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PALESTINA 12/07/03: Report da Rafah (Striscia di Gaza)
by Rafah Today [trad. di Andrea Giudiceandrea] Monday July 14, 2003 at 09:54 AM mail:  

Report di Mohammed, giovane studente palestinese che abita a Rafah (Striscia di Gaza - Palestina Occupata) e cura il sito "Reports from Rafah", sulla insopportabile vita di una popolazione 'imprigionata' dall'occupazione militare illegale israeliana.

PALESTINA 12/07/03: ...
today63.jpg, image/jpeg, 450x294

Rafah Today http://rafah.virtualactivism.net/today.htm

[traduzione di Andrea Giudiceandrea]

12 Luglio:

Fa caldo ed è tutto arido a Rafah, e manca l'acqua. Rafah è vicina al mare, ma per 3 anni ci è stato impedito di andare in spiaggia. Ora, dal momento che i media avevano riferito che alcuni check-point sarebbero stati aperti o rimossi, 2 autobus con scolari hanno tentato di raggiungere la spiaggia, ma sono stati bloccati al check-point. Dopo molte ore di attesa al check-point, i bambini sono dovuti tornare indietro. Erano tutti molto tristi, stanchi e depressi. I check-point sono ancora lì e nulla è cambiato.

L'IDF continua a costruire il Muro, cercando di nasconderlo ai media, tanto che non permette a nessuno di avvicinarsi alle zone in cui il Muro è ancora in costruzione.

Questa settimana hanno sparato ad un giovane e ieri di nuovo molte centinaia ulivi sono stati distrutti.

Mohammed

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libertà e giustizia per il popolo palestinese
by MeScAl^ina Monday July 14, 2003 at 10:20 AM mail:  

Pellerossa e palestinesi: l'inerente lotta per la liberta' e la giustizia
 
"... attraversai queste terre da est a ovest e vidi soltanto guerrieri Apache sulle regioni dei miei padri. Le attraversai dopo molte estati e incontrai gente di un'altra razza che era venuta per impadronirsi delle nostre terre. Ora gli Apache si aggirano per le pianure e desiderano che il cielo cada su di loro..." - Cochise, capo Apache


Poche persone possono essere ottuse quanto il 26esimo presidente USA Theodore Roosevelt riguardo l'eredita' degli Stati Uniti verso il popolo nativo di quella terra. Nella sua narrazione, "La conquista del West", Roosevelt racconto' del "propagarsi di popoli anglofoni nei vasti spazi della terra". Egli scrisse: "I coloni europei si spostarono in lande disabitate ... in una terra posseduta da nessuno ... I coloni non scacciarono alcuno. La verita' e' che gli indiani non avevano mai avuto nessun titolo reale su quella terra".In un'intervista al Sunday Times britannico, il 15 giugno 1969, l'ex primo ministro Golda Meir fece asserzioni simili, affermando: "Non vi e' nulla che si possa definire palestinesi. Non vi e' un popolo palestinese in Palestina che si consideri 'popolo palestinese', che noi abbiamo buttato fuori per appropriarci della loro terra. I palestinesi non esistono".
I pellerossa ed i palestinesi sono gli antichi abitanti indigeni delle loro terre, ma, per i coloni stranieri, cio' non aveva rilevanza alcuna. Cio' che importava era il "Destino Manifesto", cio' che importava era il "sionismo".
Roosevelt continua: "Probabilmente il mondo non sarebbe mai andato avanti se non fosse stato per la sommersione di popoli selvaggi e barbari in conseguenza della colonizzazione armata in terre straniere da parte di razze che avevano nelle mani il destino dei secoli".


Durante la meta' degli anni '40, Davide Ben Gurion dichiaro' che Israele stava adottando un sistema di "difesa aggressiva. Risponderemo ad ogni attacco arabo con un'esplosione decisiva: la distruzione del luogo e l'espulsione dei residenti insieme alla confisca del luogo".
I miei nonni, mia madre e mio padre, insieme a quasi un milione di altri palestinesi, furono espulsi dalla loro terra dopo la brutale distruzione di 418 villaggi e citta' e l'assassinio di migliaia di palestinesi. Si dispersero in ogni direzione, a piedi, per fare spazio al Popolo Eletto. Ripararono in campi profughi, campi di concentramento, che sono ancora in piedi. I miei nonni, mia madre e mio fratello maggiore sono seppelliti in uno di quei campi. Mio padre ed i miei fratelli ancora ci vivono.
Ben Gurion si ritiro' nel 1963, quattro anni prima che Israele invadesse cio' che restava della Palestina: la Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme est. Fu l'inizio di una nuova tragedia, di altro dispossesso, tutto perche' lo stato d'Israele diventasse puramente ebraico. Israele sfido' la legge internazionale che imponeva il ritorno dei profughi palestinesi. Al suo posto, esso istitui' la sua legge, poco dopo la sua creazione nel 1948, che prevedeva il diritto alla Palestina per qualsiasi ebreo, e solo per essi. Chiunque fosse di razza ebraica (sic!), in qualunque parte del mondo fosse nato e vissuto, aveva il permesso di entrare in Palestina, di ottenere la cittadinanza, di vivere senza problemi in una terra che non gli apparteneva, in un luogo a cui non apparteneva.
In tutta questa ferocia, furto di terre e disumanizzazione delle vittime, sia gli Stati Uniti che Israele sono riusciti a convincere se' stessi che il modo in cui trattavano le loro vittime era in realta' umano e civile. "Nessuna altra nazione colonizzatrice ha mai trattato i selvaggi possessori del suolo con tanta generosita' quanto gli Stati Uniti", disse Roosevelt.
Ma il generale Didi, dell'esercito israeliano, chiede di essere diverso. Didi e' l'uomo che sorveglio' la storica invasione di Jenin dello scorso anno.
Il 2 aprile 2002, Israele attacco' il campo profughi per due settimane nel completo silenzio della comunita' internazionale. Per due settimane, centinaia di carriarmati, di elicotteri Apache, di aerei da guerra F-15 ed F-16 e migliaia di soldati brutalizzarono e terrorizzarono i 13.000 abitanti del campo, che si estendeva su appena un chilometro quadrato di terra. Gli abitanti del campo lottarono come poterono con esplosivi fatti in casa, coltelli da cucina e poche pallottole. Essi lottarono e rifiutarono di arrendersi poiche' capirono che quella era la loro ultima lotta. Alla fine dell'invasione, centinaia di corpi palestinesi furono lasciati a decomporsi nelle strade di Jenin poiche' Israele rifiuto' alla Croce Rossa l'accesso al campo per raccogliere i cadaveri. L'intera popolazione fu costretta ad evacuare, mentre circa 2000 case di profughi furono distrutte o seriamente danneggiate dai carriarmati, i bulldozers, i bombardamenti aerei.
Ecco cosa disse Dani il Kurdo, che era alla guida di un bulldozer, in una testimonianza su cio' che avvenne al campo riportata da Yediot Aharonot:
"Molta gente era dentro le case che iniziavamo a demolire. Venivano fuori mentre noi ci lavoravamo. Provavo gioia ogni volta che tiravo giu' una casa, perche' sapevo che a loro non interessa morire, ma gli interessa delle loro case. Se butti giu' una casa, seppellisci 40-50 persone per generazioni. Se mi dispiace di qualcosa, e' del fatto di non aver buttato giu' tutto il campo. Ecco quello che pensavo a Jenin. Non me ne importava un c*. Se mi avessero dato tre settimane, mi sarei divertito davvero. Cioe', se mi avessero dato l'opportunita' di buttar giu' tutto il campo. Non ho pieta' ".
Lasciate che vi ripeta cio' che Roosevelt disse sulla condotta dei suoi eserciti: "Nessuna altra nazione colonizzatrice ha mai trattato i selvaggi possessori del suolo con tanta generosita' quanto gli Stati Uniti".
Le parole di Roosevelt sono risuonate, qualche mese fa, per bocca del comandante dell'esercito israeliano a Jenin, generale Didi. "L'esercito israeliano si e' comportato come il piu' morale ed il piu' accurato esercito al mondo".
Vorrei spostare i miei pensieri dal loro corso terminando con queste grandi parole tratte dal Grande Concilio degli Indiani d'America del 1927:
"Noi vogliamo la liberta' dall'uomo bianco e non l'integrazione. Non vogliamo essere una parte del sistema, vogliamo essere liberi di crescere i nostri figli secondo la nostra religione e le nostre tradizioni, di cacciare e pescare e vivere in pace. Noi vogliamo essere noi stessi. Vogliamo il nostro retaggio, perche' noi siamo i possessori di questa terra ed apparteniamo ad essa.
L'uomo bianco dice che c'e' liberta' e giustizia per tutti. Noi abbiamo gia' assaggiato la sua "liberta' e giustizia" ed ecco perche' siamo stati sterminati quasi tutti. Non potremo dimenticarlo".Simili ad esse, le parole che pronucio' l'amministratore del campo profughi di Jenin, Abdel Razik al-Hayjah, all'indomani del massacro:
"Se distruggeranno il campo cento volte, il popolo di Jenin lo ricostruira' sempre, perche' il nostro coraggio e la nostra determinazione aumentano ogni volta. Piu' Israele brutalizza i palestinesi, piu' la loro resistenza si rafforza. Israele non risolvera' i suoi problemi con la forza. La lotta palestinese per la liberta' non puo' essere fermata. Fa parte della natura umana resistere per riconquistare la liberta'.
La gente di Jenin non odia gli israeliani perche' il loro nome e' differente, o perche' la loro lingua e' differente, ne' perche' la loro religione e' differente, ma perche' essi sono gli occupanti, e finche' saranno occupanti la resistenza continuera'. La resistenza palestinese vivra' fino a quando vivra' l'occupazione".


E? giunto il momento che ve ne andiate
e dimoriate dove volete, ma non tra noi.
E? giunto il momento che vi ne andiate
e moriate dove volete, ma non tra noi.
Abbiamo nella nostra terra cio' che fare
il passato qui è nostro
è   nostra la prima voce della vita
nostro il presente ? il presente e il futuro
nostra, qui, la vita ?e nostra la vita eterna.
fuori  
dalla nostra terra ? dal nostro mare  
dal nostro grano ? dal nostro sale ?dalla nostra ferita - Mahmud Darwish, poeta palestinese

indiviudalità attiva
MeScAl^ina





 
 

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libertà e giustizia per il popolo palestinese
by MeScAl^ina Monday July 14, 2003 at 10:22 AM mail:  

Pellerossa e palestinesi: l'inerente lotta per la liberta' e la giustizia
 
"... attraversai queste terre da est a ovest e vidi soltanto guerrieri Apache sulle regioni dei miei padri. Le attraversai dopo molte estati e incontrai gente di un'altra razza che era venuta per impadronirsi delle nostre terre. Ora gli Apache si aggirano per le pianure e desiderano che il cielo cada su di loro..." - Cochise, capo Apache


Poche persone possono essere ottuse quanto il 26esimo presidente USA Theodore Roosevelt riguardo l'eredita' degli Stati Uniti verso il popolo nativo di quella terra. Nella sua narrazione, "La conquista del West", Roosevelt racconto' del "propagarsi di popoli anglofoni nei vasti spazi della terra". Egli scrisse: "I coloni europei si spostarono in lande disabitate ... in una terra posseduta da nessuno ... I coloni non scacciarono alcuno. La verita' e' che gli indiani non avevano mai avuto nessun titolo reale su quella terra".In un'intervista al Sunday Times britannico, il 15 giugno 1969, l'ex primo ministro Golda Meir fece asserzioni simili, affermando: "Non vi e' nulla che si possa definire palestinesi. Non vi e' un popolo palestinese in Palestina che si consideri 'popolo palestinese', che noi abbiamo buttato fuori per appropriarci della loro terra. I palestinesi non esistono".
I pellerossa ed i palestinesi sono gli antichi abitanti indigeni delle loro terre, ma, per i coloni stranieri, cio' non aveva rilevanza alcuna. Cio' che importava era il "Destino Manifesto", cio' che importava era il "sionismo".
Roosevelt continua: "Probabilmente il mondo non sarebbe mai andato avanti se non fosse stato per la sommersione di popoli selvaggi e barbari in conseguenza della colonizzazione armata in terre straniere da parte di razze che avevano nelle mani il destino dei secoli".


Durante la meta' degli anni '40, Davide Ben Gurion dichiaro' che Israele stava adottando un sistema di "difesa aggressiva. Risponderemo ad ogni attacco arabo con un'esplosione decisiva: la distruzione del luogo e l'espulsione dei residenti insieme alla confisca del luogo".
I miei nonni, mia madre e mio padre, insieme a quasi un milione di altri palestinesi, furono espulsi dalla loro terra dopo la brutale distruzione di 418 villaggi e citta' e l'assassinio di migliaia di palestinesi. Si dispersero in ogni direzione, a piedi, per fare spazio al Popolo Eletto. Ripararono in campi profughi, campi di concentramento, che sono ancora in piedi. I miei nonni, mia madre e mio fratello maggiore sono seppelliti in uno di quei campi. Mio padre ed i miei fratelli ancora ci vivono.
Ben Gurion si ritiro' nel 1963, quattro anni prima che Israele invadesse cio' che restava della Palestina: la Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme est. Fu l'inizio di una nuova tragedia, di altro dispossesso, tutto perche' lo stato d'Israele diventasse puramente ebraico. Israele sfido' la legge internazionale che imponeva il ritorno dei profughi palestinesi. Al suo posto, esso istitui' la sua legge, poco dopo la sua creazione nel 1948, che prevedeva il diritto alla Palestina per qualsiasi ebreo, e solo per essi. Chiunque fosse di razza ebraica (sic!), in qualunque parte del mondo fosse nato e vissuto, aveva il permesso di entrare in Palestina, di ottenere la cittadinanza, di vivere senza problemi in una terra che non gli apparteneva, in un luogo a cui non apparteneva.
In tutta questa ferocia, furto di terre e disumanizzazione delle vittime, sia gli Stati Uniti che Israele sono riusciti a convincere se' stessi che il modo in cui trattavano le loro vittime era in realta' umano e civile. "Nessuna altra nazione colonizzatrice ha mai trattato i selvaggi possessori del suolo con tanta generosita' quanto gli Stati Uniti", disse Roosevelt.
Ma il generale Didi, dell'esercito israeliano, chiede di essere diverso. Didi e' l'uomo che sorveglio' la storica invasione di Jenin dello scorso anno.
Il 2 aprile 2002, Israele attacco' il campo profughi per due settimane nel completo silenzio della comunita' internazionale. Per due settimane, centinaia di carriarmati, di elicotteri Apache, di aerei da guerra F-15 ed F-16 e migliaia di soldati brutalizzarono e terrorizzarono i 13.000 abitanti del campo, che si estendeva su appena un chilometro quadrato di terra. Gli abitanti del campo lottarono come poterono con esplosivi fatti in casa, coltelli da cucina e poche pallottole. Essi lottarono e rifiutarono di arrendersi poiche' capirono che quella era la loro ultima lotta. Alla fine dell'invasione, centinaia di corpi palestinesi furono lasciati a decomporsi nelle strade di Jenin poiche' Israele rifiuto' alla Croce Rossa l'accesso al campo per raccogliere i cadaveri. L'intera popolazione fu costretta ad evacuare, mentre circa 2000 case di profughi furono distrutte o seriamente danneggiate dai carriarmati, i bulldozers, i bombardamenti aerei.
Ecco cosa disse Dani il Kurdo, che era alla guida di un bulldozer, in una testimonianza su cio' che avvenne al campo riportata da Yediot Aharonot:
"Molta gente era dentro le case che iniziavamo a demolire. Venivano fuori mentre noi ci lavoravamo. Provavo gioia ogni volta che tiravo giu' una casa, perche' sapevo che a loro non interessa morire, ma gli interessa delle loro case. Se butti giu' una casa, seppellisci 40-50 persone per generazioni. Se mi dispiace di qualcosa, e' del fatto di non aver buttato giu' tutto il campo. Ecco quello che pensavo a Jenin. Non me ne importava un c*. Se mi avessero dato tre settimane, mi sarei divertito davvero. Cioe', se mi avessero dato l'opportunita' di buttar giu' tutto il campo. Non ho pieta' ".
Lasciate che vi ripeta cio' che Roosevelt disse sulla condotta dei suoi eserciti: "Nessuna altra nazione colonizzatrice ha mai trattato i selvaggi possessori del suolo con tanta generosita' quanto gli Stati Uniti".
Le parole di Roosevelt sono risuonate, qualche mese fa, per bocca del comandante dell'esercito israeliano a Jenin, generale Didi. "L'esercito israeliano si e' comportato come il piu' morale ed il piu' accurato esercito al mondo".
Vorrei spostare i miei pensieri dal loro corso terminando con queste grandi parole tratte dal Grande Concilio degli Indiani d'America del 1927:
"Noi vogliamo la liberta' dall'uomo bianco e non l'integrazione. Non vogliamo essere una parte del sistema, vogliamo essere liberi di crescere i nostri figli secondo la nostra religione e le nostre tradizioni, di cacciare e pescare e vivere in pace. Noi vogliamo essere noi stessi. Vogliamo il nostro retaggio, perche' noi siamo i possessori di questa terra ed apparteniamo ad essa.
L'uomo bianco dice che c'e' liberta' e giustizia per tutti. Noi abbiamo gia' assaggiato la sua "liberta' e giustizia" ed ecco perche' siamo stati sterminati quasi tutti. Non potremo dimenticarlo".Simili ad esse, le parole che pronucio' l'amministratore del campo profughi di Jenin, Abdel Razik al-Hayjah, all'indomani del massacro:
"Se distruggeranno il campo cento volte, il popolo di Jenin lo ricostruira' sempre, perche' il nostro coraggio e la nostra determinazione aumentano ogni volta. Piu' Israele brutalizza i palestinesi, piu' la loro resistenza si rafforza. Israele non risolvera' i suoi problemi con la forza. La lotta palestinese per la liberta' non puo' essere fermata. Fa parte della natura umana resistere per riconquistare la liberta'.
La gente di Jenin non odia gli israeliani perche' il loro nome e' differente, o perche' la loro lingua e' differente, ne' perche' la loro religione e' differente, ma perche' essi sono gli occupanti, e finche' saranno occupanti la resistenza continuera'. La resistenza palestinese vivra' fino a quando vivra' l'occupazione".


E? giunto il momento che ve ne andiate
e dimoriate dove volete, ma non tra noi.
E? giunto il momento che vi ne andiate
e moriate dove volete, ma non tra noi.
Abbiamo nella nostra terra cio' che fare
il passato qui è nostro
è   nostra la prima voce della vita
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nostra, qui, la vita ?e nostra la vita eterna.
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