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Potosi 13 Ottobre_ lettera da un volontario italiano dal sud della Bolivia
by barbara Thursday October 16, 2003 at 10:57 PM mail:  

un resoconto del 13 ottobre da chi sta lavorando a Potosi a fianco dei contadini boliviani

Potosí, lunedí 13 ottobre 2003

Sono le 18:30 e sto per preparare la cena; l’idea é di cimentarsi in un ragú di carne per una pasta all’italiana.
Prima di cominciare a mettere le pentole sul fuoco, decido di chiamare Roberto, che é rimasto a La Paz, il volontario con cui condividiamo questa nuova avventura, in un progetto di cooperazione internazionale, per conto di una Organizzazione Non Governativa italiana di Verona (il MLAL, Movimento Laico per l’America Latina) in una tra le zone piú povere della Bolivia.
Stamattina, infatti l’avevo cercato per sapere se i “bloqueos” gli avevano permesso o meno di partire per Potosí e la risposta di Riccardo (il coordinatore di paese dell’istituzione per cui lavoriamo) é stata quantomeno sconvolgente: La Paz é in subbuglio, la polizia e l’esercito che spara, non solo proiettili di gomma, per allontanare la gente ma pallottole da guerra.
Nessuno va o viene da La Paz, la gente é per le strade, manifestando solamente oppure scontrandosi con le forze di polizia.
Il resoconto di due giorni di scontri é: 25 morti e un numero indefinito di feriti!
Questo é quello che mi dice Riccardo, dall’altra parte del ricevitore del telefono.
Rimango scosso...davvero, senza parole.
Proprio ieri parlavo in auto con dei “campesiños”, dalla parte di Uyuni, nel sud ovest del paese, una tra le zone piú belle dell’incredibilmente diverso ambiente naturale di cui é composta la Bolivia, i quali mi facevano una panoramica del motivo per cui la Bolivia si sta mobilitando in massa.
Il problema fondamentale ha un nome: Gonzalo Sanchez de Lozada, il presidente della Repubblica. La gente ormai é stanca di sentire frottole o nella maggior parte dei casi non avere risposte, cercate attraverso uno dei pochi strumenti a loro disposizione: bloccare le strade, l’accesso dei prodotti alle cittá, i trasporti (solo tramite bus); insomma arrecare in qualche modo danno. Che poi chi ne rimette é solo la povera gente, perché chi ha i soldi non si fa mancare nulla, oppure viaggia in aereo ma sarebbero proprio loro i destinatari di questi blocchi, di questa reazione popolare, rappresentata, identificata dalle migliaia di pietre sulle strade.
La gente é stanca di essere presa per i fondelli, quando una manciata di persone ai vertici della societá maneggia il denaro pubblico a loro piacere, elegge chi gli fa piú comodo per coprire traffici sporchi, decide a libero arbitrio l’uso di risorse che si trovano sul territorio, come l’acqua, il gas.
Il popolo boliviano é di carattere fondamentalmente tranquillo, non ci sono quasi mai incidenti nei tempi normali, peró, quando si aggiunge l’ultima goccia, allora tutti si mobilitano e cominciano gli scontri pesanti. Si tratta di rivendicare diritti che hanno 500 anni di storia, che sembrano celati dietro un velo di sottomissione ma alla fine si aggiungono alla rabbia che scoppia in un colpo solo!
Ora é stata versata l’ultima goccia in un recipiente giá pieno.
Si chiede ufficialmente che il presidente rinunci alla sua carica per inadempienza, per aver causato in un solo anno e mezzo di governo almeno 80 vittime in scontri a fuoco, per avere interessi a vendere il gas agli Stati Uniti e l’acqua al Cile, per non avere mai ascoltato le richieste dei vari settori produttivi che chiedono infrastrutture, politiche economiche a loro favore e non a favore degli stati esteri che cercano lo sfruttamento della Bolivia, con il tacito consenso dei vertici della societá che ne ottengono i loro profitti.

Ma a Potosí sembra tutto tranquillo, proprio oggi pomeriggio passeggiavo per il centro della cittá in cerca del necessario per il ragú.
Durante la mattina tutte le classi operaie avevano manifestato, senza incidenti, anche i minatori che rappresentano il fronte piú duro: pacificamente in cerca di trasmettere il proprio disappunto, ma uno di loro, un minatore, dice apertamente che se si presenterá la necessitá di scontrarsi con piú forza, non esiterá a perdere anche la propria vita.
Peró a Potosí, in questi giorni, si sta realizzando un incontro internazionale sulla carne e lana di “llama”, al quale partecipa Perú, Chila, Argentina, Ecuador, perció la situazione é apparentemente tranquilla.

Verso sera tento di richiamare La Paz e mettermi in contatto con Roberto ma mi risponde Barbara, la figlia di Riccardo che, concitatamente mi dice che proprio in quel momento la polizia ha appena finito di gettare gas lacrimogeni per disperdere la gente che tentava di scappare tra le viette, proprio dove vive Riccardo e la sua famiglia.
Roberto é fuori della porta di casa per portare dell’acqua alla gente che fatica a respirare, in qualche modo porta il proprio aiuto; in mattinata molta gente ha donato sangue negli ospedali per sopperire alla richiesta dei pronto soccorso che sono impegnati con i feriti.
Insomma, uno scenario da guerra che sará probabilmente destinato a cambiare in peggio

Anche noi due siamo coinvolti in questa realtá, non possiamo restarne fuori e pensare solo alla quantitá di lavoro che abbiamo davanti, nei tre anni in cui ci fermeremo a lavorare nelle comunitá campesine.
Viviamo tutti i giorni a contatto con questa gente che sopravvive, che garantisce in qualche modo un pasto ai propri figli, scontenta di non vedere mai uno sbocco di sviluppo ma paziente...fino all’ultima goccia!

A fine giornata non trovo piú l’entusiasmo di preparare un buon piatto italiano!


Davide Passuello
Volontario Mlal in Potosí - Bolivia

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