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[Parigi-Esf] Maternita' lesbica e Bobigny
by Monia Dragone Wednesday, Dec. 03, 2003 at 8:32 AM mail:

-

Ancora da Bobigny

Sopiti gli entusiasmi, addolciti i malumori, recuperate le energie, e
dopo averci rimuginato un po', parlo ancora del SFE di Parigi.
Non ripeterò, anche se è vero, che è stata un'occasione eccezionale
per intrecciare relazioni e un luogo misto in cui la presenza delle
donne è stata più importante di quanto una donna relativamente
giovane (ho 31 anni) possa ricordare sia avvenuto in passato.
Racconterò invece il mio momento brutto al Social Forum Europeo, il
momento della sfiducia nella possibilità di un nuovo mondo e della
disillusione, non per disfattismo o per fare polemica, ma per
iniziare una riflessione.
Al Social Forum quest'anno ci sono arrivata seguendo un percorso
femminista, insieme ad ArciLesbica. Fin da febbraio abbiamo
partecipato alla nascita di Parigi-Diverse, abbiamo discusso fra noi
e con le altre donne italiane di precarietà, di xenofobia e
lesbofobia, di razzismo ed eterosessismo, di autodeterminazione. A
Bobigny, il 12 novembre, avrei dovuto fare un intervento sulla
maternità lesbica al tavolo sui diritti sessuali e riproduttivi. Così
non è stato. Mi sono presentata al tavolo, organizzato da un gruppo
femminista francese, e mi sono sentita dire che "qui non si parla di
scelte sessuali" (!) e che "per farlo c'è la conferenza glbt" (!!!).
Ho ribadito che il mio intervento, oltre a essere previsto in quel
tavolo, non era sulle scelte sessuali, ma sulla maternità, del tutto
in tema, quindi, in un tavolo sull'autodeterminazione. Che non avevo
sbagliato conferenza, e voler parlare fra donne era stata una scelta
politica. La concessione massima che erano disposte a farmi era un
intervento dal pubblico, cosa che naturalmente avrebbe potuto fare
anche un cardinale Ratzinger, senza chiedere permesso e senza che
nessuno potesse impedirglielo! Esattamente la stessa situazione si è
ripetuta il giorno seguente a un seminario clonato dal tavolo, sugli
stessi temi, con le stesse relatrici, organizzato dalle stesse donne.
Una volta appurato che il mio intervento non era saltato per un
disguido tecnico, cosa assolutamente ammissibile in una situazione
con centinaia di conferenze, atelier, seminari, ma perché secondo le
organizzatrici era "fuori tema" e "non esprimeva un'urgenza" (che
invece era quella dell'aborto illegale in alcuni paesi d'Europa), ho
cercato di argomentare i motivi per cui secondo me, e secondo la mia
associazione, aveva un senso parlare di maternità lesbica in un
contesto in cui si discuteva di autodeterminazione delle donne. Credo
che valga la pena riaprire tale discussione anche in Italia, visto
che l'esperienza di Parigi ci ha insegnato che l'appoggio delle
femministe alla causa dell'autodeterminazione per tutte non sia
affatto scontato.
Alle femministe, quindi, chiedo se trovano possibile immaginare un
mondo in cui QUASI tutte le donne sono degne di essere madri, in cui
QUASI tutte le donne sono libere di scegliere se esserlo o no, in cui
QUASI tutte le donne hanno il diritto di separare sessualità da
procreazione, cioè le etero possono farlo quando scelgono di avere
rapporti sessuali con uomini senza avere dei figli, le lesbiche no
quando, al contrario, vorrebbero avere dei figli senza avere rapporti
sessuali con uomini.
La discussione è meno oziosa e marginale e più urgente di quanto
potrebbe sembrare: se si accetta il principio di limitare la libertà
di alcune (ad esempio per l'accesso alle TRA) si apre la breccia, si
crea il precedente che mette a rischio la libertà di tutte.
Non mi aspetto nessuna remora da parte del femminismo italiano nel
rigettare l'obbligo alla complementarità eterosessuale e nell'
affermare che ciascuna singola adulta deve poter decidere della
propria vita e sia sufficientemente responsabile per farlo!

30 novembre 2003
Monia Dragone
(segreteria nazionale ArciLesbica)
http://www.arcilesbica.it



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