da www.argentina.indymedia.org e da http://www.econoticiasbolivia.com
BOLIVIA: I SINDACALISTI ANNUNCIANO LA TERZA INSURREZIONE.
L'imminente applicazione di rigidi provvedimenti economici antipopolari e il rifiuto da parte del governo di prendere in considerazione alcune richieste dei lavoratori hanno fatto si che i principali sindacati e le organizzazioni popolari
boliviane dichiarassero l'apertura di un nuovo periodo di conflitto sociale.
Nella città di Potosi, durante un congresso di lavoratori, il segretario escecutivo della COB (Centrale Operaia Boliviana), Jaime Solares, ha lanciato una dichiarazione di guerra virtuale all'attuale governo del paese, guidato dal presidente Carlos Mesa dalla caduta di Gonzalo Sanchez de Lozada nell'ottobre scorso. "Guerra!!": questa è stata la parola utilizzata dal segretario principale dei lavoratori all'innuagurazione dell'ottavo Congresso Ordinario della Centrale Operaia del Dipartimento di Potosi; durante lo satesso incontro anche Roberto De La Cruz, dirigente degli operai organizzati della provincia di El Alto ha annunciato la preparazione della terza insurrezione contro il neoliberismo. La prima sollevazione popolare, terminata con la morte di 33 persone e il ferimento di altre 200 colpite da pallottole di piombo, si conluse nel mese di febbraio del 2003, mentre ad appena 8 mesi di distanza, in ottobre e con 70 morti e 500 feriti, si aprì e concluse la seconda sollevazione popolare.
Altri dirigenti di organizzazioni dei lavoratori sono furiosi e sulle stesse posizioni fortemente conflittuali. Hanno messo in discussione la rotta del governo del presidente Carlos Mesa, che si appresta ad aumentare le imposte a carica dei lavoratori salariati, eliminare la sovvenzione per il consumo di gas da parte dei gruppi familiari più poveri ed aumentare il prezzo dei carburanti, secondo le anticipazioni di collaboratori vicini all'esecutivo. Uno di questi, il ministro dello Sviluppo Economico, Xavier Nogales, è stato molto chiaro nelle sue dichiarazioni: "I provvedimenti economici che metteremo in atto a fine mese costeranno al popolo sangue, sudore e lacrime". Difronte a questo annuncio ufficiale i sindacalisti hanno invitato i lavoratori ad organizzarsi e mobilitarsi per impedire l'applicazione di tali provvedimenti economici; sembra essere tornati al febbraio del 2003, quando una rivolta del popolo obbligò l'ex presidente Sanchez de Lozada ad abbandonare il suo progetto di aumento delle imposte sui salari, che oggi viene ripreso dal presidente Mesa che lo ha sostituito.
PRESA DEL POTERE Secondo quanto afferma il quotidiano "El Potosi", il minatore Solares avrebbe invitato i lavoratori a prepararsi "per gli scioperi, i blocchi e ogni forma di lotta che paralizzi l'apparato produttivo di Stato in modo da contrapporsi ai progetti governativi che tendono solo all'applicazione delle ricette statunitensi". "La teoria rivoluzionaria la metteremo in atto con il cammino verso l'insurrezione", ha aggiunto Solares segnalando che l'oligarchia deve cadere per far si che il popolo prenda il potere. La rivoluzione -ha detto- deve partire unitariamente dalle basi guidate dai loro segretari esecutivi, mentre senza la partecipazione delle stesse sarebbe impossibile abbattere il modello neoliberista. Allo stesso tempo il dirigente ha invitato anche il movimento dei campesinos ad unirsi alla lotta per il raggiungimento di un unico obiettivo: "prendere le redini dello Stato per il governo del popolo, per un salario giusto e rispettoso della composizione del singolo nucleo familiare".
INTERVENTO CAMPESINO A La Paz l'esecutivo della Confederazione dei Campesinos, "el Mallku" Felipe Quispe ha annunciato da parte sua l'intenzione di raggiungere un accordo unitario con la COB e il Movimento dei Senza Terra, che ha cominciato da giorni ad occupare appezzamenti e proprietà rurali dei familiari di ex funzionari dell'amministrazione di Sanchez de Lozada. Fino ad adesso secondo Quispe il governo Mesa non ha dato alcuna risposta alle richieste dei campesinos ne a quelle dei lavoratori urbani, tradendo così i presupposti con cui aveva accettato l'incarico di presidente il 17 ottobre. "La tregua (di 90 giorni) sta per finire", ha aggiunto infine Quispe denunciando che Mesa non avrebbe nemmeno accettato di riunirsi con i campesinos per una semplice discussione. "Ascolta solo l'ambasciata USA e il parere delle multinazionali".
UNA NUOVA COSTITUZIONE La sfiducia intorno a Mesa è arrivata a tal punto che De La Cruz, nel cogresso dei lavoratori di Potosi, ha affermato che si sta portando avanti un "lavoro da formiche" per consolidare l'avvento della terza rivolta popolare contro il neoliberismo. Il Movimento potrebbe terminare in una serie di convulsioni sociali di grandi dimensioni tali da consolidare un'Assemblea Costituente popolare e Rivoluzionaria, mentre allo stesso tempo l'Assemblea Costituente che ha portato Mesa alla presidenza verrebbe sfiduciata e sciolta. Sempre De La Cruz, che in ottobre guidò la rivolta popolare nella città di El Alto, ha dichiarato invece che la società civile, le organizzazioni dei cittadini e sindacali, insieme, dovranno scegliere i loro migliori rappresentanti per la stesura di una Nuova Costituzione Politica dello Stato. Questa dovrà sottostare ai principi del Ama Llulla (non essere codardo ), Ama Qella (non essere bugiardo) e Ama Sua (non rubare) e al principio del modello economico misto e socialista. Questa Costituzione dovrebbe inoltre prevedere la possibilità per il popolo di scegliere direttamente le proprie autorità a qualsiasi livello politico istituzionale.
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