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Sorprendente tornata elettorale in Colombia
by Pazpartous Monday October 27, 2003 at 06:35 PM mail:  

Le due giornate elettorali di sabato e domenica scorsi in Colombia hanno rivoluzionato il panorama politico colombiano.

Sabato 25 di ottobre si votava in Colombia per un referendum populista propagandato come strumento di lotta contro la politicheria e la corruzione, ma essenzialmente strumento per l’applicazione delle rigide esigenze del FMI (congelazione dei salari pubblici e riduzione dello stato) e per concentrare il potere nelle mani dell’esecutivo riducendo il parlamento e privatizzandone gli organismi di controllo come la Contraloría.
Più volte al limite della legalità con la Corte Costituzionale che dichiarò innammissibili 4 delle 19 domande inizialmente proposte e insistendo nel proponerlo a ridosso del voto amministrativo di domenica anche se esplicitamente proibito dal Consejo Nacional Electoral (CNE), questo referendum è stato voluto e spinto fortemente dal presidente Alvaro Uribe Velez (AUV).
Nelle ultime settimane la già forte campagna mediatica finanziata dalle maggiori banche e gruppi economici del paese, trattava di presentare il lupo mascherato da agnello, compito semplificato dalla intrinseca difficoltà dei temi trattati e dalla difficile formulazione del testo. AUV non ha risparmiato il suo appoggio anche a costo di scivolare nel peculato: lettere personali della presidenza incitando al voto, minaccia di aumentare le tasse se non fosse passato, svariate agevolazioni come un giorno di ferie pagate e il 50% delle bollette a chi dimostrasse aver votato, oltre a ricchi premi e cotillons offerti dalle maggiori ditte del paese.
Ma neanche l’ultimo disperato tentativo mediatico con il presidente AUV invadendo la casa del Grande Fratello per appoggiare il suo referendum è servito a far passare il pessimo reality show della sua gestione politica.
Malgrado un indice di popolarità (sempre più virtuale) del 75% nei sondaggi del regime mediatico, non è riuscito fino ad ora (i dati di affluenza ufficiali della registraduria si sono “congelati” al 98% dei seggi) ad ottenere il pur bassissimo quorum (25% dei votanti) richiesto dalla costituzione del 1991 per l’approvazione del suo referendum.
E non solamente per la tipica indolenza Colombiana di fronte all’intero mondo politico. Il principale effetto collaterale della manovra sfacciata di AUV è stata la riorganizzazione delle forze sociali colombiane, disperse e indebolite da anni di repressione e omicidi mirati, al fine di contrarrestare la forte campagna mediatica con una campagna di astensione attiva dal basso.
E nelle elezioni amministrative di Domenica 26 di Ottobre queste stesse forze sono riuscite a eleggere per la prima volta nella storia del paese un sindaco di sinistra nella capitale, Lucho Garzon del Polo Democratico Indipendente (PDI) ed il suo omonimo Angelino Garzon anche lui ex-sindacalista presentatosi con il PDI come governatore della importante regione del Valle del Cauca (Cali).
L’unico giornale a diffusione nazionale, El Tiempo, commenta nell’editoriale di oggi che è dai tempi di Jorge Eliécer Gaitán che un leader della sinistra non riusciva ad entrare nella scena politica colombiana (http://eltiempo.terra.com.co/opinion/reda/2003-10-26/).
Ora non bisogna dimenticare que Gaitán venne trucidato nel 1948 (con ingerenza sospetta della CIA) e che questo scatenò una terribile guerra civile che durò dal 1948 al 1953 soprannominata “la violencia” che terminò generando nel 1957, con un plebiscito (unico precedente storico del referendum del sabato), il blocco conservatore bipartisan del Fronte Nazionale, ossia liberali e conservatori che si spartirono formalmente il potere dal 1957 al 1973 e, meno scandalosamente, fino ai giorni nostri. In questo periodo e a causa della “monocrazia” di fatto, surgono i due principali gruppi insurgenti del paese: le FARC e l’ELN.
Per il momento la sensazione è che si sia aperto uno spiraglio democratico e che i Colombiani abbiano preferito aprire una crisi politica, invece che continuare a scivolare inesorabilmente verso una galoppante crisi economica “alla Argentina” spinti dalle crescenti spese militari, dall’aumento indiscriminato del debito e dalla politica suicida di apertura economica verso gli USA, sia nell’ambito regionale dei negoziati per l’ALCA, sia con negoziati ad hoc per accelerare con un TLC bilaterale l’apertura colombiana di fronte a una situazione continentale confusa e ostile di fronte ai piani neoliberali di Washington.
Ma è essenziale non riposare sugli allori: i risultati finali del referendum sono ancora in sospeso e ci sono dubbi su possibili frodi in corso, mentre non si farà attendere troppo la reazione di un establishment che questo fine settimana si è risvegliato spogliato di quell’appoggio mediatico che gli permetteva governare in modo autoritario a nome di una inesistente maggioranza del popolo. Il proprio AUV trasformò il referendum in una specie di plebiscito ed ora, il suo fallimento genererà inevitabilmente una caduta di fiducia dagli effetti imprevedibili.

ULTIMA ORA
Il Previti colombiano, il superministro degli Interni e Giustizia Fernando Londoño Hoyos, ha offerto a AUV le sue dimissioni per il fallimento del referendum.

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