Il Giornale del Popolo (CH), Il Giornale di Brescia, Il Manifesto, Liberazione
da il giornale del popolo http://www.gdp.ch/cgi-bin/show-article?ArtCode=2-2003-05-28-138187
Edizione del 28/05/2003
Religione e Società
Vertice del G8 - Documento delle Organizzazioni non governative Evian: richieste antiglobal dal debito estero all'acqua
Sei vescovi della Regione di Ginevra - tre svizzeri e tre francesi - scrivono ai fedeli: «Nella violenza della competizione economica la saggezza impone un alto senso di equità sociale. La mondializzazione della carità e della giustizia non è un'utopia vana».
Un documento con richieste precise ai G8 che si riuniranno ad Evian dal 1 al 3 giugno, è stato presentato ieri a Roma da un raggruppamento di Organizzazioni non governative ed altre organizzazioni della società civile, che prenderanno parte, nei giorni precedenti, all'incontro della società civile “Vertice per un altro mondo” organizzato dai francesi ad Annemasse, a 50 km da Evian, dal 29 al 31 maggio, e per il quale è prevista la partecipazione di 500.000 persone. Il documento contiene i contributi delle principali campagne su temi quali il commercio e lo sviluppo, l'acqua, il debito estero, le armi, i diritti umani, l'aids, la responsabilità sociale ed ambientale delle imprese. «Lo scopo - ha spiegato Sergio Marelli, presidente dell'Associazione delle ong italiane - è di portare all'attenzione dell'opinione pubblica questi temi e di fare un'azione comune di pressione politica sui G8». Marelli non ha messo in discussione la legittimità del G8 ma ha osservato che «la sua ambizione di assumere il governo del mondo è fallita, perché le scelte fatte hanno aumentato l'insicurezza e dimostrato che con l'uso della forza la situazione peggiora». Tra le richieste avanzate dalle organizzazioni che aderiscono alla piattaforma vi è l'istituzione di un'autorità mondiale dell'acqua, l'introduzione di misure coercitive contro i paradisi fiscali; la diminuzione dei dazi e delle tariffe sui prodotti che vengono dal Sud del mondo, il blocco delle esportazioni di armi verso Paesi che violano i diritti umani, la cancellazione del debito. I vescovi cattolici della Regione del lago di Ginevra (gli svizzeri Bernard Genoud, vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, Norbert Brunner, vescovo di Sion e Joseph Roduit, Abate di St-Maurice, e tre francesi: Yves Boivineau, vescovo d'Annecy, Haute-Savoie, Guy Bagnard, vescovo di Belley-Ars, Ain e Yves Patenôtre, vescovo di Saint-Claude, Jura) hanno scritto intanto ai loro fedeli in occasione del Vertice annuale dei G8 che «L'essere umano è al centro della creazione. Ed offrirgli condizioni di vita nella pace, nella dignità, nel rispetto dei suoi diritti fondamentali, compresi quelli economici, sociali e culturali, costituisce il compito essenziale dello Stato di diritto». «In un mondo globalizzato - scrivono - la persona umana è diventata un oggetto e soffre di essere un giocattolo nelle mani di un mercato spietato. Noi crediamo, invece, che è portatrice di un progetto degno di attenzione e della protezione da parte dei poteri pubblici». «Nella violenza della competizione economica - proseguono - la saggezza impone un alto senso di equità sociale. La mondializzazione della carità e della giustizia non è un'utopia vana». Per i vescovi, infatti, «la mondializzazione senza marginalizzazione è una responsabilità degna dei capi di Stato. Allargata a 21 membri, questa assemblea non è solo una dimostrazione di potenza da parte dei Paesi più ricchi: un dialogo con le nazioni più svantaggiate è necessario». Ad Evian parteciperanno i capi di Stato e di governo di Germania, Canada, Stati Uniti, Italia, Giappone, Gran Bretagna, Federazione Russa e Francia; per la prima volta sarà presente la Cina, invitata da Parigi, Paese organizzatore, a intervenire a una riunione dei dirigenti del “Gruppo” con i capi di Stato di Paesi emergenti o poveri. Tra i temi all'ordine del giorno la solidarietà, il problema della sete nel mondo e la sicurezza.
http://www.gdp.ch/cgi-bin/show-article?ArtCode=2-2003-05-28-138128
Confederazione
Vertice G8 di Evian Ginevra e Losanna si preparano al peggio
La tensione cresce a Ginevra e Losanna, le due città lemaniche maggiormente coinvolte nel vertice G8, in programma a Evian. Numerosi negozi, banche e alberghi sono scomparsi dietro enormi palizzate di legno giallo, in previsione della «grande manifestazione» del 1 giugno. Numerose imprese chiuderanno fino al 2 giugno anche a causa delle restrizioni di circolazione applicate nel Cantone e la chiusura di numerosi valichi di frontiera, che allungano la strada dei lavoratori frontalieri.
da il giornale di brescia http://www.giornaledibrescia.it/giornale/2003/05/27/05,ESTERO/T9.html
Vertice G8: Chirac punta alla ripresa
PARIGI
Archiviamo i dissidi sull’Iraq e concentriamoci sulla ripresa economica: il presidente francese Jacques Chirac si sforzerà perchè al vertice G8 di Evian le sette maggiori potenze industriali e la Russia si diano tutte assieme una mossa davanti all’incubo della recessione. «Dobbiamo far presente al mondo che siamo decisi a usare tutta la nostra energia per lavorare uniti», sottolinea Chirac in un’intervista al Financial Times dove spiega come cercherà di pilotare il vertice tra gli Otto Grand i in calendario dal 1 al 3 giugno a Evian, la città affacciata sulla costa francese del lago di Ginevra. Il summit, con i Big della Terra trincerati per due giorni e mezzo dentro due alberghi difesi da migliaia di poliziotti e soldati, ruoterà attorno a molteplici temi (lotta al terrorismo, aiuti all’Africa, sviluppo sostenibile, etc.) ma dalle parole di Chirac è chiaro: lo spettro della recessione farà ombra a molti nobili temi. «Evian può inviare un messaggio di fiducia nella crescita economica mondiale. Ma questo messaggio deve essere credibile e la fiducia pienamente giustificata», indica il capo dello Stato francese nell’intervista e promette in concreto una maggiore flessibilità agli inceppati negoziati di Doha sulla liberalizzazione dei commerci internazionali mentre esclude modifiche alla politica agricola comune dell’Europa prima del 2006. A Evian i leader dei paesi G8 (per l’Italia Silvio Berlusconi) non prenderanno però di petto i problemi connessi con lo spettacolare indebolimento del dollaro: «Non penso che la situazione attuale richieda particolari commenti», taglia corto Chirac e anche su questo versante è palese la sua volontà di non allargare le aree di contenzioso con il presidente americano Bush dopo l’aspro braccio di ferro sull’Iraq. Malgrado auspichi un’archiviazione delle divergenze su questo punto dolente Chirac fa presente al Financial Times che non è affatto disposto ad una Canossa: «Una guerra illegittima non acquista legittimità solo perchè è stata vinta», avverte. Con l’orgoglio che lo contraddistingue da quando l’anno scorso ha vinto un secondo mandato all’Eliseo in un ballottaggio con Jean-Marie Le Pen, il presidente non fa nemmeno un dramma della «francofobia» imperversante negli Usa: «Sono colpito e rattristato dall’ostilità che emana da Washington. Ma la considero soltanto una chiacchiera di certe persone scelte dai media. Sinceramente, non è una cosa su cui perdo molto sonno». Benchè speri in una ricucitura con Bush in vista di una più efficacia battaglia contro la recessione, Chirac rimane convinto della giustezza del suo approccio: non condivide la visione «molto unilateralista» degli Stati Uniti, gli sembra al contrario che «stiamo andando ad un mondo multipolare» con l’emergenza non solo dell’Europa ma anche della Cina e dell’India. E ha non poche riserve sulla tenuta dell’asse transatlantico a lungo termine perchè gli americani li vede «sempre meno interessati all’Europa».
da ilmanifesto.it
Il G8 della società civile Al controvertice di Evian le proposte comuni di associazioni e ong italiane ANGELO MASTRANDREA ROMA Una piattaforma comune che si concretizzerà in un documento comune che verrà presentato al «Vertice per un altro mondo», in programma ad Annemasse, cittadina francese ai confini con la Svizzera e con Evian, da domani a sabato. E' così che le principali campagne e organizzazioni italiane che lavorano sui temi del G8 si presenterà a quello che il presidente dell'associazione delle ong Sergio Marelli definisce non come un controvertice, bensì come «il vertice della società civile», sottolineandone il carattere propositivo e non solo oppositivo. Anche perché ai rappresentanti della società civile «è stata negata anche la possibilità di assistere ai lavori in qualità di osservatori», denuncia Marelli, che usa parole molto dure nei confronti del governo Berlusconi: «Non si è degnato di ascoltare quello che abbiamo maturato in un'esperienza pluridecennale. Da sei mesi c'è la paralisi completa della cooperazione internazionale. Il nostro governo non sa gestire il bilancio della cooperazione: l'incremento registrato dallo 0,13% del 2002 allo 0,19% di quest'anno è stato fatto con operazioni contabili, annoverando nel computo anche la cancellazione del debito. E comunque siamo ben lontani dallo 0,7% annunciato». Le «Campagne italiane verso il G8 di Evian», questo il nome della piattaforma, diranno la loro sulla cancellazione del debito come sugli aiuti all'Africa (il piano Nepad), la pace e il diritto all'acqua, al cibo e a un'agricoltura sostenibile per tutti. E ognuna delle organizzazioni che ne fanno parte (Associazione delle ong, Amici della Terra, Attac, Campagna per la riforma della banca mondiale, campagna «Questo mondo non è in vendita», Cipsi-Contratto mondiale dell'acqua, Roman migrant social forum, Osservatorio Aids, Rete Lilliput-reti di economia solidale, campagna «Fermiamo i mercanti di morte», Sdebitarsi, Focsiv, campagna «No dumping») avanzerà le sue proposte, dagli Amici della Terra che chiedono ai governi del G8 una convenzione sulla responsabilità delle multinazionali che affronti il problema dei doveri e degli obblighi delle imprese e dei diritti dei cittadini e delle comunità, ad Attac che invece affronterà la questione della lotta ai paradisi fiscali con alcune richieste specifiche: «misure coercitive immediatamente effettive contro i paradisi fiscali, inclusi quelli europei; modifica del sistema di autosorveglianza bancario delle transazioni finanziarie internazionali; non riconoscimento giuridico e finanziario delle società-schermo».
A stringere un legame con il vertice del Wto che si svolgerà a Cancun è la campagna «Questo mondo non è in vendita», che chiede di escludere dal trattato Gats la liberalizzazione di tutti i servizi essenziali, di «arrestare il tentativo di allargamento del mandato e dei poteri del Wto»; «interrompere la concessione dei sussidi alle esportazioni di prodotti agricoli, ponendo così fine alle pratiche di dumping»; «assicurare la massima trasparenza delle forme di sostegno alla produzione, come nel caso degli aiuti diretti»; «creare meccanismi per la protezione delle produzioni locali»; «proibire all'interno dei negoziati Trips il riconoscimento della brevettazione sotto qualunque forma delle risorse genetiche».
I promotori della piattaforma non credono alle promesse che ancora una volta verranno fatte dai G8. Come quello sulla cancellazione del debito estero dei paesi del sud del mondo. Nonostante gli slogan e le rassicurazioni dei governi (e in Italia anche una legge che ha consentito di cancellare 824 milioni di euro di debiti), dal `96 a oggi il debito dei paesi in via di sviluppo è passato da 2.200 a 2.600 miliardi di dollari. Al G8 di Genova, inoltre, i Grandi avevano promesso di destinare lo 0,7 per cento del prodotto mondiale lordo all'Aiuto pubblico allo sviluppo. Ma di quei dieci miliardi di dollari l'anno che le Nazioni unite ritenevano necessarie per il Global fund contro Aids, tubercolosi e malaria i G8 si erano impegnati a Genova a stanziarne 1,3, «poi ridotti a 500 milioni e non ancora in cassa». Infine le armi: la campagna «Fermiamo i mercanti di morte» chiede un'uniformità legislativa a livello internazionale sul commercio che includa anche le armi leggere tra quelle sottoposte a vincoli.
da liberazione.it
Da tutta Europa in arrivo i militanti contro guerra e liberismo per il controvertice «G-mondo» sfida alla cupola degli otto grandi E' dal vertice di Birmingham del 1998, che i militanti contro la globalizzazione liberista (allora non si chiamavano ancora così) si mobilitano contro la "cupola" che pretende di governare il mondo. Molte cose sono cambiate da allora, non solo perchè nel frattempo, soprattutto a Genova, i movimenti hanno raccolto masse sempre più numerose dai quattro angoli del mondo a contestare gli otto grandi ("voi G8, noi 6 miliardi"), ma anche perchè da Porto Alegre hanno cominciato a contrapporre strategie e proposte alternative ("un altro mondo possibile").
In questa continua dialettica tra resistenza e alternativa si presenta il controvertice dei movimenti che si ritroveranno nei prossimi giorni tra Annemasse in Francia (a pochi chilometri da Evian) e Losanna e Ginevra in Svizzera.
Sta tutto qui anche il senso del primo atto delle mobilitazioni, promosso domani a Parigi da Attac con la dichiarazione «G-Mondo» (alla presenza di delegazioni di 40 paesi) per denunciare l'inettitudine e l'isolamento degli otto grandi e rilanciare un'agenda globale di temi e proposte di cittadinanza.
Per i movimenti il G8 non ha alcuna legittimità per decidere il destino del pianeta. Dal 1975 promuove politiche che hanno accelerato la concentrazione delle ricchezze, osteggiato il diritto al lavoro, reso precaria l'occupazione e prodottto emarginazione culturale e distruzione dell'ambiente. Al mito della crescita trainata dai mercati, dello sviluppo liberista e della governance globale, fanno da contrappeso i dati di un mondo sempre più ineguale e dove i conflitti sono cresciuti fino a diventare guerra infinita.
Tra campeggi, iniziative sul lago di Ginvera, convegni, azioni di disturbo ai partecipanti al vertice, feste e manifestazioni, si ritroverà il popolo delle centinaia di associazioni, gruppi locali, contadini e lavoratori, migranti e professori che popola ormai stabilmente gli appuntamenti di movimento. «Uniti da esigenze comuni, nel totale rispetto delle nostre differenze, in quanto la nostra forza sta proprio nella nostra diversità», come recita l'invito alla partecipazione di uno dei tanti coordinamenti dell'evento.
Ci saranno i movimenti di Francia, Germania, Austria, Nord Europa e presenze significative dall'Europa dell'Est, Spagna e Gran Bretagna. Qualche centinaio dall'Italia. Delegazioni di Disobbedienti, Forum Sociali, Altragricoltura, Attac, sindacati di base. Il movimento italiano tradizionalmente è più bravo a mobilitare in casa propria che all'estero. Non a caso sta lavorando già di lena per Genova 2003 (secondo anniversario del nostrano tragico G8). Eppure Evian è così vicina, qualche centinaio di chilometri da Torino, Milano o Genova.
Claudio Jampaglia
G8, la lunga marcia di Pechino Il premier cinese, Jintao, a Mosca da Putin: «L'Onu gestisca il post-Saddam». A pochi giorni dal vertice di Evian, le strategie per contrastare l'egemonia Usa «I nostri rapporti non sono mai stati così buoni e i nostri popoli sono uniti da una profonda amicizia», ha spiegato ieri Vladimir Putin all'agenzia interfax subito dopo aver incontrato il suo omologo cinese Hu Jintao. Protocollo di rito o segnale di un'intesa privilegiata? A pochi giorni dall'inaugurazione del G8 di Evian le trame di corridoio sembrano svelare molto di più sui rapporti di forza diplomatici che la girandola delle dichiarazioni ufficiali. E se nelle foto di famiglia gli otto "grandi" sorrideranno e si daranno vistose pacche sulle spalle, il summit vero e proprio si annuncia, invece, molto meno consensuale che in passato. L'apertura della Francia alle tematiche di critica della globalizzazione, che si concretizzerà in un "Focus" sul Terzo mondo, per quanto strumentale, non risulterà certo gradita ai falchi, che proprio in questi giorni hanno accusato l'Ue di incrementare la carestia in Africa, rifiutando l'importazione di Ogm. Insomma, si soriderà all'obbiettivo, si condannerà il terrorismo ma per molti versi si starò in trincea.
La quale è stata scavata a Washington durante le convulse settimane della crisi irachena, seguendo la mappa virtuale della guerra infinita. Semplificando: da una parte chi vuole rimanere sotto l'ombrello unilaterale americano, dall'altra chi difende una concezione multilaterale delle relazioni tra gli Stati.
In tal senso il padrone di casa Chirac, ha invitato ad assistere ai lavori del vertice anche altri paesi. E che paesi. Sud Africa, Messico, Brasile, India, Arabia saudita, Malesia e Marocco. Ma soprattutto la Cina, non proprio un alleato di ferro degli Stati Uniti; la stessa nazione che con Francia e Russia ha disputato l'ardua battaglia delle Nazioni Unite per impedire l'avallo giuridico all'invasione dell'Iraq. Un dossier che continua a bruciare, ora che il conflitto è finito e che è cominciata la lucrosa fase di ricostruzione. Non è un caso che Putin e Jintao abbiano ribadito ieri la «centralità dell'Onu nella gestione del post-Saddam», prospettiva che oltre Atlantico fa venire l'orticaria solo a nominarla. Altri piccoli segnali di un conflitto sotterraneo. Naturalmente gli ospiti saranno semplici spettatori, ma la loro presenza è più che sufficiente per far comprendere agli Stati Uniti il messaggio di sfida di Parigi. In fondo la stragrande maggioranza delle nazioni, oltre ad aver rifiutato il conflitto del Golfo, guarda con estrema preoccupazione alle prossime mosse degli Stati Uniti nell'area del Golfo. Al di là dei dissapori generati dalla guerra, le divergenze tra i "G8" riguardano anche questioni di natura geo-politica e geo-economica a medio e lungo termine. A cominciare dallo sfruttamento delle risorse energetiche del continente asiatico. Le recenti campagne del Pentagono (Afghanistan e Iraq) estendono i tentacoli dell'egemonia Usa sull'area, a beneficio delle grandi compagnie petrolifere americane. Ovvio dunque che gli alleati corrano ai ripari. un esempio su tutti: lo scorso marzo il governo di Mosca aveva manifestato l'intenzione di costruire entro il 2005 un oleodotto verso le coste asiatiche del Pacifico con uno snodo importante nella città cinese di Daqing, situata nel nord del paese. Un' infrastruttura mastodontica, lunga ben 2mila quattrocento chilometri e, secondo le previsioni, capace di fornire, soltanto alla Cina, trenta milioni di tonnellate di greggio all'anno. In cambio Pechino offrirebbe alla Russia «tutte le alte tecnologie tecnologie di cui abbiamo bisogno: telecomunicazioni, chimiche, militari», spiega Boris Titov, responsabile dell'Unione degli industriali russi. La sfida energetica agli Usa è appena cominciata.
Daniele Zaccaria
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