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verso lo stato di polizia europeo
by di servizio Friday January 09, 2004 at 06:16 PM mail:  

El Camino de Santiago

10/06/2002

VERSO LO STATO DI POLIZIA EUROPEO



El Camino de Santiago



Dal 13 al 15 febbraio si è tenuta a Santiago de Campostela (Spagna) una riunione “informale” dei ministri della Giustizia e degli Interni dei paesi europei con all’ordine del giorno i problemi dell’immigrazione illegale e gli sviluppi del progetto di Europolizia. Si doveva anche discutere dell’armonizzazione degli ordinamenti penali al fine di rimuovere gli ostacoli ai mandati di cattura europei e delle relazioni bilaterali UE-USA per la cooperazione in materia di antiterrorismo.

Stando alle informazioni diffuse è stata approvata la schedatura di massa attraverso le rilevazioni delle impronte digitali degli immigrati che chiedono asilo e il mandato di cattura europeo, la cui introduzione verrà anticipata al 2003.

La creazione di una banca dati delle impronte digitali di coloro che chiedono asilo politico o residenza dovrebbe impedire che un rifugiato presenti domanda in più di un paese, sistema che viene adottato dai migranti alla ricerca, tra le diverse legislazioni esistenti, di quella meno repressiva.

Una nuova normativa, che dovrebbe sostituire con una procedura più veloce i vecchi mandati di estradizione, è stata firmata per il momento solo da Spagna, Francia, Lussemburgo, Gran Bretagna, Portogallo e Belgio.

Si tratta in entrambi i casi, di misure di chiara marca repressiva malamente mascherate dietro la facciata della “armonizzazione” delle legislazioni dei diversi paesi e della “lotta al terrorismo”,

Nuovi mattoni si aggiungono al carcere Europa, alla creazione di quello “spazio comune europeo” che ha tra gli obiettivi principali quello della razionalizzazione, del controllo e della repressione nei confronti dei soggetti e dei movimenti sociali che si oppongono allo stato di cose presenti.



Europol



Uno degli strumenti creati a questo scopo è l’Europol: nata col trattato di Maastricht del 1992, si è occupata all’inizio solo di reati relativi al traffico di stupefacenti; poi dall’ottobre 1998, data della firma della convenzione tra gli stati membri, ha progressivamente aumentato le sue competenze e dal luglio 1999 il suo mandato comprende anche il terrorismo. Europol ha l’obiettivo di favorire la cooperazione fra le diverse polizie europee nel campo della lotta alla criminalità internazionale e ha sede all’Aja in Olanda.

Nel settembre scorso il Consiglio d’Europa ha preso visione del documento preparato da Europol “Terrorist activity in the European Union: situation and trends” (reso pubblico il 20 febbraio di quest’anno) nel quale, dopo una carrellata informativa sulla situazione relativa ai vari movimenti indipendentisti “storici” (ETA, IRA, ecc) viene presentato un resoconto dell’attività poliziesca contro l’estremismo islamico a seguito delle stragi dell’11 settembre. La terza sezione del documento è intitolata “Altri avvenimenti correlati al terrorismo”:



“3. Altri avvenimenti correlati al terrorismo



3.1 Situazione generale

3.1.1 Terrorismo anarchico



1) I primi segni di un possibile risorgere del terrorismo di sinistra come il terrorismo anarchico, si sono manifestati nella seconda metà del 2001. Sotto la sigla di copertura “Solidarietà Internazionale” sono stati portati attacchi nell’area sud dell’UE. Gli attacchi sono stati fatti in solidarietà con gli anarchici imprigionati e contro i regimi carcerari; 2) Come si può leggere sui siti web di sinistra ed anarchici del Nord Europa, che seguono a fondo questi avvenimenti, esiste la possibilità del risorgere dei gruppi terroristici di sinistra e anarchici, in quanto l’attività terroristica dell’area sud potrebbe servire da esempio; 3) L’Italia è stata colpita da altri attacchi terroristici anarchici quest’anno, come quelli contro il Palazzo di Giustizia a Venezia, il quartier generale della Lega Nord a Vigonza (Padova), una chiesa ad Agrigento e l’edificio del comune di Catanzaro; 4) a Roma una potente bomba ha causato danni materiali all’esterno degli edifici sede di due organizzazioni non governative; 5) la responsabilità è stata rivendicata dai Nuclei di Iniziativa Rivoluzionaria Proletaria. La stessa notte è stato trovato un altro ordigno esplosivo fuori da un ex ufficio della FIAT. La polizia è riuscita a rendere inoffensiva la bomba con una esplosione controllata prima che scoppiasse; 6) il 26 agosto una lettera esplosiva è scoppiata nell’Ufficio per le Informazioni Turistiche del Comune di Catanzaro.



3.1.2 Eco-terrorismo



1) Gli ambientalisti radicali ed i movimenti per i diritti degli animali hanno mantenuto una attività limitata. Nonostante questo i danni materiali che hanno causato sono stati notevoli; 2) il 18 settembre, sono stati arrestati sessanta militanti del gruppo anarchico italiano “Solidarietà Internazionale”. Stavano presumibilmente preparando attacchi terroristici contro la cattedrale di Milano ed altri bersagli nella stessa città”.



Disinformazione continentale



Come si può facilmente vedere, si tratta di spazzatura simile a quella che, periodicamente rileggiamo sull’annuale rapporto al parlamento dei “nostri” servizi segreti e che ogni volta ci fa sorgere il dubbio: ci sono o ci fanno? In questo caso, il fatto di aver diviso in tre, i filoni terroristici, è molto probabilmente dovuto al fatto che ognuno dei paesi europei avrà preteso di segnalare le sue priorità agli altri e così sono stati messi nello stesso calderone l’ETA, le varie fazioni dell’IRA, l’indipendentismo corso, l’estremismo islamico ed è stato aggiunto il sempre comodo “pericolo anarchico”. Pericolo che, nelle ultime settimane, proprio a ridosso della pubblicazione del rapporto, ha conquistato di nuovo gli onori della cronaca. Il 14 febbraio scorso, la Guardia di Finanza ha diffuso un comunicato nel quale dava conto dell’operazione “Anarkism” che ha portato al sequestro di una decina di siti web italiani, attraverso i quali sarebbero state diffuse informazioni riguardanti la preparazione di esplosivi. Sono state denunciate 16 persone, alcune delle quali minorenni.

Non conosciamo i siti censurati e quindi non possiamo sapere se le informazioni che diffondevano si limitavano alla ennesima ripubblicazione di materiali liberamente in vendita anche su Internet o se si tratta di qualcosa di diverso e di che tipo. Quello che va notato, è che hanno pensato bene di aumentare l’effetto spettacolare del loro annuncio, precisando che, citiamo testualmente: “Nel corso dell’operazione denominata in codice “Anarkism” (dal nome di uno dei siti sequestrati), gli uomini della Guardia di Finanza hanno anche intercettato svariate e-mail con allegate immagini e filmati a contenuto pedo-pornografico” Insomma una vera e propria pacchia: anarchici e pedofili in un colpo solo!



Strategie di repressione



Poi, nelle ultime settimane, come previsto, dal rapporto di Europol c’è stato l’arresto dei marocchini che volevano far saltare l’ambasciata USA o avvelenare l’acquedotto (a scelta) e, dulcis in fundo, l’esplosivo sul motorino abbandonato.

Gli scopi, nemmeno tanto nascosti, che stanno dietro la redazione e la pubblicazione di rapporti come quello preparato da Europol sono diversi. Per prima cosa servono a giustificare l’esistenza di chi li prepara e il suo costo per la comunità. I bilanci di Europol sono in costante crescita: dai 3.219.058 ECU del 1995 ai 35.400.000 EURO del 2001. In secondo luogo hanno lo scopo di presentare all’opinione pubblica uno o più nemici ai quali attribuire la colpa di aver provocato le misure di restringimento delle libertà personali che vengono adottate. Allo stesso tempo servono da arma di ricatto verso tutti quei settori dell’opposizione sociale che ancora hanno il coraggio e la forza di lottare.

Si vedano i tentativi di intimidazione che, da qualche settimana a questa parte colpiscono in tutta Italia: dalle perquisizioni contro Indymedia, a quelle contro alcuni giovani all’isola d’Elba. Infine, sono usati come spunto per le faide interne ai vari apparati statali, come si è visto seguendo le dichiarazioni dei vari politici italiani dopo l’attentato a Roma. All’interno di questo contesto, il “terrorismo anarchico”, addirittura elevato ad emergenza europea, è solo l’ultima invenzione di un potere timoroso che lo sviluppo di forme di organizzazione e di lotta autonome, estendendosi in tutto il continente, arrivi a minare seriamente il suo dominio.



(da Il Pirata n.2 aprile 2002)

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stao di polizia e anche esercito dell'imperialismo
by LHR Friday January 09, 2004 at 07:08 PM mail:  

INDAGINE SULLA NATURA DEI RAPPORTI USA-UE
E IL RUOLO TENDENZIALMENTE IMPERIALISTICO DELLA UE


La prima fase. Come la Nato organizza e dirige la militarizzazione
funzionale dell'Europa.

Prospettive della Nato sulla politica comune europea di sicurezza e di
difesa
(European Security and Defence policy - ESDP) - documento ufficiale Nato
AFS-NC46

Relativamente all'ESDP e il ruolo della NATO, è possibile considerare due
aree principali di indagine:

1. Come la ESDP si è sviluppata sino alla sua configurazione attuale?
2. Quali conseguenze tale evoluzione comporta per la Nato?

1. Come la ESDP si è sviluppata sino alla sua configurazione attuale?

E' opportuno cominciare cercando di chiarire cosa si intende con ESDP.
La creazione di una politica estera e di difesa comune (Common Foreign and
Security Policy - CFSP) nel novembre del 1993 ha dato un grande impulso alla
creazione di strutture autonome per la sicurezza europea. Comunque, la
Unione dell'Europa Occidentale (UEO; Western European Union - WEU), a causa
della scarsità di risorse, ha mancato di svilupparsi in un organizzazione
militare significativa capace di possedere i requisiti necessari per una
difesa autonoma europea. Molti anni di riflessione sulle strutture
istituzionali della politica comune di difesa si sono rivelati infruttuosi,
e fu solo con l'iniziativa franco-britannica di St. Malo nel dicembre del
1998 che il progetto ha ricevuto un effettivo impulso. Sebbene la Francia
sia stata a lungo favorevole ad una credibile capacità di difesa comune
europea, il governo Blair in Gran Bretagna stava marcando una differenza
rispetto ai suoi predecessori nel promuovere un rafforzamento della
sicurezza europea.
L'approccio di Blair a questa problematica è un ottimo esempio del fatto che
i leader nazionali europei possono ottimamente combinare i progetti di
sicurezza e di difesa dell'Europa e del Patto Atlantico.
La dichiarazione di St.Malo invocava lo sviluppo di 'una capacità autonoma
di reazione militare, sostenuta da un credibile apparato militare', con cui
la UE sarebbe stata capace di rispondere alle crisi
internazionali.L'operazione delle forze alleate nella primavera del 1999
hanno dimostrato chiaramente che l'Europa era incapace di offrire un
contributo significativo, sottolineando con ciò il bisogno di lavorare
ancora per rendere credibile la dichiarazione di St. Malo.
Come ha sottolineato il segretario generale della Nato Lord Robertson, in un
discorso alla Chatham House di Londra il 29 gennaio 2001 in occasione della
Conferenza su 'La globalizzazione dell'industria militare: implicazioni
politiche per la Nato e l'Iniziativa di Difesa e sicurezza comune europea',
i due eventi che hanno dato forza alla necessità europea di agire allo
scopo di una autonoma capacità di difesa sono stati St.Malo ed il Kosovo:

"Una reale ed effettiva cooperazione in Europa nel settore della sicurezza è
rimasto un miraggio per diversi anni. Tutto ciò è cambiato due anni fa, e i
fattori ispiratori del cambiamento sono stati St. Malo e soprattutto il
Kosovo. La campagna in Kosovo ha reso chiaro che scontiamo un evidente
ritardo nella nostra capacità di difesa su scala transatlantica. Il Kosovo
ci ha mostrato che abbiamo un problema di interoperabilità tra alleati della
Nato".

E quindi continua sullo stesso tenore concludendo che l'Europa ha bisogno di
rafforzare la sua capacità militare al fine di fornire una capacità di
difesa e di reazione autonoma ma complementare alla Nato. E qui sta il punto
cruciale della questione nella prospettiva della Nato: la ESDP deve essere
complementare e non rivale all'alleanza atlantica. Avendo riconosciuto un
bisogno urgente di progredire su questo punto, l'Europa ha cominciato in
effetti a procedere in maniera costruttiva.
Nel giugno del 1999 il consiglio europeo di Colonia ha prodotto un Rapporto
sul rafforzamento della politica comune europea di difesa, che definisce
finalità ed obiettivi di questa politica. Essenzialmente l'Unione europea
aspira oggi a creare le strutture istituzionali e a munirsi della capacità
militare necessaria, per soddisfare a tutti gli obiettivi del programma di
Petersberg. Anche gli stati neutrali dell'Unione europea hanno recepito le
istanze del rapporto, che è stato citato come il risultato più significativo
prodotto dal vertice di Colonia.Sei mesi dopo, il Consiglio di Helsinki ha
aggiunto nuove iniziative a quelle istituzionali. Ciò ha permesso di creare
uno status riconosciuto e condiviso per una Forza di Reazione Rapida Europea
(European Rapid Reaction Force - ERRF), i cui standard sono ben noti: 60.000
uomini di truppa, supporto aeronavale integrato, disponibilità di intervento
in sessanta giorni, sostenibilità continuativa per un anno.
Helsinki è stato seguito da Santa Maria di Feria nella primavera 2000 ed
infine da Nizza nel dicembre 2000. Questi incontri fondamentali hanno dato
un importante contributo nel creare una forza capace di dare espressione
militare alle politiche europee di difesa comune.
Nizza ha dato un impulso al ruolo di una potente Commissione politica e di
sicurezza (Political and Security Committee - EUMC) - di livello politico e
diplomatico - complementare alla Commissione militare dell'Unione europea
(European Union Military Committee - EUMC) - di livello operativo e militare
al Consiglio militare dell'Unione europea (European Union Military Staff
EUMS), a livello di coordinamento - staff - operativo.
L'11 giugno 2001 lo Staff militare dell'Unione europea EUMS, è stato
dichiarato organismo permanente con le seguenti caratteristiche salienti ben
messe in evidenza:

- l'EUMS è uno staff militare di 135 ufficiali comandante da un Generale. Il
Direttore generale, anche noto come Capo dello staff, è un generale
maggiore.

- L'EUMS fornirà all'Unione europea:

- il know how militare necessario per prendere decisioni con implicazioni
militari potenziali. Fornirà all'unione europea la conoscenza militare
richiesta sulla base delle risorse militari disponibili;
- le indicazioni preliminari e i piani strategici per i cosiddetti programmi
di Petersberg, che includono progetti umanitari e di indagine, di
peacekeeping e di combattimento nella gestione delle crisi.

- L'Eums non si porrà in competizione con la Nato come è chiaro. Si
consulterà strettamente con gli esperti militari della Nato e non svilupperà
una capacità operativa separata dell'Unione europea. E' in corso una lavoro
di definizione degli aspetti necessari per assicurare all'Unione europea un
accesso assicurato alla capacità progettuale della Nato.

L'EUMS non è un quartier generale operativo, né prevede la creazione di un
esercito europeo, né la istituzione di una forza di reazione rapida
permanente. Una forza armata dell'Unione europea sarà organizzata solo in
risposta a delle crisi e solo limitatamente alla durata di quella crisi. Le
singole nazioni, compresa la Gran Bretagna, secondo le indicazioni dei
parlamenti nazionali, se, quando, e come, contribuire alle truppe.

Anche le relazioni istituzionali con la Nato hanno fatto progressi, per
esempio con la creazione di un consiglio di consultazione permanente, 3
volte per ciascuna presidenza dell'Unione.
Il primo incontro del Consiglio militare Nato e del Consiglio militare
dell'Unione europea (Military Council - MC) è avvenuto il 12 giugno 2001.
Entrambi i MC si sono incontrati il 12 giugno per la prima volta, al
quartier generale della Nato. Il capo del MC della Nato ha co-presieduto al
primo incontro, che si è tenuto secondo le linee guida stabilite dalla Nato
e dal Consiglio d'Europa. Esso mostra, tra le altre cose, che:

- l'Unione europea e la Nato hanno deciso di rafforzare e sviluppare la loro
collaborazione nella gestione delle crisi militari sulla base di comuni
valori, pariteticità ed in uno spirito di partenariato;
- strumenti e modalità di questa collaborazione Nato-Ue dimostreranno che
ciascuna organizzazione interagirà con l'altra su piano di parità e
collaborazione. L'autonomia decisionale della Nato e della Ue sarà
pienamente rispettata;
- gli incontri tra i MC possono essere tenuti su richiesta di ciascuna delle
due organizzazioni, con almeno un incontro per ciascun turno di presidenza
dell'Ue.

La prima agenda si è focalizzata sullo scambio di informazioni tra le due
organizzazioni. La Nato mette a disposizione le sue conoscenze e le sue
capacità, a parte gli aspetti chiave dei lavori in corso al Comando della
Nato, la futura Struttura Militare, e lo stato dei lavori dell'Iniziativa di
difesa. La Ue mette a disposizione gli aspetti generali della sua politica
di difesa e sicurezza comune, il suo programma politico ed operativo. Si è
convenuto di tenere un nuovo incontro nell'autunno del 2001.

Ulteriori proposte riguardano:

- Contatti regolari Ue-Nato a livello di staff e di Commissioni militari
- Procedure di consultazione reciproca
- Meccanismo d'accesso alle capacità di pianificazione della Nato.
Tutte queste iniziative obbligano la Nato ad un considerevole ammontare di
lavoro al fine di venire incontro a siffatte esigenze.

Insomma, la Ue ha compiuto passi avanti considerevoli nel suo programma di
creazione di una politica europea comune di sicurezza e di difesa effettiva
per dare espressione militare concreta alla sua politica estera e di difesa
comune. Il progetto i difesa e sicurezza comune dell'Ue ha preso le mosse
dalla constatazione dell'inefficienza delle strutture della vecchia Ueo, per
arrivare alla costituzione di istituzioni militari potenzialmente robuste,
sia da punto di vista strettamente militare che politico, per sviluppare la
propria capacità militare di reazione e di difesa.
Ciò facendo, essa continua a portare avanti e rafforzare le sue relazioni
con la Nato, e, naturalmente, ciò comporta delle conseguenze per la Nato e
per l'alleanza nell'Europa occidentale: anche il recente direttorio
franco-tedesco testimonia di un'accelerazione nel senso della costituzione
di un nucleo direttore forte in grado di promuovere il nuovo modello di
difesa su una base tendenzialmente imperialista.

2. Quali sono i compiti nuovi e le conseguenze per la Nato?

Con i progressi compiuti dall'Unione europea e la perenne ricerca
dell'Europa di una capacità continentale di difesa, perché la ESDP non
dovrebbe ricevere un caloroso benvenuto da parte della Nato? Alcune voci,
come per esempio l'opposizione conservatrice in Gran Bretagna, temono che la
ESDP provochi una frattura in seno alla coesione dell'alleanza atlantica.
Questo non è il punto di vista della Nato. Infatti la Nato guarda con favore
alla ESDP, e la sua posizione è stata chiaramente illustrata dal segretario
generale dell'Alleanza atlantica e dal SACEUR, Generale Ralston, in numerosi
discorsi ed articoli. L'aspetto comune alle loro affermazioni e' il bisogno
di organizzare il rapporto Nato-Ue in modo da ottimizzare le risorse e
evitare inutili duplicazioni e sovrapposizioni.
In una intervista riportata dalla stampa internazionale (comparsa per la
prima volta su Armed Forces journal International June 2001 p. 44) il
generale Ralston ha illustrato quelli che considera i punti salienti del
problema secondo la prospettiva della Nato:

- Rapporti tra la Nato e la Ue:

"Non disponiamo ancora di tutti i collegamenti di cui abbiamo bisogno. Ci
sono ancora interessi e compiti legittimi che devono essere risolti", per
esempio si deve considerare la posizione della Turchia che e' un membro
della Nato non appartenente all'Unione Europea ma ammesso alle riunioni del
Consiglio come osservatore, e che ha espresso delle riserve riguardo alle
relazioni tra i meccanismo della Politica estera e di difesa comune e gli
interessi relativi alla sua sicurezza nazionale.

Il governo turco ha chiarito queste posizioni in alcuni commenti pubblici,
come quello del ministro della difesa Cakmakoglu, in un intervista su
Reuters del 9 febbraio 2001, in cui afferma che 'non siamo contrari al
progetto, ma non possiamo dire che sarebbe una disfatta se esso non si
realizza' e ancora che 'se i nostri alleati ci metteranno seriamente alla
prova, commetteranno un grave errore'. Avendo offerto all'alleanza fino a
5000 uomini di truppa la Turchia vuole effettivamente un ruolo decisivo
nella progettazione, esercitazione ed operazione. Essa è concentrata su
tutte quelle operazioni che potenzialmente potrebbero coinvolgere Cipro e la
Grecia. Inoltre la posizione geostrategica della Turchia la espone ad una
serie di casi in cui potenzialmente essa potrebbe essere implicata in
operazioni condotte dalla Unione europea.

- Forza di reazione europea:

"Io certamente sostengo ciò che la Ue sta cercando di fare, purché sia fatto
senza duplicare i meccanismo progettuali della Nato". Infatti la Nato
percepisce come un effettivo pericolo la duplicazione della capacità
progettuale, nella misura in cui questa implica una progettualità che
prescinda da forme di indirizzo o consultazione con la Nato medesima. Dietro
il livello operativo militare ci sono infatti le decisioni politiche che
devono essere prese. Se i responsabili delle decisioni politiche della Nato
e della Ue operano su piani di intervento differenti - o se essi non si
danno alcun meccanismo di coordinamento delle loro rispettive posizioni -
il potenziale di conflittualità delle decisioni e di incoerenza e
inefficacia degli scopi dell'operazione, cresce notevolmente. La maniera
più semplice ed efficace di assicurare il necessario coordinamento in tempo
di crisi è di avere accesso allo stesso tipo di fonti e di decisioni.

- Forza di reazione rapida europea:

"Se si guarda agli scenari previsti per la ERRF e' difficile immaginare che
essa possa fare alcunché senza la sorveglianza ed il supporto della Nato".
Questo è un aspetto che è necessario approfondire dal momento che serve ad
illustrare alcuni dei punti del progetto.

Se il Kosovo contribuisse a dare un impulso al lavoro di creazione di una
forza militare capace dell'Unione europea, lo potrebbe fare solo passando
attraverso l'incremento delle risorse, delle capacità e dei finanziamenti.
Il progetto di Helsinki ha condotto alla Conferenza di Bruxelles del
novembre 2001, sulle risorse militari da commissionare agli stati membri. In
teoria, le risorse militari commissionate ai paesi membri ai fini della
costituzione di una forza di intervento rapido consistono di: 100000 uomini
di truppa, 400 aerei da combattimento e 100 unità navali. In pratica, rimane
la questione di se la ERRF si munirà di un equipaggiamento appropriato e
riuscirà a raggiungere i requisiti richiesti dal progetto di Petersberg.
Dopo il vertice di Nizza, il rapporto della presidenza dell'Unione sull'ESDP
ha chiaramente indicato che l'Unione europea riconosce la sua inadeguatezza
quanto a capacità di costituzione autonoma di una forza di reazione rapida,
almeno per il momento. Il segretario generale della Nato ha sottolineato
questo aspetto nel suo discorso:

"Oggi l'Europa semplicemente non ha la capacità di cui abbisogna per essere
un attore realmente efficace nel campo della sicurezza, sia per le
operazioni della Nato, che per quelle della stessa Ue. Il fatto è che una
dimensione di difesa comune europea non potrà realizzarsi con le strutture
militari attuali e con il presente budget".

In conclusione l'identificazione del bisogno di far giungere ad incontro il
bisogno teorico con la capacità effettiva di realizzazione ha trovato un
eco nel rapporto di Alistair J.K. Shepherd che ha detto che il problema
maggiore è la mancanza di capacità militare per sostenere anche la più
modesta delle missioni militari, donde la necessità dell'accelerazione
impressa dal direttorio franco-tedesco sulla questione 'riarmo europeo'.
Questo aspetto, unito alla radicalizzazione della politica imperialistica
unilateralista dell'Amministrazione neocon di Bush ha contribuito ad
accelerare l'evoluzione del quadro e a riproporre l'antagonismo,
precedentemente non ancora espressamente manifesto, tra Usa e Ue.

La seconda fase. Come l'iniziativa franco-tedesca accelera il processo di
riarmo europeo

Riunendosi a quattro, il 29 aprile 2003, Francia, Germania, Belgio e
Lussemburgo sperano di accelerare l'Europa militare. Si ispirano alla
procedura seguita per l'euro: i paesi che volevano aderire lo facevano, gli
altri avrebbero potuto farlo più tardi.
Nel novembre 2002, i ministri degli Affari esteri Fischer (Germania) e De
Villepin (Francia) ha sottoposto alla Convenzione europea di Giscard
d'Estaing una proposta comune nel campo della politica europea di sicurezza
e di difesa. Propongono di introdurre un passaggio su "la solidarietà e la
sicurezza comune" nella nuova versione del Trattato europeo.

"Quelli che la desiderano devono avere la possibilità di cooperare. Ciò
permetterebbe ad un gruppo di stati membri di mettere a punto una
cooperazione aperta al resto degli Stati membri, addirittura all'unione nel
suo insieme." Vogliono così aggirare le divergenze, particolarmente del Gran
Bretagna, a proposito della realizzazione di un esercito europeo.

Fin dal capovolgimento dell'URSS, la Germania e la Francia hanno spinto per
un esercito europeo. Per la Germania, si tratta di dotarsi di un potenziale
militare ivi compreso quello nucleare grazie alla bomba francese, capace di
intervenire al livello mondiale. Per ritornare una potenza militare
mondiale, la Germania deve sventolare la bandiera europea.
Il ministro Fischer sa molto bene che l'egemonia tedesca suscita delle paure
in Europa:

"L'impero di Bismarck è fallito perché le élite politiche tedesche
dell'epoca non avevano compreso che la situazione geopolitica della Germania
esigeva una strategia che mettesse avanti il legame tra gli interessi
tedeschi ed europei. Dobbiamo fare coincidere i nostri interessi con quelli
europei."

L'asse Francia-Germania-Belgio-Lussemburgo pretende che la creazione di un
esercito europeo è necessaria per fare contrappeso alla volontà egemonica
americana. Verhofstadt:

"L'unione europea gode nel mondo di una fama più moderata che gli Stati
Uniti. L'Europa è rappresentata come un esempio di cooperazione
multilaterale. È chiamata per mediare e pacificare nell'ambito di conflitti
complessi. L'Europa è vista come un continente sensibile alle sfide sociali
ed ecologiche." I promotori dell'esercito europeo pretendono che questo
esercito interverrebbe solamente per missioni umanitarie o di evacuazione di
cittadini residenti all'estero; per missioni di mantenimento della pace; di
missioni forza di combattimento per la gestione delle crisi, ivi comprese le
operazioni di ristabilimento della pace. Si tratta veramente di questo?

Nessuno documento europeo, parla di difendersi verso un eventuale
aggressore. Invece, fin da settembre 1991, dopo la prima Guerra del Golfo,
la Tavola Rotonda Europea, organizzazione del grande capitale europeo, ha
spiegato perché occorre questo esercito: "L'Europa aveva degli interessi in
gioco nel Golfo, e delle idee su ciò che conveniva fare. Ma quando c'è stato
il ricorso alla forza, l'Europa non disponeva né dei meccanismi decisionali,
né dei mezzi che gli avrebbero permesso di intervenire". Secondo il
commissario europeo al Commercio, Pascal Lamy, l'esercito europeo è
all'ordine del giorno perché

"la rivalità tra i due insiemi atlantici si evidenzia. (...) Un'unione
economica che si afferma sempre più come un'unione politica fino a dotarsi
di una unica politica estera e il primo nocciolo esercito comune, offre una
politica sicura ed effettiva per sostenere l'espansione dei suoi gruppi
industriali, finanziari e di servizi. (...) È un bene per i grandi gruppi
potersi avvalere di un potere in grado di mobilitare la violenza legale."

Basta guardare questo primo nucleo di un esercito comune che è la "Rapid
reaction Force" (Forza di reazione rapida). Questa truppa potrà contare fino
a 60.000 uomini al momento di un intervento. Fin da questo anno, potranno
agire in un raggio di 4.000 km intorno a Bruxelles.
Ciò corrisponde, salvo per l'Africa, alle quattro zone di intervento
menzionato in una nota di precedenze della presidenza belga dell'unione
europea: la Russia, l'Africa dei grandi laghi, i Balcani ed il Medio
Oriente.
L'Europa dell'est va a servire da base industriale verso la quale
delocalizzare le multinazionale europee. Il Magreb funge come base eventuale
di ricambio. Il Medio Oriente detiene i due terzi delle riserve petrolifere
ed un terzo di queste di gas. La Russia detiene importanti materie prime ed
un arsenale militare e nucleare ancora importante. L'Africa centrale dispone
infine, anche di materie prime indispensabili come il petrolio, il gas, il
rame, l'uranio. Anche là dei conflitti sono latenti con gli USA (Congo,
Costa d'Avorio, Angola.).

L'esercito europeo sarà un esercito di aggressione professionale.
Verhofstadt: "avremo bisogno di meno di soldati ma nettamente meglio
addestrati ed altamente specializzati."

Gli eserciti di coscrizione non sono efficaci per le guerre di intervento
all'estero. Un rapporto sulla soppressione della coscrizione in Francia lo
ricorda:

"Solo le nostre formazioni totalmente o largamente professionali - la
legione straniera - possono essere realmente disponibili per le operazioni
esterne: quelle che, precisamente, sono previste per i 20 anni a venire. La
Gran Bretagna ha abolito fin da 1963 la coscrizione. Le sue forze armate,
molto addestrate e particolarmente efficaci, contano solamente 237.000
uomini. Contro 501.000 in Francia. Ora, la Francia prova tutte le difficoltà
del mondo per mandare più di dieci uomini su un fronte esterno, nel Golfo,
come in Bosnia. Invia dunque forze composte di professionisti agguerriti".

L'euro-esercito è anche una grande ristrutturazione degli eserciti nazionali
per raggiungere l'esercito US sul piano della tecnologia e dell'efficacia.
L'esercito Usa spende il 38% del suo bilancio per il personale ed il 24% per
l'acquisto di armi. L'Ue spende il 63% in personale e solo il 13% in armi.
La costruzione dell'Europa militare rafforza la militarizzazione
dell'economia. Da più di cinque anni, i dirigenti europei stanno mettendo in
piedi un'industria militare europea, concentrata in alcuni grandi gruppi. Da
un lato, l'European Aeronautic, Defence and Space Company (EADS che
controlla Aerobus, Eurocopter, Eurofighter, Arianespace, Astrium e
Dassault). Dall'altro, BAe Systems, prima ditta mondiale di difesa.

Questo complesso militare-industriale spinge all'aumento degli investimenti
militari a scapito di quelli civili. L'esercito europeo esigerà un aumento
dei bilanci militari. Chirac ha chiesto anche di esentare il bilancio della
Difesa dai criteri di Maastricht che limitano il deficit di bilancio.
Un esercito imperialistico europeo aumenterà il pericolo di una grande
guerra mondiale. Più sarà capace di fare degli interventi all'estero, più
offrirà la possibilità all'unione europea di difendere le sue zone di
influenza contro gli eventuali concorrenti. E ciò potrebbe condurre a
conflitti molto estesi, come hanno mostrato le due precedenti guerre
mondiali.

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