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diario da evian
by dalia Wednesday, Jun. 11, 2003 at 7:44 AM mail:

da bologna a losanna passando per ginevra nei tre giorni del controvertice

La frontiera ci si presenta come una bocca spalancata, scura e maleodorante di gas di scarico, a picco sui boschi verdissimi e scoscesi della vallata del Gran San Bernardo. Non abbiamo molte speranza di passare inosservati, col nostro furgoncino vecchiotto e un po’ scassato, ma quando ci fermano è comunque una delusione. Il viaggio verso Evian durerà molto più del previsto.

Siamo partiti da Bologna qualche ora prima in una carovana di mezzi che si ingrossa mentre confluiscono verso nord ovest anche i mezzi provenienti da Padova e Venezia. Alla fine siamo due furgoni e qualche macchina quando ci incontriamo finalmente in un autogrill: purtroppo noi siamo gli ultimi e quindi possiamo solo guardare la partita di pallone che chi è arrivato prima sta giocando. 5 a 3 palla al centro e si riparte.
Decidiamo di arrivare alla frontiera alla spicciolata, il traforo del Bianco è escluso; porta in Francia e i controlli sono a maglia stretta, non vogliamo passare la notte fermi alla frontiera, meglio il San Bernardo: il passo dà sulla Svizzera che pare abbia una polizia meno assillante, ma né queste strategie né il fatto che alcuni hanno auto a noleggio grosse e nuove ci salva. Due ore solo per i controlli dalla parte italiana. Ci ritirano i passaporti e poi per due ore appunto non succede assolutamente nulla. Semplicemente ci fanno aspettare. Cosa non si sa. Il tempo sprecato ci permette però di farci parecchie domande sul perché noi che siamo cittadini italiani con i documenti in regola non si debba avere gli stessi diritti degli altri che vediamo passare con fermate di massimo tre minuti. è l’Europa degli affari che ha evidentemente più diritti dell’Europa della protesta.
http://audio.globalradio.it/audio/2003/05/30_05_03/sara_03.mp3
Alla fine, riottenuti i passaporti, passiamo dalla parte elvetica: qui ci aspetta un controllo minuzioso degli zaini ma alla fine la cosa si risolve in una mezzora. Siamo in Svizzera, ma per raggiungere Ginevra senza passare altre frontiere dobbiamo passare a nord del lago di Lemano. Il doppio della strada, ma va bene così.

Alla fine a Ginevra ci arriviamo alle nove di sera. Dodici ore di viaggio, siamo affamati e stanchi, ma quando arriviamo un compagno già arrivato ci porta subito in uno squat dove ci ospiteranno senza nemmeno conoscerci con una gentilezza e una disponibilità incredibili. Molliamo giù i bagagli, un kebab divorato al volo e poi in assemblea: cominciamo a capire quali sono le situazioni, peraltro diverse tra loro, dei tre luoghi deputati al controvertice: Ginevra, Annemasse , Losanna. Capiamo anche che ci saranno pratiche di protesta e di blocco molto diverse, ma anche che nessuno ha ben capito cosa succederà, il clima è confuso, non ci sono linee chiare e concludiamo di utilizzare la giornata di sabato per annusare gli umori dei diversi posti e dei diversi gruppi. Sul momento si vedrà come muoversi. Ma la contiguità geografica delle tre località ci porta a dividerci. Il gruppo più numeroso rimarrà a Ginevra dove c’è anche la postazione di Global Radio, qualcuno andrà ad Annemasse, noi ci muoveremo su Losanna. La giornata successiva sarà pesante, meglio andare a dormire. Lo squat ci accoglie con quattro piani di scale e uno stanzone enorme dove dormiamo tutti. Si sta bene, è fresco e arieggiato, quattro chiacchiere e poi tutti a nanna.

La sveglia suona alle nove. Alzo gli occhi e un piccione mi osserva da una trave della soffitta con aria incuriosita, tutto quel trambusto non se lo aspettava proprio. A piano terra c’è la cucina dove è possibile lavarsi finalmente e bere una pinta di caffè a testa che ci sosterrà tutto il giorno.
Salutiamo i compagni che restano a Ginevra e siamo pronti a partire per Losanna.

Arrivati in città capiamo che i manifestanti sono sistemati tra due campeggi. In buona sostanza uno ospita principalmente il cosiddetto blocco nero, L’Anthrax Block e l’altro il blocco rosa, il Pinksilver block. Scegliamo il secondo dove dovrebbero tenersi delle assemblee.
Il villaggio si sdraia lungo il lago di Lemano ed è un posto molto bello, la gente è tranquilla e abbastanza organizzata. Ci concediamo anche un bagno ristoratore nelle acque fredde del lago: siamo allegri e il lato ludico della politica ci sembra dia la forza poi di affrontare i lati meno divertenti. Dopo esserci asciugati velocemente al sole caldo seguiamo un’assemblea plenaria dove dovrebbero intervenire anche dei “delegati” dell’altro campeggio e ci guardiamo intorno, parliamo con le persone, cerchiamo ancora di comprendere come si svolgeranno le manifestazioni del giorno dopo. Non è semplice. E alla fine decidiamo anche di farci un giro in città per capire quali potrebbero essere i punti migliori dove concentrare le forze per ritardare e disturbare questo vertice illegittimo e criminale.
La vita del campeggio sembra molto libertaria e conotemporaneamente organizzata. C’è la tenda medica, il media center, l’info point e la cucina accessibile a tutti e tra un bagno nel lago e un assemblea si trova addirittura il tempo per seguire un workshop sulla disobbedienza civile organizzato da due compagne statunitensi: teorie e tecniche, ad esempio, per sopportare le cariche della polizia. Alla fine c’è perfino una esercitazione pratica in cui metà dei partecipanti fa la parte della polizia e l’altra metà si fa caricare. C’è da imparare per tutti.
Veniamo a sapere che nel pomeriggio si svolgerà anche una prima manifestazione del Bike bloc (di cui fanno parte anche 17 italiani ) lungo il perimetro della zona gialla. La città infatti è divisa in tre zone : la zona rossa comprende il piccolo porto della città da dove partiranno i traghetti che porteranno i delegati al vertice, intorno ad essa si stende la zona gialla che è la zona in cui non è permesso manifestare e che finisce lungo uno dei viali principali della citta, al di fuori di essa la città di ogni giorno che sta alla finestra in attesa degli eventi. Parliamo con gli organizzatori della protesta. Si potrebbe provare a fare un minimo di pressione sulla zona gialla. Sono tutti d’accordo a patto che non si usi altro che i nostri corpi. Spargiamo la voce e il presidio colorato e pieno di musica di piazza San Francois diventa presto un corteo consistente. Partiamo.
http://audio.globalradio.it/audio/2003/05/31_05_03/gianmarco_2000.mp3
La polizia è poca e rilassata. Alla prima strada di accesso al porto un compagno propone la cosa al megafono e alzate le mani ci dirigiamo verso il cordone delle forze dell’ordine. Il corteo spontaneamente fa lo stesso. I poliziotti dicono gentilmente di andare nell’altra direzione, ma ovviamente non diamo retta. Non cerchiamo però lo scontro,semplicemente premiamo. La gente c’è , sta li e spinge. L’indignazione si sente negli slogan e noi italiani abbiamo un brivido quando sentiamo molti stranieri urlare alla polizia “assassini” nella nostra lingua. Si vede che gli sbirri italiani sono diventati gli assassini per antonomasia dopo Genova. E non potrebbe essere altrimenti. Sentiamo e ugualmente noi gridiamo che anche oggi carlo vive e che non ci hanno piegato quando lo hanno ucciso anche se ci hanno spento un pezzo di cuore.
http://audio.globalradio.it/audio/2003/05/31_05_03/heidi.mp3
Premiamo e qualcuno, tra cui io, riesce anche a passare dietro la polizia da un piccolo varco tra un cantiere e una casa che nessuno ha pensato a presidiare. Alzo il pugno saluto i compagni e scatto una foto, poi vedo arrivare un blindato ritardatario e arretro. La marcia procede. Ripetiamo l’azione ad ogni accesso al porto e un po’ di tensione c’è, ma tutto sommato siamo tranquilli.
http://audio.globalradio.it/audio/2003/05/31_05_03/gianmarco_2030.mp3
Ci stiamo avvicinando ad uno degli hotel dei delegati che ha l’ingresso posto proprio sulla nostra strada. Due delegati ddirittura stanno fuori dalla porta a guardarci passare divertiti. Ma se pensavano di essere a teatro si sono sbagliati. Le nostre uova li centrano in pieno. Arrivano i blindati e noi procediamo.
Alla fine del corteo torniamo al campeggio e lì finalmente riusciamo a capire le mosse del giorno dopo. Cerchiamo con gli altri di organizzare una strategia cartine alla mano. Giunti a qualche conclusione ripartiamo per Ginevra. Vogliamo raccontare e farci raccontare dagli altri. Durante il viaggio veniamo a sapere che per la notte sono previsti azioni di guerriglia, si dice, da parte del blocco Anthrax. Entriamo a Ginevra e poco dopo ci arriva l’inquietante notizia che ci sono scontri in città,e che il media center di Indymedia nel centro sociale Usine è stato accerchiato. Io e un compagno andiamo a dare un occhiata in giro : l’odore dei lacrimogeni è ancora forte e ci punge le narici e gli occhi, in mezzo alle strade ci sono i segni degli scontri che però si sono già spostati. Torniamo indietro alla Maison des Association dove troviamo gli altri e dove rimaniamo a lungo per verificare la realtà di voci inquietanti di gruppi di nazisti che sembra stiano girando la città in caccia. In effetti dopo poco passano tre probabili naziskin proprio davanti a noi che però scappano velocissimi appena i compagni scattano dietro di loro.In lontananza si sentono i botti dei lacrimogeni e l’adrenalina ci tiene svegli. Alla fine verso l’una di notte decidiamo che il gruppo di Losanna torni al campeggio, gli altri per mantenere sicura la Maison des Association bastano e avanzano. E noi dovremo svegliarci presto. Partiamo.

Arrivati a Losanna verso le due e mezza i guardiani del campeggio si rifutano di far entrare il furgone. Non ce la sentiamo di tirarla in lungo,abbiamo assoluto bisogno di dormire almeno qualche ora. Il furgone resta fuori, noi entriamo e un po’ in tenda un po’ sotto le stelle ci addormentiamo del sonno, lasciatemelo dire, del giusto.
Alle cinque e un quarto del mattino una banda di tamburini del blocco Pinksilver dà la sveglia a tutto il campeggio. Mi alzo un po’ stonata ma mentre gli altri emergono dai sacchi a pelo io mi faccio un bagno nel lago che a quest’ora è gelido e veramente corroborante. Caffè amaro e siamo pronti. Ci segniamo i numeri dell’assistenza legale e medica.Ho una maglia a maniche lunghe sopra una canotta, una sciarpa al collo i capelli legati e gli occhialini da piscina nello zaino: questo dovrebbe darmi qualche minuto di vantaggio sui lacrimogeni eventuali. E comunque non posso fare altro e me lo faccio bastare. La macchina fotografica è carica. Andiamo.

La strategia è questa: il blocco Pinksilver pare insieme al blocco Anthrax. Questi ultimi bloccheranno l’uscita dell’autostrada, gli altri continueranno verso la città per bloccare o ritardare gli altri accessi. Noi andremo sciolti da uno all’altro per vederne e se è il caso condividerne le pratiche.
http://audio.globalradio.it/audio/2003/05/31_05_03/gianmarco_715.mp3
Partiamo con i Pinksilver dal campeggio e dopo poco si uniscono gli Anthrax. Niente a che vedere con le teniche da guerriglia urbana viste su altre piazze. Questi sono tanti, tutti rigorosamente vestiti di nero e coperti completamente, sono giovani, giovanissimi, e perfettamente intruppati e organizzati in uno spezzone compatto e ordinato. I Pinksilver, davanti, sono tanti anch’essi, coloratissimi, ironici, divertenti ma altrettanto determinati.
Arriviamo passando attraverso surreali campi di grano fino alla rotonda dove sbocca l’autostrada. Gli Anthrax rapidi ed efficaci costruiscono e incendiano delle barricate, ma, cosa un po’ strana e poco sensata, invece che rimanere li a difenderle si muovono al seguito del Pinksilver Block verso la città. La polizia per ora nemmeno si vede. Il corteo quindi si presenta con un primo spezzone rosa che lancia vernice e uova, un secondo spezzone del bike bloc e un terzo spezzone, quello Anthrax, che sanziona pesantemente ogni simbolo del potere globale che incontra sulla sua strada. Tutto questo però in un clima straordinariamente ordinato ed efficiente: viene attaccata una macelleria da un gruppo di vegani interni al blocco nero e tutti gli altri del medesimo blocco li fischiano e li fermano. Mai visto. Stessa cosa succede davanti a un supermercato. Gli obiettivi sono precisi e individuabili. Sembra che niente venga lasciato al caso. Nel corteo ci spostiamo nei vari spezzoni, anche in quello nero. Mi chiedo se sono tesa: mi rispondo di no, sto all’erta ma sono tranquilla, non hanno affatto l’aria di gente che sta per fare cazzate assurde. Magari cose pesanti, ma non follie.
La polizia è molta ma non sembra particolarmente agitata, per ora si limita a controllare che la zona rossa non venga nemmeno avvicinata. E questo incredibilmente non succede. Nessuno cerca di sfondare. Ci chiediamo se in questo non ci sia una mancanza macroscopica di obiettivo politico. Ma chiedendocelo camminiamo e mentre il blocco Anthrax non cerca nessun contatto con la polizia, davanti, il blocco Pinksilver, organizza scudi contro gli idranti degli sbirri ad un accesso al porto e sembra quasi essere più pronto a mettere in gioco il proprio corpo. Il corteo resta fermo almeno mezz’ora sotto i getti potenti degli idranti.
http://audio.globalradio.it/audio/2003/05/31_05_03/gianmarco9_06.mp3
I neri che arrivano dopo nemmeno si fermano. Verso le 11 decidiamo di abbandonare il corteo per andare a Ginevra dove si stanno svolgendo i blocchi dei ponti e tagliando verso il centro di Losanna torniamo al campeggio.
Durante il tragitto sentiamo molti colpi di lacrimogeni e forse di bombe stordenti,
http://audio.globalradio.it/audio/2003/05/31_05_03/gianmarco9_32.mp3
http://audio.globalradio.it/audio/2003/05/31_05_03/nicolaj9_29.mp3
quindi arrivati vicino al villaggio ci spostiamo sull’autostrada dove il gruppo dei Bike Bloc ha fermato con le bici un convoglio di delegati che tra l’altro ha speronato un compagno fortunatamente senza conseguenze. Il convoglio è già andato via ma ci mettiamo comunque sull’autostrada e ci rendiamo conto di due cose. Mentre intorno a noi regna una calma assurda il campeggio del blocco Anthrax è stato completamente circondato dai blindati con gli idranti puntati sulle tende e anche dal racconto di un compagni di Bicig8 capiamo che l’intero corteo nel percorso di ritorno è stato spinto a forza di lacrimogeni verso il campeggio Anthrax. Mentre siamo lì ci arriva anche la notizia non confermata, ma sconvolgente della morte di un compagno tra Ginevra e Losanna. Tira una brutta aria, ci muoviamo verso il campeggio un’altra volta cercando di telefonare ai media center per avere notizie. La notizia viene data come probabile, ma non confermata. La dinamica sembrerebbe terribile: la polizia che taglia la corda di un climber appeso a un ponte per bloccare l’autostrada. So cosa significa anche dal punto di vista simbolico una cosa del genere per chi arrampica: che qualcuno tagli una corda di proposito è un gesto totalmente agghiacciante.
Decidiamo di andarcene velocemente , la situazione sta diventando molto pesante e vogliamo ricongiungerci agli altri. Partiamo e diamo appuntamento a Ginevra anche a un compagno che rimasto da solo è bloccato nel traffico col furgone. Ma la cosa non sarà semplice. Una delle nostre macchine sulla strada nazionale vede il furgone che viene scortato via dalla polizia. Provano a chiamare il nostro compagno, ma non risponde. E stato fermato e cominciamo a muoverci per capire come sapere dove lo hanno portato e come tirarlo fuori.
Nel frattempo arrivano altre due notizie: il climber non è morto ma solo ferito, il campeggio Anthrax sta subendo un rastrellamento a tappeto.
http://audio.globalradio.it/audio/2003/06/01_06_03/guido13_50.mp3
Gli arresti arriveranno presto a 400.
Durante il viaggio cominciamo a metterci in contatto col Legal Forum ma è troppo presto, non si hanno notizie e gli arresti sono veramente tanti.

Arriviamo a Ginevra che i cortei sono ormai finiti, ma la zona della Maison des Association è circondata di blindati tedeschi che sono piuttosto inquietanti.
La raggiungiamo comunque da dietro e ci riuniamo nello squat per capire come muoverci. Sono ormai le 7, poi le 8, poi le 9 e del nostro compagno non ci sono notizie.
Decidiamo di muovere i parlamentari italiani e la Farnesina. Chiamiamo ma dobbiamo aspettare che le cose si muovano. Intanto in città infuriano gli scontri e alcuni di noi vanno almeno a rendersi conto di cosa succede. Ci muoviamo in un piccolo gruppo tranquillo e lo scenarioo è inaspettato: qasi niente Anthrax block, pochi i manifestanti riconoscibili, ma tantissimi ragazzi delle banlieus in prticolare maghrebini che, sospetto, forse non sanno granchè del g8 ma hanno l’aria di divertirsi molto.. Ogni volta che un sasso colpisce uno scudo si sprecano le pacche sulle spalle e complimenti per la mira. La polizia fa semplicemente opera di contenimento : al confronto le forze dell’ordine italiane sono un gruppo di ultras. E nei nostri giri notturni siamo tutti d’accordo nel constatare la differenza tra le pratiche organizzate delle manifestazioni diurne dove non ci sono raid né gruppetti separati e ingestibili, ma anzi dove l’Anthrax block si è dimostrato unito e determinato e invece gli scontri notturni totalmente lasciati all’iniziativa personale, dove la gente non è nemmeno riconoscibile come manifestante e dove è addirittura pensabile la partecipazione non solo di persone non politicizzate ma addirittura di cittadini attempati e in camiciola.Quando la situazione si fa più pesante vengono sparati lacrimogeni, proiettili di gomma e granate stordenti,ma non c’è comunque confronto con i metodi cileni che ci sono in Italia anche perchè, queste erano le notizie che arrivavano nel frattempo, gli arrestati non vengono toccati con un dito.In compenso la situazione più pesante la stanno vivendo ancora una volta i compagni che sono dentro il mediacenter di Indymedia nel centro sociale Usine. http://audio.globalradio.it/audio/2003/06/02_06_03/ginevraseconda.mp3
Che caso! Anche quando la polizia sembra più “civile” e gli scontri vengono tenuti il più possibile sottotono anche allora la brutalità dell’impero si accanisce contro chi cerca di fare una informazione indipendente. Il media center è nuovamente accerchiato, gli agenti irrompono mascherati di nero, da dentro alcuni compagni italiani ci chiedono aiuto: “chiamate i parlamentari, chiedetegli di venire qui, non può entrare nessuno e soprattutto noi non possiamo uscire”.il resto è storia.
http://italy.indymedia.org/news/2003/06/299431.php
Gli scontri e l’assedio del mediacenter andranno avanti tutta la notte ma noi verso le 23 torniamo allo squat per capire come si sta evolvendo la situazione del compagno arrestato.
E le notizie non sono positive. Paradossalmente il fatto che non sia stato arrestato con gli altri ma da solo fa sì che la sua situazione sia più complicata di quella degli altri: ci sono 150 rilasciati ma il suo nome non c’è, inoltre non esiste una lista degli arrestati. Cominciamo a essere seriamente allarmati. Ritelefoniamo a parlamentari vari e al Forum Legale, ma ci rimandano tutti alla mattina. Alla fine decidiamo di andare a dormire qualche ora. Ci addormentiamo di sasso ma con nelle orecchie i colpi dei lacrimogeni, le sirene della polizia e i rumori degli scontri che vanno avanti fino all’alba.

Alle otto del mattino siamo operativi: davanti a due caffettiere gigantesche ricominciamo a cercare notizie del compagno. Uno di noi si dedica ai contatti con i parlamentari e alle pressioni sulla Farnesina, un altro sul Forum Legale, un terzo chiama il consolato per ottenere pressioni e informazioni ulteriori.
Una macchina parte per Losanna: finalmente otteniamo qualcosa. Il nostro compagno è stato arrestato e messo in attesa di rilascio, ma…poiché non avevano i mezzi sufficienti per portarlo nel luogo dove era stato arrestato, legge svizzera, è stato trattenuto ulteriormente dalle ore 19 della sera prima. Veniamo infine a sapere che verrà rilasciato entro mezzogiorno a circa 10 km da Losanna insieme al furgone.

Finalmente riceviamo una telefonata dal nostro compagno che è stato liberato e che si trova in un bar dove gli hanno fatto ricaricare il telefono e dove ci aspetta . Quando arriviamo la prima cosa che facciamo è comprare da mangiare e bere visto che per 24 ore lo hanno lasciato senza cibo e senza acqua e lui non ha soldi. Ripartiamo al volo per Ginevra. All’arrivo ci facciamo raccontare tutto e cominciamo a pensare come muoverci per denunciare il sopruso subito da una persona che senza alcun motivo e dopo essere stato già posto in stato di rilascio è stato tenuto una notte e una mattina in galera senza accuse.
Alla fine ripartiamo tutti per l’Italia. Ci aspettano 4 fermi di frontiera e un controllo antidroga con l’ausilio di un barboncino ridicolo alto 20 cm al garrese, ma va bene qualsiasi cosa adesso che ci siamo di nuovo tutti. In Italia ci aspettano gli articoli deliranti con le interviste ai vari “leader” no global: Agnoletto in sostanza dice che l’Anthrax Block ha rovinato la festa ai manifestanti pacifici. Mi chiedo se il g8 fosse una festa e a quali manifestazioni abbia partecipato Agnoletto. Noi non abbiamo visto certo quello che ha visto lui, noi abbiamo visto l’indignazione di migliaia di persone che si sollevava contro i simboli dell’impero e contro i servi dell’impero stesso, certo non sempre con pratiche pacifiche. Ma niente di così violento quanto tagliare la corda a un climber.A Ginevra continuano gli scontri, a Evian continua il g8. Torneremo.

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