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Guerra del gas in Bolivia: lettera da La Paz
by F. Poglio - Warnews.it - Thursday October 16, 2003 at 10:11 PM mail: warnews@warnews.it 

Ecco un'altra testimonianza dalla Bolivia, appena arrivataci. Questa volta chi scrive è Riccardo Giavarini, coordinatore dei progetti nel Paese andino del MLAL (Movimento Laici America Latina), organizzazione non governativa di volontariato che promuove e sostiene progetti in America Latina e Africa. Riccardo vive e lavora da 25 anni a La Paz; la sua è la testimonianza drammatica e lucida di chi sta vivendo una tragedia. E che lotta con i più deboli per la riconquista di uno dei valori più preziosi: la dignità.

Sono in ufficio e cerco di fare una lettura di quanto sta succedendo perché le cose diventano ogni ora più drammatiche.

Sirene di ambulanze che passano continuamente portando feriti ai vari ospedali, un elicottero che da qualche giorno continua a sorvolare minaccioso la città (lo stesso elicottero da cui stamattina hanno sparato e ucciso un partecipante a una manifestazione che bloccava la comunicazione fra El Alto e La Paz), un minibus incendiato in piena autostrada, turisti costretti a restare in albergo perché sono stati cancellati i voli internazionali.

Tanto che anche io ho qui come ospiti quattro bergamaschi che oggi avrebbero voluto partire in aereo per Cusco, dato che via terra é impossibile, e non siamo nemmeno riusciti a percorrere 5 km dei 15 che ci separano dall'aeroporto perché arrivano pietre da tutte le parti.

I mercati stanno ormai finendo la frutta e la verdura perché le cinque strade che arrivano a La Paz sono bloccate da vari giorni e niente sta arrivando via terra. Solo nella zona sud della città, la zona "bene", sembra tutto normale perché per loro la verdura e la frutta arriva in aereo, la stazione delle corriere è chiusa e molte delle corriere arrivate sotto scorta militare sfidando lo sciopero generale sotto scorta militare hanno tutti i vetri rotti.

Stamattina sono andato a comprare il pane e non l'ho trovato, e quello vecchio di ieri l'ho trovato a un prezzo maggiore del solito.

Dovunque vedo esercito e polizia armati fino ai denti che lanciano gas lacrimogeni e sparano. Sparano non solo pallottole di gomma ma anche quelle vere da guerra, (altrimenti non si capirebbe come mai i feriti che arrivano all'ospedale, o i morti che sono già una quindicina, hanno tutti i corpi spappolati), le ruspe di giorno passano per liberare le strade con una imponente scorta militare e all'alba le trovano di nuovo ingombre di pietre e gomme incendiate.

Roberto Simoncelli, giovane volontario bergamasco, è qui da una settimana per la periodica revisione dei conti del progetto, vorrebbe rientrare a Potosí ma deve continuamente rinunciare perché la comunicazione con Cochabamba, Potosí, Oruro, Sucre é inesistente...

In questo scenario ci sono poi i soliti gruppi interessati ad approfittare della situazione fornendosi gratuitamente dei beni altrui. Tutti ormai aspettano che venga proclamato lo stato d'assedio, ma il governo temporeggia perché oltre a dimostrare in questo modo tutta la sua debolezza e incapacità a gestire lo scontento popolare, sa bene che in questo modo sposterebbe solo nel tempo il problema.

In televisione e per radio passa intanto una propaganda noiosa e monotona del governo che invita al dialogo, alla pacificazione e ad abbandonare la violenza, ma si guardano bene dal dire che i morti sono vittime dei fucili dell'esercito e della polizia e che non ci sono risposte ai 72 punti di rivendicazione che da parecchio tempo sono urlati dalle varie parti in conflitto.

Da giorni anche la Chiesa cattolica richiama energicamente il governo, i gruppi in sciopero e sulle barricate ad abbandonare l'atteggiamento bellico, a salvare prima di tutto la vita e a tornare al tavolo del dialogo, ammettendo di essere stata anch'essa manipolata dal governo se è vero, come è vero, che il suo documento ("Rencuentro nacional", affinché non che si ripeta il massacro del febbraio scorso) elaborato appunto per aiutare il paese, il governo e l'opposizione ad avere una piattaforma di dialogo e di discussione dei problemi, é stato invece utilizzato dai politici della maggioranza per dire: "Vedete abbiamo dalla nostra parte la Chiesa".

Lasciando intendere in questo modo che quelli che oggi sono in strada ad urlare la rabbia accumulata e la frustrazione contro questo modello economico che solo obbedisce alle ricette disinfettate del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale e delle multinazionali o grosse compagnie degli idrocarburi, sono eretici, peccatori, sono dalla parte del torto, ignoranti, violenti e "terroristi".

E' infatti incredibile l'arroganza e la prepotenza del linguaggio di chi oggi é al Governo, il cinismo dell'attuale Ministro degli Interni e del Ministro della Giustizia. Ascoltandoli e vedendoli non possono non tornare alla memoria altri personaggi legati ai colpi di stato nel passato. Ciò che più preoccupa é che di fronte al conflitto si risponde con la sola repressione e la contenzione del problema quasi questo fosse sufficiente a risolverlo.

Invece siamo davanti a qualcosa di più e che ormai dilaga in tutto il paese. Dov'è il Ministro dell'Economia? Dov'è il Ministro delle Politiche sociali? Dov'è il Ministro della Giustizia? Dove sono i politici che siedono in Parlamento?

Fresco di nomina è il nuovo Defensor del Pueblo. Tutta la popolazione spingeva per la conferma di Anna Maria Romero de Campero che vanta una gestione immacolata, imparziale, a favore dell'applicazione della legge, della difesa dei diritti elementari umani e cittadini. E invece, niente, al suo posto è stato eletto un rappresentante del partito ufficialista, accusato di avere precedenti con la Cia, un tecnico per nulla interessato ai problemi sociali e che sicuramente sarà solo megafono della voce del Movimento Nazionalista Rivoluzionario (MNR, il partito di governo) e non romperà le scatole a nessuno come invece ha fatto con serietà Anna Maria.

Attualmente i parlamentari sono occupati a rubarsi visibilità e a litigare tra loro per arraffare maggiore potere. Bisogna infatti eleggere una cinquantina di autorità intermedie, e cioè giudici, sottosegretari dei ministeri e posti chiave nell'amministrazione pubblica (posti dove si maneggiano parecchi soldi) e si lotta a spintoni e a gomitate per prendere il possibile.

Tutto questo teatrino va in scena in contemporanea mentre sulla strada la gente urla e muore per rivendicare un semplice diritto che pensavamo di tutti e non solo di alcuni: il diritto di essere considerato persona con diritti, doveri e con dignità.

Forse ha ragione un dirigente Aymara che dice che esistono due Bolivie che vanno in direzioni opposte, o un'altra voce autorevole che da giorni insiste nel dire che bisogna rifondare il Paese o, come dice la lettura evangelica di questa mattina, che il criterio per andare aventi non é quello dell'arraffare ricchezze, case, oro ... perché quelli si arrugginiscono e svaniscono, mentre quello che non si corrode e dura nel tempo, e che bisogna ricercare con insistenza, é la "sapienza", sapienza che il Vangelo spiega come il "lasciare casa, madre, padre, fratello per dedicarsi alla causa del Regno, alla causa dell'altro, di quello che oggi é a piedi e per strada, indifeso e con la voglia di vivere dignitosamente.

N.B. Noi personalmente stiamo "bene", lo metto tra virgolette perché naturalmente staremmo meglio se anche gli altri, quelli con cui lavoriamo tutti i giorni nei vari ambiti dei nostri progetti Mlal stessero meglio.

Un abbraccio
Riccardo Giavarini,
coordinatore Bolivia Mlal ProgettoMondo

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Vedi anche:

Guerra del gas in Bolivia: lettera da Cochabamba
=> http://www.warnews.it/index.cgi?action=viewnews&id=2168


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