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Raffarin fa il sordo
by A.M. Merlo Tuesday, Jun. 10, 2003 at 12:23 AM mail:

Si radicalizza la protesta francese, ma il governo rifiuta ancora di trattare sulla riforma pensionistica e mira all'esasperazione. Sindacati in difficoltà. I socialisti, divisi, non riescono a elaborare un'alternativa [da il Manifesto]

Il governo rifiuta di aprire con i sindacati una vera trattativa sulla riforma delle pensioni. La base si radicalizza e ricorre ad azioni spettacolari, a volte violente. In mezzo, le direzioni sindacali oscillano. In particolare, la Cgt, che sotto la direzione di Bernard Thibault ha intrapreso un nuovo corso che intreccia realismo e contestazione, è in difficoltà a dare una direzione alla protesta. Tra polizia e sindacati è guerra delle cifre sul numero dei manifestanti, che sfilano in corteo in tutte le città e ogni giorno. Il governo fa finta di non reagire politicamente, giocando la carta del lasciar marcire il movimento, con la convinzione che il capitale di simpatia che ancora gode tra i cittadini si esaurirà presto. Per questo, l'idea, venuta in mente a qualche ultra della maggioranza di destra, di fare come De Gaulle nel `68 e organizzare una discesa dei Champs Elysées della «Francia tranquilla», della «Francia che lavora» contro gli scioperanti, è stata messa da parte, per ora. Martedì 10, altro giorno di sciopero, inizia il dibattito parlamentare sulla legge del ministro del lavoro François Fillon: la riforma delle pensioni passerà senza problemi, malgrado la valanga di emendamenti del'opposizione, non solo perché la destra ha la maggioranza, ma anche perché il partito socialista è diviso e non è stato in grado di presentare una proposta di riforma alternativa. Ma la scelta di politicizzare il dibattito esaspera la base. Gli insegnanti, massicciamente in sciopero dall'inizio di maggio, esitano sulla scelta del boicottaggio del «bac», l'esame di maturità che dovrebbe iniziare con la prova di filosofia il 12 giugno. Il governo ha già minacciato sanzioni per chi impedirà lo svolgimento degli esami.

Ieri, la Ratp, il metro parigino, ha chiamato la polizia per liberare un deposito di autobus bloccato da alcuni manifestanti. Nella regione di Marsiglia è stata fermata una raffineria petrolchimica. Sulle autostrade, nel giorno di partenza per l'ennesimo «ponte» (quello di Pentecoste), si sono moltiplicate le «operazioni lumaca». Su altre strade sono stati insediati degli «sbarramenti filtranti» (che lasciano passare con il contagocce le auto). I trasporti pubblici delle grandi città funzionano a singhiozzo, senza preavviso. A Lione gli operatori ecologici hanno riversato tonnellate di immondizia di fronte al comune. Giovedì, in una decina di città di provincia sono state prese di mira le sedi locali del Medef, la Confindustria francese (a La Rochelle si è sfiorato il dramma, perché parte dell'edificio è andato a fuoco). Il Medef parla già di «atti terroristici» e si è rivolto alla magistratura per ottenere «condanne».

In altri termini, la confusione guadagna terreno. «Il governo ha l'intera responsabilità delle derive» spiega Marc Blondel, segretario di Force ouvrière, che chiama i suoi iscritti a «preparare la guerra contro i progetti in corso sulle pensioni e quelli a venire sull'assicurazione-malattia», la cui riforma è in programma per l'autunno. Per Bernard Thibault, «Raffarin ha fatto della riforma delle pensioni il simbolo della sua capacità a governare». Per questo il governo è tentato dal modello Thatcher, che sconfisse i minatori nell'86. Il ministro della pubblica istruzione, lo screditato Luc Ferry (che dovrebbe ben presto venire dimesso) ha ricevuto giovedì i sindacati della scuola, ma per un «dibattito surrealista», stando all'Unsa-Scuola.

Che i poteri pubblici puntino sull'esaperazione della protesta è rivelato anche dal fatto che per il 10, giornata di sciopero nazionale, la Prefettura di Parigi non ha ancora approvato il percorso del corteo parigino, mentre il sindaco di Marsiglia, Jean-Claude Gaudin (dell'Ump, il partito di Chirac) ha rifiutato di affittare il Velodromo ai sindacati per il 12 giugno: «lo stadio non è un luogo per appuntamenti politici».

Questa protesta disordinata rischia di pesare sulla salute dell'opposizione. Già si è rotta l'intesa tra Ps e Cfdt, il grande sindacato che ha firmato la riforma Fillon. Nel Ps è guerra: gli anziani della «seconda sinistra» - tra cui Jacques Delors e Michel Rocard - approvano Fillon, mentre il segretario François Hollande denuncia «il governo che punta sul deterioramento, sulla stanchezza e sull'opposizione tra francesi per passare in forza».

A poco più di un anno dal 21 aprile (quando Le Pen arrivò al secondo turno delle presidenziali) l'ombra della crescita dell'estrema destra pesa sul movimento in atto.

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