Alto tradimento: dopo 23 anni chiesta la condanna di due generali per la strage di Ustica.
Hanno impedito «l'esercizio delle attribuzioni del governo», tacendo sulla presenza di aerei e navi statunitensi nella zona in cui avvenne la tragedia del Dc9 dell'Itavia, caduto ad Ustica; hanno dato informazioni errate. Hanno depistato. Mentito. Per questo il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 6 anni e 9 mesi di reclusione (di cui 4 anni da condonare) per Lamberto Bartolucci, ex capo di stato maggiore della Difesa e per Franco Ferri, ex sottocapo. Nello stesso tempo, però, la pubblica accusa ha chiesto l'assoluzione (con una formula equivalente alla vecchia insufficienza di prove) per gli altri due imputati: Corrado Melillo, ex caporeparto, e per Zeno Tascio, ex responsabile del Sios dell'Aeronautica militare.
Una richiesta che arriva nello stesso giorno in cui il Tribunale civile di Roma ha dichiarato che responsabili dell'incidente aereo sono i Ministeri della Difesa, dei Trasporti e dell'Interno, condannandoli a risarcire all'Itavia i danni, liquidati in 108 milioni di euro, pari a 210 miliardi di vecchie lire.
Un processo importante, ma dimezzato. Perché - è il caso di ricordare - nonostante l'impegno del giudice Priore e la battaglia civile dell'associazione dei parenti delle vittime, con i suoi avvocati e i suoi consulenti, alla sbarra non sono mai arrivati i "veri" responsabili della tragedia, cioè coloro che (verosimilmente, perché non c'è certezza) hanno determinato l'abbattimento del Dc9 e la morte degli 81 passeggeri. Il "muro di gomma" ha impedito che su questo si raggiungesse la verità. Tuttavia, dall'indagine, è emerso con chiarezza che per coprire i retroscena di quella sciagura sono state fatte sparire le prove; sono state raccontate bugie.
Così alla sbarra, con l'accusa di alto tradimento, sono finiti 4 generali. Per due, ieri, è stata chiesta l'assoluzione. Per altri due la condanna. Quali le motivazioni? Per aver impedito "l'esercizio delle attribuzioni del Governo della Repubblica (…) abusando del proprio ufficio, fornivano alle autorità politiche, che ne avevano fatto richiesta, informazioni errate - tra l'altro escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei - anche tramite la predisposizione di informazioni scritte". Avevano taciuto, dice l'accusa, la presenza americana. Nello stesso tempo, l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" è stata chiesta rispetto alle presunte omissioni sulla caduta del Mig libico sulla Sila e per la contestazione di aver affermato "che non era stato possibile esaminare i dati del radar di Fiumicino/Ciampino, perché in possesso esclusivo della magistratura".
Una vicenda processuale lunghissima, che lascia molte amarezze. Perché mentre è importante, dopo tante reticenze e decennali omissioni, che in un'aula di giustizia venga riconosciuto che su Ustica furono violati i diritti delle vittime, dei loro familiari e, più in generali, del paese, la sensazione è che i veri colpevoli non verranno mai puniti. Anche il pubblico ministero, Vincenzo Roselli, al termine della requisitoria, si è espresso in questi termini: "Rimane l'amarezza per non aver individuato la precisa causa della tragedia e i suoi responsabili". Il magistrato ha parlato della "emozione di formulare le richieste alla fine di un processo durato 23 anni, caratterizzato dal tormentato tentativo di accertare la verità, tra mille amarezze. Un processo doloroso per le vittime, per i parenti e per noi, perché i morti di Ustica sono tutti noi".
Ovviamente non sono mancate le reazioni, a cominciare dalla senatrice Daria Bonfietti, che è presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime: "Oggi più che mai Ustica deve essere un grande problema di dignità nazionale. Abbiamo ancora una volta la conferma che i diritti del nostro paese furono violati e che non fu tutelata la vita di 81 inermi cittadini. Non entro nel merito di queste richieste, sulle quali i legali dell'Associazione avranno modo di pronunciarsi nelle loro repliche - ha commentato Bonfietti - voglio soltanto sottolineare che la requisitorie dei pm e le loro richieste conclusive sono state una completa conferma della sentenza ordinanza del giudice Priore: il Dc 9 Itavia con 81 persone a bordo fu abbattuto e i vertici dell'aeronautica militare nascosero questa terribile verità, anzi fecero di tutto per allontanare le possibilità che fosse nota, mentendo agli organi responsabili dello stato, in primo luogo governo e magistratura".
Considerazioni condivise dall'avvocato di parte civile, Alessandro Benedetti, che non ha voluto commentare la richiesta a 6 anni: "Interesse primario della parte civile non è, infatti, l'entità della pena o se effettivamente essa venga scontata, ma l'accertamento della verità e cioè che venga acclarato che il Dc9 è stato abbattuto in un contesto di guerra e che gli imputati, tramite le loro condotte, hanno impedito ai familiari delle vittime di conoscere le ragioni della morte dei propri cari. Voglio, però, sottolineare che la differenza fra noi e il pm non è nella ricostruzione dei fatti, bensì nella valutazione di tipo tecnico-giuridico che a quei fatti viene data. A quei fatti i magistrati non danno una valenza penale attraverso cui si possa pervenire a una condanna; noi, invece, sì".
Per la sentenza ci vorrà ancora del tempo. Ventitré anni di attesa, purtroppo, non sono sono ancora sufficienti.
|