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[Parigi-ESF] Report dell'incontro sulla "embodied leadership" dalla lista sexysh
by stefania dalla lista sexyshock Thursday November 20, 2003 at 11:23 AM mail: sexyshock@inventati.org 

-

allora, provo a fare il report dell'incontro sulla "embodied leadership"
le mie impressioni generali sulle giornate parigine sono, in breve, le seguenti: meglio di firenze secondo me, più vivace e forse più sentito (o forse ero meglio disposta io, dato il contesto...); ho avuto la fortuna di mischiare pochi incontri che mi sembravano davvero interessanti con un un po' di sano turismo, il che mi ha disposto molto meglio... comunque, resta il fatto che la giornata delle donne è stata davvero deludente: discorsi vittimistici (ad esempio, nel report all'assemblea generale del gruppo sulla violenza che arrivava a reclamare più polizia!) e un grosso appiattimento generale (come sulla questione della prostituzione e del velo, vedi dopo). inoltre io avevo capito che la prima giornata delle donne sarebbe stata in qualche modo polemica rispetto all'organizzazione del fse; invece mi sembra si sia trasformata nella sua apertura ufficiale!!
poi ho seguito il seminario di nextgenderation che segue, uno scontro al vertice tra negri e callinicos sulla questione moltitudine/classe operaia che è stato divertente... il classico evento mediatico basato sul confronto/scontro di potere discorsivo e potere sulle masse (eravamo tantissim@) dei due "Padri" del movimento...
poi ho seguito un bel seminario su "donne immigrate, musulmane, dei quartieri popolari" che è stato davvero molto interessante ma che non sono in grado di riassumervi perchè parlavano un francese molto difficile per me e non sono riuscita a prendere appunti.
la manifestazione finale è stata abbastanza bella secondo me, anche se mi sono resa conto che mi sembrava molto più incisiva e sentita di altre (vedi firenze) data la grossa presenza di immigrati, "beurs" e sans-papiers...

ecco qui l'"embodied leadership":

il primo intervento è stato di una donna slovena, si chiamava VESNA, che ha parlato della formazione di una sinistra nel suo paese... chiedo perdono ma non ho seguito con attenzione il suo discorso, quindi passo subito avanti; l'unica cosa che ho segnato è la sua impressione della diffusione di una "ong ideology" nel movimento, ovvero la crescente insistenza sula bisogno di denaro, di organizzazione, insomma di istituzionalizzazione (impressione che credo a parigi fosse piuttosto chiara, almeno per la parte "ufficiale" del forum...)
RUTH (di nextgenderation) ha deciso di volgere il discorso sulla questione delle migrant sex workers, in risposta all'atteggiamento riscontrato il giorno prima nella plenaria delle donne (ovvero: la prostituzione come male da debellare... come anche il velo per le donne musulmane!!)
considerare le migrant sex workers esclusivamente come vittime del traffico servirebbe a nascondere una serie di questioni: anzitutto il modo in cui gender e race si intrecciano nel definire l'identità di queste donne; poi tutte quelle trasformazioni politiche ed economiche, dentro e fuori l'europa, che costituiscono lo sfondo delle migrazioni; quindi anche la questione centrale delle frontiere e della circolazione del lavoro; e infine la ricchezza prodotta da questo tipo di economia sotterranea (nascosta sotto la formula della schiavitù). (il discorso di ruth era meno schematico a dire il vero, ma questi sono i miei appunti!)
la prostituzione andrebbe considerata invece come un sistema di migrazione, come progetto migratorio.
perchè allora le femministe occidentali insistono su questa visione vittimizzante?
perchè essa permette anzitutto l'accesso ai fondi e all'autorità discorsiva: tale impostazione, infatti, coincidendo di fatto con il discorso ufficiale, permetterebbe di non rimettere in discussione le fondamenta di quello stesso discorso e quindi di acquistare e mantenere il potere (discorsivo). inoltre, nel quadro dell'integrazione europea, permetterebbe di distinguere chiaramente tra chi è pienamente europeo/a (ovvero, emancipato/a) e chi no.
dall'altra parte, i gruppi che lavorano sulla prostituzione migrante mancherebbero di una posizione femminista in grado di rendere conto delle intersezioni race/gender.
la PUWAR ha fatto un intervento molto interessante, che ricalcava in parte il suo articolo pubblicato sullo scorso numero di deriveapprodi. la questione centrale è come costruiamo la nostra posizione di soggetti attraverso la costruzione dell'Altra.
ha fatto riferimento anzitutto a fanon e al suo "pelle nera maschere bianche", citando due passi in cui fanon descrive la presa di coscienza della sua reificazione come oggetto razzializzato nello sguardo dell'altro (nello specifico, nello sguardo di una bambina e un bambino che nel vederlo si spaventano).
in modo simile, oggi il nostro sguardo sulle migranti è sovra-saturato di significati: cerchiamo la vittima nel/la migrante o nel corpo razzializzato, la vittima di tutto (di una miscela di razzismo+sessismo+capitalismo). si tratta di un atteggiamento coloniale: l'aspettativa di salvare le vittime dalla barbarie (della loro cultura di origine anzitutto).
questo "rescue paradygm" sarebbe tipico del femminsimo occidentale (cfr. Mohanty, Spivak).
poi ha citato il lavoro di un'artista, mohini chandra, che nel suo "album pacifica" ha cercato di rimettere in questione il nostro sguardo e le nostre aspettative nel guardare: le foto da lei mostrate relative alla sua famiglia eano infatti mostrate dal dorso, in modo da costringere l'osservatore a domandarsi cosa si aspettava di vedere dall'altra parte.
se è vero, infatti, che le migrazioni sono legate alle questioni della colonizzazione e della globalizzazione capitalistica, bisogna comunque stare attente al nostro sguardo, ed evitare gli atteggiamenti di mercificazione come anche di fascinazione.
allora, come rendere la marginalità mettendola al centro dei nostri discorsi? "being good is not simple": significa sollevare un sacco di questioni e interrogare continuamente se stesse e il proprio privilegio di osservatrici. significa evitare l'atteggiamento che chow definsice dell'oriente come "carriera" all'interno dell'accademia occidentale (ovvero, una certa moda intellettuale che continua a reificare e a sfruttare il proprio oggetto). quindi la puwar ha ripreso il discorso di ruth sull'ossessione del femminismo occidentale per il traffico di donne: anche per lei questo sarebbe dovuto alle possibilità che esso offre di riconfermare la propria occidentalità, la propria "bianchezza", la propria vocazione salvifica.
le DOMANDE e le riflessioni dalla "platea" le ho segnate un po' più frettolosamente, quindi le riporto così:
- tenere conto della prostituzione anche come mezzo di incanalamento della violenza maschile in modo da allontanarla dalle donne della classe dominante (questo discorso a me fa sempre un po' paura, comunque non mi ci soffermo ora...)
- la questione del velo... (è stata centrale in tutte le assemblee "di genere" che ho seguito: la questione velo sì/velo no è balzata agli onori delle cronache in francia in seguito alla richiesta di alcuni insegnanti di escludere le donne che indossano il velo dalle scuole pubbliche)
- la seconda generazione del femminismo deve avere coscienza delle intersezioni sesso/razza/classe ed essere un "femminismo socialista antirazzista"
- proposta (da parte di alcune donne italiane che lavorano su questo, mi dispiace ma non ho capito bene chi fossero) di connettere lavoro domestico e sex work e spezzare la divisione tra i due. l'etichetta della "schiavitù domestica" servirebbe a nascondere la normalità del lavoro domestico e dello sfruttamento economico che vi si svolge.
- domandone finale: come non pacificare le diseguaglianze senza cadere in un universalismo imperialista?


un bacio a tutt@
stefania

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