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(PG) TRAFOMEC NELLA BUFERA, SCIOPERO A SINGHIOZZO
by primapagina.it Sunday January 25, 2004 at 03:55 PM mail:  

TRAFOMEC NELLA BUFERA, SCIOPERO A SINGHIOZZO

TAVERNELLE - Sembra di essere a Torino, nei giorni neri della crisi Fiat. Sì perchè nella Valnestore la Trafomec è un po' come la Fiat a Torino. E la Trafomec sta attraversando una crisi senza precedenti. La tensione e l'incertezza del futuro si "taglia a fette" nelle assemblee dei lavoratori. Lavoratori che speravano di essere ormai fuori dal tunnel e invece vi si trovano ancora dentro, su una macchina che viaggia a fari spenti. Tra occupazione diretta e indotto sono circa 400 le persone che rischiano il posto nei due stabilimemnti di Tavernelle e Fabro. Molti hanno meno di 40 anni, hanno messo su famiglia da poco, hanno il mutuo della casa da pagare...
Adesso scioperano. Ma non più ad oltranza, come avevano deciso la settimana scorsa. Dopo la notizia della costituzione di un tavolo regionale ad hoc dei giorni scorsi, i lavoratori hanno deciso la fine dello sciopero totale e la riconversione dell’astensione lavorativa ad oltranza in uno sciopero ad ore. Una decisione presa a maggioranza, sofferta, che ha vissuto momenti di alta tensione tra i lavoratori, in una riunione fiume durata un’intera giornata. Sei ore lavorative, due di sciopero, questa la scelta fatta a partire da questa settimana. Con queste nuove modalità il sindacato conta di tenere alta l’attenzione dei lavoratori sulle problematiche aziendali, ma anche "dimostrare ancora una volta - dice il responsabile della Fiom Calzoni - che gli operai, i tecnici, i quadri dirigenti dell’azienda hanno un alto senso di responsabilità, nei confronti delle esigenze produttive dell’azienda”. Quali i motivi che stanno alla base di questa decisione?
“Di mezzo ci sono - è sempre Calzoni che parla- le importanti commesse della Sit-Siemens da onorare, altrimenti la conseguenza sarebbe non solo la revoca di queste e la sicura penale che ne sarebbe seguita ma, il rischio di incamminarsi lungo una via senza ritorno”.
Si lavora dunque per "evadere gli ordini e non perdere le commesse", ma sul fronte delle retribuzioni, di un possibile recupero anche parziale dei salari non riscossi, non c'è nessuna novità all'orizzonte. Si profila dunque per i lavoratori un Natale al freddo ed al gelo. Unica speranza, quella che la capanna possa reggere per il futuro.
La situazione di stallo è determinata dalla mancanza, a quanto pare, di una volontà precisa da parte della proprietà (o almeno dell'azionista di maggioranza, Antonio Bertini) di non rica-pitalizzare l’azienda. Le motivazioni lasciano aperte diverse possibili interpretazioni. La conseguenza è che anche i soci di minoranza a questo punto non vedono ragioni plausibili per introdurre ulteriori capitali.
Ci sono poi le decisioni che l’azienda doveva prendere e che solo in parte ha preso. “Quelle in grado di mettere in pratica il percorso -così come scritto in un comunicato dei sindacati- proposto dalle istituzioni per attivare il tavolo con il sistema del credito”. A questo punto tre le cose da fare entro questa settimana, da parte degli azionisti. Primo: presentare il piano di ristrutturazione e di rilancio della produzione. L’azienda ha infatti fatto recapitare a Sviluppumbria un piano elaborato dalla sua società di consulenza. Le reazioni al momento sono interlocutorie. Secondo: una forte ricapitalizzazione finanziaria, senza la quale la crisi di liquidità non sembra poter trovare soluzione.
A tutt’oggi si sa per certo,che nuove quote di capitale sono state sottoscritte ma non versate, e solo da una parte dei soci. C'è infatti, tra i proprietari, chi chiede chiarimenti ed assicurazioni sul fatto che l’azienda tutta intera rimanga nella Val Nestore, che non subisca quel processo di svuotamento delle sue componenti progettuali. Chiarimenti che evidentemente ancora non sono giunti. Si spiegherebbero così le preoccupazioni di alcuni soci azionisti, che vedono di nuovo tornare ad aleggiare il fantasma di un compratore esterno (come è già successo per molte altre aziende umbre), da qui la diffidenza. Terzo: procedere a quella divisione dei poteri tra la proprietà ed il management ora rappresentato dal dott. Pericone in qualità di Direttore Generale con ampia autonomia. Anche se, tutte quelle che saranno le sue decisioni, dovranno essere ratificate dal Consiglio di Amministrazione ancora presieduto dal dottt. Sabatini. Ma si dice che Sabatini verrà presto dimissionato e debba fare le valigie.
Il nuovo direttore generale ha voluto essere affiancato, come era prevedibile, da un gruppo di dirigenti di sua fiducia nelle persone dell’ing. Cingolati per il controllo tecnologico; il dott. Marco Puliti alla logistica; Stefano Cattoni alla qualità e sicurezza. Questo senza troppi giri di parole, significa la rimozione di altri, la rottura di equilibri e interessi consolidatisi nel tempo all’interno dell’azienda, prospettive di avanzamenti e carriere: un terremoto, insomma.
O comunque un avvicendamento delle responsabilità, che da tempo gli stessi lavoratori chiedevano.
Le ferie forzate imposte ad alcuni quadri sembrano un preludio alla rivoluzione interna. Un voltar pagina nella conduzione dell’azienda, considerato indispensabile anche dalla Regione Umbria che ha tenuto con l'azienda un incontro nei giorni scorsi a palazzo Donini. Presenti gli assessori Girolamini (industria) e Riommi (bilancio) e il nuovo direttore generale Pericone per la Trafomec.
I sindacati con il consenso pieno dei lavoratori, chiedono all’azionista di riferimento Bertini di adempiere senza altri indugi, alle condizioni che sono state poste per una rapida attivazione del tavolo affinché possano quanto prima giungere risposte positive. “Sarebbe davvero imperdonabile - sostengono - a fronte del giudizio positivo espresso ancora una volta dai rappresentanti del governo regionale per quanto riguarda la qualità dell’azienda, le sue potenzialità e prospettive, continuare a tenere un comportamento irresponsabile con il rischio concreto che faccia imboccare all’azienda una strada della chiusura”. Insomma pare di capire che la filosofia del “muoia Sansone con tutti i Filistei”, che consapevolmente o no la proprietà con questo comportamento rischia di innescare, non sarà tollerata dal sindacato e dalle istituzioni. “L’azienda - sottolinea l’ing. Gallina, altro quadro Trafomec - è sempre un fatto sociale, ancora di più quando questa, riceve finanziamenti pubblici come è il caso della Trafomec”. A questo proposito la società Valnestore Sviluppo che gestisce i fondi Enel fa sapere che i 4 miliardi a suo tempo erogati alla Trafomec, sono "garantiti" da terreno e capannoni. Ma ai lavoratori tutto ciò non basta. Loro temono di perdere il posto e chiedono alla proprietà di porre fine alle diatribe interne e lavorare seriamente per salvare il punto produttivo senza svenderlo.
In fondo, l’invito che da tempo con un po’ di ironia i dipendenti di ogni ordine e grado rivolgono idealmente a Bertini è questo: “meglio essere un ottimo piazzista di una grande azienda, che il presidente di una fabbrica fantasma”.

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