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Intervista a Rosalina Tuyuc
by Alessio Ciacci Wednesday, Aug. 27, 2003 at 9:35 PM mail: a.ciacci@libero.it

intervista lla presidentessa nazionale di Conavigua in Guatemala

INTERVISTA A ROSALINA TUYUC PRESIDENTESSA NAZIONALE DI CONAVIGUA (Coordinamento Nazionale Vedove del Guatemala)
Intervista del Gruppo Mani Tese di Lucca


Cara Rosalina, siamo in piena campagna elettorale, violenza e corruzione si trovano ogni giorno sulle pagine di tutti i quotidiani, è un momento difficile per il Guatemala?
Durante questo anno elettorale è aumentata la violenza organizzata, sono aumentate le aggressioni contro i difensori dei diritti umani e contro che si occupa delle esumazioni delle vittime del genocidio. Più ci avviciniamo alle lezioni del 9 Novembre più aumenta la violenza. Questa violenza è un elemento per distrarre, da parte dell’FRG (il partito al governo) dai temi elettorali e per poter creare un clima dove si più semplice manipolare le elezioni, comprare i voti ed imporre i propri candidati alle elezioni. Nell’FRG poi ci sono moltissimi dei responsabili della guerra, primo tra tutti Rios Montt e moltissimi corrotti che vogliono mantenere un clima generale d’impunità.

C’è il rischio che Rios Montt possa vincere le elezioni?
Purtroppo in Guatemala non c’è un partito forte di opposizione a Montt, noi speriamo nella forte reazione della coscienza sociale dei parenti di tutte le vittime e di chi ha conosciuto la violenza dl genocidio affinché, attraverso il voto, possiamo far perdere Montt.
L’FRG ha manipolato contadini ed indigeni, noi, al contrario, lavoriamo per la formazione, sensibilizzazione, e coscientizzazione della popolazione. L’FRG vuole arrivare al potere comprando i voti, imponendo i propri candidati, manipolando le elezioni. C’è la seria possibilità che riescano a brogliare i dati delle elezioni, ci sono già state molte denuncie per documenti elettorali falsificati, stanno poi promettendo o realizzando progetti di sviluppo (con fondi governativi) per corrompere le comunità ed infine stanno nominando pubblici ministeri affiliati all’FRG per impadronirsi, ancor più, della giustizia.

La scorsa settimana c’è stato il ritiro di Quemè, se non sbaglio, l’unico candidato indigeno; in questa campagna elettorale quali sono i candidati se non affidabili, con i quali si può discutere?
Sfortunatamente in Guatemala non c’è mai stato un candidato indigeno, Quemè era l’opzione indigena, unica occasione per la popolazione maya.
Gli altri partiti non hanno una visione indigena (sebbene gli indigeni siano oltre il 60-70%della popolazione) con cui possiamo dialogare, per noi Quemè era l’unica possibilità di partecipazione politica.
In futuro noi, come popolo indigeno, dovremo creare una nostra forte espressione politica perché, nel futuro, possa essere diverso.

A 8 anni dagli Accordi di Pace forse è difficile fare un bilancio ma oggi quali sono gli aspetti più deboli di questa pace?
Gli ultimi due governi non hanno manifestato la volontà politica di attuare gli Accordi di Pace, il tema è stato sempre al terzo o quinto punto dell’agenda politica Nazionale e ad oggi, gli Accordi, da parte del Governo, per lo più non sono stati rispettati. Molte cose sono rimaste a livello di dibattito e gli unici aspetti che sono avanzati sono il Fondo di Terra, la Difensoria della Mujer Indigena e pochi altri. Le questioni legate alla giustizia, il tema dell’esercito, il tema dei popoli indigeni (diritti, riforma educativa….), la riforma agraria e molti altri non sono avanzati.
E cosa ne pensi dei Consigli di Sviluppo?
Sfortunatamente i Consigli di Sviluppo non hanno metodi di lavoro molto partecipativi, soprattutto per le comunità; ci sono forti limitazioni per i giovani e per le donne, alcuni riescono a partecipare alle assemblee ma hanno limitazioni nel diritto alla parola e a l voto, insomma non c’è una reale partecipazione popolare. Poi, a livello provinciale, ci sono Presidenti (dei C. di S.)poco paerti ad accettare proposte di progetti di sviluppo presentate dalle donne, inoltre le decisioni vengono prese a maggioranza e la maggioranza è sempre composta da uomini che spesso limitano la partecipazione delle donne.

Il tema dei rimborsi alle vittime del genocidio come lo sta realizzando il Governo?
Neanche su questo temi gli tulii due governo hanno dimostrato interesse (ignorando completamente gli Accori di Pace). Si sono effettuati dei rimborsi solo in 3 comuni di 3 diverse province e questo a causato molte delusioni ai familiari delle vittime.
L’FRG và promovendo e realizzando progetti e rimborsi agli ex paramilitari appartenenti alla PAC (le Pattuglie di Autodifesa Comunitaria).
Noi, come organizzazioni maya, abbiamo fatto proposte di risarcimento alternative che comprendono progetti di sviluppo, abitazioni, aiuti economici alle vedove ma i governi ignorano le nostre proposte. Noi continuiamo nella lotta affinché si attui un piano nazionale di risarcimenti.

Quali sono le priorità e gli obiettivi per i prossimi anni di Conaviguai?
Noi continuiamo a lavorare sul tema prioritario delle esumazioni. La CEH (Comision para el Esclarecimento Historico, Commissione per ili Chiarimento Storico)ha individuato oltre 600 cimiteri clandestini fatti dall’esercito, fino ad oggi ne abbiamo esumati circa ¼, da qui ai prossimi 5-6 anni è la nostra priorità.
E’ forte la speranza per i familiari di trovare le vittime del genocidio, è un desideri che coltiviamo da anni.
L’impunità dei militari genocidi ed il potere che continuano ad esercitare non hanno permesso di realizzare (come previsto dagli Accordi di Pace e come raccomandato dalla CEH), da parte del governo, un piano nazionale di esumazioni. Ma noi continuiamo a lavorare su questo tema perché è un’attività di vitale imposrtanza sia a livello individuale che collettivo.
L’altra attività per noi molto importante è la formazione di donne sui temi di diritti umani, partecipazione, Accordi di Pace, popoli indigeni …

Cosa vorresti dal Guatemala di oggi?
Donne indigene più rafforzate nella capacità di iniziativa e partecipazione politica.
Non più cimiteri clandestini con la loro esumazione e la dignità per le vittime ed i loro familiari.
Un clima di rispetto e di pace per i nostri figli.
Una diversa politica dello stato per risarcire le vittime.
Un forte impegno della giustizia contro i responsabili del genocidio e di lesa umanità negli anni 80-86 in cui si sono visti realizzati i peggiori crimini

Viaggiando dal Chiapas al Guatemala e viceversa i miei occhi vedono pochi kilometri ma molta distanza, credi che in futuro (se già non ci sono) si possano creare degli scambi o delle reti tra lotte indigene di diversi paesi dell’america latina?
I popoli indigeni dell’america latina hanno avuto diverse storie ma una radice comune di persecuzione. Forte è la volontà di rivendicare i nostri diritti perché gli indigeni vogliono difendere i loro diritti, con o senza leggi che li tutelino. Noi continuiamo nella lotta perché aumenta la coscienza nei diversi paesi, ci legano le rivendicazioni e le radici storiche comuni per rivendicare i diritti che ci vengono negati.

Com’è il rapporto con Mani Tese?
Mani Tese ci appoggia da anni ed anche se, per un certo periodo, i rafforzi si sono allentat,i adesso siamo felici perché abbiamo ripreso a lavorare assieme.
Ad esempio Mani Tese ci ha appoggiato da anni nella lotta contro il servizio militare obbligatorio e quest’anno abbiamo ottenuto la legge che lo ha abolito dopo 15 anni di lotta.
A volte certi frutti si vedono anche dopo anni. Noi speriamo che Mani Tese possa continuare ad appoggiarci perché i progetti che ci finanzia sono per noi molto importanti:
- con le esumazioni perché sono 200.00 le vittime del genocidio e l’esperienza delle esumazioni riguarda la dignità delle vittime ma anche la coscienza presente di un popolo;
- con la formazione di donne perché possiamo accrescere, come donne, la nostra coscienza politica, economica, sociale, per entrare a pieno nella vita sociale del nostro paese.

Pensi che come associazione potremo fare di più, ad esempio cercare forme per portare in tribunali internazionali denuncie per i crimini di guerra contro i genocidi degli anni della guerriglia?
Questo è uno dei temi che vorremo approfondire con la solidarietà internazionale, c’è bisogno di esperti di diritto internazionale per appoggiare la nostra lotta per la dignità e la giustizia.
Come si può avanzare in questo campo? Quali sono le procedure da seguire?
Sarebbe importante che degli avocati potessero contribuire alla lotta per una giustizia universale sul caso del genocidio in Guatemala



Qual’è, secondo te la migliore forma per fare cooperazione in Guatemala? Cosa pensi, poi, della possibilità di finanziare progetti con fondi delle cooperazioni governative?
E’ importante che la solidarietà internazionale appoggi le rivendicazioni della società civile in Guatemala, la lotta contro le violazioni dei diritti umani deve essere universale.
Così come, in Guatemala, c’è stato un finanziamento internazionale alla guerra dovrebbe esserci un finanziamento internazionale, non solo delle ong, ma anche dei governi, per cercare pace e riconciliazione.










Rosalina mi ha ospitato per tre giorni in casa sua condividendo momenti di festa, di riposo e lavoro ma, soprattutto, di vita quotidiana in una famiglia che mi ha fatto capire, ancor meglio, la tragedia del genocidio e della guerriglia in Guatemala. Una famiglia, la sua, che dalla guerra è stata duramente colpita ma che nella lotta per la dignità e contro l’impunità ha costruito il proprio presente e futuro per una vera pace con giustizia.
Alessio Ciacci
28 agosto 2003









Cos’è il CONAVIGUA?

Il CONAVIGUA nasce come risposta alla repressione vissuta dal Guatemala nell’ambito del conflitto armato interno. Nel settembre del 1988 diverse associazioni di donne indigene, la maggioranza vedove, costituiscono un’organizzazione auto-finanziata, fondata basicamente sul loro lavoro volontario. Da quel momento CONAVIGUA ha svolto un ruolo fondamentale nella riorganizzazione del movimento popolare ed è divenuta uno dei soggetti più rappresentativi nel panorama politico del paese, con una capillare presenza su tutto il territorio nazionale ed un profondo radicamento fra i settori indigeni.
Durante il conflitto armato, il Coordinamento svolge principalmente iniziative di denuncia e di protesta contro la militarizzazione, la repressione e il genocidio di cui è stato vittima il popolo maya. L’azione coraggiosa delle donne di Conavigua è stata fondamentale per la sensibilizzazione della comunità internazionale e della popolazione guatemalteca sui crimini commessi.

Dopo la firma della pace in Guatemala (1996), il CONAVIGUA inizia un periodo di valutazione e analisi sul lavoro sviluppato finora nei diversi settori e viene definita una nuova strategia. Fra gli obiettivi che l’organizzazione vuole raggiungere vi sono; la smilitarizzazione totale delle comunità; il rispetto e divulgazione dei diritti umani; la promozione dei diritti delle donne (in particolare donne indigene); la promozione del diritto dei giovani a non prestare il servizio militare discriminatorio ma a svolgere il servizio sociale; la coscientizzazione delle donne sulla necessità di partecipare attivamente al processo di sviluppo comunitario e nazionale.
La base dell’associazione è costituita attualmente da 13000 donne, raggruppate in circa 330 Giunte Direttive o Comunità, con presenza soprattutto nelle zone colpite dalla violenza politica e dall’esclusione sociale (altipiano del Guatemala, dove il 90% della popolazione è maya). L’autorità suprema è l’Assemblea Nazionale. La struttura interna è pensata per facilitare la partecipazione di tutti i livelli dell’organizzazione, dalle Giunte locali fino all’Assemblea Nazionale. Le dirigenti dell’associazione sono 14 donne elette dall’Assemblea come rappresentanti del Consiglio Direttivo e 40 donne del Gruppo Organizzativo, rappresentanti delle varie sezioni regionali dell’organizzazione.

Il lavoro di CONAVIGUA a favore delle donne vedove, nell’ambito dei diritti umani, i diritti dei popoli indigeni, e soprattutto contro la discriminazione delle donne, ha permesso che l’organizzazione ottenesse un riconoscimento tanto nazionale quanto internazionale, come dimostrato dai seguenti passi dei rapporti della Chiesa Cattolica e della Commissione per il Chiarimento Storico:

“Gruppi come CONAVIGUA hanno reso esplicita la problematica delle donne vedove, che rappresentano un grande settore sociale colpito dalla violenza e hanno portato avanti rivendicazioni che vanno oltre la ricerca dei propri familiari, come la lotta contro la militarizzazione nell’area rurale e il reclutamento forzato…
…le donne che per molto tempo sono state invisibili nella società devono ora essere riconosciute come soggetti di cambiamento, rispettando e valorizzando il loro contributo come esempio di dignità e difesa della vita” (Ufficio dei Diritti Umani dell’Arcivescovato del Guatemala, “Guatemala: Nunca Mas”; 1999, Volume I, pp.236-237.)

“Per il fatto di rappresentare una risposta rilevante dei settori sociali di fronte alla violenza, questa Commissione riconosce il lavoro di istanze che seppero superare l’immobilismo e il terrore, attraverso azioni, gesta e iniziative che hanno rivendicato il diritto alla vita durante e nel centro stesso del conflitto. Si evidenzia in particolare il lavoro di organizzazioni come CONAVIGUA…organizzazione diretta da Rosalina Tuyuc, donna Kaqchiquel, il cui lavoro ha rappresentato un’importante novità per essere un’organizzazione di donne maya provenienti de centinaia di villaggi rurali. Dopo la sua formazione nel 1988, il lavoro di CONAVIGUA si è concentrato sulla denuncia e azione contro la militarizzazione comunitaria, così come sulla situazione di discriminazione vissuta dalle donne indigene” (Commissione per il Chiarimento Storico, “Guatemala: Memoria del Silenzio”, 1999, Cap.3)


Chi è ROSALINA TUYUC?
Rosalina Tuyuc Velasquez è una donna maya Kakchiquel proveniente da San Juan Comalapa, nel Dipartimento di Chimaltenango, un paesino nell’altipiano guatemalteco, duramente colpito dalla guerra.
Nel suo paese svolgeva la professione di infermiera, ma già all’età di 18 anni era Presidentessa della Gioventù Operaia Cattolica Femminile di San Juan Comalapa. A vent’anni era presidentessa dell’Azione Cattolica del paese. La sua famiglia era impegnata nell’ambito sociale e religioso, quando la guerra sconvolse l’altipiano. Tutti i dirigenti popolari vennero sistematicamente eliminati e le organizzazioni sociali sciolte. Rosalina aveva 26 anni quando suo padre fu sequestrato nel luglio 1982. Tre anni dopo (maggio 1985) anche suo marito scomparve, così all’età di 29 anni rimane vedova e con due figli.
Nel 1988 fondò, assieme ad altre donne vedove, il Coordinamento Nazionale delle Vedove del Guatemala (CONAVIGUA), di cui fu eletta Presidentessa. Quando ancora i massacri e il genocidio si scatenavano contro il suo popolo ebbe il coraggio di lottare contro la repressione e la militarizzazione. Assunse anche numerosi ruoli di responsabilità che la rendono una delle dirigenti più note e rispettate della società civile guatemalteca: Presidentessa della Commissione delle Vittime della Violenza nel Dialogo Nazionale; membro del Consiglio Direttivo dell’Unità di Azione Sindacale e Popolare; membro del Tavolo di Coordinamento dell’Incontro Intercontinentale “500 Anni di Resistenza Indigena, Nera e Popolare”; Fondatrice e coordinatrice dell’Istanza di Unità e Consenso Maya; fondatrice e membro del Coordinamento Nazionale di Organizzazioni del Popolo Maya del Guatemala (COPMAGUA).
Nel dicembre 1994, a 38 anni, viene eletta deputata nel Congresso della Repubblica per il Fronte Democratico Nuova Guatemala, che raggruppa le organizzazioni sociali e popolari guatemalteche: durante l’esperienza di deputata si distingue per il suo impegno a favore dei settori esclusi e assume l’incarico di VicePresidente del Congresso, di Capo gruppo parlamentare del FDNG e di Presidentessa della Commissione per la Donna, i Minori e la Famiglia del Congresso.
Dopo cinque anni di esperienza come deputata, nel 1999 è tornata a lottare a fianco delle donne vedove ed è stata eletta nuovamente Presidentessa di CONAVIGUA.
Adesso lavora anche insieme all’equipe della Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchú Tum nella lotta contro l’impunità, presentando denuncie per il genocidio commesso nei confronti dei popoli indigeni guatemaltechi.

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