LA SITUAZIONE IN PERU' ERA GIA' TESA PRIMA DELLA DICHIARAZIONE DELLO STATO DI EMERGENZA

Mi trovo in viaggio in peru' da quasi un mese.
Sin dai primi giorni la situazione sociale e politica mi e' parsa in pieno movimento e molto conflittuale. Nei primi giorni di maggio uno sciopero dei trasportatori sia di merci che di passeggeri, durato alcuni giorni. Poi dalla meta' circa del mese lo sciopero dei maestri, molto partecipato e con grandi manifestazioni in tutte le citta'. A questo si aggiungono scioperi nel settore delle costruzioni, della sanita' e dei lavoratori dei tribunali.
Gia' nei giorni precedenti la dichiarazione dello stato di emergenza era in atto un evidente aumento della tensione. I cortei dei lavoratori della scuola e di altri settori, fatti a Cuzco in occasione del vertice del gruppo di Rio ivi tenutosi, erano stati attaccati piu' volte, decine di arresti e feriti, ed una compagna insegnante che perde un occhio per una bomba lacrimogena. A lima un'altra compagna insegnante muore per una crisi cardiaca durante un corteo.
Infine negli ultimi giorni si era aggiunto lo sciopero degli agricoltori, con manifestazioni e blocchi stradali in tutto il paese.
La dichiarazione dello stato di emergenza e' la risposta al conflitto sociale da parte di un governo come quello di Toledo, che pure pretende di essere protagonista di una nuova "rinascita democratica" del Peru' dopo gli anni bui di Fujimori. Il tutto in uno dei paesi piu' poveri dell'america latina, dove i livelli di sfruttamento e di ingiustizia sociale possono essere bene immaginati da tutti i lettori e le lettrici di indymedia.
Ora mi trovo a Puno, una piccola citta' sul lago Titicaca.
Stamattina (qui ora sono le 9) nonostante lo stato di emergenza e' prevista una manifestazione degli insegnanti. Nella piazza principale c'e' un clima spettrale. Gente che passa come se niente fosse, e poliziotti e soldati in assetto di guerra in tutti gli angoli.

29 maggio 2003 un compagno italiano