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Ferro, inizia la guerra dei nervi.
by Comitato di base lavoratori Ferro Monday September 01, 2003 at 01:05 AM mail: X 

Ferro Italia: Inizia la guerra dei nervi.


Il sintomo più diffuso che investirà gli animi, nella settimana che iniziamo a vivere, sarà il nervosismo, sia naturale che indotto. Già, alla fine della scorsa settimana, abbiamo assistito alla perdita della pazienza di alcuni soggetti diversi tra loro ma con la stessa “smania”, chiudere al più presto la partita.
Iniziamo dal principale attore che è quello più importante essendo la controparte. Il signor Bandiera , fautore della scelta di chiudere il nostro Stabilimento, soffre la pena dell’impegno preso, ma non riuscito, e dunque, di un costo non calcolato e di una perdita del servizio ai clienti, che inizia a farsi sentire. Inizia Settembre e lo smantellamento dei Lavoratori e del sito produttivo è ancora da avviare. Non possiamo dannarci l’anima per il signor Mafia, e quindi, passiamo ad occuparci di chi, dentro lo stabilimento e di conseguenza nel fronte che si dovrebbe opporre alla chiusura di esso, lavora ad altre cose. C’è un punto dolente, visto in maniera lampante , durante le Assemblee che mano a mano hanno dato risposte ai ricatti portati dalla Direzione Aziendale. E’ la ricerca di rompere il fronte dei Lavoratori e innescare la scusa, che serve alla Direzione Aziendale, per rifiutare i tavoli delle trattative e soprattutto quello che possono rappresentare. Le letture che alcuni capetti e delegati (uno) alla RSU sparano passando da un capo all’altro, dell’interpretazione dei percorsi di resistenza, non sono sintomo di confusione, ma di ricerca spasmodica di finire presto sulla graticola. Non si vota no, senza fare una proposta alternativa. Manca un pezzo fondamentale in tale scelta, da qui, il dubbio che non sia una strategia a favore dei Lavoratori ma un servizio alla causa, del quale rimane ambigua la finalità, che potrebbe esserci, ma non rientrerebbe certo nelle aspettative dei Lavoratori, altrimenti l’avrebbero detta.
Torniamo al concreto, al nervosismo che caratterizzerà le giornate a venire. Tutti: lavoratori, sindacati, politici, istituzioni, direzione aziendale e signori dell’associazione industriali avranno, oltre al loro ruolo naturale, un peso in più, quello di seri impegni per non sputtanarsi la faccia davanti alla opinione pubblica, fino ad ora, confusa. Da oggi si apre un occhio su tutto e tutti. Sappiamo dell’impegni presi da tutti e quindi la trattativa non può eludere passaggi fondamentali. Da qui la nostra forza, la calma.
SAPPIAMO DI ESSERE STATI LICENZIATI, GIA’ DA UN BEL PEZZO, DALLE STRATEGIE DEL SIGNOR MAFIA. Ma sappiamo anche, di non essere stati licenziati contrattualmente e che non è doveroso trattare per arrivare a ciò. Abbiamo messo in moto le attenzioni dell’ambiente politico e non solo, vogliamo vedere se hanno a cuore i nostri interessi, ed i loro, amministratori delle ricchezze del territorio.
Partendo dal fatto che eravamo licenziati il 25 Luglio 2003, e che invece siamo qui a trattare la resa. Pretendiamo che questa sia dignitosa e che, più che altro, non esima nessuno dalla propria responsabilità.
Scenario prossimo venturo: L’incontro di Martedì alla Regione, sarà caratterizzato da approcci formali, ci auguriamo che le istituzioni abbiamo anche un minimo di cose da mettere sul piatto. La direzione aziendale, che non ha alcun interesse a trattare, lascerà che l’associazione industriale istauri, per obbligo di circostanze di rapporti politici, un impegno formale a parlare del futuro del sito produttivo, in un prossimo incontro, e nient’altro. Balletto delle parti e si slitta al secondo tavolo delle trattative, quello prettamente sindacale. Salta il primo punto, da qui il Sindacato non ha più mandato e va a ruota libera, ascolta le pressioni e ragiona sul come presentare le cose all’Assemblea dei Lavoratori.
Ma si deve decidere, seduta stante, l’impegno ad un nuovo tavolo o consumare la rottura.
Da qui, la richiesta di calma, quella che ha caratterizzato il comitato di base. Noi siamo pronti a trattare, volete altri sei camion per la prossima settimana? Mettiamoci a tavolino. Non volete trattare? Si torna a ROMA. Ci mandate le lettere di Licenziamento? Fatelo, non certo con il nostro accordo. Non abbiamo fretta di essere liquidati.
Si sguinzaglia qualcuno del sindacato e non solo, a metterci paura sull’esito delle trattative economiche, fatelo, sono talmente morti di fame che non convincono nessuno, un posto di lavoro in un sito produttivo così, non si compra. Vendete la nostra azienda al miglior offerente nel settore e ci sarà un futuro per tutti, lavoratori e territorio.
La Ferro non ci vuole, gli bastano i picciotti del nord, che venda.
Questo è il secondo punto stabilito dall’Assemblea dei Lavoratori.
Per quando ci riguarda, e stavolta saremo “crudi”, se la multinazionale Ferro, i capetti che si sono già venduti e i soggetti che vogliono fare i propri interessi, si levassero definitivamente da mezzo sarebbe un bene per tutti.
Noi, invece, vogliamo vedere come va a finire, e senza perdere nessun passaggio e con la determinazione necessaria, trattiamo la resa condizionata della forza lavoro.
Questa è l’unica arma che abbiamo. Far sentire la nostra presenza e la nostra voce.
Ed è sicuro che zitti non ci stiamo e fermi neanche.
SE LA FERRO MAFIA ITALIA, NON HA INTENZIONE DI CONTINUARE LA SUA ATTIVITA’ LAVORATIVA, NELLO STABILIMENTO DI CANNARA, CHE SI DISIMPEGNI DA QUESTO, SENZA RICATTI E SENZA CONDIZIONI.
QUESTO E’ QUELLO CHE VOGLIAMO, MANTENERE L’ATTIVITA’ PRODUTTIVA NONOSTANTE LA FERRO MEFIA ITALIA.
Comitato di Base Lavoratori Ferro

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