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Storie di Muri e Apartheid: campo profughi di Iabna
by ilnonsubire da imemc Friday September 26, 2003 at 02:08 AM mail:  

22 persone della famiglia di Abu Taqia si ritrovano ad affrontare la perdita della loro casa, dopo che i bulldozers israeliani l'hanno rasa al suolo. Nessun commento č stato dato dall'esercito israeliano, cosi come ancora non č nota la ragione ufficiale della demolizione.

Storie di Muri e Apa...
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Majid Abu Taqia siede vicino alla sua casa, ora una collina di macerie, nel campo profughi di Iabna (sul confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto) dopo il passaggio dei bulldozers israeliani Lunedi 22 settembre.

Le quattro famiglie che ci vivevano sono diventati senza casa la notte precedente. Le donne, i giovani e i bambini della famiglia siedono sotto un'albero davanti alle rovine della casa, impossibilitati a credere a quello che e' successo, al fatto che solo 12 ore prima loro vivevano nella loro casa.

"L'altra notte e' stata la piu' terribile e difficile della nostra vita. Abbiamo visto la morte. I builldozer hanno iniziato a demolire la casa con noi dentro" ha raccontato Majid. Descrivendo i dettagli della notte, Majid ha detto: "L'intera famiglia era dentro la casa quando i bulldozers dell'esercito israeliano hanno raggiunto il vicinato. All'inizio abbiamo pensato a qualcosa di normale, come capita spesso. Ma quando i soldati hanno aperto il fuoco sulla casa, abbiamo tutti iniziato a preoccuparci e ad aver paura. Abbiamo quindi visto il muro a ovest crollare improvvisamente, e ci siamo trovati faccia a faccia con i bulldozers mentre questi stavano continuando a distruggere la nostra casa. Abbiamo provato a fermare i bulldozer per portare i bambini lontano dalla casa, ma i carri armati hanni iniziato immediatamente a spararci".

Majid ha quindi descritto e raccontato come la famiglia e' riuscita a evacuare e a sopravvire... per miracolo. "I muri della casa stavano crollando uno dopo l'altro, mentre noi eravamo ancora dentro. Abbiamo pensato per un momento che nessuno di noi sarebbe sopravvissuto".

Majid si copre tristemente il volto con la mano mentre ricorda quello che e' successo al suo giovane fratello "Ali". Quindi riparte col racconto: "quando abbiamo lasciato la casa, Ali era determinato a tornare dentro la casa per salvare almeno il minimo necessario, ma come ha raggiunto la casa l'esercito israeliano l'ha visto e ha sparato un missile. Lui e' rimasto gravemente ferito. Ora e' all'ospedale in condizione gravissime".

Majid si alza e iniziare a dare una mano ai vicini a "recuperare" la mobilia dalle maceria. La disperazione e la tristezza e' chiara nella sua faccia. E proprio mentre stavano tentando di salvare il possibile, i soldati hanno aperto il fuoco da una torretta di sorveglianza, disperdendo cosi la folla.

Majid come gli altri si e' allontanato per evitare di essere colpito dicendo: "Questo e' un disastro. Dove andremo ora e come faremo?". Si volta ancora verso la casa: "Ricostruiremo la casa e ci vivremo dentro". Ma a parte le sue speranze, come la famiglia recuperera' le risorse e
i soldi per ricostruire la casa e' un'altra domanda.

Come l'esercito israliano ha smesso di sparare, Majid e i suoi amici hanno ripreso a lavorare e si sono organizzati per recuperare i resti della mobilia, anche se la maggior parte inutilizzabile.

La famiglia di Abu Taqia e' una fra le famiglie che hanno visto distruggere la loro casa a Rafah da quando l'occupazione e' cominciata. Gli abitanti di Rafah sono certi che le loro case continueranno a essere distrutte almeno che non intervengano pressioni esterne, da paesi dell'EU o dagli USA, verso Israele per arrestare questa pratica. Gli abitanti nella zone della frontiera cono convinti che gli israeliani calcolano
e pensano di continuare l'evacuazione e la forzata deportazione in questa aerea di modo che Israele possa continuare nel loro piano di costruzione del muro iniziato un'anno fa.

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