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Balon: sfida a Chiamparino
by FAI Torino Monday, May. 12, 2003 at 10:14 PM mail: fat@inrete.it

L'anarchico che sabato scorso ha "intortato" il sindaco Chiamparino lo sfida ora ad un pubblico confronto. Di seguito la lettera aperta inviata al sindaco.

Dietro richiesta del compagno Tobia postiamo la sua lettera aperta.
FAI Torino

Siamo anarchici, siamo incivili
Lettera aperta al sindaco Sergio Chiamparino

Egregio sindaco,
Le scrivo a nome di coloro che l’hanno contestata e ricoperta di ridicolo il giorno dell’inaugurazione del suo finto Balon.
Leggiamo dalle dichiarazioni da lei rilasciate ai giornali:
"Si tratta di un piccolo gruppo legato a fasce minoritarie dell’area anarchica, gente che non conosce le regole civili e non c’entra niente con quel Balon che millanta di voler difendere".
Le comunico che lei, da buon politico, sta parlando di una realtà che non conosce (visto che al Balon non si è mai fatto vedere, se non dopo aver combinato i disastri di cui la accusiamo) o che conosce solo parzialmente, nella misura in cui le riportano i suoi emissari (non creda alla stupidaggini che le riferiscono quelli del The Gate Porta Palazzo, che compilano delle belle relazioni all’interno dei loro uffici eleganti; per conoscere il Balon bisogna viverci dentro, in mezzo alla strada. Spenda meglio i soldi della collettività).
Chi le scrive ha ormai quasi raggiunto le 50 primavere ed è, dall’età puberale, anarchico e orgoglioso di esserlo. Chi le scrive vende al Balon in via Borgo Dora di fronte al numero civico 26 da più di vent’anni ed è conosciuto e stimato da migliaia di torinesi come persona tollerante civile e rispettosa dell’altrui diritto, quanto "incivile" e irriguardosa nei confronti dell’arroganza del Potere.
Come può lei affermare che io "non c’entro niente con quel Balon che millanto di voler difendere"?
E che ne sa lei degli squatter? Se le dicessi che i due ragazzi morti tragicamente, in seguito alla montatura giudiziaria orchestrata dalla magistratura torinese, Edoardo Massari e Maria Soledad Rosas, e il loro amico Silvano Pelissero, ingiustamente incarcerato quattro anni, per lungo tempo hanno venduto al Balon sul lungo Dora? Sa quanti giovani delle case occupate sporadicamente improvvisano un banchetto al Balon? E dove crede che gli squatter – visto che non chiedono sovvenzioni a nessuno – acquistino gli oggetti di arredo, i vestiti, le suppellettili e quant’altro può servire a una vita autogestita? Alla Rinascente?
Gli anarchici e gli squatter di Torino, oltre al fatto che vivono in questa città come qualsiasi cittadino torinese, sono da più di venticinque anni attivi e presenti al Balon, sia per diffondere le loro idee sia per attività legate alla loro sopravvivenza (vendere e comperare), quindi hanno tutto il diritto di difendere il Balon.
Lei dice: "certa gente non merita neppure di essere considerata un avversario". E’ vero, siamo incivili.
La civiltà del capitale, della speculazione edilizia, degli investimenti finanziari, del disboscamento in nome del progresso, da lei rappresentata e difesa, non ci interessa. Noi abbiamo altri valori.
Il gastronomo Luigi Veronelli in un’intervista ha affermato che, in quest’epoca di globalizzazione e omologazione culturale, difendere e salvaguardare un prodotto tipico è un atto rivoluzionario. Ebbene, noi siamo decisamente e visceralmente contro il suo Balon Parmesan e vogliamo un Balon Reggiano doc, quello con la crosta nera.
Per noi è una battaglia di civiltà.
E non commetta l’errore di pensare che gli anarchici – soprattutto nella persona di chi le scrive – non abbiano alcuna influenza tra i rigattieri del cimitero, i quali (come lei ha argutamente fatto notare alla stampa) non hanno brillato per la presenza alla nostra contestazione. Ma lei è venuto di sabato, alle 11, in un’ora in cui c’è il maggior afflusso di clienti. Un’ora in cui più uno è povero e più ha difficoltà a rinunciare ad un introito per andare a lottare, anche se per una giusta causa. Provi un sabato a fare un giro al cimitero degli impiccati, così potrà constatare personalmente se a contestarla saranno solo gli anarchici. Crederà mica di riuscire a tenerli per sempre buoni grazie a quella surrettizia associazione (ViviBalon) messa in piedi dai suoi emissari del The Gate? Pensate proprio che siano tutti così scemi da non capire che li state turlupinando?
E non creda nemmeno che i torinesi condividano il suo operato, come ha dichiarato riferendosi a noi: "Penso di ignorarli, così come ha fatto la gente presente all’inaugurazione nonostante loro abbiano fatto grandi sforzi per inscenare lo show".
Le comunico che si sbaglia. E di grosso. Quella mattina, in due ore, dalle 9 alle 11, sotto la pioggia incombente, 370 torinesi sono sfilati davanti alla bara del Balon ad apporre la propria firma in solidarietà con noi. Non ci sembra di avere notato altrettanti cittadini stringersi attorno a lei. E non è che l’inizio, mi creda, se persisterà nella sua ottusa politica di tabula rasa del Balon, le adesioni aumenteranno a dismisura.
Chi le scrive non è una recluta ma un veterano della difesa del Balon. Tralasciamo, per brevità di esposizione, fatti relativi ad amministrazioni ormai lontane nel tempo e limitiamoci ad episodi recenti. Quando, dopo l’alluvione del 2000, il vicesindaco Domenico Carpanini fece un’ordinanza che inibiva al mercato la piazzetta di via Borgo Dora, noi ingaggiammo una lunga lotta che durò tre mesi, in cui furono raccolte a sostegno più di 4000 firme di torinesi, tanto da costringere il vicesindaco (a lungo vilipeso e deriso in più modi) a venire a patti con noi e a riconsegnarci la piazzetta. Le rammento che Carpanini dichiarò in audizione della III commissione del 18/1/2001 (richiesta dallo scrivente), che non vi erano progetti di trasferimento del Balon, ma solo un trasloco temporaneo per i lavori, dopodiché ognuno sarebbe tornato al suo posto, quello precedentemente occupato.
Appena lei fu insediato al governo della città chi le scrive si premurò di chiedere un incontro all’assessore al commercio Ilda Tessore per constatare (ben conoscendo la falsità del potere e dei suoi rappresentanti, a prescindere della colorazione politica) se la nuova amministrazione intendeva mantenere le promesse della precedente. L’assessore (sempre pronto a mettersi in mostra in occasioni mondane) non si degnò di ricevere nessuno, delegando al proprio segretario (tale Valezano) il compito di trattare con i pezzenti del Balon. Costui, premettendo di non avere alcun potere decisionale, ostentò un’altezzosa superiorità da commissario del popolo (vale a dire "state buoni, se no peggio per voi"), assicurando comunque che la nuova amministrazione non avrebbe mutato i progetti sul Balon del defunto vicesindaco. Noi chiedemmo almeno di essere consultati prima del trasferimento per definirne le condizioni, cosa che ci fu promessa. Invece - all’inizio dei lavori - venimmo convocati solo una settimana prima, con un piano già deciso e indiscutibile, tanto da costringerci a bloccare il cantiere per far valere le nostre ragioni.
I nuovi accordi, siglati alla sua presenza in una rovente assemblea al Sermig, furono – come ricorderà - di far fare i lavori in due trance mentre coloro che operavano in aree non interessate al cantiere non sarebbero stati spostati. Questi accordi lei li ha più volte violati, senza nemmeno preoccuparsi di discuterne con gli interessati. La piazzetta di via Borgo Dora (non compresa nella prima trance) è stata invasa dalle ruspe senza che nessuno fosse stato avvisato. La stessa piazzetta che, nell’ordinanza di Carpanini prevedeva un certo numero di licenze e un certo numero di artigiani e rigattieri (ex 121) è stata trasformata d’autorità in zona solo licenze, ancora una volta senza parlarne con gli interessati, che si sono visti cancellare da un giorno all’altro con un tratto di penna, come se non esistessero, come se non fossero nemmeno persone.
Sabato 3 maggio u.s. uno stuolo di vigili urbani e di tecnici comunali con mappe sotto il braccio ha invaso il Balon, assegnando posti ad altri ambulanti che magari mai erano stati presenti sul mercato.
Questa è stata la sua arroganza di sovrano, che ha inviato i propri mercenari senza preoccuparsi minimamente di chi viveva e operava sul posto. Chi le scrive si è visto – nonostante fosse persino in possesso di regolare licenza di vendita – defenestrato, con la violenza dell’autorità, dalla piazzetta dopo più di vent’anni di attività.
Un’amministrazione intelligente, se vuol intervenire in una realtà sociale complessa come il Balon, non può operare a tavolino, come un esercito invasore, ma deve scendere nella strada e tenere nella giusta considerazione anche le persone che ci vivono, che non sono delle pezze da piedi, da buttare quando danno fastidio. Lei avrebbe dovuto convocarci e contrattare con noi una nuova definizione della piazza.
Chi le scrive, contestandola, non solo ha compiuto un atto legittimo di protesta politica, ma ha difeso il proprio lavoro e la propria dignità, da lei ingiustamente calpestati. "e ‘l modo ancor m’offende".
Lei conclude la sua intervista dicendo: "Quando questa gente parla di un Balon non elitario ha soltanto in mente un Balon senza regole dal punto di vista commerciale o ancor peggio da quello dell’ordine pubblico".
Sul primo punto ha ragione lei: secondo noi, al Balon (pena la morte del mercato) non possono essere introdotte le medesime "regole dal punto di vista commerciale" che valgono nei mercati rionali. Il Balon è altra cosa e – come è sempre stato – deve tornare ad essere un mercato libero, un grande bazar all’aperto in cui tutti (commercianti regolari o meno) possano vendere ciò che hanno, a condizione che siano merci usate e non nuove o creazioni del proprio ingegno (artigiani).
L’ordine pubblico è un problema suo, non nostro. Per quello che riguarda gli anarchici, essi non hanno mai "turbato" le attività del Balon (se si escludono ovviamente le contestazioni ai politici, come nel suo caso o in quello del suo avversario Roberto Rosso, quando tentò di venire a fare un giro di propaganda elettorale e, subissato da fischi e urla, dovette battere in ritirata), altri sono i luoghi a cui gli anarchici rivolgono le proprie attenzioni per sconvolgere l’ordine costituito.
Chi le scrive - pur non riconoscendo la legalità o meno, ispirandosi a valori diversi - non ha mai difeso né lo spaccio né il borseggio. Anzi, ogni qual volta questo tipo di fenomeno si è presentato davanti alla propria bancarella ha provveduto personalmente ad impedire che si verificasse, senza mai ricorrere ai birri. Questo nella convinzione che certi problemi si potranno risolvere non certo col gendarme, ma unicamente ridando dignità alle persone. Cosa che solo una società diversa (senza più sindaci e gendarmi) sarà in grado di realizzare. Queste, ovviamente, sono le nostre idee.
Ma lei l’ordine pubblico lo usa come spauracchio. Tutti teniamo alla nostra sicurezza, non è che noi anarchici amiamo essere rapinati col coltello alla gola ogni volta che usciamo di casa. Solo che i rimedi – militarizzazione del territorio – che voi attuate sono peggiori dei mali che pretendete sradicare. Lei vuole distruggere il Balon per risolvere i problemi d’ordine pubblico. Un certo tipo di attività illegali (spaccio e borseggio per intenderci) che proliferano al Balon (ma non solo) sono come dei parassiti che si innestano su una pianta rigogliosa. E lei che fa? Invece di curarla e proteggerla, come sarebbe suo compito, la estirpa e la sostituisce con una di plastica. Il Balon è solo un mercato dove si compra e si vende, dove chiunque (barbone, zingaro, tossicodipendente, immigrato, pensionato, alcolizzato, disoccupato, studente, ecc.) può racimolare qualche soldo senza fare danni a nessuno. Tutto il resto è un problema suo e non ci riguarda. Noi rivendichiamo solo un Balon libero.
Lei e la sua amministrazione non avete ancora detto ciò che intendete fare del Balon, quello vero, quello oggi vergognosamente relegato al cimitero. Voi non potete far brindisi inaugurali facendo finta che non ci sia più, i torinesi lo reclamano, dovete rispondere e risponderne. L’assessore Ilda Tessore trucca le cifre, parla di cinquanta operatori (tra cui evidentemente è compreso chi scrive) che hanno richiesto e ottenuto regolare licenza di vendita, ma queste sono situazioni riferite a persone che hanno un minimo di attività extra-Balon (mercati domenicali) che consente loro di sobbarcarsene gli oneri. E chi non ha nemmeno i 10 euro di marca da bollo per fare la domanda? E chi non ha i requisiti perché è pluri-pregiudicato? E chi non ha nemmeno la patente perché è analfabeta? E chi non ha nemmeno una macchina e viene al Balon con un carretto? E chi non ha nemmeno un carretto e viene con un carrello della spesa? E chi non ha nemmeno una casa e dorme su una panchina? Che ne farete di costoro?
Sappiamo bene che le vostre stupide leggi e "regole commerciali" non hanno previsto la loro esistenza. Sappiamo che lei prende in considerazione solo gli interessi delle associazioni di residenti e commercianti, che – ovviamente – sono dalla sua parte.
E i paria? Chi li difende? Non sono anch’essi cittadini di Torino? Non hanno diritto ad essere ascoltati? O, perché non hanno peso elettorale, si possono impunemente ignorare le loro ragioni?
Quando si parla con i sordi, per farsi sentire bisogna alzare la voce. Ma, siccome non c’è peggior sordo di un politico che non vuol sentire, alzare la voce non è sufficiente, a volte bisogna lanciare le torte per farsi ascoltare.
Chi scrive spera di averle dato sufficiente prova non solo di essere in grado di ragionare e di discutere civilmente, ma di avere le idee chiare e di conoscere perfettamente la realtà e i problemi del Balon.
La sfido dunque – quando lei vuole e nel luogo che preferisce – ad uno scontro dialettico e pubblico su questi temi. Da parte mia mi impegno (e io – non essendo un politicante – sono un uomo di parola) non solo ad evitarle qualsiasi contestazione da parte di chicchessia, ma a non alzare nemmeno la voce.
Se lei non ha paura della verità e di difendere coram populo il suo operato, se non si reputa quel sovrano arrogante che noi abbiamo contestato, accetti questa sfida.
In ogni caso, a giudicarla saranno sempre i torinesi.
Tobia Imperato

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alzare la voce
by tro Monday, May. 12, 2003 at 11:00 PM mail:

il Balon non deve morire
in solid

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resistenza
by elsubcom Monday, May. 12, 2003 at 11:10 PM mail:

Il balon insieme alla mole e aimè alla fiat è 1dei punti principali della città....difendiamolo e FACCIAMOLO TORNARE quello di una volta!

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CAMPARINO
by bar man Monday, May. 12, 2003 at 11:45 PM mail:

TOBIA DAGLI UNA SCEKERATA A CAMPARINO

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vai Tobia!
by asilosquat Tuesday, May. 13, 2003 at 12:06 AM mail:

L'asilo e' con te...

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Con Tobia contro l'ipocrisia
by Claudio Venza Tuesday, May. 13, 2003 at 12:35 AM mail: clavenz@libero.it

Caro Tobia, bella la tua dolce azione diretta. Non farti illusioni: un sindaco che veste la fascia tricolore (o quella verde padana...) non potrà mai abbassarsi a dialogare con un ribelle. E poi questo sforzo non gli serve ai fini elettorali, anzi. Ugualmente hai fatto una cosa giusta a provocarlo e ora, ristabilita in qualche modo la parità, a invitarlo ad esporre le sue ragioni e a confrontarle con le tue (e le nostre). Auguri. Que viva el Balon libre!
Claudio

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Pro-memoria
by Sonas Tuesday, May. 13, 2003 at 11:42 AM mail:

Il Gran Balòn è nato ufficialmente il 1° luglio del 1856 quando una delibera comunale, accompagnata da un Manifesto del Sindaco dello stesso anno ha destinato l’area al mercato. Quella delibera era destinata a cambiare per sempre il volto del quartiere di Porta Palazzo e di Borgo Dora, creando un mondo con caratteristiche proprie e inconfondibili all’interno del cotesto urbano.

L’architettura urbanistica del Borgo Dora, il quartiere che parte da Piazza d’Italia, è interamente disegnata da Filippo Juvarra, che in quegli anni ha progettato la nuova cartina topografica di Torino. Gli ampi spazi della piazza si insinuano verso via Corte d’Appello in un sempre più intricato numero di viuzze.

Un luogo dove ancora oggi sopravvivono taluni angoli remoti, sfuggiti quasi per miracolo al progresso demolitore, di una città che si credeva ormai perduta, qualche aspetto folcloristico è rimasto contro ogni logica e quasi fuori del tempo.

A partire della seconda metà del ‘900 i molti espositori del Balòn si sono accordati per formare un’associazione commercianti che tutelasse il mercato ed i loro interessi. Il Balòn ha cambiato negli anni più volte faccia. Nel 1957 il Comune ha infatti obbligato gli espositori a pagare l’occupazione del suolo, che per cento anni era stata completamente gratuita.

I quadrati disponibili erano 219, marcati con una tavola di marmo a terra. Il prezzo da pagare era fissato sulle sei lire l’anno per i venditori di abiti e stoffe, 4 lire e mezza per i ferrivecchi e rigattieri. Poco, molto poco anche per quei tempi.

Il carattere così economico degli affitti promossi dal comune aiuta a capire la filosofia del Balòn. Il Balòn è un luogo dove tutti hanno sempre potuto fare ottimi affari, sia compratori che venditori. Gli acquirenti, infatti, hanno sempre avuto grande potere di contrattazione, nessun acquisto al Balòn è mai stato fatto senza una lunga discussione sul prezzo. Spesso si tornava a casa convinti di aver concluso l’affare del secolo, magari ritrovandosi solamente con un sacco di roba vecchia in casa.

Ma gli oggetti di valore non sono mai mancati e, a partire dal 1988 il gemellaggio con il mercato parigino di Portes Coville ha aggiunto nuova linfa agli scambi. La collaborazione tra i commercianti torinesi e quelli d’oltralpe ha aumentato la possibilità di trovare mobili e artefatti francesi, spesso di ottimo valore sia storico che culturale.


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