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Dichiarazioni di Martin Shaw per la stampa
by traduzione lagarto+s23 Thursday, Jun. 12, 2003 at 10:45 PM mail:

6 giugno 2003

Alle tre del mattino di domenica 1 giugno, un gruppo di affinità composto da diciassette di noi è partito da Ginevra in direzione di un ponte strategicamente importante sull'autostrada tra Losanna e Ginevra. Avevamo preparato il blocco non violento del ponte da giorni, per disturbare il meeting dei G8, che consideriamo illegittimo. Il nostro scopo era fermare i delegati che dovevano raggiungere il centro conferenze ad Evian. Le ricerche effettuate ci avevano confermato che avrebbero dovuto attraversare questo ponte nel tragitto dai loro alberghi al centro conferenze.

Il piano prevedeva che io e Christina, entrambi scalatori molto esperti, ci appendessimo ai due lati del ponte, a una singola (ma molto robusta) corda da arrampicata. Per far questo, la corda a cui eravamo appesi doveva passare attraverso la carreggiata del ponte, creando dunque un blocco effettivo della strada. Se le auto fossero passate attraverso la corda, l'avrebbero rotta, condannando automaticamente me e Christina a una caduta di 20 metri e quindi ad una potenziale morte.

Dopo esserci mossi nel buio attraverso la valle sotto l'autostrada, oltrepassando dei rovi e un ruscello, siamo arrivati sotto il ponte, dove abbiamo concluso gli ultimi preparativi per l'azione e ci siamo nascosti per completare l'opera il mattino dopo, in attesa di una chiamata di uno dei nostri che ci dicesse che la carovana dei delagati era stata avvistata ed era partita. Dopo ore spese a ripassare i piani nell'attesa, abbiamo ricevuto la chiamata che aspettavamo. Siamo passati all'azione, ognuno con un proprio ruolo preciso.

Io, insieme con il mio assistente alla corda, sono sceso a valle per aspettare che mi fosse gettata l'estremità della fune dal ponte in modo da poter salire fino all'altezza concordata. Nel frattempo gli altri sono arrivati sul ponte: in dieci hanno bloccato il traffico, usando cartelli e striscioni per spiegare agli automobilisti che se avessero continuato ad accellerare avrebbero potuto uccidere due scalatori.

Mentre il traffico veniva bloccato, Christina e i suoi due assistenti hanno messo a posto la corda. E' stata presa ogni precauzione possibile per far sì che l'azione fosse completamente sicura - tra gli altri accorgimenti pianificati nei giorni di preparazione, sono state messe delle guaine per evitare che la corda, assicurata alle barriere del ponte (cosa che ha salvato Christina dalla caduta), si consumasse, e la corda stessa è stata decorata con bandiere arancioni e argentate in modo da renderla totalmente visibile agli autisti; inoltre gli striscioni di avviso erano scritti in francese e dicevano chiaramente che se la corda fosse stata oltrepassata da qualche mezzo due persone sarebbero morte.
Nonappena il traffico è stato bloccato del tutto, gli assistenti hanno dato a me e a Christina dall'altra parte del ponte il segnale di iniziare. Io sono salito mentre Christina ha iniziato a scendere: ci siamo mossi in modo da controbilanciarci l'uno con l'altra.

Mentre la polizia iniziava a creare confusione in una situazione che fino ad allora era stata sotto controllo e totalmente calma, Christina ed io stavamo per raggiungere le nostre posizioni finali. Mi preparavo a rimanere sospeso sotto il ponte fino a quando non mi avessero tirato giù a forza, per il motivo che per me il G8 non ha nessun diritto di dettare politiche economiche globali che mettono inesorabilmente il profitto davanti ai bisogni della gente e dell'ambiente. Le prime cose che mi vengono in mente sono la recente ed illegale guerra in Iraq e il problema della cancellazione del debito per i paesi più poveri.

Tre poliziotti si sono presi la briga di scoprire cosa stesse succedendo esattamente, e con i loro occhi hanno seguito la corda fino all'estremità a cui ero appeso; li ho salutati e ho gridato "Bonjour!". L'ho fatto per cercare di stabilire un rapporto amichevole, dal momento che mi aspettavo che un gruppo di poliziotti scalatori sarebbero stati chiamati, avrebbero analizzato la situazione prima di muoversi e ci avrebbero fatto scendere in sicurezza. In tutti i miei molti anni di esperienza come scalatore, non mi è mai capitato che a qualcuno sia venuto in mente di toccare le corde a cui ero appeso. Ma in un momento ho sentito come se la corda fosse stata tagliata. Nei 25 metri di caduta ho pensato "Oddio, hanno tagliato quella cazzo di corda!"

Sono rimasto coscente durante tutto l'accaduto. Mi ricordo di aver toccato terra; sono caduto in un torrente piccolo e roccioso al fondo della valle. Sono caduto grossomodo sulla sinistra, prima coi piedi e poi con il resto del corpo; la mia testa è finita nella pozza più profonda del torrente, per il resto molto basso, e questo probabilmente mi ha salvato la vita. Sono rimasto stordito dal dolore nell'acqua gelata, e cercavo con le mani di portarmi con la testa e con il torace fuori dall'acqua; ero completamente avvolto dalla corda che era caduta giù insieme a me. Capivo che Christina era ancora appesa alla corda dall'altra parte, ma non avevo nessun indizio che mi facesse capire che non era caduta solamente per lo sforzo dei nostri amici sul ponte, che avevano afferrato la corda e la stavano tenendo per salvarla. Ero stupefatto di non essere morto, non ho perso coscienza nemmeno per un secondo.
In ogni caso, ero distrutto dal dolore, specialmente alle gambe, alla zona lombare e al bacino.

Sono rimasto nel torrente per un bel po', diventando sempre più freddo. Ero preoccupato della mia spina dorsale e non sapevo come comportarmi. Non sapevo se dovevo muovermi o no, ma la corrente del torrente mi muoveva comunque.
A un certo punto ho deciso che era meglio cercare di uscire dall'acqua, percui ho cercato di trascinarmi su una rocia, ma non ho potuto fare molto. La prima persona a raggiungermi è stato il mio assistente alla corda, che si era messo in attesa lì vicino sotto il ponte. Da sopra il ponte, il medico del nostro gruppo si era precipitato a valle: lei e altri due ragazzi del mio gruppo rimasti a valle sono venuti ad aiutarmi. C'erano anche molti militari che, dopo una lunga discussione in francese, sono venuti a dare una mano per tirarmi fuori dal torrente. Il dolore, specialmente alla gamba sinistra, sui glutei e all'anca, ora era tremendo. Mi hanno spostato in una zona erbosa sopra al torrente, e qui ho ricevuto la prima assistenza medica dalla nostra dottoressa, e poi, dopo una lunga attesa, dai medici del servizio di emergenza svizzero. Più tardi sono stato portato via elicottero al CHUV (un ospedale di Losanna).

Sembra che le autorità stiano creando un sacco di difficoltà ai miei amici che lavorano in Svizzera e cercano di aiutarmi ora che sono in convalescenza. C'è una guardia fissa di piantone fuori dalla mia stanza, che lascia passare solo pochissima gente, e controlla ogni foglio che entra prima che io possa leggerlo, e c'è un divieto totale di ingresso per i media. Parlando in termini strettamente medici, sto ricevendo un'ottima assistenza dai dottori qui in Svizzera, e vorrei davvero che i milioni di persone al mondo che non hanno un'adeguata assistenza medica, grazie alle politiche imposte dal gruppo dei G8 attraverso le istituzioni finanziarie internazionali, potessero avere accesso allo stesso trattamento che ho ricevuto io qui.

Comunque non sono affatto contento che le autorità vogliano rimpatriarmi così velocemente. Non mi sento pronto per partire, c'è bisogno di un'altra operazione per stabilizzare le mie condizioni. Sarebbe molto conveniente per lo Stato Svizzero che non rimanessi più nel loro paese, in modo da poter annebbiare le controversie legali di colpevolezza se dovessero sopraggiungere complicazioni mediche una volta che venissi curato in un altro paese. Sembra che ci sia un desiderio da parte del Governo Svizzero di far passare l'intero evento come un "incidente". Sono completamente sicuro che la polizia sapeva che ero sospeso alla corda; secondo me questo evento non può essere considerato come un incidente.

Non c'è stata alcuna offerta da parte della Polizia o del Governo Svizzero di coprire parte delle spese mediche e legali che sto affrontando. Infatti il mio gruppo di supporto sta fronteggiando molte difficoltà cercando fra i precedenti nei patti internazionali fra Svizzera e Unione Europea, ricevendo informazioni profondamente contrastanti da varie Agenzie Svizzere.

Attualmente stiamo lavorando per montare un caso legale contro la Polizia e lo Stato Svizzero, per recuperare i costi medici e per risarcimento, e per rivendicare la crescente impunità dello stato e delle sue forze esecutive.

Il piano, nello spirito dell'azione diretta non violenta , era di creare un blocco con la corda, ovviamente confidando nel fatto che la polizia e i loro governi si preoccupassero più della vita umana che del traffico. Ma il primo giugno non è stato il caso nostro, e il solo motivo per cui sto ancora raccontando è un puro e semplice colpo di fortuna, unito alla sorprendente e rapida reazione da parte dei miei amici sul ponte, e alla bravura dei medici dell'emergenza che si sono presi cura di me fin dall'incidente.

Martin Shaw
CHUV Hospital
Losanna
Svizzera

"Sono davvero parecchio arrabbiato per le difficoltà che continuano ad avere i miei amici che cercano di entrare nella stanza per salutarmi. Capisco la delicatezza della situazione, con la necessità di rispettare i bisogni degli altri pazienti, ma mi pare repressivo che solo tre persone possano farmi visita, anche durante le ore di visita ufficiali. Piazzare una guardia alla porta, che controlla e identifica chi mi viene a fare visita è una pratica chiaramente repressiva e antidemocratica, e una limitazione alle mie libertà civili."
Martin Shaw sulle condizioni ospedaliere

"E' un fondamento di ogni stato democratico che ogni libero individuo abbia libertà di parlare con la stampa. Ieri, nonostante le mie proteste, una giornalista che mi stava intervistando è stata tirata via dalla mia stanza a spinte, anche se mi era venuta a trovare durante le ore concordate per le visite. Sembra una decisione politica piuttosto che medica, quella di imporre il blocco ai media. Mi pare inaccettabile essere trattato in questo modo...lo Stato Svizzero sta forse cercando di seppellire tutta questa storia??"
Martin Shaw e l'accesso ai media

"E' parecchio frustrante sapere di dover passare i prossimi 6 mesi a letto, e di dover affrontare dopo altri 3 mesi di cure mediche pesanti. Tutto questo grazie alle azioni irresponsabili della polizia svizzera, e dei loro inaccontentabili manovratori. Questa storia è solo una delle migliaia di atti di repressione politica che capitano ogni giorno nel mondo. Se non altro io sono stato abbastanza fortunato da aver avuto accesso a strutture ospedaliere occidentali, diversamente dalla maggioranza delle persone nel mondo, a cui le politiche neoliberiste dei G8 e dei loro partner corporativi negano i più fondamentali diritti umani."
Martin Shaw sulle sue fortune occidentali

"Alimentano guerre illegali nel nome della libertà e della democrazia, e allo stesso tempo reprimono violentemente tutti quelli che chiedono a gran voce la verà libertà"
Martin Shaw sulla repressione globale

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