Ancora polemiche sulla condanna «leggera» per
l'occupazione abusiva dell'immobile ex Peterlini
della Provincia «Magistratura indulgente con gli anarchici»
Gli skinhead attaccano Biasi e Dieni. Il Pm:
"Attenuante corretta"
ROVERETO. Dopo Lorenzo Conci, segretario provinciale della Lega Nord, una nuova tirata polemica parte all'indirizzo della magistratura roveretana, accusata di avere usato i guanti bianchi nel sentenziare a proposito dell'occupazione anarchica di settembre dentro lo stabile ex Peterlini di via Prati. L'uncia attenuante da concedere a questa gente - aveva detto Conci - è l'incapacità di intendere e volere. Gli Skinheads parlano invece di «atteggiamento bonario se non protettivo da parte dei magistrati, attraverso una blanda applicazione dei codici civile e penale». Quella del fronte veneto è una lettera aperta al Pm Fabio Biasi, che ha proposto al giudice di concedere l'attenuante dell'«aver agito per motivi di valore etico e morale», e al Gip Maria Teresa Dieni che nell'applicare il decreto penale di condanna ha di fatto ridotto la pena con questa precisa motivazione. Per gli skinhead non c'è dubbio: quando a violare le leggi sono «i compagni anarchici o gruppuscoli legali al fronte radical-progressista, i giudici stanno attenti a non calcare la mano nei confronti dei figliol prodighi». Magistratura schierata anche qui, insomma: si denuncia che camerati skinhead per analoghe azioni di occupazione hanno ricevuto denunce, perquisizioni, obblighi di dimora, arresti, mentre a Rovereto i «pargoli dalla A cerchiata sono incorsi solo in levissime sanzioni pecuniarie che i loro influenti e benestanti papà provvederanno subito a saldare». L'ultimo attacco è diretto al dottor Biasi, «il quale ha elogiato i nobili fini dell'intenzione. Ricordiamo ai magistrati che un'azione può assumere fini etici e morali solo se a trarne beneficio è tutta la comunità, altrimenti regnerebbe l'ingiustizia». Il Veneto Fronte Skinhead - branca trentina - dà insomma lezioni di diritto alle toghe di corso Rosmini. Il Pm Biasi, che ieri abbiamo sentito, non ha remore a chiarire: «Anzitutto - spiega - c'è stata condanna e non certo assoluzione. Si giudicava però un'occupazione che nei chiari intenti dei responsabili mirava a segnalare il problema politico di un immobile pubblico di fatto inutilizzato da anni: considerata l'assenza di atti violenti e tenuto conto che la pronuncia risale a primavera, ben prima della sequenza di atti illegittimi attribuiti agli anarchici quest'estate, m'è sembrato ineccepibile riconoscere l'attenuante prevista dalla legge. Pensare che questo equivalga a indulgenza ideologica è semplicemente ridicolo».
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