Cronaca dell'irruzione poliziesca nelle sedi di Euskaldunon Egunkaria
ORE DI FRUSTRAZIONE E INDIGNAZIONE «è finita, questa è andata». Parole di lamento pronunciate da una donna davanti alla sede di “Euskaldunon Egunkaria” di Andoain. La sede era già chiusa. Si intuivano tristezza, indignazione e frustrazione fra le persone riunite. «Dodici anni di sudore vanificati in poche ore», ha sentenziato un redattore.
Dieci persone arrestate e le sedi del quotidiano in lingua basca sigillate con nastri che sentenziavano la loro chiusura. «Sigillato dal Tribunale di Istruzione numero 6 della Audiencia Nacional. 20 febbraio 2003», recitava l’ordine di chiusura che la Guardia Civil ha affisso sulle porte di ingresso delle quattro sedi di “Euskaldunon Egunkaria” di Bilbao, San Sebastian, Vitoria e Pamplona. Sono state le conseguenze più visibili dell’operazione ordinata dal magistrato Juan del Olmo. «Sono andati a cercarmi a casa, verso le tre e mezza del mattino, perché venissi a presenziare alla perquisizione», ha spiegato Alberto Barandiaran, delegato di “Egunkaria” a Pamplona. Gli hanno dato due opzioni: aprire la porta o sarebbe stata abbattuta. Dopo aver detto che «non mi hanno spiegato i motivi dell’operazione», Barandiaran ricordava che «in dodici anni abbiamo ampiamente dimostrato che non abbiamo fatto altro che lavorare. Non ci dedichiamo ad altro che alla stampa ed alla parola scritta», ha sottolineato.
L’ispezione si è protratta per quattro ore ed è terminata con la chiusura della sede. Un’ora più tardi è stata chiusa anche la sede di Bilbao. La Guardia Civil, verso le 08,15, abbandonava gli uffici ubicati nella Calle General Egia che, in apparenza, riprendeva il suo aspetto abituale.
A quell’ora, i lavoratori dell’unica emittente radiofonica in lingua basca della zona di Pamplona, Euskalerria Irratia, si erano spaventati nel trovareil portone della Torre Irrintzi, nel quartiere di Donibane, occupato dalla Guardia Civil. Il suo direttore, Mikel Bujanda, si è trovato faccia a faccia con la perquisizione dell’ufficio del quotidiano, dato che l’emittente ha sede nella porta di fronte, al tredicesimo piano dell’edificio; l’allarme è cresciuto quando hanno visto che era presente Alberto Barandiaran: «Ho chiesto se fosse in stato di arresto, e mi hanno detto di no», ha raccontato Bujanda.
Intanto, il responsabile della sede di “Egunkaria” di Pamplona, cercava senza successo di convincere gli agenti a lasciare che, almeno, si potessero prendere dall’ufficio i lavori giornalistici: «Ho provato con un reportage che stavo preparando su Jorge Oteiza, ma niente da fare». Come accadde con la chiusura di “Egin” e Egin Irratia, nel lugio 1998, tutto il materiale giornalistico rimaneva sequestrato.
Per colmo della sfortuna, il giornalista obbligato a fungere da testimone, ha visto accentuarsi la sua solitudine quando il telefono cellulare ha cessato di funzionare, a partire dalle 07,30. Lo stesso accadeva simultaneamente con altri numeri utilizzati da lavoratori di “Egunkaria” ed anche con altri, intestati a collaboratori del quotidiano, il che ha portato a sospettare che i telefoni fossero stati bloccati dalle autorità di polizia. Più tardi, si è saputo che si trattava di un guasto generale del gestore utilizzato dal giornale, il che ha portato gli ascoltatori di Eukalerria Irratia ad ironizzare, cercando di trarre qualche sorriso dalla situazione: «Se hai un contratto con Vodafone e non parli basco, tranquillo, si è bloccato anche a te».
La perquisizione di Pamplona si è conclusa verso le 07,30 e la Guardia Civil ha apposto i sigilli. Qualche fotografo aveva già raggiunto l’ufficio e ha potuto raccogliere le immagini degli agenti che si portavano via casse e computer.
A quell’ora proseguivano le perquisizioni nelle redazioni di Vitoria e Andoain. Nella sede centrale del quotidiano, il vicedirettore, Xabier Lekuona, ha inquadrato l’operazione «nel tentativo di criminalizzazione di Euskal Herria» e l’ha definita «aggressione contro l’ambito dell’euskara; è già successo con AEK, con Zabaltze e con le ikastolas e ora è toccato a noi, ad un mezzo di comunicazione in lingua basca. Questa è un’aggressione di una gravità terribile». Dopo aver ricordato la chiusura di “Egin”, ha evidenziato l’intenzione dei lavoratori di “Egunkaria” di «proseguire nel nostro lavoro e rispondere a questa aggressione, perché, nonostante ci provino con le armi, non ci zittiranno».
L’arrivo degli agenti alla sede di Andoain, si è verificato verso le 03,30: la persona addetta alla custodia dell’immobile del Martin Ugalde Kultur Parkea si è vista puntare contro le armi; hanno fatto uso delle sue chiavi relative a tutti gli uffici che ospita il complesso e sono entrati al giornale. Pochi minuti dopo, secondo quanto indicato a GARA da alcuni lavoratori di “egunkaria” è arrivato il distributore incaricato della zona di Tolosa per realizzare il suo lavoro: gli hanno chiesto dove andasse e per quale motivo e quando ha risposto che doveva distribuire le copie e che, perciò, doveva entrare in sede, i Guardia Civil gli hanno detto «vai a casa, ragazzo, che oggi sei in vacanza».
Man mano che si diffondeva la notizia, la gente ha cominciato ad avvicinarsi al Martin Ugalde Kultur Parkea; insieme ai lavoratori di “Egunkaria”, arrivavano responsabili politici come i membri della Mesa Nacional (organismo dirigente, N.d.T.) di Batasuna Joseba Alvarez e Zigor Goieaskoetxea, i dirigenti del Partito Nazionalista Basco Juan Mari Juaristi e Markel Olano, il segretario generale di Eusko Alkartasuna di Gipuzkoa Iñaki Galdos ed il segretario generale di Accion Nacionalista Vasca Antton Gómez, il membro del Comitato esecutivo di Udalbiltza (Assemblea degli eletti nelle istituzioni del Paese Basco, N.d.T.) Oskar Goñi, il rappresentante di Aralar Juan Martin Elexpuru, il segretario generale del sindacato LAB Rafa Díez, il segretario del settore comunicazioni del sindacato ELA Germán Kortabarria, il segretario generale di Kontseilua Xabier Mendiguren, il coordinatore generale di AEK Joxe Leon Otaño, il direttore della UEU Xabier Isasi, il coordinatore di Elkarri Jonan Fernández, il direttore di “Argia” Xabier Letona e consiglieri comunali di Andoain, Villabona, Hernani e Tolosa, fra gli altri. Verso le 09,00, erano già un centinaio le persone riunite, che si mostravano tristi, sorprese ed indignate, ma soprattutto, si imponevano impotenza e frustrazione.
Gli stessi sentimenti affioravano dalle valutazioni esposte davanti ai numerosi mezzi di comunicazione dai rappresentanti politici, sindacali e sociali sopracitatai; tutti erano concordi nel sottolineare che «questa è un’aggressione contro l’euskara e contro la cultura del nostro popolo», oltre che nel rimarcare «la necessità di una risposta che sia la più ampia possibile».
Kortabarria ha fatto riferimento a “Euskararen liburu beltza (Il libro nero dell’euskara, N.d.T.)”, scritto da uno degli arrestati, Joan Mari Torrealdai: «questo è l’ultimo capitolo di questo libro», ha detto.
I lavoratori del quotidiano non erano soli e nemmeno i lavoratori della Cooperativa Latz, che ha sede vicino a “Egunkaria”, li hanno dimenticati: una dozzina di essi, verso le 10,00, sono scesi in strada per qualche minuto, con cartelli sui quali si esprimeva solidarietà ai lavoratori di “Egunkaria”. Per l’iniziativa è stata espressa gratitudine con applausi; questo non è piaciuto ai Guardia Civil, che con uno spiegamento di uomini e mezzi spettacolare, sono entrati nella Cooperativa per identificare i lavoratori.
Mezz’ora più tardi, tre fuoristrada “Patrol” sono partiti, portando via uno degli arrestati, presente alla perquisizione; i lavoratori di “Egunkaria” hanno creduto di riconoscere Iñaki Uria ed è risuonato lo slogan «Prigionieri liberi!», mentre si apriva uno striscione con scritto «Libertà di espressione per Egunkaria».
Il secondo degli arrestati condotto alla perquisizione è stato Martxelo Otamendi, che è stato portato fuori dagli uffici qualche minuto prima di mezzogiorno. Gli applausi e le grida di indignazione si sono ripetuti e i Guardia Civil sono stati salutati con slogan come «Libertà!» e «Egunkaria avanti!». Quanti si trovavano lì riuniti, fra i quali il direttore di “Egin”, Jabier Salutregi che non ha potuto evitare di dire «tutto questo mi è familiare», si sono rapidamente diretti alla porta d’ingresso del giornale, che già intuivano essere stata sigillata; avevano indovinato. Osservando il piccolo lucchetto che chiudeva la porta e l’ordine di sigillo, una donna ha detto «è finita, questa è andata»; lo diceva con occhi pieni di pianto. Al suo fianco, due uomini anziani, si chiedevano preoccupati «cosa succederà ancora». Un redattore del quotidiano ha sentenziato «Quanto costa portare avanti un progetto come questo, e quanto è facile demolirlo. Dodici anni di sudore e lavoro chiusi in poche ore».
Queste prime reazioni hanno ceduto il passo alla visita degli uffici di tutti gli organismi che operano nell’edificio, allo scopo di controllare «se avessero combinato qualcosa» e ad una assemblea dei lavoratori del giornale. Dopo di loro, si sono riuniti i rappresentanti dei diversi agenti politici, sociali e sindacali, in un incontro nel quale si è decisa la mobilitazione di domani.
Al numero 20 della calle San Antonio di Vitoria, alle 10,00, la perquisizione continuava e si prevedeva durasse a lungo, visto che gli agenti della Guardia Civil portavano su panini. L’operazione era iniziata verso le 04,00, quando gli agenti si erano presentati a casa del giornalista Luis Karlos García per prelevarlo, come testimone. Dopo una perquisizione di oltre otto ore, gli agenti hanno introdotto in un furgone circa una dozzina di casse e diversi computer.
All’esterno della sede si è svolta una manifestazione rumorosa, con l’esibizione di cartelli, alla quale hanno partecipato trenta persone che hanno lanciato slogan in solidarietà con il giornale, per la libertà di espressione e chiedendo se questa fosse la volontà di pace dello Stato spagnolo. La Ertzaintza (Polizia Autonoma Basca, N.d.T.) era presente e ha identificato due giovani, ai quali ha comunicato che sarebbe giunta una multa. Sul posto si è recato anche il segretario generale di Eusko Alkartasuna, Gorka Knörr; i presenti lo hanno insultato e gli hanno posto domande come «è questo il piano di Ibarretxe (presidente del Governo Autonomo Basco, del quale fa parte EA, N.d.T.)?», al che Knörr ha scelto di andarsene.
Al termine della perquisizione, Luis Karlos García ha spiegato che la Guardia Civil ha sequestrato «ogni genere di materiale che un giornalista usa per lavorare. Vale a dire quaderni, penne, computer e registratori». Il giornalista ha denunciato che «ciò dimostra quale sia la mancanza di libertà d’espressione che in questo momento c’è in questo paese»; ha sottolineato che, a un certo punto, è arrivato in redazione un fax di Zutik «per denunciare proprio gli attentati contro la libertà di espressione che si stanno verificando in Euskal Herria»: questo documento è finito in mano agli agenti, «per ingrossare le supposte prove».
Comunque, non sono stati i soli locali di “Egunkaria” ad essere perquisiti ieri. La perquisizione della sede della rivista “Jakin”, diretta da Joan Mari Torrealdai, è iniziata verso le 07,30 ed è finita a mezzogiorno. I lavoratori sono rimasti all’esterno della sede, sita al civico 103 della Avenida de Tolosa, a San Sebastian; le guardie hanno portato fuori dalla redazione il direttore bendato e hanno portato via il suo computer, oltre a documentazione, hanno detto i lavoratori.
In precedenza, le guardie erano state a casa di Torrealdai, ad Usurbil, all’01,30; hanno praticato un grosso foro nella porta e hanno fatto irruzione nell’appartamento. «Tutta la famiglia si è svegliata per il fracasso che hanno provocato», hanno raccontato i vicini a GARA; «Hanno perquisito tutta la casa e l’hanno lasciata a soqquadro, hanno aggiunto.
Nella redazione dell’emittente radiofonica Herri Irratia, si è saputo dell’arresto di Txema Auzmendi nelle prime ore del mattino, quando il suo direttore dei notiziari, Ramón Ibeas, ed il giornalista Mariano Ferrer stavano preparando il lavoro per la giornata. «nel conoscere i nomi delle persone che stavano arrestando, mi sono reso conto che tutte appartengono al Consiglio di “Euskaldunon Egunkaria”, del quale fa parte anche Txema e, automaticamente, ho chiamato a casa sua», ha raccontato Ibeas. All’altro capo della linea, il suo collega non c’era già più, arrestato verso le 05,00.
La compagna di Xabier Oleaga è sobbalzata nel letto, all’01,00, quando ha udito il campanello di casa sua; aprendo la porta, si è trovata davanti ad un nutrito numero di agenti, che occupavano anche l’atrio. «Appena ho aperto, mi hanno chiesto di Xabier. Ci hanno portato tutti nell’atrio; eravamo in pigiama e scalzi. Almeno, hanno permesso che mettessi delle scarpette alle mie due figlie», ha raccontato Gemma Agesta. Per un quarto d’ora, i quattro sono rimasti nell’atrio, mentre la Guardia Civil faceva i suoi comodi nell’abitazione, che si trova ad Orereta. «Poi, hanno detto alla segretaria giudiziaria di salire; siamo entrati tutti», ha aggiunto. La perquisizione è durata tre ore; a prima vista, Agesta ha indicato che «si sono portati via due computer portatili e diverse carte».
Oleaga è stato condotto alla sede della Federazione delle Ikastolas, nel quartiere di Anoeta, a San Sebastian, che è stata perquisita. «Quando ho chiamato, mi hanno comunicato che la Guardia Civil si era impossessata dei computer», ha segnalato la stessa Agesta.
Sempre verso l’01,00, la Guardia Civil ha fatto irruzione nelle abitazioni degli abitanti di Lezo Xabier Alegría e Luis Gola; nel caso del primo hanno aperto la porta con un colpo, mentre nel secondo, «l’hanno distrutta», secondo i vicini. Le perquisizioni sono durate fino alle 05,30 passate.
I compagni di lavoro ed amici di Pello Zubiria si mostravano preoccupati per il suo stato di salute. I lavoratori di “Argia” hanno ricordato che soffre di una grave malattia infiammatoria che richiede continue medicazioni ed esige una dieta speciale; è una malattia cronica che necessita di costante assistenza medica.
Oltre alla perquisizione della sua abitazione, prolungatasi sino alle 04,00, gli agenti hanno proceduto ad ispezionare i locali del settimanale in lingua basca a Lasarte - Oria, portando via un paio di computer.
A metà mattina, i lavoratori di “Egunkaria” di Pamplona avevano già trovato ospitalità presso l’emittente radiofonica Euskalerria Irratia, dove hanno sostituito la scrittura con la parola, per spiegare le loro sensazioni. Da lì, sono passati un buon numero di visitatori che recavano messaggi di solidarietà; altri lettori chiedevano, in strada, se fossero previste mobilitazioni, mentre alcuni giornalisti preparavano note di appoggio e si parlava di recuperare striscioni come quello esibito al processo contro Jon Abril, collaboratore di “Egunkaria” processato alla Audiencia Nacional quando lavorava presso una televisione locale.
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