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Un nuovo campo di concentramento per migranti a Salinagrande
by .... Sunday July 06, 2003 at 10:50 PM mail:  

Si inaugura in questi giorni un nuovo scempio dell'Italia razzista e mafiosa. Un nuovo lager costruito originariamente per ospitare le ragazze madri, ora, munito di gabbie e fortificazioni, sarà destinato ad "accogliere" i richiedenti asilo. La vergogna di stato continua.

Scritto da L.Volzone ::: Mercoledì, 02 Luglio 2003 - 15:21 , (81 letture)

Si inaugura in questi giorni un nuovo scempio dell'Italia razzista e mafiosa. Un nuovo lager costruito originariamente per ospitare le ragazze madri, ora, munito di gabbie e fortificazioni, sarà destinato ad "accogliere" i richiedenti asilo. La vergogna di stato continua.

di Lino Volzone e Gianluca Ferro

Andate e moltiplicatevi. A molti piace credere che niente poco di meno che Dio in "persona" abbia parlato in questi termini al primo uomo e alla prima donna: ad Adamo ed Eva, svariati milioni di anni fa. Viene da chiedersi cosa direbbe oggi Dio agli ultimi uomini e le ultime donne?! "Andate e moltiplicatevi" certamente non potrebbe ridirlo. Dove vuoi che vadano oggi uomini con nomi tipo Ibrahim, Ahmed, Moustapha?

Se prima, il signor Adamo e la signorina Eva, andavano di qua e di là per la terra a moltiplicarsi senza problemi, oggi le cose sono cambiate. Oggi il signor Ibrahim se vuole andarsene, ad esempio in Italia, per lavorare, vivere, "moltiplicarsi" (per usare termini divini) non può certo farlo facilmente. L'ingenuo Ibrahim che, detto tra noi, è proprio "arretrato", convinto che tutto sia fermo ai tempi di Adamo ed Eva, sciocchino omino provinciale del sud, non sa che l'uomo si è civilizzato!

La vita è diversa rispetto a quella di Adamo ed Eva. Oggi per spostarsi dall'Africa all'Italia bisogna fare i salti mortali. Mortali in tutti i sensi. Ci siamo civilizzati.

Un salto mortale per attraversare il Mare Nostrum che separa l'Europa dall'Africa. Un salto mortale senza rete. Se si è fortunati e il salto riesce è già molto, ma ci sono altri problemi: la legge Bossi- Fini, i CPT della Turco-Napolitano, il rimpatrio.

Trapani, come Caltanissetta, Agrigento, Pachino, è una terra di frontiera, avamposto della nuova fortezza europea. Ne porta i segni nelle costruzioni, catapecchie logorate dalla salsedine o indecenti costruzioni post-post moderne accanto alle case dei pescatori.
Ne porta i segni nella mentalità di una parte della popolazione, dai tempi dei cartaginesi mescolata alle etnie della sponda Sud del Mediterraneo, ma isolata, distante persino dalla vicinissima Palermo, capoluogo della regione e un tempo capitale di un impero. La normale interazione con l'esterno, derivata dalla posizione frontaliera, è oggi messa in discussione drasticamente, culturalmente. I media rimbombano di un'emergenza che in realtà oggi è molto meno emergenza di qualche anno fa, ma la politica detta così. Detta la costruzione di nuove carceri per gli immigrati, luoghi definiti con un'ipocrisia degna di un regime "centri di accoglienza" o "centri di identificazione" o "centri di permanenza temporanea". Luoghi che i ragazzi che stanno dietro 3 file di sbarre, mura cosparse di bottiglie rotte, circondati da polizia e carabinieri, chiamano, gridando aiuto dalla loro cella, "Auschwitz". Immaginate se a Trieste si costruisse un carcere per austriaci, tedeschi e sloveni che vogliono entrare in Italia.

Eppure la presenza di immigrati dal Sud del mondo in Sicilia si aggira attorno al 2%, che dire dei paesi svizzeri o sassoni, belgi o francesi, persino australiani, dove le comunità sicule superano il 60% degli abitanti?
In Sicilia la comunità più numerosa di extra-comunitari vive a Santa Croce di Camerina (provincia di Ragusa), 10% della popolazione. Dov'è allora l'emergenza? Sicuramente è in Africa, si chiama povertà e costringe le famiglie a disgregarsi, i ragazzini a imbarcarsi, le donne a prostituirsi, gli ingegneri ad affogare in una traversata disperata che costa 500 euro.

Poi, come ripete Sergio Serraino, portatore volontario di assistenza legale e umana insieme a Valeria Bertolino dentro il CPT Vulpitta, i clandestini non erano quelli che si nascondevano nelle stive delle navi? Questa gente pare invece che arrivi ben allo scoperto con le braccia alzate a implorare soccorso. Non sembrano proprio dei clandestini.

A Trapani sabato 28 Giugno si è svolto un presidio davanti al CPT dove 5 anni fa morirono in un rogo 6 immigrati. Le condizioni di vita per i reclusi del Vulpitta, in questo periodo, sono solo peggiorate. In quindici in una stanza per cinque, dormono per terra tra topi e lucertole, hanno mezz'ora d'aria al giorno (a volte) ma sempre dietro le sbarre, subiscono quotidianamente ingiurie fisiche e psicologiche da parte dei sorveglianti. Vengono picchiati con professionalità, lì dove non si vede magari, presi a calci con la suola piuttosto che col tacco delle scarpe, magari.

Come non tentare la fuga in queste condizioni?
Allora si buttano, appena possono, dal secondo piano, si fratturano una o due braccia e, una volta catturati, vengono ripassati a colpi di manganello, per fargli perdere l'abitudine.

A impartire l'educazione sono i poliziotti della squadra mobile di Palermo e i carabinieri ausiliari coetanei di Placanica, bastoni in mano, pronti ad usarli anche solo per mettere i prigionieri in fila e portarli in mensa. Alcuni di loro portano i segni delle percosse sulle spalle, 15 centimetri per 3, ha potuto constatare l'ultima delegazione che è riuscita a incontrarli.

Ma il CPT Vulpitta non basta. In questi giorni una squadra di operai in nero al soldo di un capocantiere uomo di mafia sta ultimando, lavorando 24 ore su 24 senza alcuna garanzia di sicurezza, i lavori del nuovo "Centro di identificazione" di Salina Grande, frazione a 7 km da Trapani.
Potrà "ospitare" 400 immigrati alla volta, i richiedenti asilo, si dice, ma tutti sanno che sarà un nuovo carcere. A tale proposito si stanno alzando le recinzioni di quelle costruzioni che, in un primo momento, erano state pensate per accogliere ragazze-madri. Soldi per i servizi sociali che vengono deviati per la presunta emergenza dell'anno, come se il resto già non bastasse.

Per questo, nel pomeriggio del 28 giugno, mentre si teneva il presidio davanti al Serraino Vulpitta, uomini e donne aderenti alla Rete Antirazzista Siciliana, sono riusciti a salire fin sopra il tetto della nuova casa di reclusione di Salinagrande occupandola in segno di protesta per alcune ore. Hanno esposto degli striscioni su cui era scritto: "NESSUNO ESSERE UMANO E' CLANDESTINO" e "LEGGE BOSSI-FINI QUANTI MORTI ANCORA?". Si è trattato di un'occupazione simbolica per cercare di fermare l'attenzione sulle condizioni in cui riversano i migranti e su come vengano affrontate, dai governi di destra e di sinistra, le questioni riguardanti la libertà di circolazione e l'urgenza dei problemi che attanagliano i paesi poveri. Politiche razziste, in che altro modo si possono definire i provvedimenti che incarcerano e respingono chi chiede aiuto? Si tratta di una vera e propria guerra in cui non mancano campi di concentramento e militi armati. Gli occupanti sono scesi dal tetto dopo essere stati filmati e identificati dalla DIGOS.

Cosa dire di quel Dio che parlava ad Adamo ed Eva?! Meno male che ha l'abitudine di parlare solamente ai primi uomini. Se volesse parlare agli ultimi uomini e alle ultime donne probabilmente non saprebbe davvero cosa dire.

Lino Volzone e Gianluca Ferro

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