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rassegna stampa 27 maggio g8 evian
by mj Tuesday, May. 27, 2003 at 10:31 AM mail:

il giornale del popolo (CH), la gazzetta del mezzogiorno

da il giornale del popolo
http://www.gdp.ch/cgi-bin/show-article?ArtCode=2-2003-05-27-137975


Edizione del 27/05/2003

Confederazione

Evian - Durante il Vertice blocco dello spazio aereo svizzero
Prime minacce concrete contro la sicurezza del G8

Un'esplosione contro l'edificio dell'ex zecca federale: questo il gesto compiuto domenica sera da militanti no global per protestare contro il summit di Evian. I danni ammontano a 5 mila franchi. L'obiettivo era colpire alcuni uffici del Dipartimento federale della Difesa.

BERNA Inizia con ostacoli per il vertice dei G8 a Evian: un'esplosione verificatasi domenca notte poco prima dell'una in un edificio dell'ex zecca federale Swissmint, situato nel quartiere di Kirchenfeld a Berna, è infatti stata provocata da militanti contro il summit. Nessuno è comunque rimasto ferito, ha indicato il portavoce del Ministero pubblico della Confederazione Hansjürg Mark Wiedmer. La detonazione ha mandato in frantumi alcuni vetri: i danni materiali ammontano a meno di 5000 franchi. L'atto è stato rivendicato da un gruppo di oppositori al G8 di Evian mediante un fax anonimo inviato all'agenzia di stampa ats. Nello scritto si afferma che l'obiettivo dell'azione erano alcuni uffici del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), in particolare quelli in cui lavorano le persone che si stanno occupando della sicurezza durante il vertice sulle sponde del lago Lemano. Non è ancora chiaro quanto esplosivo sia stato impiegato. Probabilmente la Procura federale aprirà un'inchiesta sull'accaduto, ha aggiunto Wiedmer. L'edificio dell'ex zecca federale Swissmint ospita alcune sezioni del Segretariato generale del DDPS, e fino a poco tempo fa anche la Cooperazione nazionale per la sicurezza (CNS), ha precisato il portavoce del dipartimento Oswald Sigg. Intanto nell'ambito delle misure di sicurezza il Governo svizzero ha deciso il blocco dello spazio aereo nella regione circostante, con voli limitati. In una nota diramata ieri, il Dipartimento federale della difesa informa che la sorveglianza potrebbero richiedere anche decolli e atterraggi notturni su aerodromi militari e su piazze d'armi svizzeri. Si prevedono disagi sulla rete stradale nella prossima fine settimana, in occasione del ponte dell'Ascensione, cui va ad aggiungersi il vertice G8 di Evian (F). Punti cruciali: il San Gottardo e il bacino lemanico. Intanto le FFS, che hanno predisposto treni supplementari, si dicono pronte ad ogni eventualità. I Vescvi della regione del lago di Ginevra hanno dal canto loro espresso ieri la speranza che il Vertice di Evian possa essere l'occasione non di mostrare violenza bensì permettere di fare risaltare la centralità della persona umana e le speranze di tutte le popolazioni.



http://www.gdp.ch/cgi-bin/show-article?ArtCode=2-2003-05-27-138027

Edizione del 27/05/2003

Opinioni e Commenti

Secondo me
G8 e il lago della vergogna

di Piergiorgio Giambonini

Nelle prossime ore le rive anche svizzere del Lago Lemano diventeranno zona rossa: migliaia di militi e poliziotti e quant'altro verranno schierati, e decine di milioni di franchi verranno sperperati a protezione dei G8 in passeggiata scolastica ad Evian.
A parte il fatto che spendere a tale scopo simili dosi di energie e di denaro mi sembra di questi tempi un insulto a quella povertà ormai di triste attualità anche dalle nostre parti, mi chiedo semplicemente una cosa: ma questi “summit” (fatti alla mano, di dubbia utilità) non sarebbe molto più semplice e molto meno dispendioso, molto più razionale e - soprattutto - molto meno provocatorio organizzarli in una delle tantissime ed attrezzatissime basi militari sparse ovunque nel mondo?
Certo, a disposizione non ci sarebbero allora né laghi né mari, né suites di grandi alberghi né ristoranti di lusso, né servirebbero limousines e jet privati: basterebbero, per forza di cose, un casermone in vecchio stile Monte Ceneri e qualche elicottero, militare pure quello. La politica internazionale fatta così non farebbe più spettacolo, e farebbe quindi molta meno audience: ma nemmeno sarebbe più la provocazione (e lo sperpero) allo stato puro di cui assume invece tutte le sembianze e il sapore quando va ad accamparsi di forza in centro città con la pretesa di tenere - se del caso a manganellate - ogni genere di contestazione dall'altra parte della barricata. O del lago.
Del resto, chiedendosi nel suo “Next” se la globalizzazione sia «un paradiso inevitabile o un inferno annunciato», Alessandro Baricco annota che se i G8 «si mettono in vetrina costringendo un'intera città a militarizzarsi non è perché sono scemi, ma perché sono uno spot». Perché, scrive, «non sono lì a decidere qualcosa (potrebbero farlo benissimo in altri modi): sono lì per farsi vedere. Sono lì a fare i testimonial della globalizzazione».
E allora: sarebbe bello se anche noi comuni mortali un giorno o l'altro potessimo toccare con mano i risultati concreti (semmai un giorno ce ne fossero) delle rimpatriate dei G8. Tanto per poterci illudere che il mondo - quello vero, e non quello delle suites - non sta andando a rotoli.



da la gazzetta del mezzogiorno
http://www.gdmland.it/QUOTIDIANO/2705/ESTERI/NZ16/a01.asp


Il ministro degli Esteri francese, De Villepin, sfida il veto dello Stato ebraico e incontra Arafat. L'ottimismo di Prodi
Palestina, vicino il vertice di pace
Bush pronto a incontrare Sharon e Abu Mazen. Berlusconi loda Israele


GERUSALEMME Un vertice tra George Bush, Ariel Sharon e Abu Mazen per far decollare la road map (tracciato di pace) per Israele e palestinesi. Prende corpo il summit che si dovrebbe tenere la settimana prossima, probabilmente a Aqaba, in Giordania, preceduto dopodomani da un secondo faccia a faccia tra il premier israeliano e quello palestinese. Il sofferto via libera domenicale del governo di Israele al piano di pace del Quartetto sembra dunque aver rimesso in moto la diplomazia, malgrado lo scetticismo dominante. Sharon ha tenuto a ribadire a una riunione dei dirigenti del Likud che intende fare tutto il possibile per arrivare alla pace e ha anche usato il termine inconsueto di «occupazione» dei territori per riconoscere che questa non potrà durare in eterno.
«Volete restare all'infinito a Jenin, Nablus, Rammalah e Betlemme? - ha chiesto il premier agli 11 ministri e sottosegretari dissociatisi dalla roadmap - questo non è giusto». Del sempre più probabile vertice e tre sul mar Rosso si è parlato alla riunione euromeditarranea di Creta, dove per la prima volta in tre anni il ministro degli Esteri siriano Farouq al-Shara ha partecipato a una riunione nonostante la presenza del collega israeliano, Silvan Shalom. Proprio Shalom ha indicato nella Giordania la probabile sede del vertice a tre, dopo che fonti dello Stato ebraico avevano rifiutato l'idea di tenerlo in Egitto in quanto Paese considerato «ostile».
Fonti Usa hanno ipotizzato due sedi: Aqaba, al confine per Israele, per gli incontri con Sharon e Abbas, e Sharm el Sheikh, in Egitto, per quelli che Bush dovrebbe avere con i leader di Egitto, Giordania e Arabia Saudita.
Il presidente americano dovrebbe arrivare nella regione subito dopo la fine del vertice del G8 a Evian, in programma dal primo al 3 giugno. Un appello alle parti perché diano piena attuazione al piano di pace è stato lanciato dal ministro degli Esteri francese, Dominque de Villepin, che nonostante le proteste israeliane ha incontrato il presidente dell'Anp, Yasser Arafat, oltre ad Abu Mazen. «Ogni parte deve assumersi le sue responsabilità, ogni parte deve fare il suo», ha avvertito. Ma Arafat si è lamentato delle troppe riserve poste da Israele sul piano che, ha lamentato, «pone interrogativi» sull'applicazione.
Intanto l'Europa torna a sperare nella pace in Medio Oriente. Silvio Berlusconi ha definito il via libera israeliano alla road map una «decisione coraggiosa e lungimirante». Per Romano Prodi non bisogna «farsi illusioni eccessive», ma «forse non siamo mai stati, così come in questi ultimi tempi, vicini a poter intraprendere una strada di soluzione reale».
L' ambasciatore di Israele in Italia, Ehud Gol, è d'accordo con Prodi. «E' stato compiuto - ha detto Gol - un atto di grande coraggio da parte del governo di Israele. Abbiamo molte riserve su questo programma di pace, ma allo stesso tempo è chiaro che è necessario fare il massimo per arrivare alla pace».
«Adesso - ha proseguito l'ambasciatore - tocca ad Abu Mazen essere un primo ministro con o senza autorità. Un primo ministro con capacità di combattere duramente contro il terrorismo o lasciare tutto a Yasser Arafat, che continui col suo terrorismo».

Gianni Restico



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