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Colombia Esige Giustizia
by MeScAl^ina Thursday, Aug. 14, 2003 at 5:25 AM mail:

-Plan Colombia-

Terra 13.08.003
L'anniversario del Plan Colombia è l'occasione per l'autocritica di alcuni senatori USA. Aumento della violenza e degli sfollati interni: "I fondi sono utilizzati per le spese militari anziché per i programmi di sviluppo alternativi."
Per il presidente Uribe si propone un secondo mandato ed è già pronto il Plan Colombia II per il 2006.
I comandanti delle AUC firmano un accordo con il governo: entro la fine del 2005 saranno smobilitate: si teme l'impunità dei paramilitari. Privatizzare ad ogni costo rimane la priorità del governo mentre in tutto il mondo parte la campagna contro la Killer-Cola a difesa dei sindacalisti colombiani.
Tre anni di Plan Colombia, un anno di presidenza Uribe: "tanti auguri" alla pace sulle Ande?
Di Martin E. Iglesias- 25/07/2003

Il Presidente colombiano Alvaro Uribe e la ministra della difesa Marta Lucia Ramirez in posa con i soldati della Marandua Air Force Base, nella provincia di Vichada il 15luglio 2003.Foto di Fernando Ruiz - CNE
:: LINK ::

Dossier PLAN COLOMBIA
Guerra "invisibile"


Gli oltre 2.500 milioni di dollari destinati dagli Stati Uniti al Plan Colombia sono stati utilizzati per l'80% nell'industria bellica facendo diventare così la Colombia il terzo destinatario al mondo di aiuti militari statunitensi dopo Israele e Egitto. Le intenzioni dell'allora presidente colombiano Andres Pastrana e l'omologo statunitense Bill Clinton sono tristemente fallite. Nell'anniversario della creazione di questo accordo, anche a Washington c'è chi non festeggia. "Colombia sta oggi peggio di come stava tre anni fa" - ha dichiarato ai media l'esponente democratico del congresso USA James McGovern che ha potuto visitare la nazione in diverse occasioni - "i fondi sono utilizzati per le spese militari anziché per i programmi di sviluppo alternativi". Gli stessi legislatori che a Washington avevano approvato il piano si rendono conto che questo non è servito a mettere la parola fine al sanguinoso conflitto che dura oramai da quasi 40 anni. La deputata democratica Janine Shakowsky afferma: "il Plan Colombia è fracassato miseramente, gli obiettivi come rinforzare la democrazia, la riforma giudiziaria, lo sviluppo economico e la pace sono falliti ". E ancora: "è preoccupante l'uso dei fondi statunitensi per la guerra ai gruppi guerriglieri".
Anche l'obiettivo di combattere il narcotraffico non ha prodotto i risultati sperati. Secondo l'ambasciatrice uscente USA a Bogotà, Anne Patterson, in tre anni si è avanzato molto nella lotta alla droga con l'uso delle fumigazioni si è registrata una diminuzione del 15 per cento delle coltivazioni di coca e del 25 per cento quelle di papavero. Ma un report diffuso da Amnesty International, il Centro per la Politica Internazionale (CIP) e Latin American Working Group denuncia che le piantagioni si spostano e si diffondono più velocemente di quanto siano estirpate. Come ad esempio "l'emigrazione" della coltivazione della pianta di coca, che in Bolivia tra il 2000 e il 2002 è aumentata da 36.000 a 60.000 mila ettari. La fumigazione aerea di diserbanti, in numerose zone, ha creato la distruzione e l'avvelenamento di aree destinate proprio a quelle coltivazioni alternative alle piante vietate, bruciando raccolti di yucca o platani e, secondo le numerose denunce esposte anche al Congresso USA, ha avvelenato fiumi, animali domestici e, non certo meno rilevante, ha provocato gravi lesioni agli abitanti esposti agli acidi diffusi con aerei pilotati da personale militare privato, appaltato dal Ministero della Difesa di Washington.

Parata aerea. Foto di Javier Galeano - AP
Il cielo di Colombia
Ma solo questo non basta a mettere in dubbio l'esistenza del Plan Colombia, anzi. Tra qualche giorno potrebbero riprendere a pieno i voli antidroga dell'aviazione militare statunitense sull'area andina. Questi voli di pattugliamento erano stati interrotti nel 2001 dopo che fu abbattuto, per mancanza di comunicazione, un piccolo aereo sui cieli del Perù che trasportava una missionaria statunitense e sua figlia. Questa uccisione mise alla luce le pericolose incursioni armate effettuate dai nordamericani negli spazi aerei sulle Ande. Per il via definitivo del presidente George Bush alla "riconquista" dei cieli serve solo, adesso, il via libera all'uso dei nuovi sistemi radar che pur essendo di propietà dell'esercito colombiano sono stati potenziati e installati dagli Stati Uniti nelle basi militari andine.
Tre anni di Plan Colombia ha gettato benzina sul fuoco della guerra civile colombiana, sdoganandola, dopo il settembre 2001, in una guerra al terrorismo. Al posto dell'auspicata maggiore democrazia assistiamo a una recrudescenza della violenza generale e una frammentazione dei conflitti interni che riempiono le campagne e le frontiere di sfollati e trasformano le città colombiane in trappole per attentati sanguinari. "Se in Colombia nel 2000 morivano 14 persone al giorno, nel 2002 le persone sono diventate 20" rammenta Eric Olson, portavoce di Amnesty International america.

Fumigazione aerea nella provincia di Antioquia. Foto Javier Casella-Defense Ministry
Le parole del poeta
"Perché impantanarsi in una guerra che esacerba la violenza di un Paese povero? Sarà forse perché a maggiore repressione e violenza cresce anche il guadagno del traffico di droga che ricava 97 centesimi da ogni 'narco-dollaro' e li immette nei circuiti finanziari internazionali?
Questo era quello che affermava la poetessa colombiana Maria Mercedes Carranza, ex costituente e militante per la pace morta pochi giorni fa, come riportato dal notiziario olandese di Radio Netherlands.
"Se non ci sono consumatori, non c'è narcotraffico. Allora perché chiedere, a una nazione sottosviluppata e del terzo mondo come la nostra, di fare quello che non riescono a fare neanche le nazioni ricche come Europa e Stati Uniti e cioè per la loro competenza controllare il consumo della droga e la loro produzione dei solventi chimici che servono alla raffinazione della coca".
Plan ColombiaII
Chi sperava che il Plan Colombia, come da accordi, si concludesse nel 2005 rimmarrà deluso da una notizia confermata dall'ambasciatore colombiano a Washington, Luis Alberto Moreno, due giorni dopo il terzo compleanno del suddetto piano. Il presidente Alvaro Uribe stà mettendo a punto il cosiddetto Plan Colombia II che, secondo le parole del diplomatico colombiano, dovrebbe partire subito dopo la scadenza del primo Plan. I documenti per preparare la seconda fase saranno pronti a ottobre o novembre, afferma Moreno, e gli obiettivi che si porrà sono pressoché gli stessi del primo piano "mantenere la riduzione della produzione di droga illegale, lotta al terrorismo e piani sociali", il sociale solo per ultimo s'intende.
Così il presidente Uribe, nel festeggiare il suo primo anno di mandato, vuole dare la paternità ad un nuovo piano militare e di aiuti economici dagli Stati Uniti per la Colombia che verrà.
Lo sguardo al futuro di Uribe è rivolto anche alla sua permanenza a capo della nazione colombiana. Infatti il 20 luglio quaranta esponenti del congresso di Bogotà hanno proposto una riforma elettorale che consenta di rieleggere il Presidente per un secondo mandato. Queste proposte sono fatte in un momento in cui Alvaro Uribe Velez gode, secondo le stime ufficiali, ancora di un'alta percentuale di consensi nel Paese. Sarà forse per rispettare gli impegni presi in campagna elettorale un'anno fa, quando dichiarava che alla fine del suo mandato avrebbe sgominato tutte le guerriglie.
Ma non tutte le guerriglie sono uguali in Colombia, agli occhi dell'amministrazione Uribe. Mentre le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC), scrivono una lettera pubblica al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, di voler incontrare l'ONU per spiegare loro direttamente i propri punti di vista sulla guerra in Colombia, le forze paramilitari Autodifesa Unite Colombiane (AUC) il 17 luglio firmano un accordo in dieci punti con il Commissario di Pace del governo Luis Carlos Restrepo.


Accordo con i paramilitari
:: APPROFONDIMENTI ::
Le parti in guerra
FARC-EP
(Multilingue)Website delle Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia.
Colombia Popular--ELN
(Multilingue) Website dell'Esercito di Liberazione Nazionale, seconda organizzazione guerrigliera in Colombia.
Colombia Libre - AUC/ACCU
(Español) Website del più grosso gruppo paramilitare in Colombia.
Colombian Army
(Español) Website dell'Esercito colombiano.
U.S. Southern Command
SOUTHCOM è responsabile delle operazioni U.S. Army in Latino America.


Erano diversi mesi che voci e smentite ufficiali facevano trapelare indiscrezioni su un probabile accordo tra le milizie di estrema destra e il governo, con il beneplacido degli Stati Uniti. Le AUC, che negli ultimi anni si sono ammantate di rappresentanza politica, sono un'organizzazione militare relativamente centralizzata, nata a metà del 1980 come gruppo di reazione alle pluri decennali FARC, di impronta marxista, e incoraggiate da propietari terrieri, grandi alevatori e organizzazioni del narcotraffico. Le Autodifese Unite contano tra le loro fila tra i 10.000 e i 13.000 uomini e donne armati e distibuiti in tutta la nazione, con prevalenza al nord e sono comandate dal leader storico Carlos Castaño e il più recente comandante militare, oriundo siciliano, Salvatore Mancuso. Le AUC si distiguono per la ferocia e l'efferatezza delle loro incursioni sulla popolazione civile. Secondo una statistica, molto limitata, divulgata dalla Commissione Colombiana di Giuristi, dal 1996 ai nostri giorni nei "casi confermati" di violenza sociale e politica, le azioni dei paramilitari hanno provocato 11.728 vittime contro le 3.318 della guerrilla e 923 attribuiti ad agenti dello Stato.
Nel documento firmato tra emissari delle AUC e Carlos Restrepo, alla presenza di una delegazione di testimoni istituzionali voluta dal governo, i paramilitari si impegnano a smantellare le loro armate entro la fine del 2005 a partire da questo dicembre. I patti includerebbero la consegna delle armi e la smobilitazione contro un reinserimento nella vita civile dei soldati anche tramite una sovvenzione economica.
Le reazioni a questa prima intesa non si sono fatte attendere. Il pericolo consisterebbe in una legittimazione politica dei paramilitari, il possibile reinserimento di narcotrafficanti, o la peggiore opzione di un'amnistia per i delitti compiuti. Persino il quotidiano statunitense The Washington Post nel giorno dell'annuncio dell'accordo ricorda, a proposito, che la forza paramilitare con la quale si apre il dialogo è un'organizzazione di trafficanti di droga. Pare inoltre, osservano commentatori autorevoli, che le AUC vogliano, rientrando nella legalità, mantenere così tutti i privilegi in denaro e terre rubate durante la loro attività militare. Dagli Stati Uniti la reazione è di schizzofrenia politica: da un lato includono le AUC nelle liste nere dei terroristi ricercati e estradabili per processi domestici, dall'altro lato, a Bogotà, l'ambasciatrice USA, Anne Patterson, informa della disponibilità del suo governo a sostenere economicamente i tavoli di dialogo con i paramilitari, la loro smobilizzazione e reinserimento nella società civile a patto, bontà loro, che si rompano i legami tra l'esercito colombiano e i paramilitari. Il documento in dieci punti, che si supponeva fosse segreto, afferma la BBC inglese, è stato consegnato dalla speciale commissione al presidente Uribe e "filtrato" al quotidiano di Washington tramite un comandante paramilitare. Se ne deduce che almeno uno dei comandanti sia pronto per essere reinserito.

:: Il DOCUMENTO ::
Montañas de Colombia, julio 17 de 2003
Lettera delle FARC
al Segretario Generale ONU
in spagnolo
Excelentísimo señor Kofi Annan
Secretario General de las Naciones Unidas ONU
En su despacho.
Al enterarnos por los medios de información de sus conversaciones personales con el presidente Álvaro Uribe Vélez, y de la realización de foros en los que Naciones Unidas recibe las propuestas y opiniones del gobierno colombiano sobre su política de guerra total o seguridad democrática, consideramos una necesidad elemental que el organismo que usted representa escuche a las FARC-EP a fin de que pueda obtener una visión mucho mas objetiva de la realidad del conflicto interno que vive Colombia.
El señor Uribe nos califica de terroristas y narcoterroristas para obstruir el camino del diálogo hacia la paz con justicia social y para negar el acuerdo de canje o de intercambio humanitario de prisioneros en poder de las dos partes, pero al mismo tiempo lo llama a usted para que conmine a las FARC a un cese unilateral de fuegos y hostilidades como requisito previo a unos eventuales diálogos de paz.
Conocemos de distintas fuentes que las Naciones Unidas han ofrecido su respaldo al Gobierno del Señor Uribe Vélez, en su lucha contra el terrorismo y el narcotráfico, pero se abstienen de darle igual calificativo a la guerrilla de las FARC en Colombia lo que permite en corto plazo realizar encuentros.
En las FARC-EP, consideramos que esta decisión política de la ONU de apoyo a las propuestas y exigencias del presidente Uribe, requieren de mayor claridad de parte del Secretario General de las Naciones Unidas, no resulten más costosos los medicamentos que la curación definitiva de la enfermedad, por la improcedencia de la intervención directa de organismos multilaterales en un conflicto interno entre colombianos que nosotros mismos debemos solucionar en nuestra Patria, sin ninguna clase de ingerencias externas.
Dado que los colombianos no estamos en confrontación política ni militar con los países vecinos, de la región, ni del mundo, también la solución de sus diferencias debe hacerse sin la intervención de potencias extranjeras, a fin de evitar tragedias humanas de impredecibles consecuencias como la provocada recientemente por la guerra de invasión de los Estados Unidos, Gran Bretaña y España contra el pueblo indefenso de Irak frente a la tecnología del Imperio.
Las FARC-EP, son pueblo en armas, una organización revolucionaria, político militar de oposición al Estado y al Régimen político colombiano, una fuerza beligerante con opción de poder. Al conocer la información de prensa sobre los resultados de las entrevistas, foros y seminarios de emisarios del Gobierno de Colombia, en la Unión Europea y su organización, solicitan de usted igual tratamiento, espacio y garantías para explicar su propuesta de Nuevo Gobierno para la Paz, plasmada en la Plataforma Política y hacer conocer en directo, de viva voz los argumentos políticos indispensables para que usted y la organización mundial que representa en uso de su buen juicio pueda analizar y concluir con certeza si realmente conviene darle el respaldo al señor Uribe Vélez, o si por el contrario esa no es la contribución al conflicto interno de Colombia.
Esto lo planteamos porque conocemos el interés que lo anima a usted por ayudar con su experiencia y buenos oficios a la solución política definitiva de nuestro conflicto por la vía de la concertación pacífica.
A nosotros en las FARC-EP, por nuestra inquebrantable convicción política de buscar la paz con justicia social para nuestro pueblo por medio de una salida política negociada de las causas y las consecuencias del conflicto político, económico, social y armado, nos interesa exponer ante usted y su organización nuestras opiniones y propuestas de solución conducentes a evitar innecesarias muertes de más compatriotas por la prolongación del conflicto interno, consideramos necesario escoger un lugar y tiempo de común acuerdo con sus representantes.
Esta entrevista, encuentro, foro o seminario, tendría por fin suministrar de nuestra parte información completa sobre nuestro indiscutible propósito de aportar elementos de juicio a la búsqueda de una solución política al conflicto social y armado, por la vía diplomática. Así, como explicar nuestra voluntad por concertar el canje o acuerdo humanitario que ponga fin al cautiverio de los prisioneros en poder del Gobierno y de las FARC-EP.
Finalmente, quedamos a la espera de su respuesta y nos permitimos informarle que el encargado de atender este encuentro, es el Comandante Raúl Reyes, quien fue nombrado para que nos represente.
Atentamente,
Secretariado del Estado Mayor Central de las FARC-EP


Un assalto su scala nazionale su tutti i fronti in giugno
Il massacro di Uribe
Tratta da ZNet.
Traduzione di Bruno Bontempi
Documento originale: Uribe's Onslaught
Di Justin Podur
che gestisce le pagine del ZNet Colombia Watch (http://www.zmag.org/crisescurevts/colombia/colombiatop.htm)
30 Giugno 2003
Alla fine di maggio, il "gruppo di Rio" di Paesi latinoamericani ha discusso su come affrontare la guerra civile in Colombia. Il presidente colombiano, Alvaro Uribe Velez, ha cercato di ottenere una dichiarazione da parte del gruppo per chiedere a Kofi Annan di imporre un ultimatum al FARC, il principale gruppo guerrigliero della Colombia. L'ultimatum ammoniva il FARC di venire al tavolo dei negoziati, senza specificare cosa sarebbe successo in caso contrario. Il presidente Hugo Chavez del Venezuela ha dichiarato il suo dissenso rispetto all'ultimatum, dicendo che una tale dichiarazione avrebbe avuto l'unico effetto di preparare il terreno ad un intervento multilaterale in Colombia. La risposta di Uribe è stata che, a prescindere dall'ultimatum in questione, il futuro dell'America latina sta nel combattere il terrorismo e il traffico di droga.
 
Uribe è poi andato avanti a guidare il Paese in un mese di straordinaria violenza di tutti i tipi, ad ogni passo prendendo decisioni che hanno esasperato quella violenza.
Una delle sue prime decisioni è stata di cambiare il sistema, già terribilmente inadeguato, di protezione dei sindacalisti, in vigore dal 1998. Migliaia di sindacalisti sono stati uccisi dalla violenza paramilitare nel corso della guerra in Colombia. Soltanto nel corso di quest'anno, 35 attivisti sono stati uccisi. Nel 2002 quel numero è stato superiore a 150. Nello schema che Uribe ha deciso di sostituire, ai sindacalisti è permesso di avere guardie del corpo. Nel nuovo progetto, le guardie del corpo devono essere nominate dal Governo. Dato che la forza dei paramilitari viene dalle sue connessioni con l'esercito e la polizia, far nominare al Governo le guardie del corpo per i sindacalisti è come mettere la volpe a guardia del pollaio.
Quale che sia il livello di protezione dei sindacalisti al momento attuale, il sistema certamente è fallito due settimane dopo l'annuncio di Uribe quando Luis H. Rolon, del sindacato dei venditori di biglietti delle lotterie, è stato ucciso a Cucuta il 16 giugno, Morelly Guillen del sindacato dei paramedici è stato ucciso a Tame lo stesso giorno, ed Orlando Fernandez del sindacato dei lavoratori del settore pubblico è stato ucciso a Valledupar il 17 giugno.
Un altro ingegnoso programma, inventato dal governo di Uribe per punire i sindacalisti, è il "Programma per il Miglioramento e per le Competenze". In questo programma, i sindacalisti vengono mandato in isolamento a "lavorare" con un "tutore". Il tutore assegna loro del lavoro, li valuta ogni settimana, e proibisce loro di tornare al proprio posto di lavoro.
Dopo aver sperimentato la strategia "bombardare per privatizzare" a maggio (http://www.en-camino.org/may202003podur.htm), il governo di Uribe ha drasticamente accelerato il suo programma di liquidazione delle aziende statali. Il 14 giugno (pochi giorni prima che tre sindacalisti venissero assassinati), il governo ha annunciato la privatizzazione di TELECOM, la rete telefonica colombiana. Il sindacato stima che questo comporterà la perdita di 10000 posti di lavoro. Un comunicato della Campagna di Solidarietà Regno Unito-Colombia spiega le cause della liquidazione di TELECOM:
La spinta decisiva è venuta da Washington. Come fa notare Miguel Caro, direttore del CUT per il settore pubblico: "Gli USA hanno insistito che una delle condizioni per includere la Colombia nei negoziati per l'Area di Libero Commercio delle Americhe fosse il rispetto dei contratti 'a rischio condiviso' firmati con le aziende USA.

Foti di Miguel Angel Solano- CNE
I contratti 'a rischio condiviso' non sono affatto ciò che il nome suggerisce: sono piuttosto un meccanismo che permette alle multinazionali estere di depredare le aziende pubbliche. Nel 1993, TELECOM firmò contratti con sei multinazionali per la fornitura di 2 milioni di linee telefoniche. Di queste, 1,8 milioni sono state messe in opera, ma solo 1,15 milioni sono state vendute. L'investimento proveniva da fondi statali, ma la clausola di 'rischio condiviso' ha assicurato alle multinazionali un ricavo indipendente dal numero di linee vendute. NORTEL e le altre aziende hanno chiesto un importo di 2 miliardi di dollari USA. Il governo colombiano precedente aveva offerto 600 milioni, ma la cifra non era sufficiente per NORTEL, che ha fatto pressioni sul Congresso USA affinché bloccasse ogni accordo su commercio ed investimento finché le sue richieste non fossero accolte. Uribe ha accettato, da cui la liquidazione e la vendita che, secondo Miguel Caro, "mostra ancora una volta la sottomissione del governo colombiano ai dettami del potere imperialista USA".
Ma TELECOM è stata solo l'inizio. Stanno per essere privatizzati, tra centinaia di altri enti, il sistema previdenziale ed ECOPETROL, l'azienda petrolifera statale. ECOPETROL è stata creata nel 1948, essa stessa il risultato di una lotta dei lavoratori. Ha risorse di più di 8 miliardi di dollari, e produce 2 miliardi di dollari di ricavi l'anno. Il sindacato dei lavoratori del petrolio, USO, è uno dei più combattivi e meglio organizzati della Colombia, ed anche uno dei più colpiti. Gli impianti di ECOPETROL sono stati militarizzati prima dell'annuncio della privatizzazione.
È continuata anche la guerra contro gli indigeni, gli afrocolombiani, e i contadini nelle campagne. L'8 giugno, a Riosucio, Caldas, 4 attivisti indigeni sono stati uccisi e altri 4 gravemente feriti in un attacco dei paramilitari. Come la maggior parte dei massacri dei paramilitari, anche questo è stato preceduto da minacce di morte con largo anticipo, seguite da richieste di protezione al governo. In risposta, prima del massacro, il governo ha offerto un telefono cellulare e un aiuto per i trasporti.
Nella comunità afrocolombiana di Zabaletas, Bonaventura, i paramilitari hanno ucciso 5 persone il 14 giugno. Il PCN (Processo Popolare Nero) ha riportato che questo è stato solo uno dei massacri nelle loro comunità: ondate di massacri si sono avute nel 1996, 2000, e 2001. L'intento, allora come oggi, è quello di far fuggire la gente, di 'ripulire' il territorio per lo sviluppo di megaprogetti e lo sfruttamento di risorse naturali.
A conti fatti, questo è un assalto violento, su scala nazionale, e su tutti i fronti.
Su ogni punto i COlombiani stanno offrendo una eroica resistenza. Il 19 giugno, circa 600000 lavoratori del settore pubblico hanno scioperato per fermare le privatizzazioni. Si è marciato a Bogotà e a Barrancabermeja (la città in cui ECOPETROL ha i suoi impianti), dove le forze di sicurezza del governo hanno disperso i dimostranti con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni. Il destino di decine di migliaia di lavoratori, e quello delle infrastrutture pubbliche della Colombia, potrebbe essere deciso in base all'esito di questo sciopero. Per dirla con la Campagna di Solidarietà Regno Unito-Colombia: "Ci vorrà una pressione enorme sia dall'interno che dall'estero per arrestare la marcia del fascismo in Colombia. Il Dipartimento dei Diritti Umani del CUT ha fatto appello alla solidarietà, sottolineando il bisogno tanto di una mobilitazione di protesta a livello internazionale quanto di una presenza fisica in Colombia".
Il 22 luglio 2003 comincerà un boicottaggio contro Coca Cola. SINALTRAINAL, il Sindacato Colombiano dei Lavoratori del Settore Cibo e Bevande, è quello che con maggior forza chiede questo boicottaggio. Otto dei suoi membri sono stati assassinati da paramilitari finanziati dalle aziende che imbottigliano Coca Cola. Centinaia di loro lavoratori sono stati licenziati e tenuti prigionieri, o addirittura rapiti, torturati e "fatti sparire", nel quadro della sporca guerra in Colombia che uccide membri dell'opposizione sociale così che le multinazionali possano fare profitti.
SINALTRAINAL ha cercato di agire per vie legali, con l'aiuto del Sindacato Unito Lavoratori Metallurgici. Il giudice ha stabilito che le aziende di imbottigliamento della Coca Cola devono rispondere alle accuse, ma Coca Cola ha deciso di declinare ogni responsabilità. In un tribunale pubblico contro l'impunità, SINALTRAINAL accusa la Coca Cola di aver violato i diritti umani dei suoi lavoratori; di aver beneficiato degli attacchi ai sindacalisti in Colombia, Guatemala, Perù, Brasile, USA, Venezuela, Palestina, Turchia, Iran ed altrove; di aver contaminato le sorgenti d'acqua con l'inquinamento degli impianti di imbottigliamento; di discriminazione razziale; di uso irrazionale di acqua nel mondo e di furto di acqua ai danni delle comunità dell'India; e di aver appoggiato l'oligarchia venezuelana. Il boicottaggio, secondo i piani iniziali, durerà un anno. E "non consiste solo nel non consumare prodotti della multinazionale Coca Cola, ma è anche una campagna permanente di denuncia, di organizzazione e di lotta contro le politiche dell'azienda".
Alla fine del mese, Uribe ha emesso un documento di 53 pagine che espone la sua nuova strategia. Il nome di questa strategia, "sicurezza democratica", parla da solo. Il tutto è parte del più ampio progetto USA, che in questi giorni viene attuato con sempre maggiore velocità, di depredare le risorse pubbliche di ogni Paese del mondo con il terrore, la guerra, e la globalizzazione capitalista.
Anni fa, anche gli Zapatisti del Messico hanno affrontato un Presidente che esponeva una "nuova strategia" contro di loro. Il loro commento fu che non era nuova, e non era una strategia: era solo il solito stupido martellare, basato sull'ipotesi che un popolo che ha saputo resistere per cinquecento anni abbia improvvisamente dimenticato come si fa.
I Colombiani non dimenticheranno come si fa. Ma li lasceremo ad affrontare il massacro da soli?

:: La Campagna ::
Il 22 luglio 2003 è iniziata ufficialmente la campagna di boicottaggio della Coca Cola promossa dal Sindacato Colombiano SINALTRAINAL (Sind. Lavoratori Industrie Alimentari) in difesa dei lavoratori delle imprese imbottigliatrici della Coca Cola Colombiana e quelli della Nestlè.
22 luglio 2003
Parte la campagna No alla KillerCola

A cura dell'Comitato Promotore per la costruzione
della Rete Italiana Boicottaggio Coca Cola

:: LINK ::

? Comitato Promotore per la costruzione della Rete Italiana Boicottaggio Coca Cola
? SINDICATO NACIONAL DE TRABAJADORES DE LA INDUSTRIA DE ALIMENTOS - Colombia
? LINK Campagne Mondiali contro CocaCola



Coca Cola è accusata di crimini di lesa umanità per essere la mandante
delle politiche repressive nei confronti del sindacato e dei lavoratori -
che hanno aderito alle lotte sindacali per difendere diritti e posti di
lavoro - che in tutti questi anni hanno prodotto dieci morti, decine di
sindacalisti rapiti e torturati.
Il SINDACATO SINALTRAINAL ha depositato lo scorso hanno presso il
Tribunale di Atlanta - USA la richiesta per l'incriminazione Ufficiale
della Coca Cola sulla base di una vecchia legge del congresso Americano
(denominata A.C.T.A).
In data 31 Marzo 2003 il giudice della Corte Federale di Atlanta, José E.
Martinez, ha deciso che il procedimento penale per violazione dei diritti
umani - commessi da Forze paramilitari a nome delle Imprese
Imbottigliatrici della Coca Cola Colombiana, Panamerican Beverages Inc -
PUO' ANDARE AVANTI. La corte ha infatti deciso che la documentazione
presentata dal sindacato SINALTRAINAL è sufficiente per procedere
penalmente. Ugualmente la Corte ha deciso di mandare avanti il
procedimento penale presentato sulla base di un'altra legge Statunitense
che tutela le vittime della Tortura (T.V.P.A.)
Colombia Esige Giustizia
Insieme alle iniziative di tipo legale, Il sindacato SINALTRAINAL ha
lanciato la Proposta di un Boicottaggio internazionale che inizierà il 22
LUGLIO 2003 L'iniziativa si inserisce nel quadro della Campagna
Internazionale - Contro l'impunità Colombia Esige Giustizia.
In Italia l'obiettivo è quello di sostenere questa campagna attraverso la
costituzione di una rete che metta insieme le tante realtà che in questi
anni hanno denunciato le politiche delle multinazionali, dai centri
sociali, alle associazioni per un consumo critico
E' stata aperta questa campagna con una iniziativa pubblica a ROMA - PIAZZA
BARBERINI il 22 luglio 2003 a partire dalle ore 17,30 con la
diffusione di materiale di denuncia e sottoscrivendo lettere di protesta
da inviare direttamente alle sedi Coca Cola Italia e negli stati Uniti.
links di riferimento:
http://www.selvas.org/newsCO0203.html

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