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Perù: Movimiento Raíz sullo stato di emergenza
by harakjra Friday, May. 30, 2003 at 6:54 AM mail:  

Primo Pronunciamiento del Movimiento Raíz sullo stato d'emergenza disposto dal governo di Alejandro Toledo.

1. La dichiarazione dello stato di emergenza all'interno del paese (sospensione dei diritti costituzionali, controllo militare) da parte del governo di Toledo, di fronte alla scalata delle lotte sociali, non ha fatto altro che smascherarlo, in quanto espressione degli interessi dei gruppi di potere corrotti, articolati al capitale transnazionale, che, con le loro politiche neoliberiste, hanno privatizzato il paese ai loro interessi.
Si evince, tra le altre cose, a quale democrazia aspiri Toledo: una democrazia di facciata, un mero strumento con cui designare incarichi, che finisce per essere pura formalità, e che di fronte alle modalità autocratiche del fujomorismo, appare come una sottile arguzia.

2. La profonda delegittimazione del toledismo in realtà altro non è che l'espressione di una crisi maggiore: il fallimento di un ordine economico e politico, riformato nel contesto della "transizione democratica".
Crisi, cui hanno contribuito i vecchi partiti politici, impegnati a saccheggiare il bottino dello stato, e le vecchie dirigenze sindacali, che ostacolano e limitano il dispiego dell'organizzazione popolare, espropriandola della sua facoltà di decidere, e che oggi, sentendosi superate, osservano preoccupate l'incertezza del loro controllo istituzionale.

3. E'la crisi di un ordine economico, che ha ulteriormente impoverito il paese e affinato l'ingranaggio della depredazione selvaggia in funzione delle multinazionali, che abusano della popolazione per espropriare le diverse risorse del paese, evadendo le tasse, e aumentando la pressione tributaria sui poveri, che cercano di sopravvivere con svariate attività economiche.
Tributi che finiscono nel pagamento di un debito insanabile, invece di dare vita a politiche pubbliche orientate a migliorare le condizioni del paese.
Un modello di privatizzazione che costringe alla precarietà i lavoratori e che pretende di subordinare la nostra povertà alla voracità dei mercati e del potere economico degli Stati Uniti.

4. La criminalizzazione della protesta sociale e le misure repressive imposte al paese, altro non sono che la trasformazione dello stato in un'istituzione meramente repressiva, che a sua volta è parte di un'impalcatura che si sta edificando nel continente e nel mondo come riorganizzazione del potere: la carta democratica, gli sforzi per affermare la governabilità, la ricerca di un'intermediazione nel conflitto colombiano da parte delle Nazioni Unite, sono in realtà la maschera di un insieme di misure, di strumenti e di legislazioni che si stanno mettendo in atto, nel caso dell'America Latina, per impiantare l'ALCA e il Plan Colombia, e che implicheranno l'inasprimento del neoliberismo e la militarizzazione del continente, reprimendo e criminalizzando qualsiasi resistenza alla ricolonizzazione messa in atto.
La dichiarazione dello stato di emergenza non è che una pratica, nell'esercizio della repressione che si avvicina.

5. Sempre di più si allineano i settori dominanti del paese: i tecnocrati del governo, i militari, i grandi impresari e la vecchia destra, salutano il ristabilirsi dell'ordine nel paese, e cercano di riprendere il dialogo militarizzando le strade.
Come dire, parlano di democrazia, violentando il proprio stato di diritto.
I congressisti criticano l'irrazionalità nella quale sono sfociate le richieste di docenti e agricoltori, mentre loro guadagnano irrazionali e insultanti denari, che contrastano con la miseria del popolo.
L'APRA come sempre tiene il piede in due scarpe, apparentemente condannando i fatti, ma di fondo spalleggiando il governo.
I dirigenti sindacali, pragmatici, richiamano all'economicismo, ostacolando una maggiore radicalizzazione degli scioperi e delle proteste.

6. Da parte del popolazione si osserva una ricomposizione delle organizzazioni, anche se ancora persistono i vecchi orientamenti e il vecchio pragmatismo economicista egemonico di fronte alle nuove tendenze, che interpretano il fallimento politico, ma soprattutto economico.
Nonostante la grande disarticolazione, si stanno esprimendo le voci contro l'oscurantismo dei canali istituzionali.
Le voci e il protagonismo nelle strade lasciano intravedere la necessità di costruire altre alternative di vita, di economia, di istituzionalità, dove potere e decisioni siano sotto il loro controllo.
Si apre un periodo nel quale si fa più viva che mai la scommessa di radicalizzare la democrazia, socializzare il potere, generare forme di autogoverno e di autogestione del controllo sociale, delle ricchezze collettive e dei servizi, anche se persistono con forza correnti che propugnano soluzioni autoritarie, rappresentate dal governo e da alcuni settori avanguardisti e violenti

7. E' troppa la precarietà nel movimento popolare.
Le circostanze richiedono che lo stesso inizi ad articolarsi, convocando un fronte politico e sociale che preveda soluzioni e alternative per il paese.
Noi siamo parte di questo movimento e appoggeremo in questi difficili e decisivi momenti tutti i settori della popolazione in lotta.
Crediamo inoltre che sia necessario convocare una nuova costituente, come uscita, di fronte alla grave crisi di legittimità.
Questo è un processo nel quale si deve sostenere una lotta su diversi fronti: il vecchio potere politico e l'impunità e la corruzione che rappresenta.
Toledo, la classe politica, la violenza senderista e il fujimorismo, rappresentano gli stessi interessi e sono le facce della stessa medaglia, i volti del potere, che pretende la continuità dell'espropriazione delle ricchezze e del senso delle nostre vite.

NO ALLA REPRESSIONE, NO AL NEOLIBERISMO
COSTRUIAMO UN BLOCCO SOCIALE E POLITICO POPOLARE ALTERNATIVO

MOVIMIENTO RAIZ. Construyendo democracia radical.
Lima, miércoles 28 de mayo de 2003

http://peru.indymedia.org/news/2003/05/1101.php

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