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[Natale Precario] E il milanese scoprì che si può prendere la vita con più lentezza
by dal manifesto Tuesday, Dec. 23, 2003 at 5:23 PM mail:

Tra la gente cresce la solidarietà con i tranvieri in lotta. La giornata dei chainworkers si somma allo sciopero nel commercio.

Niente mezzi, nessun dramma. Anzi, «fanno bene». Una commessa di 65 anni è costretta a chiedere un passaggio alla nipote per non mancare l'ultimo sabato lavorativo della sua vita. Poi andrà in pensione. Ma non può stare a casa un giorno? «No, mi servono i soldi: per questo non ce l'ho con i tranvieri, li capisco, anche se stasera non so come tornare». Ecco cosa c'entra il nuovo sciopero a sopresa degli autoferrotranvieri con il circo del «natale precario» messo in scena poprio ieri dai chainworkers milanesi in occasione dello sciopero del commercio (finto, perché non ha scioperato nessuno): i ragazzi dei centri sociali volevano disturbare «creattivamente» lo shopping natalizio per denunciare lo sfruttamento dei lavoratori precari nei negozi e nelle grandi catene commerciali, e il caso ha voluto che fossero proprio i lavoratori del commercio gli unici a rimanere coinvolti, ma non sconvolti, dall'agitazione degli autoferrotranvieri. Gli altri, centinaia di migliaia di consumatori assatanati, si sono rinchiusi nelle automobili, oppure l'hanno presa con filosofia. A piedi. In bicicletta. Sarà difficile questa volta dipingere «Milano in ginocchio», perché ieri sembrava solo una giornata di normale asfissiante traffico cittadino. E bisognerà inventarsi qualcosa anche per estrarre tutta la bile prefabbricata che in questi casi viene gettata addosso a chi osa «scioperare al di fuori delle regole». Sembra passato un secolo dal primo sciopero a sorpresa dell'1 dicembre. Come ci sei arrivato al lavoro? «A piedi, ci ho messo un'ora, me la sono presa comoda, tanto voglio proprio vedere cos'ha da dirmi oggi il padrone», alza le spalle un commesso che solidarizza con i tranvieri. E tu? «Al bar è un casino, io ho una certa età e ho dovuto prendere un taxi, 17 euro, praticamente oggi lavoro gratis», minimizza un barista che sa bene cosa significano 100 euro in più o in meno in busta paga. La sensazione è che adesso i milanesi si sentano un po' meno «utenti» del servizio pubblico e un po' più cittadini e lavoratori, dunque meglio disposti a comprendere le ragioni di chi lotta per un aumento di stipendio. «Fanno bene i tranvieri a bloccare tutto, lo facciano loro che almeno se lo possono permettere», commenta una commessa in corso Vittorio Emanuele che non sapeva nulla dello sciopero del commercio di ieri. «Ah sì?, e secondo te chi sciopera l'ultimo sabato prima di natale?». Nessuno. Nemmeno i lavoratori dei grandi magazzini che ieri almeno hanno ricevuto un briciolo di solidarietà dal circo anti-consumo itinerante messo in piedi dai chainworkers per movimentare un sabato già incasinato di suo. Il giochino era semplice ma piuttosto divertente: entrare in un negozio, non in uno qualunque, meglio un «logo» riconoscibile, per invitare il padrone, o il direttore, a consegnare qualcosa in regalo per i lavoratori dell'Alfa di Arese. Qualche volta è andata bene, altre volte meno. E per i commessi più simpatici c'era anche un regalo, un film culto taroccato: Clerks (commessi, naturalmente). E non è un caso se il corteo dei precari che sbarcano il lunario con lavori e vite sempre in bilico si è dato un altro compito preciso: portare le ragioni dei tranvieri che stanno «galvanizzando il conflitto sociale» nel cuore dello shopping natalizio. Unici scontenti: i commercianti. Per avvicinarsi alle vetrine bisognava fare a pugni, eppure piagnucolavano: «Colpa dei tranvieri se non si lavora, appena 13 mila euro il sabato di natale...» Se ce ne fosse bisogno, ecco un'altra buona ragione per simpatizzare con chi si batte per 106 euro, al mese.



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