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Esumazioni delle vittime del genocidio in Guatemala, emergono resti e orrori del passato.
by Alessio Ciacci Tuesday September 02, 2003 at 05:39 PM mail: a.ciacci@libero.it 

Ultime dal Guatemala

Conavigua, l’organizzazione guatemalteca delle vedove del Guatemala ha iniziato, il 28 Agosto, nel Municipio di Comalapa, un’attività di esumazioni di vittime del genocidio (1).

Centinaia di persone hanno partecipato, e stanno partecipando, ai primi giorni di scavo e recupero dei resti dei morti. Donne, uomini, anziani e bambini, parenti o amici delle vittime, interessati, giornalisti e ricercatori, e molti altri sono venuti a portare il loro appoggio a questa attività così importante per il paese, finanziata, in questo municipio dalla Ong italiana Mani Tese.

Venerdì, il secondo giorno di scavi, quando, fin da subito, si sono iniziati a trovare dei resti, anche Tom Koenings, Presidente di Minugua (la Missione delle Nazioni Unite in Guatemala), è venuto a portare il suo appoggio morale ai familiari delle vittime.
Fino a sabato si è lavorato allo scavo ed esumazione di due fosse contenenti, rispettivamente, 5 e 6 corpi ciascuno.

Nel municipio si calcola la presenza di più di 100 vittime e sono già più di 50 le famiglie che cercano i propri familiari.
Ogni giorno giornalisti e televisioni documentano lo svolgimento dei lavori e a più riprese intervistano Rosalina Tuyuc (presidente di Conavigua). E’ davvero forte il rilievo che la stampa dà all’evento anche perché, a Comalapa, negli anni ’70-’80 era presente un distaccamento militare che aveva influenza su una vasta regione.
Le forze dell’esercito, perpetrando terribili violenze ed omicidi, per lo più di massa, o nei casi di sequestri, portavano i presi, o i cadaveri, anche da altri municipi, nel distaccamento di Comalapa dove, nei terreni circostanti, sotterravano i corpi.
Ed è proprio in uno di questi terreni dove Conavigua e gli Antropologi Forensi (che effettuano gli scavi) stanno recuperando i resti delle vittime. Ed allora sono importanti le prime pagine dei giornali con le foto, la spiegazione delle attività o le dichiarazioni di Rosalina perché, anche famiglie di comuni lontani coinvolte, in quegli anni, dalle violenze, possano partecipare agli scavi e lasciare le proprie testimonianze.

Sebbene l’attività sia complessa e delicata, gli antropologi Forensi del Guatemala, che realizzano gli scavi ed esumano i resti, stanno procedendo ad un buon ritmo di lavoro e già domenica si è aperta una terza fossa.
Dopo aver identificato, grazie a testimoni e perizie, il loco delle fosse comuni, si iniziano gli scavi; ad una profondità di circa un metro appaiono i primi resti ed allora le pale lasciano il posto a spatole e pennelli. Siamo nella fossa numero due e negli scavi di venerdì inizia a delinearsi la figura di un teschio, a pochi centimetri di distanza le scarpe di un altro corpo. Con le prime ossa che compaiono aumenta il desiderio, da parte dei familiari, di riconoscere un resto, una fibbia, le scarpe.
E’ davvero incredibile come nella memoria di mogli, madri o figli sia rimasti impresso ogni dettaglio di quel terribile giorno in cui le forze della PAC (forze paramilitari) o dell’esercito sono venuti nella comunità od entrati nelle case uccidendo, massacrando o sequestrando parenti o conoscenti.

Purtroppo le violenze e la brutalità, compiuti negli anni ’70 e ’80 dalle forze governative, per la loro oscenità, parrebbero non credibili se già non fossero state documentate dal rapporto Nunca Mas della Chiesa Cattolica e dal rapporto “Memoria del Silenzio” realizzata dalla Commissione di Chiarimento Storico.
Con il proseguire degli scavi si riesce a distinguere chiaramente lo scheletro con i resti degli indumenti che ancora lo avvolgono. Un momento delicato, questo, quando, a volte, la commozione vince i familiari presenti e la terra restituisce loro quei corpi che, almeno nella morte, rivendicano dignità e giustizia.

E in questi scavi gli scheletri sono lo specchio delle atrocità commesse nel passato.
Solo nelle prime due fosse esumate sono stai trovati un corpo che aveva il cranio sepolto all’altezza del bacino, scheletri senza braccia o gambe, un cranio fracassato, i resti di un bambino di pochi anni.

Ritrovare i resti delle vittime, per le famiglie, è un fatto davvero importante sia per poter seppellire con dignità e con rito religioso le vittime, sia per un fatto culturale perché, per la popolazione indigena, un corpo non sotterrato non potrà riposare e la sua anima soffrirà finché non ha ricevuto degna sepoltura. Da non sottovalutare le motivazioni socio-politiche in un paese dove, come documentato dalla CES (Commissione Chiarimento Storico), le vittime del genocidio sono oltre 200.000 e dove i governi succedutisi dopo la firma degli Accordi di Pace del ’96 non si sono mai impegnati in una vera politica di pace, di risarcimento, di esumazioni ma cercando, spesso, di sminuire le tragedie e gli effetti (tutt’oggi presenti nella popolazione) di quelle terribili violenze.

Un’attività, dunque questa, che oltre alla dignità e allo sviluppo contribuisce ad un chiarimento storico senza il quale è realmente difficile parlare di sviluppo.











(1)
Le esumazioni prevedono lo scavo delle fosse individuate, il recupero dei resti delle vittime, il prelievo e l’analisi di queste ed infine la restituzione alle famiglie per la sepoltura.

La Commissione di Chiarimento Storico, frutto degli Accordi di Pace tra Governo e Guerriglia, stabilisce, nella parte delle raccomandazioni:
“ Le esumazioni dei resti delle vittime del conflitto armato e la localizzazione dei cimiteri clandestini e nascosti, ovunque si trovino, sia un atto di giustizia e riparazione in sé, nonchè passo fondamentale per intraprendere il cammino delle riconciliazione. E’ un atto di giustizia perché fa parte del diritto di conoscere la verità e contribuisce a chiarire il destino degli scomparsi. E’ un atto di riparazione perché permette di rendere la dignità alle vittime e perché il diritto di seppellire i morti e di compiere cerimonie funebri proprie di ogni cultura è inerenti di tutti gli esseri umani”

E nei punti 28, 29, 30, 31 raccomanda al Governo un impegno attivo nella politica di esumazioni in rispetto dei valori culturali, della dignità delle vittime e dei loro familiari, che i corpi ed i resti siano affidati ai familiari per una degna sepoltura ed infine che siano appoggiate quelle Ong ed organizzazioni specializzate in antropologia forense e nella ricerca ed identificazione dei resti.
Purtroppo, però, dalla firma degli Accordi di Pace nel ’96 ad oggi i governi succedutisi non si sono mai impegnati in una vera politica di esumazioni.

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gusanite domandina Tuesday September 02, 2003 at 08:00 PM
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