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BOLIVIA: 2° giorno sciopero generale, chieste le dimissioni del presidente
by bossa Wednesday October 01, 2003 at 06:36 PM mail: bossa@inventati.org 

Traduzione di un articolo sul secondo giorno di sciopero generale, dall'agenzia Econoticias

Nel secondo giorno dello sciopero generale, che comincia a farsi sentire, le principali città boliviane sono state paralizzate per varie ore, quando migliaia di lavoratori, studenti e commercianti hanno occupato le strade protestando contro le politiche del governo ed esigendo la rinazionalizzazione di gas e petrolio.

Nelle città La Paz, Cochabamba, Potosí y Oruro, di i manifestanti hanno marciato dai quartieri popolari fino ai centro città, i negozianti di piccoli commerci si univano al corteo, mentre i grandi magazzini abbassavano le serrande e chiudevano i negozi, timorosi di scontri con i manifestanti.

A La Paz uno degli attori principali della protesta è stata la dinamite, tirata senza risparmio dai lavoratori rurali. Vari altri settori hanno risposto all'appello della Central Obrera Boliviana.

Nelle città dell'interno del paese, la protesta, sebbene molto rumorosa si è mantenuta più pacifica. Ovunque si è sentita la rivendicazione delle dimissioni del presidente Gonzalo Sánchez de Lozada (Goni) e slogan contro l'esportazione di gas verso gli Stati Uniti, un affare di 1300 milioni di dollari per le multinazionali e appena tra 40 e 70 per lo Stato boliviano.

Dopo le manifestazioni, le principali città boliviane sono tornate alla normalità, mentre che i dirigenti dei vari settori in lotta pianificavano già le misure per continuare ad appoggiare lo sciopero generale chiamato dalla Central Obrera Boliviana (COB) e il grande blocco stradale dei contadini di Felipe Quispe, che da giorni blocca l'Altipiano. Tra le misure proposte un'azione in varie città per giovedì, il blocco delle strade nel sud del paese che faranno le cooperative di minatori a partire da venerdì, così come blocchi nello Yungas a partire da lunedì, da parte dei cocaleros di Evo Morales.

SCIOPERO A METÀ Finora, secondo i sindacati, sono relativamente pochi i settori che si sono uniti allo sciopero generale ad oltranza. Tra questi, a livello nazionale, i docenti urbani e rurali, i minatori, i lavoratori del settore carne, più alcuni sindacati regionali di lavoratori delle università. Per le prossime ore si attendono le adesioni dei lavoratori della sanità e della sicurezza sociale. I dirigenti della COB si aspettano di più da questo sciopero.

Una delle ragioni è il decreto 12060 che permette ai padroni di licenziare legalmente qualunque lavoratore in qualsiasi momento, che da tempo ha debilitato l'azione sindacale e reso minore l'impatto e l'adesione agli scioperi. Molti lavoratori temono di essere licenziati se partecipano allo sciopero.

Un'altra ragione, secondo quanto spiegano i dirigenti contadini del valle y oriente del paese, come Román Loayza, è la "fretta" con la quale si sarebbe convocato alle azioni e allo sciopero. "Ci vuole tempo per organizzarsi", ha detto Loayza, assicurando comunque che i contadini di Cochabamba e del sud del paese cominceranno a bloccare le vie di comunicazione a partire da lunedi 6 ottobre.

A questo proposito, una delegazione contadina del settore di Loayza, insieme a lavoratori delle fabbriche e contadini di Cochabamba, hanno iniziato oggi una marcia verso la località dell'Altipiano di Warisata, per sostenere l'azione dei contadini leali al "Mallku" Felipe Quispe, che da oltre due settimane sono in conflitto, senza che nessuna soluzione si profili.

"Il conflitto non è settoriale, non è solo dei contadini, si è già esteso a altre organizzazioni, inclusa la COB si è unita e la mobilitazione si è ingigantita. Il blocco può andare avanti anche un altro mese, perchè noi non abbiamo padroni, non abbiamo stipendio", ha detto "el Mallku", in un'intervista diffusa da radio Fides, nella quale ha ribadito che "i contadini esigono la rinuncia di Gonzalo Sánchez de Lozada".

PAURA DEGLI IMPRENDITORI Secondo il bilancio preliminare delle organizzazioni sindacali, la forza del conflitto in questo momento è nel blocco nell'Altipiano e nelle manifestazioni di strada, che si stanno trasformando in una costante della vita delle città, cosa che genera inquietudine tra gli impresari e nella classe media più agiata. "Siamo molto preoccupati perchè a causa dei blocchi e dei cortei, non possiamo lavorare, siamo in una situazione di incertezza, nessuno cosa succederà domani", si è lamentato Roberto Mustaffá, vicepresidente della Confederazione degli Imprenditori Privati della Bolivia.

In una conversazione con la radio Panamericana, Mustaffá ha detto che "da quindici giorni gli imprenditori non possono trasportare i loro prodotti ai centri di consumo. Stesso discorso per le nostre materie prime che sono ferme nei porti".

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