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[milano] Per un'assemblea metropolitana - appuntamento definitivo
by ass.met@inventati.org Tuesday November 04, 2003 at 09:21 AM mail: ass.met@inventati.org 

ripubblichiamo l'appello per un assemblea metropolitana con l'elenco aggiornato dei partecipanti che fino ad ora hanno manifestato l'intenzione di essere presenti. Ovviamente l'invito a partecipare rimane aperto a tutti per mer 5 novembre 2003 allo spazio controprogetto alla stecca degli artigiani in quartiere isola in via confalonieri 10 a milano.


E' confermata la data di mercoledi' 5 novembre 2003 per l'assemblea metropolitana
L'appuntamento e' alle ore 21.00 presso lo spazio controprogetto alla stecca degli artigiani in quartiere isola in via confalonieri 10 a milano.
[e' l'ultimo spazio in fondo a destra :) che ringraziamo abbondantemente per l'ospitalita' :)))))]

Ci vediamo domani :)

Elenco dei partecipant* sinora:
reload - reality hacking
l.s.o.a. deposito bulk
cascina autogestita torchiera senzacqua
c.s.a. baraonda (segrate)
ernesto e le formiche rosse (laveno)
prc - federazione provinciale milanese
associazione salah
campo sportivo popolare occupato caracol
casa l.o.c.a.
c.s. leoncavallo
confederazione cobas
cub
collettivo contro la precarizzazione t28
chainworkers
pergolatribe
prk251
circolo anarchico ponte della ghisolfa
officina disobbediente (arese)
folletto25603 (abbiategrasso)
c.s.a paci paciana (bergamo)
malamanera squat
breccia 03
collettivo monzese (monza)
disinformat (novara)
s.g.a. (arese)
sin cobas milano
ambulatorio medico popolare t28
c.s.a. vittoria


PER UN'ASSEMBLEA METROPOLITANA

Reload occupa in settembre, viene sgomberato dopo tre giorni ma rioccupa ancora in via Confalonieri. Attualmente è di nuovo a rischio sgombero. A marzo il collettivo Preokkupati in viale Monza a Milano e Teknocasa a San Giuliano occupano due stabili rilanciando la questione del diritto alla casa e del diritto agli spazi sociali. Dopo un mese esatto Teknocasa viene sgomberata e ogni forma di dialogo con l'amministrazione e' impossibile. In luglio e agosto, in giro per Milano, numerosi appartamenti sfitti sia di proprietà privata che di proprietà pubblica sono stati occupati da migranti e italiani. Sempre a luglio, in zona bovisasca, occupa Malamanera, giovani studenti e precari in cerca di casa ma non solo. Pochi giorni or sono casa LOCA ha occupato in viale Sarca e nel momento in cui scriviamo non sappiamo quanti giorni riuscirà a resistere alla minaccia di sgombero: potrebbe accadere che tra i primi che leggeranno queste righe e gli ultimi che le riceveranno passino solo pochi giorni ma più di uno sgombero! Se non vi bastano gli esempi accennati aggiungete la situazione di via Polidori e di via Adda e il quadro è completo. Spazi nuovi nascono per rispondere a diversi ma accomunabili bisogni e non è finita, altre occupazioni abitative e sociali sono in arrivo.
Si tratta solo di qualcosa che riguarda la nostra città? Non esattamente? A Monza c'è una vertenza aperta e un gruppo che ha già conosciuto la disponibilità al dialogo delle amministrazioni locali in tempi assai recenti e nei territori della cintura metropolitana, da Abbiategrasso ad Arese passando per Laveno, il magentino e quant'altro la richiesta di spazi ad uso sociale e collettivo travalica ampiamente i cartelli che delimitano il territorio cittadino.

Dal basso si dice che questa metropoli non funziona. Dal basso si creano antidoti e anticorpi al malessere che queste nostre città generano costantemente. Dal basso si cercano soluzioni collettive ai problemi che dall'alto pochi individui creano e volutamente non risolvono. Le risposte? Non ci sono e quando ci sono parlano la lingua del controllo, della repressione, del chiudere e del vietare, del negare e del sottrarre.

Cosa sta succedendo nella metropoli? Alcune cose semplicissime ma che nessuno dice:

In questi territori non esistono politiche sociali. Sia per quanto riguarda le politiche che a livello locale sono e vengono determinate (qualcuno parlò addirittura di Welfare ambrosiano non più di pochi anni or sono) sia per quelle che dipendono da leggi nazionali ed europee. I soggetti storicamente deboli sono sempre meno tutelati. I migranti, in continuo aumento, non trovano più neanche quelle briciole di accoglienza che un tempo scavando tra le pieghe del sociale era possibile intravedere. I precari, siano essi giovani neo-ingressi nel mondo del lavoro quanto "anziane" figure produttive sulle quali s'è abbattuta la mannaia della "ristrutturazione", sono catapultati allo sbaraglio in un mercato globale della forza lavoro che gli garantisce solo incertezza di qualsiasi diritto fondamentale. Non vi sono spazi per la socialità, la cultura, la musica, l'arte che non siano privati e cari, inaccessibili nei fatti a chi non gode del privilegio di essere affermato socialmente ma soprattutto economicamente. I territori che attraversiamo assomigliano sempre più alle brutte copie di quelli che vediamo nei film: telecamere, videocontrollo, recinzioni, polizie private di ogni tipo, retate nelle scuole e cani antidroga fuori, vigilantes nelle facoltà universitarie, controllori armati, vigili urbani palestrati. Questo giusto per limitarci a ciò che attiene i soggetti pubblici e istituzionali.


Dopo anni di conflitto sulla dimensione globale dei problemi una generazione di soggetti varia e diversa reclama spazio politico nella metropoli e lo fa a partire dalla metropoli stessa. Qualcuno pensava forse che le migliaia di persone che da qui si sono mosse per andare a Genova, a Evian, a Firenze, a Cancun, a Roma, quei soggetti che hanno contestato i potenti della terra, la guerra, la privatizzazione delle risorse e l'illegittimità dei vertici tornassero ad un certo punto a casa senza dire nulla, senza che si aprissero gli occhi sulle storture e i disastri che i processi della globalizzazione hanno anche qui, nel quotidiano dei territori dove vivono? Qualcuno pensava che le migliaia di persone che hanno riempito, quantomeno negli ultimi due anni e mezzo, le piazze di questa metropoli si accontentassero del piatto riscaldato che la politica cittadina poteva offrire? C'è un protagonismo nuovo che serpeggia nei nostri territori e noi vogliamo farlo emergere. L'affollato e gioioso mayday, le reti del circo e dell'equilibrio precario, le occupazioni di spazi e di case, le occupazioni dei migranti, le battaglie per l'articolo 18, l'opposizione diffusa alla guerra, le iniziative nei parchi e per la riqualificazione collettiva e sociale delle aree urbane, la forza silenziosa della massa critica, l'entrata in sciopero di 101 telecamere in una notte; tutto ciò è il segno evidente anche se discontinuo della necessità di protagonismo, incidenza, visibilità di un numero sempre più crescente di soggetti, progetti, esperienze.


La precarietà snatura e trasforma i territori, modifica e plasma la vita di ognuno di noi in tutti i suoi aspetti. La città non rappresenta più il nostro orizzonte. Il territorio metropolitano si espande al di là dei semplici confini dell'amministrazione milanese e delle sue politiche (o della mancanza di politiche) e non rappresenta più la prospettiva su cui leggere la complessità dei cambiamenti in atto. E' un area metropolitana ben più vasta quella che determina le geografie sociali e urbanistiche e le interazioni tra i soggetti sociali che l'attraversano. Da quando ci alziamo al mattino a quando andiamo a dormire attraversiamo innumerevoli territori complessi le cui caratteristiche specifiche vanno lette per essere comprese non all'interno della collocazione cittadina bensì come parte d'una vasta area che comprende quasi una regione.


Siamo convinti che ci siano le potenzialità per ripensare ad una azione e ad un intervento politico e sociale incisivo e concreto sul terreno della metropoli. L'immobilismo e l'autoreferenzialità a cui da tempo siamo condannati hanno in noi la principale responsabilità. Le condizioni oggettive perché su questa metropoli si torni a produrre conflitto ci sono tutte, sono però sino ad oggi mancate quelle soggettive: siamo mancati noi.
Abbiamo bisogno di elaborare proposte reali e concrete per convincere e coinvolgere tutti quei soggetti che pur avversando lo stato attuale delle cose hanno troppo spesso pensato che oltre il manifestare dissenso non sapessimo andare.
L'atomizzazione dei percorsi su troppi temi ormai ci ha resi impotenti: siamo quelli che hanno ragione ma che sono troppo pochi, divisi e che hanno proposte o confuse o irrealizzabili.
Vorremmo creare un percorso che nasca dal basso ma che non abbia la paura di potersi eventualmente confrontare con tutti i livelli dell'agire politico, per darsi la possibilità di incidere e determinare i territori che attraversiamo tutti i giorni, per rigenerare le politiche sulla metropoli, sui giovani e sugli spazi sociali.
Il nanismo non ci interessa e l'auto-emarginazione mascherata da virtù meno ancora.

Quello che proponiamo è un percorso che riguarda solo una parte delle tematiche di cui tutti ci occupiamo e che forse proprio per questo speriamo possa avere possibilità di riuscita: mettiamoci in relazione su un pezzo e non sul tutto, condividiamo un tratto di strada e lasciamo che ognuno sia libero di immaginare quale sia più complessivamente la meta finale.
Cerchiamo di condividere efficacemente dei passaggi, definendo comunemente gli obbiettivi da raggiungere e le modalità per farlo, senza ventilare improbabili sintesi di percorsi generali su cui è bene che ognuno mantenga autonomia di vedute, pratiche, parole d'ordine.
Ma quello che proponiamo è anche un attitudine mentale al confronto vero, alla diversità, alla rete. Per questo chiediamo a tutti i soggetti interessati a costruire questa ipotesi di contribuire rinunciando a veti incrociati, antiche rivalità o pregiudiziali precostituite che di fatto si sono dimostrate in passato sterili ostacoli alla riuscita di percorsi efficaci.
Questo percorso vuole nascere per essere creativo, efficace e vincente e non semplice esercizio dialettico con cui dimostrare supremazia e/o egemonia.


Proponiamo di incontrarci in una Assemblea Metropolitana che metta all'ordine del giorno i tre temi che, a nostro giudizio, permettono di attivare il percorso accennato in questo testo e cerchi di individuare possibilita', iniziative e percorsi su questi terreni.
-politiche metropolitane: precarizzazione della vita e dei diritti, mancanza di politiche di welfare e tutela per i soggetti deboli, migranti, lavoratori precari, ecc.
-politiche giovanili: il vuoto delle amministrazioni locali, la mancanza di proposte/progetti per gli spazi e le opportunità di valorizzare autonomia, creatività e protagonismo giovanile, contestazione e blocco delle -politiche di controllo con particolare riferimento a scuole e università.
-politiche sugli spazi sociali: blocco di qualunque sgombero, diritto all' accesso alle utenze pubbliche (acqua, corrente elettrica, connettività) come terreno minimo da cui partire; attivazione di forme collettive di confronto e ricerca di soluzioni a medio-lungo termine per tutti gli spazi sociali senza metterne in discussione le modalità sostanziali e non formali di autogestione.


Chiediamo a tutti i soggetti e le realtà interessate di segnalare la propria partecipazione al piu' presto. Questo documento non impegna nessuno a nessun percorso, che è tutto da definire, definisce soltanto un intenzione e una disponibilità al dialogo. Per questo vi proponiamo di elaborare precisazioni, contrarietà, suggerimenti ecc. per l'assemblea che viene proposta e non per una nuova stesura di questo testo

Per far pervenire altre partecipazioni o per qualunque informazione :
ass.met@inventati.org - 3382826191 - 3489131875 - 3200838107

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