prima è stata la guerra del Duce .
TUTTO IL RESTO NE FU CONSEGUENZA.

Lei chiede giustizia, giustamente. Ad ogni buon conto ci furono molti processi nel dopoguerra a Trieste per le foibe. Addirittura il nostro maggior comico dialettale, Cecchelin, si fece anni ed anni di carcere solo per aver fatto il nome di un famoso spione dell'OVRA che venne infoibato, MA DA TRIESTINI, non da slavocomunisti (la banda Steffè).
Invece l'Ispettore Gueli, capo del centro di torture di Via Bellosguardo, venne assolto "perchè non responsabile direttamente alle torture". Venne reintegrato ed andò in pensione tranquillamente. Come tutti i criminali di guerra italiani. Mentre colui che straziava i corpi delle vittime colla sua unica mano, il sinistro comissario di PS Gaetano Colotti, venne addirittura decorato alla memoria al valor militare nel 1954! Era stato ucciso a Treviso da partigiani italiani mentre era in fuga con un camion di gioielli sottratti alle case delle centinaia di sue vittime !

Per non parlare dell'orribile fenomeno delle delazioni a pagamento (30.000 denunce pagate, secondo quanto affermato dal nazista Wirth che ne era rimasto...stomacato!), che permisero la deportazione di 10.000 Ebrei...Un processo al collaborazionismo non si è mai tenuto, sebbene promesso durante il processo della Risiera.

Aspetto inutilmente qualche prova su tutto ciò che lei ha affermato sinora, in rumorosa e potente compagnia ...

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Le Prove ci sono...
by Gert Saturday, Jul. 19, 2003 at 5:57 PM mail:

Le prove ci sono, ad esempio tutte le salme che hanno estratto dalle foibe (esistono migliaia di foto e filmati reperibili anche in rete) e si nota chiaramente che non tutti hanno raggiunto la maggiore età. Sono prove anche le tante testimonianze degli abitanti superstiti dei villaggi dove il IX Corpus ha compiuto stragi.

Un buon libro (che probabilmente avrà letto) sull'argomento "Foibe" e sugli esuli dell'Istria-Dalmazia è "L'Esodo", di Arrigo Petacco, ex milite della Resistenza, la sua quindi non può essere un'opera di parte. Come lui stesso ha detto, si è avvicinato alla storia dopo aver scoperto molte falsità nei libri di scuola.
Le cito una frase riportata sul retro di questo libro:
<<Nel 1945 io e Kardelj fummo mandati da Tito in Istria. Era nostro compito indurre gli italiani ad andar via con pressioni di ogni tipo. E così fu fatto.>> Milovan Gilas.

Quanto a Basoviza, sopra i corpi degli infoibati erano già stati buttati abbastanza quintali residui dagli stessi infoibatori e collaboratori, per cui...

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Quanto c'è di squallido...
by Gert Saturday, Jul. 19, 2003 at 6:22 PM mail:

Una cosa che mi ha sempre colpito: quando si trattava di processare i vari Kappler, Priebke, ecc. (cosa giustissima) la stampa dava a questi fatti un eccezionale risalto; quando si trattò di processare Piskulic invece non se ne parlò minimamente. La censura è attivissima, i giovani non sanno praticamente niente di quel che accadde dal '43 al '46 (non il '45 come si tende a credere). Ancora oggi alle foibe, i libri di scuola non dedicano che poche righe, anche se questo è da considerarsi un passo in avanti, poichè questo fino a poco tempo fa era un argomento tabù.

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aspetta e spera...
by Fabio Mosca Saturday, Jul. 19, 2003 at 7:44 PM mail:

Aspetto e spero, invano, prove di quanto lei continuamente e gratuitamente afferma.

Arrigo Petacco non penso possa aver fatto il "milite" della resistenza (non esistono "militi", nessuno li aveva coscritti, lei si confonde!). E penso non sappia un bel nulla di nulla sulle nsotre parti. Ciononostante ha scritto quel libro. E vabbè, i giornalisti sono famosi per essere tuttologi...

Cosa ho detto anch'io a proposito della psicosi delle foibe? Non legge le mie risposte? Le ripeto:

"...Tito si guardava dallo smentire perchè, soprattutto dopo la rottura col Cominform, il terrore permetteva l'instaurarsi di una psicosi che portò allo svuotamento pratico dell'etnia italiana nelle regioni acquisite col Trattato di Pace.Poi se ne pentì, ma ormai era fatta..."

Tito, posso aggiungere, si era circondato di intellettuali riciclati del precedente regime, che come usano da tutte le parti, erano passati dalla parte del vincitore. Fra questi c'era un certo Vascia Ciubrilovich, divenuto ministro di Tito dopo aver servito i Karagiorgevich, il quale, da buon cultore dell'idea della Grande Serbia, consiglava le pulizie etniche, non solo in Istria e Dalmazia, ma anche nella Vojvodina (500.000 tedeschi "volkdeutchen" vennero espulsi), i Turchi del Sandzjak, ecc.ecc...
Tito ha le sue responsabilità , enormi. Ma senza la guerra fascista Tito non sarebbe nemmeno esistito.
I Balcani sono estremamente compositi etnicamente, il federalismo sarebbe stata l'unica soluzione possibile, ma sin dal crollo dell'Impero ottomano le classi dirigenti imboccarono la strada degli stati-nazione coi risultati che si sono visti ancora recentemente.

Mi pare che l'Istria e la Dalmazia siano state balcanizzate
certo gli esuli che conosco io hanno una mentalità molto simile a quella dei pulitori etnici.
E pensare che siamo tutti imparentati!

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Prima viene detta la verità a riguardo, meglio è...
by Gert Saturday, Jul. 19, 2003 at 8:33 PM mail:

Per quanto riguarda il termine milite, è sì tecnicamente scorretto, ma in fin dei conti quel che mancava era pura formalità.

Arrigo Petacco è uno dei nostri migliori storici e certo non si accontenta del sentito dire...

Per quanto riguarda la "Psicosi" delle Foibe, che ragione ha di esistere oggi, con Tito morto e la Jugoslavia sciolta? Non è forse ora di far venire fuori la verità, tutta senza riserve, una volta per tutte? Forse gli inglesi non erano troppo contenti che ciò venisse fuori...

Cubrilovic ha solo riproposto un'idea che molti avevano già da tempo; non ci deve essere un capro espiatorio, i responsabili devono essere resi noti.

Alcuni Esuli si lasciano andare ad affermazioni "dure"? E ci credo bene! Dopo tutto quello che hanno subito, la fustrazione è il minimo... che però, con mia sorpresa, ho notato che non è molto diffusa.

Prima viene detta la verità a riguardo, meglio è...

Le ho già detto quali sono le prove. Lei cosa intende?

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parole, parole, parole...
by Fabio Mosca Saturday, Jul. 19, 2003 at 11:30 PM mail:

"Quanto a Basoviza, sopra i corpi degli infoibati erano già stati buttati abbastanza quintali residui dagli stessi infoibatori e collaboratori, per cui..."

Lei mette dei puntini significativi, e allora continuo io:

...per cui quel bravo patriota di Gianni Bartoli ci aggiunse l'immondizia del Comune. Giusto?
Perchè non lo ha scritto?
Perchè Gianni Bartoli ha una via intestata a Trieste? Perchè se così fosse sarebbe anch'egli un infoibatore della verità? Perchè TUTTA la classe dirigente di Trieste, l'intera amministrazione anglo americana durata 9 anni, tutte le amministrazioni succedutesi sino all'arrivo di Cossiga nel 91 ad inginocchiarsi davanti quella presunta tomba, tutti sarebbero passibili di essere incriminati?

Perchè non afferma questo?
Semplice: perchè è assurdo.

Ma allora dov'è la verità?
Lo affermo senza remora di essere smentito:
E' UNA MONTATURA!
-E' UNA RENDITA DI VOTI DI SPROVVEDUTI CHE VOTANO A
DESTRA!!!!
-Perchè serviva e serve un contraltare alla RISIERA.

Non a caso da quando la Risiera divenne Monumento Nazionale, dopo quel vergognoso processo senza UN IMPUTATO PRESENTE, e nemmeno una richieste all'Austria di estradizione di criminali , da quel processo in poi serviva un bilanciamento per dimostrare che i crimini erano d'ambo i lati.

Comprensibile, ma disonesto!

Cercate almeno di essere coerenti e di richiedere la rimozione del nome di Bartoli dalla toponomastica, e di incriminare i governatori del GMA come occultatori di cadavere e complici omertosi dei "titini"...
Ma non ne avete il coraggio.

Comunque si consoli. La giunta Illy, cosiddetta di "sinistra", commissionò un monumento bipartisan, risiera-foibe. E la giunta Dipiazza lo inaugurerà.
Le faccio presente che c'è però un'opposizione extra politica, formata da parenti delle vittime del fascismo, che quel monumento non lo vuole perchè IMMORALE.

Il gioco è finira riuscito sin troppo bene, soprattutto da quando gli ex PCI sono entrati in questo gioco.

Riuscirà la verità a riemergere?

Poi lei si domanda:
"Per quanto riguarda la "Psicosi" delle Foibe, che ragione ha di esistere oggi, con Tito morto e la Jugoslavia sciolta?"
Me lo sono domandato anch'io. Forse faceva parte di un gioco d'azzardo di rientrare nelle terre "irredente" approfittando del disfacimento della Jugoslavia di Tito.

della serie dei golpe falliti a cominciare da quello Borghese a quello Spiazzi...ecc.ecc. ????

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le affermazioni gratuite divenute prove!
by Fabio Mosca Sunday, Jul. 20, 2003 at 10:13 AM mail:

La propaganda di Topastro (poverino, ci crede!):

"...Questa mostruosa pulizia etnica ad opera dei partigiani di Tito ha fatto innumerevoli vittime… a Basovizza furono ritrovate in una fossa 450metri cubi di ossa. "

La realtà documentabile:

NON UN OSSO venne estratto dalla ditta che ottenne il permesso di recuperare ROTTAMI DI FERRO dal buco di Basovizza, USATO APPUNTO COME DISCARICA DI FERRAGLIA BELLICA DAL G.M.A. subito dopo la fine dei combattimenti!

E' per questa certezza che la buca fosse vuota che Gianni Bartoli autorizzò la discarica.

Quella dei "metri cubi" di ossa umane è una SUPPOSIZIONE, non una certezza. ANCHE SE CAMPEGGIA SUL MONUMETO ERETTO 40 ANNI DOPO, assieme ad altre falsità tipo "neozelandesi uccisi dai titini", Guardie di Finanza (a centinaia)!

I Tedeschi ad esempio volevano la certezza. Chiesero a più riprese di poter estrarre dalle "foibe", anche da quella di Basovizza, tutti i corpi che si diceva vi fossero sepolti.
Il Ministero della Difesa oppose il veto.

PERCHE'? Lascio a voi la risposta.

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perchè il silenzio dell'ex PCI
by Fabio Mosca Sunday, Jul. 20, 2003 at 11:53 AM mail:

Scrissi tempo fa:
"...Perchè credono che vi siano MIGLIAIA di cadaveri di Italiani uccisi dai barbari slavocomunisti perchè Italiani!
E chi glielo ha fatto credere?
TUTTI I MEDIA ITALIANI!
Compresi i comunisti, che dopo la risoluzione del Cominform del 1948,redatta non a caso da Togliatti su indicazione di Stalin, riversarono sulla resistenza "titina" valanghe di merda!
In Trieste Vidali, che estromise nel '48 la dirigenza comunista del Partito Comunista della Regione Giulia che la resistenza l'aveva fatta assieme agli jugoslavi - Jaksetic, Stoka, Ursic ecc.ecc.- accusandoli di "bonapartismo "(?)e di essere stati delatori dell'OVRA e collaborazionisti delle SS (!)- ci andava pesante!- avvalorò la propaganda fascista del '43 della RSI(!) sugli Italiani infoibati solo perchè Italiani e sui titini infoibatori. Nel '53, quando sembrava possibile la guerra alla Jugoslavia per Trieste, Vidali assicurò 3000 uomini armati (!) contro la Jugoslavia.
Allora Stalin voleva scalzare Tito con ogni mezzo!
Ma Stalin morì poco dopo e nel '56 ci fu il mea culpa di Krusciov che rese visita a Tito. Il PCI fece la svolta malvolentieri, e soprattutto Vidali. Ma le mezogne restarono, ed i vecchi dirigenti comunisti triestini restarono scomunicati PER SEMPRE. E per sempre, ancora oggi, la menzogna delle foibe.

Sinchè l'attuale sinistra, erede del PCI ed a Trieste ancora vidaliana in tutte le sue varie anime, non reagirà - ma dovrebbe ammettere i suoi errori, cosa di cui sembra incapace- la destra potrà proseguire tranquilla nella sua campagna disinformativa... "

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Campagne disinformative
by Gert Sunday, Jul. 20, 2003 at 1:46 PM mail:

Di campagne disinformative, a riguardo ne ho presente solo una; ma andiamo per ordine:

Lei ha citato la mia frase in cui affermo che <<erano già stati buttati abbastanza quintali residui dagli stessi infoibatori e collaboratori>>; con questo intendevo dire che la maggior parte di ferraglia ecc. l'avevano già buttata gli infoibatori subito dopo la mattanza, per coprire l'odore dei corpi in putrefazione (odore, ahimè, a cui la gente era abituata, dati i tempi). Si parla di quintali (tra cui la ferraglia che sarebbe stata buttata dal Gma). Ora, immaginiamo per un attimo che, come dice lei, nella Foiba di Basoviza non ci sia nulla, e che Gianni Bartoli fosse a conoscenza di ciò: perché andare a buttare proprio lì i rifiuti? Non le sembra strano? La faccenda è molto meno semplice...
Sono circa una cinquantina le Foibe o comunque le cavità (difatti, la stessa "Foiba di Basoviza" non è una Foiba naturale ma un pozzo per l'estrazione del carbone) e dalla maggior parte sono stati estratti resti umani. Molte quindi. Allora perché, dico io, non utilizzare quella di Basoviza? Era troppo profonda? Troppo in vista? Troppo brutta? No, era in una posizione lontana da occhi indiscreti, era occultabile, ed aveva molti altri "pregi".
Lo stesso Tito ha ammesso la mattanza. In Italia invece si nega ad oltranza da ben 57 anni!

La giunta Illy ha commissionato un monumento alle Foibe e alla Risiera? Complimenti alla giunta Illy allora (Anche se Illy, qualche tempo fa, prima che DiPiazza o sostituisse, fece distribuire un volantino che lasciava intendere che le Foibe fossero opera dei tedeschi, conto comunque che si sia trattato di una disattenzione). Chi si oppone alla costruzione di questo Monumento, non conosce gli avvenimenti a 360° oppure è in malafede.

E sa perché non si da lo spazio necessario ai crimini titini e ai vari processi? Perché non si vuole "macchiare" la storia della Resistenza! E qui posso essere d'accordo, bisogna stare attenti a come si pone l'argomento, ma insabbiare tutto per 57 anni è, non solo insensato, ma anche vergognoso!

Lei mi diceva che le vittime sono molte meno di quanto si dica, prendendo come riferimento, quanto detto dalla propaganda della Rsi. Ma la Rsi si è sciolta nel finire di aprile del '45, mentre la mattanza in Istria è proseguita sino al '46! Senza poi tenere conto di tutti i morti dei Lager Titini!

Le campagne disinformative sono ben altre...

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Non ci amano oggi...
by Gert Sunday, Jul. 20, 2003 at 1:58 PM mail:

Mi ero dimenticato di aggiungere che, qualche tempo fa, sono andato a Pola. Nella maggior parte dei negozi venivo trattato con freddezza, se non addirittura in maniera sgarbata. Decido di fare una passeggiata e andare a vedere l'Arena. Passo davanti ad un gruppo di ragazzini di dodici anni circa, che cominciano a guardarmi la giacca, sulla cui manica, vi era una scritta in italiano. Cominciano a seguirmi, ridendo e parlando sotto voce. Dopo dieci minuti che mi stavano dietro, mi stufo e gli dico <<che diavolo avete?>> ed uno mi risponde: <<Italiano di m...>>...

Non ci amano oggi, figuriamoci a guerra finita...

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rilegga quanto scritto
by Fabio Mosca Sunday, Jul. 20, 2003 at 4:09 PM mail:

"Le foibe di Trieste? C'è un libretto scritto negli anni '60 dal prof. Ennio Maserati, uno storico non comunista (credo fosse socialdemocratico). Si chiama "I 40 giorni dell'occupazione militare di Trieste". Da quello potrai apprendere che di corpi recuperati dalle varie foibe del Carso triestino ve ne furono una quarantina. La metà erano di persone prelevate abusivamente da un gruppo irregolare che colla Resistenza non aveva avuto mai nulla a che fare, la banda Steffè. Verso la metà di maggio vennero arrestati dall'OZNA , due di loro tentarono la fuga e vennero ammazzati, fra cui lo Steffè. "

ed altrove:
"...la gran parte degli operai di Trieste, a cominciare dai Cantieri, era per la Jugoslavia socialista. Ed erano italiani...Nel socialismo come ideale di fraternità dei popoli ci credevano in tanti. Poi è venuta da disillusione, soprattutto dopo il '48, quando Tito venne condannato da Stalin.
In Istria rimasero decine di migliaia di italiani... ignorati sino alla caduta del comunismo considerandoli rinnegati..."

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Un piccolo contributo
by Piero Tuesday, Jul. 22, 2003 at 6:35 PM mail:

Sono figlio di profughi istriani, costretti in poche ore a lasciare le quattro carabattole che avevano per scappare a Trieste, nel '56. La mia era una famiglia di antifascisti che durante la guerra avevano fatto la fame perchè si erano rifiutati di prendere la tessera di partito. Come marittimi non potevano perciò lavorare per le grosse compagnie di navigazione. L'opposizione di molti istro-veneti (non italiani, per favore!) alla propaganda titina era per la sostanziale somiglianza tra questa e quella fascista del periodo bellico e pre-bellico.
Le stesse modalità che i fascisti avevano riservato ai croati, e che moltissimi istriani avevano non solo criticato ma anche combattuto, ora i titini le applicavano alla "minoranza italiana".
La storia è piena di orrori e di vittime innocenti. Per rispetto a questi, nessuno (tanto meno i nazionalisti di nessun tipo, rossi o neri) ha il diritto di appropriarsi della questione istriana. Che, appunto, è il frutto di nazionalismi contrapposti.

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riguardo Basovizza...
by Fabio Mosca Wednesday, Jul. 23, 2003 at 2:03 PM mail:

Al sig Gert , per rispondere alle sue strane illazioni sulla foiba di Basovizza, riproduco questa polemica sviluppatasi su Il Piccolo di Trieste tempo fa.

Io ponevo una serie di domande:

""""
1- Come mai subito dopo la fine della guerra " l'orrenda foiba di Basovizza piena di migliaia di cadaveri", come si vuol far credere ed è ormai creduto da tanta gente, per ben 15 anni non è stata nemmeno chiusa ed apposta una croce, come si addice ad ogni sepoltura?

Io ricordo che passai di là nel '52 ed era solo una buca aperta dalla quale ci si guardava di avvicinarsi. Nemmeno un cartello di pericolo, niente!

Eppure era sindaco di Trieste l'istriano Gianni Bartoli, non sospetto di criptocomunismo né filo jugoslavo.

Appena nel 1960 venne chiusa con una semplice soletta di cemento.

2- Come mai vi vennero gettate una grande quantità di detriti, rottami ed olii esausti coll'autorizzazione del Comune ?

3- Come mai il primo sindaco di Trieste, Michele Miani, del partito d'Azione, inviso allora ai comunisti, che durante i quaranta giorni se catturato sarebbe certamente sparito, non ha voluto mettere anche le "foibe" nella motivazione della medaglia d'oro alla Città di Trieste?
Eppure era presidente della Repubblica Luigi Einaudi, un liberale, non un comunista.
Appena nel 1954 nella motivazione venne aggiunta la parola foibe.

4- Perché solo la seconda generazione degli esuli, nati e cresciuti in Italia in pace in tempi di pacificazione avvenuta, ha tirato fuori la balla che non si era mai parlato di Foibe, quando nel dopoguerra ci furono decine di processi in Trieste?

Forse perché loro non ne hanno sentito parlare?

Basta consultare una raccolta dei giornali dell'epoca per constatare invece quanto se ne parlò.

5- Perché mai nessun esponente della sinistra, la più colpita da questa campagna, cita lo studio del prof. Ennio Maserati, che documentò la realtà dell'occupazione jugoslava in un libro edito nel 1966 dal titolo

"L'occupazione jugoslava di Trieste (maggio-giugno 1945)" edito dalla Del Bianco di Udine?

Il professore, non certo filojugoslavo, membro della "deputazione di storia patria presieduta da Arduino Agnelli"!

Da quel libro, a pag.79 e seg. appresi che di infoibati a Trieste ce ne furono circa una quarantina, 28 dei quali infoibati dalla " banda "Steffè" che venne sciolta ed arrestata dagli stessi Jugoslavi! Giovanni Steffè ed il Mazzoni, vennero da loro uccisi mentre tentavano la fuga!

6- Perché malgrado le notizie su riportate, di dominio pubblico ma solo per chi vuole sapere, sono ignorate dai media che invece avvalorano le panzane di Menia, sono condivise dal diessino Spadaro, dal comunista italiano Spetic', dall'on. Violante ecc.ecc.?

7- Come mai nemmeno i rifondaroli hanno il coraggio di smascherare l'ignobile montatura?

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rispondeva a queste domande il sig.Rustia con una lettera pubblicata da Il Piccolo.

Oggetto: *Il Piccolo 27/06/02"Segnalazioni-Silenzio sui morti"

È consentito dare le risposte alle domande che il signor Fabio Mosca ha posto sulle foibe? Se sì eccole:

1) La foiba di Basovizza non fu subito chiusa perché c'era la richiesta del Comune di Trieste alle autorità militari anglo-americane di procedere alla riesumazione delle salme. Tale richiesta fu sempre respinta dal Gma.

Esiste il documento dell'Ufficio V-Rep. I, prot. corr
N. 37071/49 del Comune di Trieste, datato

6/4/1949, (notare: quattro anni dopo!!!!!)

indirizzato al Quartier Generale della Polizia Civile Cid - Trieste, che lo comprova.

Sulla copia in nostro possesso vi è il commento dell'ispettore De Giorgi che dice:

«L'autorizzazione non è stata concessa; il mio progetto fu accantonato ed intanto sulle 2000 salme di italiani trucidati viene steso il velo dell'oblio!».

(è misterioso dove tragga quel numero !!!!)

2) Come spiega Galliano Fogar, fu Ercole Miani, fratello di Michele, a volere che nelle motivazioni delle Medaglia d'Oro (al Valore della Resistenza) di Trieste e di Gorizia non si facesse cenno alle foibe e alle deportazioni.
«Era del tutto inopportuno - dice Fogar - approfittare delle motivazioni al valore della resistenza per mettere sotto accusa un Paese come la Jugoslavia,
che godeva di un alto prestigio internazionale per la determinazione con cui aveva condotto la sua lotta di liberazione».

Gli slavo-comunisti infoibatori furono tutti d'accordo con lui ed applaudirono.

3) Ci furono alcuni processi contro gli infoibatori e vennero celebrati dal Gma a Trieste, mentre a Gorizia, dove dal 1947 era ritornata la Repubblica italiana (seppur in presenza di dettagliatissime denunce che oggi hanno condotto alle indagini su Pregelj e Raner) tutto fu
insabbiato, sempre per il già citato «alto prestigio internazionale» della Jugoslavia. Nel resto dell'Italia, chi parlava di foibe o chiedeva il ritorno dei deportati veniva fatto tacere come «fascista», anche se chiedeva il ritorno di autentici galantuomini come Licurgo Olivi, Augusto Sverzutti, Romano Meneghello, Carlo Dell'Antonio,
vittime della barbarie slavo comunista.

4) A sinistra nessuno cita lo studio del prof. Maserati perché esso non dice affatto che a Trieste ci furono «circa una quarantina» di infoibati. Esso, nell'edizione del 1963 alle pagine 123 e 125, quantifica gli assassinati in 600 per Trieste, 550 per Gorizia, 670 per l'Istria e 280 per Fiume.
Quanto alla cosiddetta banda Steffè, il suo capo era il compagno Nerino Gobbo-Gino comandante del 2.o settore di Trieste, che, avendo il merito di esser stato condannato per l'assassinio di 18 italiani fu nominato deputato al Sabor sloveno e presidente dell'Unione degli Italiani dell'Istria e di Fiume.

(Falso! Gobbo arrestò lo Steffè e lo consegnò agli Jugoslavi che lo volevano processare a Lubiana per aver INFANGATO la Lotta di liberazione coi suoi crimini privati!!!!E nel tentativo di fuga Steffè venne ucciso!)

Giorgio Rustia

----------------------------------------------------------


Risposta mia al sig. Rustia,
ma mai pubblicata da Il Piccolo!
""

Il sig. Rustia non ha dissipato i miei dubbio sulla foiba di Basovizza.
Egli afferma sdegnato che nella foiba di Basovizza ci sono ben 2000 cadaveri come testimonianza da un certo commissario Giorgi, testimone chiave per scienza infusa, dato che nessuno ha potuto riesumarli e contarli...

Ma se nessuno ha potuto farlo, dice il Rustia, la colpa ricadrebbe unicamente sul Governo Militare Alleato col suo ripugnante diniego di dare cristiana sepoltura a quei 2000 cadaveri di Italiani uccisi solo in quanto tali.
Lo proverebbe a detta del Rustia una lettera inviata in tal senso dal sudetto istettore De Giorgi al Comune di Trieste nel '49 (in ritardo di 4 anni rispetto la fragranza dell'enorme crimine).

Insomma, a detta del Rustia, nel '49 c'era la complicità degli anglo-americani con gli "slavocomunisti"!

Eravamo nel pieno della guerra fredda e il confine allora era chiamato anche CORTINA DI FERRO.
Forse il Rustia non lo sa?
Non passava notte senza che si sentisse sparare dalle torrette che dominavano il confine denudato della vegetazione (Ancora oggi si riconosce il confine da quella striscia !)

Ma non basta! La complicità con gli odiati infoibatori titini avrebbe continuato, a detta del Rustia, anche dopo il '54, con l'arrivo dell'Italia di Pella e Scelba. Quelli per dire che nel '53 avevano mobilitato l'esercito ai confini con la Jugoslavia, pronti a farle guerra.

Tutti filotitini, a detta di questo personaggio!

Nemmeno i governi dell'Italia, a detta del Rustia, diedero risposta alla richiesta del '49 del Comune di Trieste, che , sempre diretto dall'esule Gianni Bartoli- anche lui filotitino a dewtta del Rustia- non rinnovò la richiesta per l'estrazione dei summenzionati (supposti) 2000 cadaveri dalla foiba di Basovizza!

Nel frattempo il sindaco esule istriano democristiano Gianni Bartoli, chiamato scherzosamente anche "Gianni Lagrima" per la sua emotività riguardo il Tricolore, autorizzava nientemeno che...

una discarica d'immondizie sopra quei presunti resti umani!!!!!!?

Passarono altri 6 anni prima che a Roma qualcuno decidesse di chiudere la foiba con una soletta di cemento .

Tutto insomma farebbe pensare, col semplice buon senso, che quella di Basovizza fosse, sino alla sua copertura, solo una buca vuota.

Resta il sospetto che si tratti di una montatura, costruita a posteriori, per "equilibrare" la Risiera, quella si senza giustizia!

E la sua attualizzazione serve a tirare su le richieste di risarcimenti agli esuli di seconda e terza generazione (quelli veri, fra cui miei parenti, sono trapassati a miglior vita in venerabili età)

Infine sul libro di Maserati il Rustia vi vede la conferma della verità dell'esistenza delle foibe.
Ma una cosa sono i resti umani estratti dalle foibe del Carso triestino, il cui numero resta quello di una quarantina, a cui mi sono riferito io, ed altra cosa sono
i deportati e gli scomparsi nei lager sparsi nel vasto territorio jugoslavo, ai quali il Rustia si riferisce alle pagine citate.

Ma non giacciono a Basovizza!

In ogni caso il citato Gianni Bartoli raccolse i nomi di tutti gli scomparsi raggiungendo il numero di 4500. Ed accurate indagini del prof. Samo Pahor hanno portato alla scoperta che almeno la metà erano tornati a casa e gli altri solo in parte potevano essere nelle foibe.

Poco, per parlare di pulizia etnica! Tesi questa contraddetta dall'emigrazione in Jugoslavia di ben 3000 operai italiani, soprattutto dei Cantieri di Monfalcone, che vi andarono "a costruire il socialismo" tra il 45 ed il 48.
( E finirono male non perché Italiani, ma perché fedeli al PCI e non a Tito dopo la rottura nel 48 col Cominform.)

Non ho alcuna remora a riconoscere i crimini del regime comunista jugoslavo, dove ci sono fosse comuni con rinvenimenti di ossa, come a Kocevski Rog e Ljubelj, o come a Goli Otok ed altrove.
I comunisti jugoslavi hanno fatto molti crimini, ma non quello della pulizia etnica.

Certamente se a Trieste fossero arrivate le bande cetniche monarchiche - invece dei partigiani di Tito - la pulizia etnica ci sarebbe stata, eccome!

Lasciamo ad ognuno le sue caratteristiche:

E' stata la Destra Jugoslava, formata da fanatici nazionalisti, alleata ai nazifascisti, a battere quella strada negli spaventosi eccidi fratricidi fra cattolici, ortodossi e mussulmani, tutti parlanti la stessa lingua. Non i comunisti, che di tutto possono essere accusati ma di razzismo religioso proprio no!
""

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ISTRIA
by Enrico Monday, Jul. 19, 2004 at 12:07 PM mail:

La realtà è che Fiume, Zara, Rovigno etc. erano città italiane e adesso non lo sono più per colpa dell'internazionale comunista e dei comunisti nostrani (Togliatti and friends)con la complicità della comunità internazionale del dopoguerra. Comunque sia mi sembra strano e non certo democratico e liberale, ma bensì contrario al principio di autodeterminazione, il concetto che siccome i fascisti italiani hanno compiuto dei crimini efferati (ed è vero!) il prezzo da pagare sia la perdita di territori e città a chiara maggioranza etnica italiana accompagnata dalle pressioni ad andarsene, più o meno dirette, esercitate sui cittadini italiani di quelle terre. Zara era una città italiana, Fiume era una città italiana, Rovigno era un paese italiano: questa è una verità indipendentemente dal fatto che i morti delle foibe siano stati 1 o 100.000. Se il suddetto concetto è valido propongo di annettere alla stato israeliano un pezzettino di Germania per i torti dell'Olocausto, un pezzettino del Giappone alla Cina, un pezzettino di Russia alla Cecenia e così via.

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x Istriano de Aargentina
by Tito Thursday, Feb. 10, 2005 at 11:15 PM mail:

Chi ti ha mandato lagiu De Gasperi o il vaticano,tanto e lostesso sono due bestie immonde tutte e due.
Sei apposto hai trovato il paese giusto,anche gli americani vi hanno dato una mano a mettere democrazia.
Era meglio che restavi in Istria qui si vive,
neanche gli italiani vivino come noi.
Asta la vista compagnero.

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Per Tito e Per Julio
by Sam Thursday, Feb. 10, 2005 at 11:45 PM mail:

Tito, tu continui a prendertela con Degasperi e con il Papa, che non c'entrano niente. Ti do una notizia: questa sera nella trasmissione puntoeacapo su RAI2 anche l'On. Chiti (DS) ha confermato tutto su Foibe, esodo ecc.
Da voi in Croazia ci vorrà un po' di tempo ancora, ma prima o poi anche lì avrete la serenità di leggere la storia.
Agli amici emigrati in Argentina: salve, e non dimenticate le radici italiane.
Chi è andato lì si è portato dentro un desiderio di pace, di democrazia e libertà. Non si può dimenticare il contributo che hanno dato gli italiani alla democrazia in Argentina. Ricordo il Gen. Caridi che si oppose ai carapintadas (i golpisti) ... fu decorato dal Presidente della Repubblica italiana e... fu silurato dall'esercito argentino per motivi di opportunità.

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x Julio Passon
by pensa ai tuoi "desaparecidos"! Friday, Feb. 11, 2005 at 9:30 AM mail:

che cazzo di foibe, voi in Argentini avete lavuto il golpe nel quale sono stati massacrati, torturati, gettati dagli aerei migliaia e migliaia di "comunisti"!!!!
E si sa chi sono "comunisti" per voi, tutti i non fascisti!
E forse tra i carnefici c'eri anche te...l'odio non ti manca di certo!

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x sam
by Tito Wednesday, Feb. 16, 2005 at 9:14 PM mail:

Cosa centrano Degasperi e il papa! centrano,centrano
e come sopratutto il vaticano con tutti quei fascisti che ha fato scapere nelle americhe,ma cosa vuio tu prendi le notizie alla RAI,questo spiega tutto arrivo a capirti.

"Non si può dimenticare il contributo che hanno dato gli italiani alla democrazia in Argentina."

Si, un grande contributo l'ha dato anche un certo Luccio Gelli P2 remember!
Ma fami il piacere.

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Saimo trenta d'una sorte
by e trentuno con la morte Sunday, Jun. 26, 2005 at 7:33 AM mail:

"Basta vedere un documento dell'epoca per vedere quanto se ne è parlato"??? Ma sei scemo??? Ma quando mai si è parlato di foibe che l'80% degli italiani fino a un anno fa non sapeva neanche cos'erano, bifolco!
E poi ti chiedi perchè i liberal-democristiani hanno nascosto la verità sulle foibe! QUANDO AVEVANO ANCORA PIU' MOTIVI DEI ROSSI! Solo uno, piccolo piccolo piccolo: gli anglo-americani, il modello di democrazia per i lerci partituncoli di "centro-destra" del dopoguerra (che tutt'oggi conservano la loro posizione di leccaculaggio) hanno autorizzato Tito ad annettersi l'Istria e la Dalmazia, ma porco cane! Tito è stato armato dagli inglesi che agivano a braccetto con gli yankee... e oggi hanno bisogno di fare la morale agli italiani parlando di "fascist legacy" per coprire le proprie responsabilità su un massacro avvenuto a guerra finita! A differenza di quelli italiani da inserire nel contesto bellico!
Vaffanculo e vergognati!

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Siamo trenta d'una sorte
by e trentuno con la morte Sunday, Jun. 26, 2005 at 8:16 AM mail:









ed ecco... Basoviza! E i detriti che spacci come scoperta sensazionale, caro Fabio la Mosca, non sono un segreto per nessuno! è stato fatto un calcolo inusuale e impressionante. Tenendo presente la profondità del pozzo prima e dopo la strage, fu rilevata la differenza di una trentina di metri. Lo spazio volumetrico - indicato sulla stele al Sacrario di Basovizza in 500 metri cubi (poi ridotti a 300) - conterrebbe le salme degli infoibati: oltre duemila vittime. Una cifra agghiacciante. Ma anche se fossero la metà, questa rappresenterebbe pur sempre una strage immane... e a guerra finita! E i carnefici? lndividui rimasti senza volto. Comunque è ritenuto certo che agirono su direttive dell' OZNA, la famigerata polizia segreta del regime titino, i cui agenti calarono a Trieste con le liste di proscrizione e si servirono di manovalanza locale. Nell'invasione jugoslava di Trieste e di ciò che ne seguì i comunisti locali hanno responsabilità gravissime. In quei giorni le loro squadre con la stella rossa giravano per la città a pestare ad arrestare. Loro elementi formavano il nerbo della "difesa popolare". Testimonianza sulle uccisioni a Basovizza La testimonianza venne raccolta nell'estate del 1945 dai servizi di informazione alleati. Va sottolineato che dal testo si può evincere sia che alcuni degli infoibati erano ancora vivi quando vennero gettati nel pozzo, sia che a Basovizza vennero fucilati anche coloro che non erano stati condannati a morte. Basovizza foiba. Nell'area di Basovizza una cavità, chiamata Pozzo della Miniera, fu usata dai partigiani jugoslavi, in particolare tra il 3 e il 7 maggio 1945, per l'eliminazione di italiani. Tre testimoni oculari hanno dichiarato che gruppi da 100 a 200 persone sono state precipitati o fatti saltare di sotto. Le vittime dovevano saltare oltre l'apertura della foiba (larga circa dodici piedi) e veniva detto loro che avrebbero avuto salva la vita se ce l'avessero fatta. I testimoni riferiscono che, sebbene qualcuno fosse riuscito nel salto, più tardi fu egualmente fucilato e scaraventato di sotto. Si dice che un commissario jugoslavo abbia dichiarato che più di 500 persone sono state precipitate nel pozzo ancora vive. Successivamente sono stati gettati dentro i corpi di circa 150 tedeschi uccisi in combattimento nei dintorni, e così pure circa 15 cavalli morti. Nella cavità furono poi gettati degli esplosivi. La verità di queste affermazioni fu confermata durante una chiacchierata con alcuni bambini del posto: una di loro, dopo aver descritto quello che aveva visto, aggiunse compiaciuta "e in che modo i fascisti urlavano". Una donna anziana, parlando delle esecuzioni, affermò che, dal suo punto di vista, era stato un vero peccato sprecare dei vestiti così buoni e che avrebbero dovuto far spogliare i fascisti prima di precipitarli di sotto. Le seguenti testimonianze riguardano due sacerdoti del posto. Testimonianza del sacerdote di Sant'Antonio in Bosco. Il 7 agosto, il nostro informatore visitò Sant'Antonio in Bosco e intervistò il sacerdote del villaggio, che si diceva fosse stato testimone di molte delle esecuzioni a Basovizza. Il prete, don Malalan, dimostrò di essere un fanatico proslavo e violentemente antitaliano. Egli dapprima negò ogni conoscenza su Basovizza. Comunque, quando l'informatore gli fece osservare che i reazionari fascisti stavano esagerando nella campagna che stavano conducendo contro gli jugoslavi che si erano resi responsabili delle esecuzioni del "Pozzo della Morte" e che era nell'interesse delle autorità che le testimonianze fossero raccolte correttamente, egli si dichiarò pronto a parlare e fece le seguenti dichiarazioni. 1) Le persone che sono state gettate nella foiba all'inizio di maggio erano state giustiziate per ordine espresso del tribunale militare della IV armata, che all'epoca era a Basovizza; essi agivano secondo gli ordini del generale Peter Drapsin, il cui quartier generale era a quel tempo a Lipizza, vicino Basovizza. 2) Don Malalan dichiarò che tutte le persone gettate nella voragine erano state regolarmente processate e avevano ciascuna almeno tre testimoni contro di loro. 3) Tutti gli agenti di questura che gli jugoslavi erano stati in grado di catturare a Trieste erano stati gettati nella foiba. 4) Don Malalan espresse l'opinione che essi avevano largamente meritato la fine che era loro toccata. Egli dichiarò anche che era inesatto che tutte le vittime fossero state gettate vive nella voragine perché la maggior parte di loro era stata fucilata nel modo corretto prima di essere gettata dentro. 5) Il 2 maggio don Malalan andò a Basovizza dove suo fratello era "commissario" e gli fu chiesto di essere presente all'esecuzione di tutti quei criminali che era stato possibile catturare a Trieste. Egli rifiutò. 6) Alcuni giorni dopo egli andò a Corgnale e seppe dal sacerdote del villaggio, don Scek, quello che era successo. Don Scek ammise con don Malalan di essere stato presente al momento in cui le vittime venivano gettate nelle foibe. Egli aveva perfino dato conforto religioso ad alcuni dei condannati. Questo aiuto spirituale che don Scek aveva offerto era abbastanza strano, così riferisce don Malalan, poiché mentre si rivolgeva a un agente di Pubblica sicurezza di Trieste egli avrebbe detto: "Tu hai peccato fino a ora, tu ti sei divertito a torturare gli slavi e ora non ti rimane nient'altro che affidare la tua anima a Dio. La punizione che ti viene data è pienamente meritata". 7) Don Malalan assicurò l'informatore che le autorità della IV armata hanno le liste complete di tutte le persone "condannate legalmente" e che quando il momento fosse arrivato avrebbero pubblicato queste liste allo scopo di provare che tutto si era svolto regolarmente. Testimonianza del sacerdote di Corgnale. Il 10 agosto l'informatore visitò Corgnale e intervistò don Scek. Don Scek è un furibondo anti-italiano. Egli fece le seguenti dichiarazioni a proposito delle esecuzioni a Basovizza. 1) Che tutte le esecuzioni portate a compimento dagli ufficiali della IV armata erano perfettamente regolari. 2) Il 2 maggio egli andò a Basovizza poiché il prete di quel villaggio non era presente per officiare alle sepolture di alcuni partigiani. 3) Mentre era lì vide in un campo vicino circa 150 civili che "dalla loro faccia, era possibile riconoscere quali membri della Questura". La popolazione voleva giustiziarli sommariamente, ma gli ufficiali della IV armata si opposero. 4) Queste persone furono interrogate e processate alla presenza di tutta la popolazione, che le accusava. Appena uno di loro veniva interrogato, quattro o cinque donne gli si scagliavano contro, accusandolo di aver ucciso o torturato qualcuno dei loro parenti, o di aver incendiato le loro case. Le persone accusate furono prese a calci e bastonate e sempre ammisero i loro crimini. Quasi tutti furono condannati a morte. Quelli che non furono condannati a morte vennero comunque lasciati insieme agli altri. 5) Tutti i 150 civili vennero fucilati in massa da un gruppo di partigiani. I partigiani erano armati con fucili mitragliatori e, in seguito, poiché non c'erano bare, i corpi vennero gettati nella foiba di Basovizza. 6) Quando l'informatore chiese a don Scek se era stato presente all'esecuzione o aveva sentito gli spari, questi rispose che non era stato presente né aveva sentito gli spari. 7) Il 3 maggio don Scek andò di nuovo a Basovizza e vide nello stesso posto circa 250-300 persone. La maggior parte erano civili. C'erano soltanto circa 40 soldati tedeschi. 8) Anche queste persone vennero uccise dopo un processo sommario. Nella maggior parte erano civili arrestati a Trieste durante i primi giorni dell'occupazione. 9) Don Scek dichiara che erano quasi tutti membri della Questura. 10) Egli nega di aver amministrato i Sacramenti ad alcuno di essi come chiesto da don Malalan di Sant'Antonio in Bosco, poiché "non ne valeva la pena". 11) Don Scek dichiara che nella foiba furono gettati anche i cadaveri di soldati tedeschi e i corpi morti di alcuni cavalli. Lettera di Scek riguardante la ricerca di informazioni su Basovizza da parte degli alleati. La lettera conferma indirettamente le uccisioni di Basovizza, ma soprattutto suggerisce come le successive testimonianze rese dagli abitanti del luogo siano state accuratamente predisposte per "disinformare" agenti e giornalisti alleati. Rapporto urgente Lokev, 9.8.45 Oggi, venerdì, alle ore 3 pomeridiane si è fatto vivo un ufficiale inglese. Dopo brevi parole ho capito che era membro dell' "intelligence Service" e da esso inviato a indagare sui fatti di Basovizza. Essendo stato avvisato sin da ieri sera del suo arrivo, ho assunto nel corso dei colloqui un contegno atto a porre la IV armata in un'ottica quanto più favorevole. Al fine di non fornire risposte sbagliate alle sue domande tranello l' ho intrattenuto su altri argomenti e gli ho fra l'altro mostrato alcune fotografie di gente nostra impiccata dai tedeschi. Ho appreso con soddisfazione dei suo interesse ad avere queste foto, avendolo con ciò indotto a ritornare qui a prendersele, affinché possiate nel frattempo apprestare uno scenario di testimonianze che ponga la IV armata in un'ottica quanto più favorevole. Faccio osservare che sono stato a Trieste il 7 di questo mese dove ho letto in un foglio una corrispondenza da Roma secondo la quale il giorno prima si sarebbe svolta una seduta del consiglio dei ministri, nel corso della quale il presidente Parri sarebbe stato interpellato in merito ai fatti di Basovizza. Parri avrebbe risposto di non essere ancora in possesso di relazioni né ufficiali né ufficiose, bensì soltanto di comunicazioni private, peraltro contraddittorie. Se ne deduce che la propaganda italiana tenterà di sfruttare, fino ad abusarne, il fatto che siano state gettate nella grotta alcune centinaia di persone. Il capitano dell' "Intelligente Service" ha riferito che si imputava alla IV armata di aver gettato nella grotta anche diversi militari inglesi. Ha chiesto se vi era in zona ancora qualche testimone in grado di riferire qualche particolare a questo proposito. Ho risposto che avrei indagato. Faccio presente che era al corrente del fatto che sono un sacerdote e un ex deputato. Come sia venuto qui e chi l'abbia inviato, è un'altra questione. Da parte mia gli ho già detto qualcosa, avendo il 2 e il 3 maggio sepolto a Basovizza 31 partigiani e avendo visto in quell'occasione i questurini condotti da Trieste. La questione mi appare di estrema importanza ed è necessario che le dedichiate la massima cura. In ogni caso allestite a Basovizza uno scenario di "testimonianze" curate nei minimi dettagli. Se posso esservi d'aiuto con consigli o con l'opera, sono a vostra disposizione. A ogni modo, non indugiate un solo giorno. Credo che il capitano tornerà verso la metà o verso la fine della settimana prossima. Saluti! Scek Virgil ------- parte delle località ANTIGNANA BASOVIZZA BAZZANO BRIONI CAMPAGNA CANTRIDA CARNIZZA CASTELLIER CASTELNUOVO D'ARSA CERNOVIZZA CORGNALE CRADARO CREGLI FOSSA DEI COLOMBI JELENKA JURANI GROPADA MONRUPINO OBROVO ORLE PAUGNANO PEDENA PISINVECCHIO PODGOMILA POGLIACCHI PUSICCHI RACIEVAZ RASPO SAN DOMENICO DI ALBONA SAN GIOVANNI DELLE CISTERNE SAN SERVOLO SANTA CATERINA SANTA LUCIA SCADAISCINA SCOPETTI SELLA DI MONTESANO SEMEZ SESANA SOSSI SURANI TARNOVIZZA TERLI TUPLIACO UMAGO VESCOVADO VILLA CECCHI VILLA FRANZI VILLA ORIZI VINES -------------------------- Ecco quanto ha scritto sui tragici 40 giorni dell'occupazione, jugoslava Diego De Castro, che fu rappresentante italiano presso il Governo militare alleato a Trieste: " (...) forse non è inutile ricordare agli altri italiani quali furono gli orrori dell'occupazione jugoslava di Trieste e dell'Istria: gli spari del maggio 1945 contro un corteo di italiani inermi con cinque morti e innumerevoli feriti, le razzie di miliardi di allora nelle banche. nelle società, negli enti pubblici. A tutti i nostri connazionali è ormai nota la lugubre parola foiba e tutti sanno che cosa sono i campi di concentramento." ----------------------------- ALTRI MOTIVI PER CUI I GOVERNI DI DEMOCRISTIANI E GENTE SIMILE NON HA FATTO NIENTE PER FAR EMERGERE LA VERITA': - Erogazione indebita di pensioni agli infoibatori: ci scrive un funzionario in pensione dell' I.N.P.S.. A norma dell’art. 19 del Trattato di Pace firmato a Parigi il 10.02.47, entrato in vigore il 15.09.47, i cittadini italiani di età superiore ai 18 anni, residenti al 10.06.40 nei territori ceduti dall’Italia alla Jugoslavia ( 95 Comuni facenti parte delle ex provincie di Trieste, Gorizia, Fiume, Pola e Zara, attualmente appartenenti a Slovenia e Croazia) i quali erano in possesso della cittadinanza italiana alla data del 15.09.47 ed erano di lingua d’uso italiana, avevano la facoltà di optare per la conservazione della cittadinanza italiana entro un anno da tale data e cioè entro il 15.09.48. Tale termine fu poi riaperto per la durata di tre mesi con l’accordo italo-jugoslavo firmato a Belgrado il 23.12.50. I non optanti divennero automaticamente cittadini jugoslavi. A seguito del Trattato di Pace fu concluso fra Italia ed Jugoslavia un Accordo per il regolamento definitivo di tutte le obbligazioni reciproche di carattere economico e finanziario derivanti dal Trattato, dagli accordi successivi e dagli scambi di note. Accordi e scambi di note furono conclusi a Belgrado il 18 dicembre 1954 e l’Italia vi diede attuazione a mezzo del D.P.R. 11 marzo 1955, n. 210 ( G.U. n.82 del 09.04.55 ). L’art. 1 dell’Accordo prevede che “gli Organismi competenti jugoslavi assumeranno a partire dal 15.09.47, il servizio delle pensioni civili e militari”, mentre l’art. 8 stabilisce, al 1° comma, in 94.279.792,59 dollari USA il debito italiano per “riparazioni ed altre questioni” ed al 2° comma che “ il Governo italiano ed il Governo jugoslavo regoleranno tutte le questioni derivanti dall’applicazione delle presenti disposizioni attraverso uno scambio di note che, quando avrà luogo, farà parte integrante del presente Accordo”. Tale scambio di note fu effettuato a Belgrado il 05.02.59, alla fine di una serie di accordi in materia di assicurazioni sociali: A) La Convenzione italo-jugoslava sulle assicurazioni sociali, firmata a Roma il 14.11.57 e ratificata con legge 11 giugno 1960, n. 885 (G.U. n.210 del 29.08.60). B) L’Accordo Amministrativo (di attuazione della Convenzione), firmato a Belgrado il 10.10.58. Lo scambio di note 05.02.59, sulla falsariga del Trattato ed allo scopo di definire una volta per tutte i diritti degli ex abitanti dei territori ceduti, stabilisce uno spartiacque in materia di assicurazioni sociali, individuando due precisi destinatari: 1.le “persone italiane” e cioè le persone che fino alla data dell’entrata in vigore del Trattato di Pace (15.09.47) avevano la nazionalità italiana e dopo tale data non hanno acquisito la nazionalità jugoslava (in pratica gli optanti con esito positivo); 2.le “persone jugoslave” e cioè le persone che hanno acquisito la nazionalità jugoslava in forza del Trattato di Pace (in pratica i non optanti e gli optanti con esito negativo). L’art. 2 dello scambio di note stabilisce che “ i periodi di assicurazione, di contribuzione e di lavoro compiuti prima del 1° maggio 1945 sotto la legislazione italiana in materia di assicurazione invalidità, vecchiaia e superstiti e di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dalle persone che hanno abitato nei territori ceduti dall’Italia alla Jugoslavia, sono presi in considerazione ai fini della liquidazione e del pagamento delle prestazioni: 1.dalle istituzioni d’assicurazione sociale italiane (INPS e INAIL) se si tratta di persone italiane; 2.dalle istituzioni di assicurazione sociale jugoslave se si tratta di persone jugoslave. Con circolare n. 1500 Prs. del 02.08.61 l’INPS ha disatteso tali accordi equivocando il principio di separazione dei diritti sancito nello scambio di note ed interpretandolo nel senso che dovevano essere presi in considerazione “i periodi di assicurazione compiuti nei territori ceduti” e non “i periodi compiuti dalle persone che hanno abitato nei territori ceduti”. Così ha riconosciuto il diritto all’accreditamento figurativo del servizio militare prestato (ante 1.5.45) dagli ex abitanti dei territori ceduti divenuti cittadini jugoslavi in forza del Trattato di Pace perché ha artificiosamente escluso il servizio militare dall’applicazione dello Scambio di Note, considerandolo come servizio prestato per lo Stato italiano e quindi in territorio italiano, escluso dallo scambio di note secondo tale distorta interpretazione (che, si ripete, distingue arbitrariamente i periodi di assicurazione ecc. compiuti nei territori ceduti dagli altri periodi di assicurazione compiuti fuori dei territori ceduti). Invece, nello spirito degli accordi tutti i periodi di assicurazione (anche figurativa) compiuti dagli ex abitanti dei territori ceduti (in qualsiasi territorio) anteriormente al 1° maggio 1945 devono essere presi in carico dall’Italia se trattasi di persone italiane e dalla Jugoslavia se trattasi di persone jugoslave. Non vi è quindi spazio per un riconoscimento di contributi anteriori al 1° maggio 1945 a carico dell’assicurazione italiana per le “persone jugoslave” e cioè per coloro che erano divenuti cittadini jugoslavi. Tant’è vero che gli stessi Organismi assicuratori Jugoslavi, quando trasmettono l’estratto contributivo dei cittadini jugoslavi precisano che i periodi anteriori al 1° maggio 1945 sono a carico della Jugoslavia, come da Scambio di Note 02.05.59, art. 2, lettera b), anche se si tratta di periodi di lavoro compiuti da cittadini ex italiani, quando i territori erano sotto la sovranità italiana. Si è giunti così all’aberrante ingiustizia di negare il diritto a pensione per i periodi di lavoro effettuati nei territori ceduti dagli ex cittadini italiani emigrati in U.S.A. prima di poter esercitare il diritto di opzione (e quindi diventati automaticamente jugoslavi loro malgrado) e di liquidare invece una pensione italiana integrata al trattamento minimo a favore di cittadini jugoslavi infoibatori che avevano un foglio matricolare italiano, magari con poche settimane. Oppure si è riconosciuto il servizio militare prestato nel IX Corpus di Tito, valutato il doppio secondo la legge jugoslava, ad una persona che era disertore dall’esercito italiano ed aveva compiuto il massacro di Porzus (Toffanin Mario alias Giacca). Con tale distorta interpretazione l’INPS si è quindi predisposto ad accreditare i periodi di servizio militare anteriori al 1° maggio 1945 anche alle “persone jugoslave” individuate dalla Scambio di Note 05.02.59, che dovevano invece essere a totale carico degli Organismi assicuratori Jugoslavi. Tuttavia per l’accreditamento della contribuzione figurativa per servizio militare è necessario che vi sia almeno un contributo settimanale di assicurazione obbligatoria (art. 49 l. 153/69 e l. 1827/35), cioè di lavoro effettivamente prestato. Siccome per la quasi totalità dei casi trattati tale requisito non sussisteva perché non potevano far valere contribuzione effettiva in Italia, allora i sindacati hanno convinto il Ministero del Lavoro (Ministro in carica On.Tina Anselmi) che bisognava aggirare l’ostacolo mutuando dalla legislazione comunitaria fra i paesi membri della CEE in tema di assicurazioni sociali una norma che riguardava i lavoratori migranti e cioè la possibilità di tenere conto della contribuzione versata in uno qualsiasi dei paesi CEE , per appoggiarvi i contributi figurativi per servizio militare (art. 13, par.2, lettera D del regolamento CEE n. 1408/71). Tale errata interpretazione fu fornita all’INPS con circ. E I/37/81189 del 18.11.76 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Direzione Generale della Previdenza e Assistenza Sociale, che porta la firma del Sottosegretario Nino Cristofori (Ministro in carica On.Tina Anselmi). L’I.N.P.S. si adeguò prontamente, con circ. n. 1045 Ce.N.P.I. – n. 431 C. e V. del 17.05.77, ignorando il 3° comma dell’art. 2 della Convenzione bilaterale italo-jugoslava del 14.11.57 che espressamente escludeva l’applicabilità di Convenzioni internazionali stipulate con terzi Stati. Ottenuta quindi l’illegittima estensione dei Regolamenti CEE alla Convenzione italo-jugoslava, i Patronati di Assistenza Sociale (emanazione dei Sindacati, pagati dal Ministero del Lavoro proporzionalmente alle pratiche trattate con l’INPS) cominciarono a presentare migliaia di domande di pensione in convenzione italo-jugoslava di cittadini jugoslavi che avevano prestato servizio militare quando erano cittadini italiani. Nella maggior parte dei casi questi richiedenti si erano costituiti una posizione assicurativa jugoslava basata su semplice dichiarazione avallata da testimoni: sommando tale contribuzione jugoslava con quella ottenuta dall’accreditamento figurativo del servizio militare (art. 18 della Convenzione italo-jugoslava) maturavano 780 settimane (pari a 15 anni di assicurazione) ed il diritto alla pensione italiana integrata al trattamento minimo più 10 anni di arretrati, più interessi legali e rivalutazione monetaria sugli arretrati. Tutte queste precisazioni sono state oggetto di: 1. esposto alla Corte dei Conti del 2.11.90 presentato da G. Gambassini (Lista per Trieste) e On.Giulio Camber di Trieste; proposta di istituzione di Commissione di Inchiesta presentata il 29.06.94 dai Senatori R.Bosco, Visentini, Fontanini, Tabladini ed altri; 2.proposta di legge interpretativa n° 3429 del 16.11.95, presentata dall’On. Roberto Menia di A.N.; 3.esposto presentato alla Procura della Repubblica di Trieste, in data imprecisata, dallo storico Marco Pirina di Pordenone (Circolo Silentes Loquimur) sul quale lo scrivente è stato sentito per ben quattro volte dalla Polizia Giudiziaria di Trieste, come persona informata sui fatti, nel 1996 e nel 1997; 4.esposto al P.M. Giuseppe Pititto della Proc.della Rep. di Roma di data 17.02.97 presentato dal Sig. Paolo Biasutti, ex dipendente INPS di Udine, responsabile del Settore Convenzioni internazionali; 5.esposto alla Corte dei Conti per “danno erariale” provocato dalla circolare Cristofori, presentato nel 1998 dal Sig. Scialpi Vittorio, di Codroipo (UD), membro del Comitato Provinciale I.N.P.S. di Udine. Analogo esposto era stato precedentemente presentato dal Sig. Scialpi alla Procura della Repubblica di Roma. Alla data del 31.12.93 lo stesso Presidente dell’INPS Mario Colombo relazionava al Senato che le domande accolte erano 27.700 per una spesa corrente riguardante il solo 1993 di 192,6 miliardi di lire. Considerando che le domande cominciarono a pervenire all’INPS nel 1985 e che gli arretrati erano corrisposti nell’ambito della prescrizione decennale, si calcola che al 31.12.90 si erano spesi 1.500 miliardi, 3.500 miliardi al 31.12.94, 3.930 miliardi al 31.12.1997. Lo scrivente è andato in pensione nel 1998 e non ha più seguito l’andamento della spesa. -------------------------------- I CAMPI DI CONCENTRAMENTO TITINI -Giuseppe Spano aveva 24 anni e molta fame. In poco più di un mese aveva perso oltre 20 chili ed era diventato pelle e ossa. Quel 14 giugno 1945 non resistette e rubò un po' di burro. Fu fucilato al petto per furto. -Ferdinando Ricchetti aveva 25 anni ed era pallido, emaciato. Il 15 giugno 1945 si avvicinò al reticolato per raccogliere qualche ciuffo d'erba da inghiottire. Fu fucilato al petto per tentata fuga. -Pietro Fazzeri aveva 22 anni e la sua fame era pari a quella di centinaia di altri compagni. Ma aveva paura di rubare e terrore di avvicinarsi al reticolato. Il 15 luglio 1945 morì per deperimento organico. Colonna di finanzieri condotti verso la deportazione. Trieste, maggio 1945: colonna di finanzieri condotti verso la deportazione in Jugoslavia. In quale campo della morte sono state scritte queste storie? A Dachau, a Buchenvald oppure a Treblinka? No, siamo fuori strada: questo è uno dei lager di Tito. Borovnica, Skofja Loka, Osseh. E ancora Stara Gradiska, Siska, e poi Goh Otok, l'Isola Calva. Pochi conoscono il significato di questi nomi. Dachau e Buchenvald sono certamente più noti, eppure sono la stessa cosa.Solo che i primi erano in Jugoslavia e gli internati erano migliaia di italiani, deportati dalla Venezia Giulia alla fine del secondo conflitto mondiale e negli anni successivi, a guerra finita, durante l'occupazione titina. Uno dei tanti militari internati nei campi di concentramento titini. I deportati dimenticati in nome della politica atlantica. Una verità negata sempre, per ovvi motivi, dal regime di Belgrado, ma inspiegabilmente tenuta nascosta negli archivi del nostro ministero della Difesa. I governi che si sono succeduti dal dopoguerra fino ad oggi per codardia, hanno accettato supinamente di sacrificare sull'altare della politica atlantica migliaia di giuliani, istriani, fiumani, dalmati. Colpevoli solo di essere italiani. "Condizioni degli internati italiani in Jugoslavia con particolare riferimento al campo di Borovnica (40B-D2802) e all'ospedale di Skofjia Loka (11 -D-253 1) ambedue denominati della morte", titola il rapporto del 5 ottobre 1945, con sovrastampato "Segreto", dei Servizi speciali del ministero della Marina. Il documento, composto di una cinquantina di pagine, contiene le inedite testimonianze e le agghiaccianti fotografie dei sopravvissuti, accompagnate da referti medici e dichiarazioni dell'Ospedale della Croce Rossa di Udine, in cui questi ultimi erano stati ricoverati dopo la liberazione, e da un elenco di prigionieri deceduti a Borovnica. Il colonnello medico Manlio Cace, che in quel periodo ha collaborato con la Marina nel redigere la relazione che, se non è stata distrutta, è ancora gelosamente custodita negli archivi del ministero della Difesa, lasciò fotografie e copia del documento al figlio Guido, il quale lo ha consegnato alle redazioni del Borghese e di Storia illustrata. Orrore: il carabiniere Damiano Scocca, classe 1921 fotografato all'ospedale di Udine nell'agosto del 1945 dopo la liberazione dal lager jugoslavo. Damiano Scocca -Manca il cibo ma abbondano le frustate. "Le condizioni fisiche degli ex internati", premette il rapporto, "costituiscono una prova evidente delle condizioni di vita nei campi iugoslavi ove sono ancora rinchiusi numerosi italiani, molti dei quali possono rimproverarsi solamente di aver militato nelle fila dei partigiani di Tito in fraterna collaborazione con i loro odierni aguzzini..." Nel rapporto del carabiniere Damiano Scocca, 24 anni, preso dai titini il 1° maggio 1945, si può leggere quanto segue: " il vitto era pessimo e insufficiente e consisteva in due pasti al giorno composti da due mestoli di acqua calda con poca verdura secca bollita (...) A Borovnica non si faceva economia di bastonate; durante il lavoro sul ponte ferroviario nelle vicinanze del campo chi non aveva la forza di continuare a lavorare vi veniva costretto con frustate...". Il soldato Elio Sandri fotografato all'ospedale di Udine. Elio Sandri "...Durante tali lavori", afferma il finanziere Roberto Gribaldo, in servizio alla Legione di Trieste e "prelevato" il 2 maggio, "capitava sovente che qualche compagno in seguito alla grande debolezza cadesse a terra e allora si vedevano scene che ci facevano piangere. lì guardiano, invece di permettere al compagno caduto di riposarsi, gli somministrava ancora delle bastonate e tante volte di ritorno al campo gli faceva anche saltare quella specie di rancio". Le mire di Tito sul finire del conflitto sono molto chiare: ripulire le zone conquistate dalla presenza italiana e costituire la settima repubblica jugoslava annettendosi la Venezia Giulia e il Friuli orientale fino al fiume Tagliamento. Mario Palmarin Il soldato Mario Palmarin (estate 1945). Notare il particolare del braccio martoriato (a destra). Mario Palmarin: particolare del braccio Antonio Garbin, classe 1918, é soldato di sanità a Skilokastro, in Grecia. L'8 settembre 1943 viene internato dai tedeschi e attende la "liberazione" da parte delle truppe jugoslave a Velika Gorica. Ma si accorge presto di essere nuovamente prigioniero. "Eravamo circa in 250. Incolonnati e scortati da sentinelle armate che ci portarono a Lubiana dove, dicevano, una Commissione apposita avrebbe provveduto per il rimpatrio a mezzo ferrovia. Giunti a Lubiana ci avvertirono che la commissione si era spostata...". I prigionieri inseguono la fantomatica commissione marciando di città in città fino a Belgrado. -Prigionieri uccisi perché incapaci di rialzarsi. "In 20 giorni circa avevamo coperto una distanza di circa 500 chilometri, sempre a piedi", racconta ancora Garbin ai Servizi speciali della Marina italiana. "La marcia fu dura, estenuante e per molti mortale. Durante tutto il periodo non ci fu mai distribuita alcuna razione di viveri. Ciascuno doveva provvedere per conto proprio, chiedendo un pezzo di pane ai contadini che si incontravano... Durante la marcia vidi personalmente uccidere tre prigionieri italiani, svenuti e incapaci di rialzarsi. I morti però sono stati molti di più... Ci internarono nel campo di concentramento di Osseh (vicino Belgrado, ndr). Avevamo già raggiunto la cifra di 5 mila fra italiani, circa un migliaio, tedeschi, polacchi, croati...". Chi appoggia Tito nel perseguire il suo obiettivo di egemonia sulla Venezia Giulia? Naturalmente il leader del Pci Palmiro Togliatti, che il 30 aprile 1945, quando i partigiani titini sono alle porte di Trieste, firma un manifesto fatto affiggere nel capoluogo giuliano: "Lavoratori di Trieste, il vostro dovere è accogliere le truppe di Tito come liberatrici e di collaborare con loro nel modo più assoluto". A confermare che la pulizia etnica é continuata anche a guerra finita sono le affermazioni di Milovan Gilas, segretario della Lega comunista jugoslava, che, in un'intervista di sei anni fa a un settimanale italiano, ammette senza giri di parole: "Nel 1946 io ed Edvard Kardelj andammo in Istria a organizzare la propaganda anti-italiana... bisognava indurre gli italiani ad andare via con pressioni di ogni tipo. Cosi fu fatto". Il soldato Mario Cena, classe 1924. Mario Cena -Skofja Loka, l'ospedale chiamato "cimitero". E nei campi di concentramento finiscono anche i civili, come Giacomo Ungaro, prelevato dai titini a Trieste il 10 maggio 1945. "Un certo Raso che attualmente trovasi al campo di Borovnica", è la dichiarazione di Ungaro, "per aver mandato fuori un biglietto è stato torturato per un'intera nottata; è stato poi costretto a leccare il sangue che perdeva dalla bocca e dal naso; gli hanno bruciacchiato il viso e il petto così che aveva tutto il corpo bluastro. Sigari accesi ci venivano messi in bocca e ci costringevano ad ingoiarli". I deperimenti organici, la dissenteria, le infezioni diventano presto compagni inseparabili dei prigionieri. "...Fui trasferito all'ospedale di Skotja Loka. Ero in gravissime condizioni", è il lucido resoconto del soldato di sanità Alberto Guarnaschelli, "ma dovetti fare egualmente a piedi i tre chilometri che separano la stazione ferroviaria dall'ospedale. Eravamo 150, ammassati uno accanto all'altro, senza pagliericcio, senza coperte. Nella stanza ve ne potevano stare, con una certa comodità, 60 o 70. Dalla stanza non si poteva uscire neppure per fare i bisogni corporali. A tale scopo vi era un recipiente di cui tutti si dovevano servire. Eravamo affetti da diarrea, con porte e finestre chiuse. Ogni notte ne morivano due, tre, quattro. Ricordo che nella mia stanza in tre giorni ne morirono 25. Morivano e nessuno se ne accorgeva...". Il soldato Ezio Vito. Ezio Vito "Non dimenticherò mali maltrattamenti subiti", è la testimonianza del soldato Giuseppe Fino, 31 anni, deportato a Borovnica ai primi di giugno 1945, "le scudisciate attraverso le costole perché sfinito dalla debolezza non ce la facevo a lavorare. Ricorderò sempre con orrore le punizioni al palo e le grida di quei poveri disgraziati che dovevano stare un'ora o anche due legati e sospesi da terra; ricorderò sempre con raccapriccio le fucilazioni di molti prigionieri, per mancanze da nulla, fatte la mattina davanti a tutti...". "Le fucilazioni avvenivano anche per motivi futili...", scrive il rapporto segreto riportando il racconto dei soldati Giancarlo Bozzarini ed Enrico Radrizzali, entrambi catturati a Trieste il 1° maggio 1945 e poi internati a Borovnica. - Per ore legati ad un palo con il filo di ferro. «La tortura al palo consisteva nell'essere legato con filo di ferro ad ambedue le braccia dietro la schiena e restare sospeso a un'altezza di 50 cm da terra, per delle ore. Un genovese per fame rubò del cibo a un compagno, fu legato al palo per più di tre ore. Levato da quella posizione non fu più in grado di muovere le braccia giacché, oltre ad avere le braccia nere come il carbone, il filo di ferro gli era entrato nelle carni fino all'osso causandogli un'infezione. Senza cura per tre giorni le carni cominciarono a dar segni di evidente materia e quindi putrefazione. Fu portato a una specie di ospedale e precisamente a Skoija Loka. Ma ormai non c'era più niente da fare, nel braccio destro già pul­lulavano i vermi... Al campo questo ospedale veniva denominato il Cimitero...» Antonio Foschi visto di spalle. Antonio Foschi Nel lager di Borovnica furono internati circa 3 mila italiani, meno di mille faranno ritorno a casa. A questi ultimi i soldati di Tito imposero di firmare una dichiarazione attestante il «buon trattamento» ricevuto. «I prigionieri (liberati, ndr) venivano diffidati a non parlare», racconta ancora Giacomo Ungaro, liberato nell'agosto 1945 «e a non denunziare le guardie agli Alleati perché in tal caso quelli che rimanevano al campo avrebbero scontato per gli altri». Il bersagliere Gino Santamaria. Gino Santamaria -I principali sistemi di tortura. Per conoscere gli orrori di un campo di concentramento titino è opportuno riassumere i vari tipi di punizione, come emergono dai racconti dei sopravvissuti. La prima è la fucilazione decretata per la tentata fuga o per altri fatti ritenuti gravi da chi comanda il campo, il quale commina pena sommarie. Spesso il solo avvicinarsi al reticolato viene considerato un tentativo d’evasione. L’esecuzione avviene al mattino, di fronte a tutti gli internati. C’è poi il "palo" che è un’asta verticale con una sbarra fissata in croce: ai prigionieri vengono legate le braccia con un fil di ferro alla sbarra in modo da non toccare terra con i piedi. Perdono così l’uso degli arti superiori per un lungo tempo se la punizione non dura troppo a lungo. Altrimenti per sempre. Altra pena è il "triangolo" che consiste in tre legni legati assieme al suolo a formare la figura geometrica al centro della quale il prigioniero è obbligato a stare ritto sull’attenti pungolato dalle guardie finché non sviene per lo sfinimento. Infine, c’è la "fossa", una punizione forse meno violenta ma sempre terribile, che consiste in una stretta buca scavata nel terreno dell’esatta misura di un uomo. Il condannato, che vi deve rimanere per almeno mezza giornata, non ha la possibilità nè di piegarsi nè di fare alcun movimento. Torna al sommario __________________________________________________________ Nicola Vacca racconta il suo incontro col poeta croato Ante Zemljar scampato al gulag titino di Goli Otok. Si scrive quando in un momento di inquietudine, di disagio e di dolore attraversa la mente e il cuore. La vera letteratura, la poesia autentica, nascono dalla sofferenza, dalla privazione del sentimento e della libertà. Queste impressioni le ho ricavate incontrando in un albergo romano un poeta croato, Ante Zemljar, giunto in Italia per promuovere il suo nuovo libro L'inferno della speranza (Multimedia edizioni). È vero quello che scrive Pessoa, cioè che l'opera del poeta coincide in maniera imprescindibile con le vicende della sua vita. La conferma è giunta dopo aver ascoltato la tragica esperienza esistenziale di questo ottantunenne personaggio straordinario e letto la sua opera che finisce per narrare le vicissitudini del suo esistere. Ante Zemljar è nato nel 1922 nell'isola di Pago in Croazia. Laureato all'Università di Zagabria in lettere comparate, si dedica all'attività letteraria, come narratore, saggista e poeta. Dapprima partigiano della prima ora, combatte e scrive poesie tra le montagne della sua terra. La sua opera non soggiace alle regole del realismo socialista e i dirigenti di Tito si oppongono alla sua pubblicazione. Nel 1949 viene arrestato perché non condivide la rottura sovieto-jugoslava. Viene deportalo a Goli Otok, una delle prigioni più feroci dell'universo concentrazionario dello spietato regime comunista. Questa esperienza lo segnerà per tutta la vita. Ma lui non si sottrae al dovere della memoria, e con lucidità e dovizia di particolari mi racconta le atrocità commesse dai comunisti titini in quella prigione disumana. Mentre mi narra con le lacrime agli occhi i particolari cruenti della sua vita da prigioniero politico mi mostra le fotografie che testimoniano le atroci condizioni di vita nelle quali lui e suoi sventurati compagni erano costretti a vivere. Mi dice tutto di Goli Otok, c di come quel soggiorno forzato abbia influenzato la sua opera poetica. Il suo sguardo, smarrito e commosso, ancora non riesce a credere come tutto questo sia potuto accadere e si sente in dovere di raccontare al mondo intero la sua esperienza, e quella di chi con lui l'ha vissuta, perché tutto ciò non accada più. Nell'inferno dell'Isola Nuda, Ante scriveva all'insaputa dai suoi aguzzini. «Anche qui, in questa nuova prigione – mi racconta - scrivevo poesie, ma di nascosto, su dei foglietti strappali dai sacchi di carta con cui si trasportava il cemento. Nascondevo poi i foglietti sotto i sassi. Sapevo di rischiare molto, anche di essere ucciso, ma non mi importava, e al termine del periodo di prigionia riuscii a portar via tutti i foglietti. Potei pubblicare le mie poesie solamente dopo quarant'anni che le avevo tenute nascoste dalla polizia che seguiva ogni mio passo e mi rendeva la vita impossibile. Il libro, intitolato Braccata sull'isola n. 2, apparve nel 1985, mentre la seconda edizione vide la luce nel 1997, con il titolo L'inferno della speranza. È una vera fortuna che ora siano giunti fino a noi i versi di Zemljar, un vero e proprio atto d'accusa contro tutti gli oppressori di qualsiasi tempo. Tutto quello che leggo ne L'inferno della speranza coincide terribilmente con il racconto che il poeta croato mi fa del luogo della sua prigionia. Non conoscevo nei dettagli i segreti di Goli Otok, e Ante, senza rancore per i suoi carnefici e con la calma del testimone lucido che avverte il bisogno interiore di raccontare tutto affinché il mondo intero conosca l'efferatezza dei crimini del comunismo, mi coinvolge nelle sue storie ed io prendo appunto mentre lo sento parlare diventando a mia volta testimone pronto a farmi portavoce della sua esperienza di vittima. In questo modo lo sento parlare di Goli Otok come di un'isola situata tra le isole Rab, Grgur e Prvic, dal 1949 campo di concentramento, istituito dopo la risoluzione dell'Informburo sovietico su iniziativa di Josip Broz Tito, che vi ha fatto internare gli avversari della sua dittatura (sotto "Affogamento nell'acqua" disegno di un ex-internato a Goli Otok). Affogamento nell'acqua. In questo modo la Jugoslavia era diventata un lager poliziesco, essendo state soffocate la democrazia e la libertà per le quali avevano lottato i suoi partigiani. «Questa è stata - racconta Zemljar - una delle peggiori prigioni in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Qui Tito aveva internato gli avversari politici: un cospicuo numero dei suoi fedeli combattenti, ufficiali, generali, contadini, studenti, giornalisti, professori, scrittori, economisti, tra i quali anche un numero cospicuo di donne. Sull'isola si giungeva a causa del lavoro organizzato di opposizione, per lo più per l'aver parlato in pubblico (il cosiddetto delitto verbale), per aver espresso dei dubbi sulle scelte politiche, o per aver dato qualche piccolo aiuto alle famiglie degli internati». Un mondo crudele e spietato, nel quale veniva calpestata la dignità della persona, e i crimini commessi dagli uomini di Tito ancora oggi pesano come un macigno sul corso della Storia. Il poeta croato continua a raccontarmi delle torture e delle punizioni inflitte ai detenuti e mi dice di essere in possesso di alcuni filmati inediti che documentano il clima di terrore che si respirava su quell'isola maledetta e molto presto li mostrerà in pubblico. «I detenuti venivano puniti in modi più crudeli, peggio che in Siberia, con lo scopo di privarli della loro personalità, o semplicemente per liquidarli. L’isola era completamente priva di vegetazione, battuta dalla fortissima e gelida bora invernale. Gli stessi detenuti vi hanno eretto delle costruzioni e piantato la vegetazione. Il durissimo lavoro si svolgeva nelle cave, ma quelli che scontavano pene speciali venivano picchiati ogni giorno a sangue. Quasi tutti i detenuti avevano subìto quella sorte, alcuni anche più volte. Oltre a venire picchiati venivano umiliali dagli sputi, dalla sporcizia e dai pidocchi, oppure dovevano stare fermi sopra i recipienti colmi di feci e di orina, o sopportare il peso di sassi enormi». Ascolto la sua storia, così densa di dettagli e particolari, senza battere ciglio; annoto tutto in silenzio, e il mio interlocutore non ha voglia di lasciarmi andare. Sul nostro incontro sarà posta la parola fine soltanto quando egli avrà finito di rilasciare un resoconto dettagliato di quell'inferno. Perché tutti devono sapere che la violenza spietata degli oppressori si è abbattuta sulla sua vita, e il peso di quella tragedia ha cambiato il suo destino e quello di una rilevante parte dell'umanità, che insieme a lui ha sofferto per le medesime cause, e che oggi incontra nel dovere della memoria il riscatto per quegli anni di vita perduti nell'assurdo mondo dell'Arcipelago Gulag. Il dramma dell'inferno della speranza, da Goli Otok, un tempo il carcere più terribile per i prigionieri politici di tutta l'Europa, grazie al racconto della memoria mai tradita, arriva fino a noi attraverso l'innocenza violata del poeta Ante Zemljar, che considera la poesia «l'audacia dell'incompetenza» che appartiene solo a chi è originale. Gli altri belano nel gregge protetti dal rumore, che resta impresso nelle nostre coscienze che insieme a lui non vogliono dimenticare. Dopo un'ora e mezzo il nostro incontro termina. Il tempo è volato via e Ante vorrebbe ancora raccontarmi altre storie di quei terribili anni. Desidera continuare a donarmi la sua parola ansiosa di rendere testimonianza. Lo vedo allontanarsi, già pronto a raccontare la sua storia ad altri amici per continuare a ricordare. Mentre lo saluto sfoglio il suo libro, venuto fuori dalle nude ferite non ancora rimarginale del gulag.
Un Carabiniere

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alla fine
by pkrainer Sunday, Jun. 26, 2005 at 8:48 AM mail:

alla fine emerge che il grosso degli infoibati erano carabinieri, finanzieri, preti, militi fascisti, funzionari dello stato e proprietari: mi chiedo come si può anche solo immaginare che i partigiani che venivano da quattroa nni di oppressione fascista, potesero lasciare in vita soggetti del genere. Quando i partigiani, anche italiani, non solo jugoslavi, dicevano "morte al fascismo" che cosa si pensa che intendessero? di ammazzare tutti i fascisti, e se lo si fosse fatto magari poi avrebbero rotto meno i coglioni al servizio dei nuovi padroni. Mentre in verità, molti di costoro invece se la sono anche scapolata.

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Siamo trenta d'una sorte
by e trentuno con la morte Sunday, Jun. 26, 2005 at 9:00 AM mail:

Conclusione totalmente errata. Il grosso non era delle forze dell'ordine (il che sarebbe già grave) ma di civili, quindi impiegati, operai, minatori, ecc.
Non è che se leggi "carabiniere" alla fine del post vuol dire che era tutta pula, eh.

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Siamo trenta d'una sorte
by e trentuno con la morte Saturday, Jul. 16, 2005 at 11:43 PM mail:

Fabio Mosca, smentisci questo:






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Siamo trenta d'una sorte
by e trentuno con la morte Wednesday, Jul. 20, 2005 at 12:40 AM mail:

<img src="http://digilander.libero.it/nvg/partigiano.jpg">
<br>
Allora Fabio Mosca? perchè non vieni a spiegare che clima di festa e gioia c'era nei territori italiani all'arrivo dei partigiani del maresciallo Tito?

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Siamo trenta d'una sorte
by e trentuno con la morte Wednesday, Jul. 20, 2005 at 12:41 AM mail:

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e adesso 32
by domanda del trentaduesimo Wednesday, Jul. 20, 2005 at 12:53 AM mail:

essendo chiaro a chi conosca la storia che i massacri slavi furono VENDETTE, e pertanto particolarmente cruente, verso chi aveva pesso a ferro e fuoco l'europa e la poi Yugoslavia, chiedo all'avversario di Mosca di postare anche (li avrà di certo) i numeri dei MASSACRI ITALIANI IN JUGOSLAVIA e della PULIZIA ETNICA, del CAMPI DI CONCENTRAMENTO e dell'opera di ITALIANIZZAZIONE compiuta per ordine del pelatone. A questi dovrebbe aggiungere gli stermini prativati da Ustascia, Nazisti e altri briganti neri durante gli anni della guerra.

Io sono ben contento di sapere il vero numero dei trucidati dagli slavi vittoriosi, ma vorrei sempre aver presente la dimensione esatta di cosa AVEVANO DOVUTO SUBIRE PRIMA, perchè mi viene in mente che se mi stuprano e mi riempiono di botte, e poi arriva uno che mi accusa per aver graffiato l'aggressore, io m'incazzo.

come italiani dovremmo vergognarci a parlare di "crimini slavi", specialmente dopo che abbiamo rimosso ogni ricordo e MANDATO ASSOLTI, senza neppure processarli, i responsabili del loro GENOCIDIO.

Aspetto con fiducia.

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Siamo tranta d'una sorte
by e trentuno con la morte Wednesday, Jul. 20, 2005 at 1:16 AM mail:

Ma nessuno nega i crimini italiani! Fabio Mosca invece nega i crimini slavi e li minimizza. E piantiamola di tirare in ballo la "fascist legacy", che gli scontri tra gli italiani (a cui quelle terre sono SEMPRE appartenute) e gli slavi sono ben più antiche

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Siamo trenta d'una sorte
by e trentuno con la morte Wednesday, Jul. 20, 2005 at 1:46 AM mail:

Ma quale genocidio! Smettiamola di usare parole a cazzo!
La guerra porta morte e omicidi. I crimini italiani furono commessi DURANTE la guerra. NON si trattò di genocidio, gli italiani non ne hanno MAI compiuti, chi lo afferma o è ignorante a livello patologico o è un ballista bastardo. Hanno fatto RAPPRESAGLIE, NON GENOCIDIO. I campi di concentramento e le fucilazioni sono avvenute in seguito ad attacchi alle truppe italiane. GENOCIDIO è ciò che hanno commesso gli slavi A GUERRA FINITA con lo SCOPO DI ELIMINARE FISICAMENTE gli italiani che risiedevano in Istria e Dalmazia, da sempre ITALIANE!

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eterna polemica
by Cissanus Friday, Aug. 12, 2005 at 9:56 AM mail:

Questa discussione dimostra ancora una volta come è facile additare i crimini e le responsabilità degli altri, ma non è per niente facile o scontato assumersi quelli di casa. Ovvero, come ha scritto J.P. Sartre, l’inferno sono gli altri. E poi c'e sempre il sindrome della "gente di frontiera". Italiani di Trieste, Istria, Dalmazia, tedeschi dei Sudettenland, Serbi di Krajina, Croati di Hercegovina....italianissimi, germanissimi, croatissimi perche hanno un'eterno complesso d'inferiorita per le radici incerte ed impure, e quindi facilmente strumentalizzati da vari Mussolini, Hitler, Tudjman o Milosevic. La gente dal destino tragico, pedine sacrificabili facilmente dai loro presunti prottetori, proprio loro pagano il conto più caro dell'estremismo politico.

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Amico di irving?
by Led Saturday, Feb. 11, 2006 at 7:50 AM mail:

Ma bene! Ecco un altro negazionista delirante. Irving ha fatto ammenda e ora ammette l'olocausto. In italia invece è strapieno di teste ci c**** che nega l'omicidio di massa delle Foibe.

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