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FsMed: dal tavolo su "conflitti, guerre e militarizzazione"
by imc napoli/radi'o sarracino Sunday July 06, 2003 at 05:32 PM mail:  

Intervista ad Enzo

audio: MP3 at 1.6 mebibytes

Enzo ha partecipato al tavolo su conflitti, guerra e militarizzazione. Le sue impressioni sull'assemblea generale, e sui lavori del suo tavolo

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FSMed Napoli 2003 - Tavolo "Conflitti, guerra, milirarizzazione" - Il Documento
by Enzo Delehaye Sunday July 06, 2003 at 09:24 PM mail: info@archiviopace.unina.it 

II ASSEMBLEA INTERNAZIONALE DI PREPARAZIONE
DEL FSMed – FORUM SOCIALE MEDITERRANEO
Tavolo dei Movimenti Sociali
“Conflitti, guerra, militarizzazione”
Napoli (Italia) – 04.07.2003

DOCUMENTO FINALE

http://www.noglobal.org/nato/med/index.htm / http://www.fsmed.info/

PREMESSA

Il Tavolo dei Movimenti Sociali “Conflitti, guerra, militarizzazione” della II Assemblea Internazionale di Preparazione del FSMed – Forum Sociale Mediterraneo, svolto a Napoli (Italia) il 04.07.2003, ha visto la partecipazione di esponenti di diverse realtà dell’area mediterranea.

La discussione ha preso spunto del documento introduttivo proprio della Rete Organizzativa Locale dell’Assemblea di Napoli (ALLEGATO n° 1), ed ha avuto il ruolo importante di mettere a confronto esperienze e lotte diverse cercando di individuare possibili elementi di lotta ed iniziative comuni.
In particolare sono state riportate le esperienze:
· della Repubblica Araba Democratica del Saharaui con gli interventi di Dahan del Fronte del Polisario e di Felipe Briones dell’Associazione Internazionale dei Giuristi per il Sahara Occidentale;
· del Sudan con l’intervento di Adelrahman Abdelaziz dell’Alleanza Federale Democratica del Sudan;
· della Palestina con gli interventi di Thaera Badran dell’Organizzazione della Gioventù Palestinese e di Kerman Khattar dell’Unione dei Giovani Democratici Libanesi / Partito Comunista Libanese.
Si è ritenuto di includere anche una finestra sull’Iraq, utilizzando, tra l’altro, gli apporti scritti di Hamdin Sabahi del Movimento per la Dignità (Egitto).

Repubblica Araba Democratica del Saharaui
Chiediamo che siano rispettate le 49 Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U. e le 35 Risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’O.N.U. sulla questione Saharaui e che si concretizzi un processo di pace sulla base di un referendum giusto e trasparente, con cui la popolazione Saharaui possa esprimere la sua autodeterminazione.
Chiediamo che il Regno del Marocco cessi la repressione sistematica della popolazione Saharaui nella regione occupata.
Chiediamo, inoltre, la liberazione di tutti i prigionieri politici, in particolare la liberazione di Ali Salem Tamek.

Sudan
In Sudan è al potere un regime dittatoriale, che determina ed alimenta i conflitti nella regione.
Chiediamo la presenza in Sudan di osservatori civili internazionali per denunciare la violenza del regime dittatoriale e delle sue forze militari sui civili, per tutelare gli obiettori di coscienza al servizio militare e per garantire il rispetto dei diritti umani in Sudan.
Chiediamo di rivedere la politica nei confronti dei rifugiati politici, costretti a fuggire dalla propria terra a causa dei conflitti e chiediamo che i profughi siano accolti dignitosamente.

Palestina
La questione palestinese oltre ad avere implicazioni territoriali è soprattutto una questione di esistenza.
Chiediamo, innanzitutto, la condanna della politica del governo israeliano e del sionismo ed il riconoscimento delle forze di resistenza e la legittimazione dell’Intifada in Medioriente.
Chiediamo che sia rispettato il diritto al ritorno dei profughi palestinesi, come affermato anche dalla Risoluzione dell’O.N.U. n° 194.
Rivendichiamo la creazione dello Stato di Palestina, indipendente e democratico, con Gerusalemme capitale.

Iraq
Chiediamo la condanna all’occupazione U.S.A., britannica, italiana e dei loro alleati.
Chiediamo che il popolo Iraqeno abbia legittimazione alla propria resistenza e alla lotta di liberazione.
Affermiamo che la riconquista della democratizzazione è una questione popolare ed una responsabilità diretta delle sue forze interne, senza alcuna ingerenza sia politica, sia economica, sia sociale, sia militare esterna, come vogliono applicarla, invece,gli U.S.A. ed i suoi alleati.

Pur con le diverse peculiarità caratterizzanti ciascuna lotta, è indubbio che elementi comuni legano i movimenti di opposizione ai tentativi dei padroni del mondo (in primo luogo gli U.S.A.) di affermare il controllo a livello globale.
Il processo di trasformazione dei conflitti, avviato con la fine del bipolarismo, ha trovato definitiva legittimazione attraverso la strumentalizzazione dei fatti dell’11 Settembre.
La guerra imperialista è ora giustificata in nome della lotta al terrorismo internazionale, la cui etichetta viene apposta a chiunque esprima dissenso.
Le lotte per la riappropriazione dei bisogni negati, per l’affermazione dei diritti sociali, politici, economici, umani dei popoli e per il diritto inalienabile all’autodeterminazione ed alla resistenza vengono, ripetiamo, etichettati come terroristiche.

Inoltre, si auspica che anche le altre Organizzazioni partecipanti al Tavolo possano integrare questa Premessa con propri contributi riguardanti le rispettive problematiche territoriali e locali.

Si ricorda, altresì, che:
· il 13.09.2003 si terrà la Giornata Globale di Mobilitazione Contro il W.T.O., il Liberismo e la Guerra;
· il 27.09.2003 si terrà la Giornata Globale Contro l’Occupazione in Iraq e Palestina;
· il 26.10.2003 si terrà la Conferenza su Guerra e Globalizzazione.

PROPOSTE

TERRITORI E CONFLITTI
· identificare conflitti nodali (questione palestinese, decolonizzazione del Sahara Occidentale, etc.) quali punti di azione diretta per risoluzioni conflittuali alternative;
· affermare e sostenere i diritti di autodeterminazione dei popoli;
· rispettare tutte le risoluzioni dell’O.N.U. per l’autodeterminazione dei popoli e tutela dei loro profughi (Saharaui, Sudan, Palestina, Iraq, etc.);
· esercitare fortemente opposizione alle ingerenze economiche, politiche e militari negli affari interni da parte di potenze internazionali (in particolare U.S.A. ed Israele);

RESISTENZE E CONFLITTI
· sostenere i movimenti di resistenza e di lotta per l’autodeterminazione e per i diritti politici, sociali, civili ed umani e che si oppongono a regimi dittatoriali;
· organizzare ed attuare opposizione attiva alle aggressioni militariste, imperialiste e neoliberiste (U.S.A., U.E., Israele, N.A.T.O., W.T.O., etc.);
· organizzare ed attuare resistenze sia attive sia nonviolente alle forze di occupazione globali, sia militari, sia economico-finanziarie, sia socio-culturali (eserciti, multinazionali, accordi GATT, etc.)
· scardinare il sillogismo: RESISTENZA = TERRORISMO;
· richiedere una amnistia generale per tutti i detenuti politici ed impegnati nelle lotte per la pace e per i diritti politici, sociali, civili ed umani;
· organizzare ed attuare opposizione alle organizzazioni di “polizia internazionale” ed ai corpi di occupazione (N.A.T.O., eurobrigate, forze U.S.A., etc.);

MEDITERRANEO E CONFLITTI
· dichiarare il Mediterraneo “mare di pace” (con la denuclearizzazione, la smilitarizzazione e la distruzione delle armi N.B.C. – nucleari / batteriologice / chimiche, dismissione dei poligoni ed aree di tiro, nonché delle basi e dei “cimiteri” militari);
· richiedere una moratoria per la denuclearizzazione dell’area euro-mediterranea (Francia, Israele, basi U.S.A., basi N.A.T.O., etc.);

RISOLUZIONE DEI CONFLITTI
· creazione di gruppi di osservatori civili internazionali ed indipendenti, nonché di gruppi civili internazionali ed indipendenti di interposizione e di mediazione / facilitazione (Caschi Bianchi);
· utilizzare le pratiche della D.P.N. – Difesa Popolare Nonviolenta (disobbedienza, non collaborazione, sabotaggio, boicottaggio, scioperi bianchi, etc.) per la gestione e la risoluzione attiva dei conflitti;
· proporre analisi profonde delle cause strutturali scatenanti (es.: corridoi energetici, possesso delle risorse idriche e/o minerali, etc.) le guerre per una opposizione e risoluzione delle stesse;
· pretendere l’attuazione ed il rispetto di tutte le Risoluzioni dell’O.N.U. ed il rilancio del dialogo diplomatico nella prevenzione e nella risoluzione dei conflitti;

FONDAMENTALISMI E CONFLITTI
· riconoscere che tutti i fondamentalismi ed estremismi religiosi sono cause di innesco e diffusione di conflitti (fondamentalismo sionista ed estremismo religioso islamico nella questione palestinese e mediorientale, fondamentalismo statunitense nelle politiche economico-militari nei conflitti globalizzati locali e regionali, fondamentalismo neoliberista nei modelli di sviluppo);

RISORSE E CONFLITTI
· organizzare ed attuare opposizione al Progetto EUROMED – Area di “Libero” Scambio Euro–Mediterranea;
· organizzare ed attuare opposizione alla privatizzazione delle risorse (idriche, energetiche, minerali, etc.) sia nella ricerca e coltivazione, sia nella gestione e distribuzione delle stesse;
· sostenere la crescita equa e solidale per lo sviluppo dell’area euro-mediterranea per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti;

CULTURE E CONFLITTI
· valorizzare le diversità etniche e culturali nell’area mediterranea a fronte di un appiattimento voluto principalmente dalle multinazionali dei consumi;
· inserimento delle tematiche della pace e dei diritti umani nei percorsi formativi e didattici nelle istituzioni scolastiche ed universitarie;

MIGRANTI E CONFLITTI
· riconoscere gli status di rifugiato e di asilante per i profughi di guerra guerreggiata e latente (regimi dittatoriali e/o con scarse o nulle garanzie politiche, sociali, civili ed umane);
· riconoscere il diritto al ritorno dei profughi di guerra guerreggiata e latente;

INFANZIA E CONFLITTI
· organizzare ed attuare opposizione attiva all’uso ed utilizzo dei minori, sia come attori attivi che passivi nei conflitti ed all’utilizzo dei bambini-soldati ed ai massacri diretti (bombardamenti, mine, rastrellamenti, etc.) ed indiretti (malattie, fame, conseguenze di embarghi, etc.);
· riconoscere la guerra come causa di devianza infantile e supportare la rieducazione fisica e psicologica dell’infanzia deviata.

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FSMed Napoli 2003 - Tavolo "Conflitti, guerra, milirarizzazione" - L'elenco part
by Enzo Delehaye Sunday July 06, 2003 at 09:29 PM mail: info@archiviopace.unina.it 

n° INTERVENTO PAESE REGIONE / CITTA' ORGANIZZAZIONE NOME E COGNOME E-MAIL
1 programmato eseguito Turchia Instanbul Instanbul Social Forum F. Levert Sensever levent1956@gmx.net
2 programmato eseguito Italia Napoli Archivio Pace e Diritti Umani Vincenzo Delehaye info@archiviopace.unina.it
3 programmato eseguito Repubblica Araba Democratica del Saharawi Fronte del Polisario Dahan jruyu@yahoo.it
4 programmato eseguito Sudan Alleanza Federale Democratica del Sudan Adelrahman Abdelaziz ezo1971@maktoob.com
5 programmato eseguito Palestina Chatila (Libano) Organizzazione della Gioventù Palestinese Thaera Badran
6 programmato eseguito Libano Beirut Unione dei Giovani Democratici Libanesi / Partito Comunista Libanese Kerman Khattar kkhattar@edugate.net
7 programmato eseguito Regno Unito Londra Collettivo Anarchico Wombles Alessio disobedience@riseup.net
8 programmato eseguito Regno Unito Londra Collettivo Anarchico Wombles Sara disobedience@riseup.net
9 programmato eseguito Italia Napoli Giovani Comunisti Gianmarco Pisa gianmarco.pisa@libero.it
10 programmato eseguito Spagna Barcellona Fondazione Internazionale Olof Palme Maria José Crespo mjcrespo.cac@gencat.net
11 programmato non eseguito Francia Saint-Ouen Movimento per la Pace Roland Nivet roland.nivet@mvtpaix.org
12 programmato non eseguito Francia Saint-Ouen Movimento per la Pace Claudia Biacchi national@mvtpaix.org
13 programmato non eseguito Algeria Movimento per la Pace e Sviluppo Tarek Salah salah_tarek@yahoo.fr
14 programmato eseguito Repubblica Araba Democratica del Saharawi Associazione Internazionale dei Giuristi per il Sahara Occidentale Felipe Briones iajws@lobocom.es
15 programmato eseguito Italia Brindisi Brindisi Social Forum / Osservatorio sui Balcani Tonino Camuso osservatoriobrindisi@libero.it
16 programmato eseguito Italia Napoli Sinistra Giovanile Eduardo Napolitano borenn@libero.it
17 programmato eseguito Grecia Organizzazione 27 Settembre / Ferma la Guerra Petros Constantinou jspg@otenet.gr
18 programmato non eseguito Algeria Berbèria Congresso Mondiale Amazigh Belkacem Lounes congres.mondial.amazigh@wanadoo.fr
19 programmato non eseguito Egitto Il Cairo Movimento per la Dignità Hamdin Sabahi
20 programmato eseguito Italia Napoli Rete No Global Gianfranca
21 programmato eseguito Italia Napoli Rete No Global Ubaldo Nazzaro ubaldonazzaro@hotmail.com
22 programmato eseguito Libia Jamahir Società per la Cultura e la Filosofia Ali Farfer alifarfer@hotmail.com
23 Osservatore Italia Associazione Nazionale di Solidarietà col Popolo Saharawi Luciano Ardesi lidlip@mclink.it
24 Osservatore Italia Napoli Attac Italia Emilia Sorrentino emiliasorrentino@libero.it
25 Osservatore Italia Salerno Centro Sociale Autogestito Asilo Politico Marco Rizzo
26 Osservatore Italia Palermo Centro Sociale Occupato ed Autogestito Centro Sociale Dario Parisi francescokrm@libero.it
27 Osservatore Italia Napoli Libera / Pax Christi Giovanni Fusco pabard@libero.it
28 Osservatore Italia Napoli Libera / Pax Christi Rosalia Esposito
29 Osservatore Italia Napoli Rete No Global Luca Tavano tcontes@libero.it
30 Osservatore Italia Napoli Sinistra Giovanile Giuseppe Micciarelli micciagi@tin.it
31 Osservatore Italia Napoli Sinistra Giovanile Mario Barone barone_mario@hotmail.com
32 Osservatore Italia Milano Un ponte per… Donatella Biancardi d240762@libero.it
33 Osservatore Italia Palermo Zetalab Pietro Maltese zetalab@inventati.org
34 Osservatore Italia Napoli Bianca Devitiis biancadedi@libero.it
35 Osservatore Italia Renata Pepicelli turkana@inwind.it
36 Osservatore Italia Formia Stefania Campo
37 Osservatore Malta Giovani Socialisti Clive Pollacco 99486346
38 Osservatore Palestina Bologna (Italia) Unione Democratica Arabo Palestinese Jean El-Cheikh
39 Osservatore Spagna Coordinamento Spagnolo delle Associazioni di Appoggio e Solidariertà con il Popolo Saharawi Inigo Gutierrez indi@biwemail.com
40 Osservatore Spagna Madrid Fedissah Antonio Lopez fedissah@fedissah.org
41 Osservatore Spagna Fondazione per la Pace / Ufficio Internazionale per la Pace Marta Gay mgay@fundacioperlapau.org
42 Osservatore Sudan Diritti Umani del Sudan Agabna Ahmed agabna@hotmail.com
43 Osservatore Turchia Instanbul Instanbul Social Forum Cem Ozkartal cemozkartal@hotmail.com

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FSMed Napoli 2003 - Tavolo "Conflitti, guerra, militarizzazione" - Doc.Iniziale
by Enzo Delehaye Sunday July 06, 2003 at 11:19 PM mail: info@archiviopace.unina.it 

II ASSEMBLEA INTERNAZIONALE DI PREPARAZIONE
DEL FSMed – FORUM SOCIALE MEDITERRANEO
Tavolo dei Movimenti Sociali
“Conflitti, guerra, militarizzazione”
Napoli (Italia) – 04.07.2003

DOCUMENTO INTRODUTTIVO
DELLA RETE ORGANIZZATIVA LOCALE
(ALLEGATO n° 1)

http://www.noglobal.org/nato/med/index.htm / http://www.fsmed.info/

PREMESSA

La Rete Organizzativa Locale ha redatto questo Documento Introduttivo come canovaccio di lavoro per il Tavolo dei Movimenti Sociali “Conflitti, guerra, militarizzazione” della II Assemblea Internazionale di Preparazione del FSMed – Forum Sociale Mediterraneo, svolto a Napoli (Italia) il 04.07.2003, e che ha visto la partecipazione di esponenti di diverse realtà dell’area mediterranea.


CONFLITTI E SMILITARIZZAZIONE NEL MEDITERRANEO

Agli inizi del Terzo Millennio, una riflessione su nodi cruciali quali guerra e smilitarizzazione non può prescindere da alcune considerazioni sul dispiegamento di nuovi dispositivi di attacco militare e di controllo sociale che, a partire dalla fine del bipolarismo, hanno caratterizzato i conflitti dell’ultimo decennio.

A partire dalla prima Guerra del Golfo, attraverso le guerra civile nella ex–Jugoslavia, l’intervento in Somalia, la guerra del Kosovo e poi in Afghanistan, la guerra ha raggiunto, via via perfezionandosi, un nuovo livello di legittimazione, movendo dalla banalizzazione dell’uso della tecnologia militare, agendo sul rafforzamento dell’elemento etico, riportando alla luce antiche categorie medioevali come ad esempio il principio della “guerra giusta” e dell’antinomia della lotta del Bene contro il Male.

A tale trasformazione concettuale fa seguito lo sviluppo del principio del “diritto di intervento” da parte di coalizioni, di soggetti sopranazionali: la guerra è diventata, così, negli ultimi 15 anni, lo strumento di un nuovo diritto di polizia, legittimato da valori di ordine superiore definiti come universali; e le polizie, di conseguenza, si trovano facilmente e direttamente in guerra. La pianificazione strategica delle politiche di aggressione militare che l’Amministrazione Bush ha sviluppato, è stata preceduta da ben 15 anni di operazioni di polizia internazionale, non a caso con il coinvolgimento diretto delle polizie nazionali ad accompagnare gli strumenti di repressione e controllo, per contenere e governare la conflittualità sociale, per limitare e reprimere la richiesta di partecipazione dal basso alla ri-costruzione delle società “liberate” dagli interventi militari.

Stiamo assistendo al tentativo, portato avanti in primis da parte degli U.S.A., di ristabilire un nuovo ordine mondiale, destinato, secondo i calcoli dei loro strateghi, a durare per i prossimi decenni, L’asse del mondo è in movimento, e il tentativo messo in campo da parte degli U.S.A. è quello di operarne una rotazione, fino a farne un meridiano che divide gli equilibri non più tra est e ovest, ma tra nord e sud del mondo: la spinta a questa scelta va individuata innanzitutto nella crisi profonda nella quale è caduto il sistema del consumo capitalista, crisi cominciata ben prima dell’11 Settembre, anche se fino a quel momento saggiamente occultata.

Gli aiuti umanitari, coordinati dai governi, collocati nel quadro delle operazioni militari e subordinati alle logiche militari, diventano dispositivo di guerra e controllo, di ridistribuzione diseguale delle risorse finalizzata alla gestione politica del territorio, al rafforzamento di gruppi sociali funzionali al controllo politico ed alla selezione di autoreferenziali elite di governo dei processi locali. La tecnologia militare di cui si avvalgono funge alla legittimazione dell’intervento militare teso a garantire l’efficacia.

La pace diviene, quindi, un affare di polizia, una questione di sicurezza, invece che esercizio di libertà; anche se con diversa intensità, cosa analoga si registra a proposito di un intervento repressivo in un ghetto nero di Harem, o in una bidonville sudamericana.

La guerra al “terrorismo”, a corollario del poderoso dispiegamento delle nuove tecniche di controllo sociale e culturale, si mostra da un lato per essere una dispiegata iniziativa poliziesca nelle aree del mondo su cui si giocano e si scontrano gli interessi dei poli del potere globale, eredi del bipolarismo; dall’altro diventa un potente strumento di coercizione e ricatto per condizionare la vita pubblica e la partecipazione popolare delle società.

Lo scenario che la “guerra al terrorismo” ha aperto, è manipolato come un enorme intervento etico motivato dall’imperativo della sicurezza e dalla disciplina internazionale, di coercizione e repressione del dissenso. Le “liste nere”, con l’obiettivo di annullare qualsiasi legittimità politica, per qualsiasi organizzazione venga bollata come terroristica, servono invece sia a legittimare la guerra come forme e strumento di controllo del territorio da occupare e governare, sia a reprimere e ricattare le forme in cui la resistenza popolare alle politiche neoliberiste si manifesta, nel centro così come nella periferia. L’idea della resistenza e del conflitto rischiano così di diventare “malattie” da circoscrivere ed estirpare, siano essi prodotto di lotte di autodeterminazione, siano essi governi sovrani non allineati alle politiche securitarie. Diviene inconsistente quella linea di confine che prima divideva la figura del nemico esterno da quello interno.

Europa, U.S.A., Cina e Russia intrecciano interessi e disarticolano programmi di integrazione, producendo scenari di guerra dispiegati sull’intero pianeta e mascherati da interventi umanitari di sicurezza e disciplina internazionale.

A proposito di guerra e di nuovi assetti, non si può poi tralasciare di considerare il ruolo della zona di libero scambio euromediterranea nella ridefinizione dell’area.

Il progetto, nato all’interno di una concezione neo colonialista della politica europea e volto a liberalizzare gli scambi delle merci nell’area, fa proprie e rafforza le nuove concezioni di sicurezza sin qui delineate; soprattutto nel rafforzare il nesso tra politiche securitarie e controllo sociale.

Nel progetto dell’Euromed, infatti, il progetto della sicurezza non si pone più come una questione nazionale, ma regionale, globale. In questo contesto, diventa prioritario il controllo delle migrazioni. E’ esemplare la politica dell’U.E. per fronteggiare l’inarrestabile flusso migratorio proveniente dal bacino del Mediterraneo: gli accordi per l’aiuto economico dell’Europa ai Paesi terzi del Mediterraneo sono negoziati inserendovi la richiesta di controllo delle migrazioni (programmi di riammissione, detenzione e controllo delle frontiere).

La costruzione della Fortezza Europa, è l’altra faccia della guerra, con la militarizzazione delle frontiere e dei suoi mari, con le dichiarazioni di guerra nei confronti dei migranti, con l’abbassamento dei livelli di cittadinanza e di partecipazione attraverso vergognose leggi razziste, con l’indifferenza nei confronti dei profughi delle guerre e delle persecuzioni.

Alla luce di quanto finora detto, emerge che gli interventi di polizia internazionale, la lotta al terrorismo internazionale, la guerra umanitaria e quella preventiva alla ricerca degli arsenali di armi di distruzione di massa hanno in comune non solo la logica di dominio e controllo che non tollera alcuna diversità, ma anche la strategia o mondialità di esecuzione.

Tutti questi interventi armati, comunque li si chiami, hanno bisogno di una presenza, diffusa su scala planetaria, per consentire un intervento rapido e un controllo duraturo. Dopo circa 15 anni dalla caduta del Muro di Berlino e dal conseguente sgretolamento del blocco sovietico, ci si trova innanzi al paradosso che la presenza militare U.S.A. esterna al proprio territorio, anziché diminuire, è aumentata. Con la fine dell’“Impero del Male” e della “Guerra Fredda”, anziché usufruire dei dividendi di pace, siamo passati nell’era della guerra “calda” ed infinita.

Lo stesso ampliamento della coalizione N.A.T.O. e delle sue finalità conferma la tendenza ad una sempre più intensa presenza dell’unica superpotenza sopravvissuta all’era bipolare.

Aldilà del paradosso, resta in ogni caso l’evidente lettura che è nei fatti, e cioè quella di una crescente militarizzazione su scala planetaria che investe particolarmente il Mediterraneo, cerniera tra Mondo Islamico (identificato come nuovo nemico) ed Occidente. Il rifiuto di questa logica di dominio militare e culturale, impone la denuncia della sempre più aggressiva politica militare praticata dalla leadership di Washington e dai suoi alleati che, in piena sintonia con la superpotenza, trasformano i propri apparati di difesa territoriali in avanguardie pronte ad intervenire in qualsiasi luogo per difendere gli interessi nazionali, traducibili come difesa del modello unico neoliberista.

Proprio perché rifiutiamo la logica da “Impero”, non auspichiamo affatto che ad un ridimensionamento o ad una, più augurabile, fine della presenza militare U.S.A. e N.A.T.O. corrisponda una crescente presenza militare che, pur con altre insegne, agisca con la medesima logica. Ad un Mediterraneo libero dalle servitù militari U.S.A. e N.A.T.O., non vogliamo sostituire un Mediterraneo controllato da portaerei con bandiere stellate con fondo blu.

Il dibattito, che nei giorni 4–5–6.07.2003 vedrà solo il proprio inizio, si pone, pertanto, l’ambizioso obiettivo di affrontare le problematiche e le tensioni che dominano le aree e i popoli del Mediterraneo; ma soprattutto quello di creare forme di cooperazione dal basso tali da produrre l’internazionalizzazione delle lotte per un altro mondo possibile.

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