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La città panottica
by a-cratico Thursday November 06, 2003 at 05:18 PM mail:  

Le nostre città sono la riproposizione del Panopticon di Bentham e noi cittadini non siamo niente di più che detenuti di un’immensa struttura carceraria con l’aggravante dell’inconsapevolezza circa la nostra natura di corpi continuamente controllati e disciplinati.

La città panottica

di Lorenzo Marvelli

Scomparire allo sguardo altrui è un progetto resistente.
La trovata settecentesca di Bentham, un architetto ossessionato e nevrotico, fu quella di pensare ad un luogo di detenzione che, ponendo un meccanismo di videosorveglianza al centro di una sorta di cerchio con celle di detenzione poste su tutta la sua circonferenza, determinava per il solo fatto di essere così concepita, comportamenti autodisciplinati da parte dei detenuti.

Come dire: un corpo sottoposto a meccanismi di sorveglianza e controllo, si autodisciplina a causa del pensiero ricorrente che lo spinge a credersi continuamente spiato.
La struttura del famigerato architetto era il Panopticon, una diavoleria che non smette di essere una tecnica coercitiva tanto in voga.
Le nostre città così piene di videocamere disseminate ovunque, così piene di occhi indagatori, sono luoghi di controllo e disciplina che negano il libero abitare, le relazioni private, gli incontri clandestini, lo spensierato movimento di corpi.
Le nostre città sono la riproposizione del Panopticon di Bentham e noi cittadini non siamo niente di più che detenuti di un’immensa struttura carceraria con l’aggravante dell’inconsapevolezza circa la nostra natura di corpi continuamente controllati e disciplinati.
Scomparire allo sguardo altrui è un progetto resistente.
L’idea è quella di rifiutare la natura di corpo sotto controllo.
Ma la questione non sta nello scontro possibile contro le tecniche di potere; queste sembrano essere organizzatissime ed avrebbero sicuramente la meglio su “noi detenuti in fuga dal carcere della città panottica”.
La possibilità di farla franca sta allora nell’ offrire una immagine di sé non corrispondente alla realtà.
Io divento la mia immagine virtuale, io offro pixel in luogo di cellule organiche, voci registrate e segreterie telefoniche in luogo di carni, materie viventi.
Io divento simulacro di me stesso in un progetto di evasione carceraria, sono uno spettro per le vie della città panottica, sono falsamente riconoscibile, non corrispondo, rifiuto l’unità corpo-video e, nella fuga, scelgo di lasciare in vista non più di un film della mia vita che per questioni di strategia resistente, non coincide con la mia vera esistenza corporea passata momentaneamente in rete, disseminata nei mille rivoli della fiction informatica.
Antonio Caronia scrive nel suo “Corpo virtuale” del corpo disseminato nelle reti informatiche ed individua in questa nuova bio-tecnologia, un valido strumento di resistenza.
Betty Marenko in “Segni indelebili” ci racconta del tatuaggio inteso come tecnica di muta corporea, meccanismo di cambiamento, progetto di gestione sovversiva del proprio corpo.
Corpi disseminati in rete, corpi che mutano disegnandosi in nuove creature, corpi che scompaiono all’identità precostituita e videosorvegliata, corpi che si disorganizzano, corpi transgender, corpi divisibili all’infinito, corpi solo immaginabili, presumibili ma intoccabili, imprendibili, corpi verso la libertà.
Scomparire allo sguardo altrui è un progetto resistente.
Il movimento antineoliberista ed i suoi nuovi linguaggi come l’uso della pirateria informatica, la disobbedienza, l’abbandono delle pratiche di scontro fisico e l’adozione di strategie di difesa che tendono a dare un’immagine di sé sempre creativa e per questo incontrollabile, questo Movimento è una della vie attraverso la quale è possibile scomparire alla città panottica ed ai suoi sgherri posizionati dietro le macchine di controllo video.
Il potere sorvegliante, così privato della carne, registra una sorta di fibrillazione, un cortocircuito, un tilt poiché il nemico risulta non esserci e le città una volta organizzate in folle distribuite equamente il banche, supermercati, ospedali, scuole, ospizi, prigioni e manicomi, ora appaiono vuote ma stranamente rumorose; musiche assordanti, immagini a ciclo continuo, fotografie, effetti elettronici,
un fiume continuo privo di corpi si riversa nelle strade con gli sgherri che impazziscono nella ricerca dei responsabili che ora appaiono però solo nei loro stupendi simulacri, nelle pelli tatuate che non contengono più il corpo della vera esistenza ma un vuoto d’aria della consistenza di un’anima cristiana o un inconscio freudiano o una mente scientifica, in definitiva, aria fritta dell’inesistenza corporea e della creazione cartesiana tanto vicina al Panopticon di Bentham.
Scomparire allo sguardo altrui è un progetto resistente.
I corpi disorganizzati ed in festa che ora sappiamo essere solo un ricordo della vera esistenza corporea, resistono alla videosorveglianza delle macchine di potere e le immagini che ne risultano istigano il riso, la commedia in luogo dell’antica tragedia, la maschera, il carnevale, l’indisciplina dei folli, il gioco dei bambini, il sesso sfrenato; perché una cosa è certa: i corpi della vera esistenza non si lasciano più disciplinare e non resta loro che ridere di tutti gli architetti come il nevrotico e ossessionato Bentham intento ora a progettare nuove macchine che provino a mettere le mani su materie che non esistono, che facciano ordine da un disordine ingovernabile che è solo fumo e niente altro.
Povero architetto!
Ma voi immaginate uno scienziato ricco di tanto genio e povero, veramente povero, di materia da studiare?
Alambicchi, fuochi, testi sacri ma… la pietra filosofale è scomparsa!
Povero Bentham.
Questo seguace di Cartesio e del suo Logo che non si accontentò dall’avvenuta divisione corporea in materia da una parte e anima-mente-inconscio dall’altra.
Il signor Bentham non contento della scienza sino a qui progredita, volle propinarci il suo Panopticon per pensare e disegnare le nostre città, per obbligare i nostri corpi a fare la spesa nei supermercati videocontrollati e poi imboccare autostrade videotelepass e poi farci riconoscere anche all’estero da bancomat e carte di credito.
Ma come avremmo potuto sopportare tutto questo?
Noi che sopportammo già Cartesio, Freud, Bush padre e figlio, D’Alema padre e speriamo basti, niente figli in Parlamento.
Ora quest’architetto nevrotico ed ossessionato!
Scomparire allo sguardo altrui è un progetto resistente.
L’unico possibile.



http://www.luoghicorporei.org/citta_panoptica.htm


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Che poi... ...che sarebbe 'sto Panopticon? Wednesday September 22, 2004 at 01:40 PM
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