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Arsenico dal rubinetto di casa: la Regione Toscana eleva i limiti di 5 volte
by Roberto Barocci Sunday, Feb. 08, 2004 at 9:18 AM mail:

La Regione Toscana ha concesso all'Acquedotto del Fiora di poter erogare acqua alle abitazioni in tutti i Comuni della provincia di Grosseto con concentrazione di Arsenico elevata fino a 50 microgrammi/litro, quando i limiti consigliati dall'Organismo Mondiale della Sanità e accolti nel 2001 dalla legislazione italiana sono 5 volte inferiori.

La notizia:
la Regione Toscana con il Decreto dirigenziale n°7950 del 24.12.2003 (1), vigilia del natale scorso, ha concesso all'Acquedotto del Fiora s.p.a., gestore unico dell'ATO 6 dell'Ombrone, di poter erogare in via transitoria per un anno, ma rinnovabile, acqua alle abitazioni in tutti i Comuni della provincia di Grosseto con concentrazione di Arsenico elevata fino a 50 microgrammi/litro, quando i limiti consigliati dall'Organismo Mondiale della Sanità (OMS), ripresi dalla Direttiva CE del '98 (98/83/CE) e accolti nel 2001 dalla legislazione italiana (D.L.31/2001) sono 5 volte inferiori, pari ad un limite massimo di 10 microgrammi/litro (2).
La Regione Toscana ha avanzato richiesta e ricevuto l'autorizzazione in deroga della legge esistente dal Ministero della Salute sulla base di studi in realtà inesistenti (vedi terzo punto di seguito).
Il relativo Decreto è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31.12.2003 (3), ultimo dell'anno, altro giorno di scarsa "attenzione" da parte dei cittadini e senza che la Regione Toscana abbia dato ai cittadini le informazioni previste dalle norme (vedi secondo punto di seguito).

Pongo tre ordini di contestazioni.

Primo. L'Organizzazione Mondiale della Sanità sollecitò gli Stati a ridurre le concentrazioni massime ammissibili dell'Arsenico nelle acque potabili dopo che la sua agenzia IARC (International Agency for Research on Cancer) pubblicò nel 1987 un aggiornamento sui risultati delle sue indagini (4), classificando tale metalloide non più tossivo e velenoso e "sospettato" di causare tumori, ma "sicuramente cancerogeno" per l'uomo, inserendolo tra gli agenti più pericolosi (gruppo 1, con sufficienti evidenze scientifiche).
Grazie a tali evidenze, si arrivò dopo diversi anni, nel 2001 e su pressioni della CE, alla attuale normativa italiana che recepiva tali indicazioni.
Ma successivamente, nel 2002 un gruppo di lavoro di 23 esperti dello IARC, provenienti da 13 paesi diversi, hanno aggiornato le evidenze scientifiche della cancerogenicità dell'Arsenico nelle acque potabili, concludendo che tale elemento è stato recentemente indicato come responsabile di "un crescente rischio di cancro alla vescica e alle vie urinarie" (5).
Quindi, rispetto alle norme esistenti nel nostro paese, fondate sulle ricerche mediche risalenti all'87, ci saremmo aspettati dalla Regione Toscana un riduzione delle concentrazioni massime ammesse, invece ha operato per avere un aumento di 5 volte dei limiti fissati dalla legge.


Secondo.
Le date (vigilia del Natale e ultimo dell'anno), in cui sono stati compiuti gli atti necessari ad ottenere la modifica, non sono una coincidenza casuale. Lo si può dedurre dal fatto che la prescrizione dettata dal Ministero della Salute alla Regione Toscana nel suddetto decreto (vedi ultimo capoverso), relativa all'obbligo di informare esaurientemente i cittadini, affinchè questi possano tutelarsi, non è stata rispettata. Nessun organo d'informazione ha finora dato questa notizia, nonostante che la Regione e l'Assessorato all'Ambiente dispongano di larghi mezzi informativi e telematici, con invii in rete di newsletter e di diversi comunicati stampa giornalieri.
Nel caso in esame la Regione Toscana non solo non rispetta un obbligo nascente da uno decreto ministeriale in fatto di difesa della salute, ma non rispetta neppure la legislazione nazionale in vigore (L.108/2001) sull'informazione in materia ambientale (6), in cui si fa obbligo alle pubbliche amministrazioni di promuovere la informazione ( art. 5, comma 1) e di promuovere la partecipazione dei cittadini all'iter decisionale, ogni qual volta si avvia un procedimento che porta a modifiche in ambito ambientale (art.6). Nel nostro caso non solo il procedimento è stato avviato senza l'informazione al pubblico, ma si sono nascoste anche le conclusioni delle decisioni prese e ciò è in violazione di legge e di ordinanza ministeriale!


Terzo.
La negazione delle informazioni dovute si collegata alle argomentazioni usate dalla Regione Toscana per ottenere dal Ministero della Sanità la deroga al rispetto dei limiti stabiliti dalla legge.
La nostra legislazione, come al solito, consente delle deroghe, ma sono autorizzate solo se i limiti fissati dalla legge non possono essere assicurati "con nessun altro mezzo congruo" e sulla base di programmi per rimuovere le cause del superamento dei limiti, mentre la Regione Toscana non solo non ha voluto usare i mezzi congrui, già previsti dalla legislazione sulle bonifiche delle falde inquinate, ma ha giustificato la richiesta di deroga sulla base di affermazioni fantasiose, sicuramente parziali, devianti e, pertanto, false.
Infatti la Regione richiama uno studio idrogeologico, in cui qualcuno avrebbe affermato che: "... i valori delle concentrazioni dei parametri in oggetto di richiesta di deroga (AS) risultano in armonia con la circolazione idrica sotterranea." Tale studio è stato richiesto (7), ma in realtà non esiste (8) e, d'altra parte, come tutti sanno, non corrisponde al vero che esista un armonia per l'Arsenico .
Sia Periccioli, oggi presidente dell'ATO 6, cioè dell'organismo che dovrebbe programmare gli interventi per assicurare acqua potabile alle nostre abitazioni, sia l'attuale assessore regionale all'Ambiente Franci, conoscono perfettamente la tossicità dei rifiuti smaltiti illegalmente dall'ENI e da anni a contatto con le falde idriche del grossetano, alle quali rilasciano massicce dosi di Arsenico.
Periccioli, ex-Assessore all'Ambiente della Regione Toscana, fu informato in Commissione Tecnica Regionale (9) della pericolosità dei rifiuti smaltiti dentro la miniera di Campiano, ma non fece nulla per impedire l'inquinamento delle falde idriche. Oggi, in Regione Toscana, l'assessorato all'Ambiente sa perfettamente che all'ENI è stato concesso di smaltire grandi quantità di rifiuti tossici per l'Arsenico nelle ex miniere allagate, aggirando la legislazione nazionale che lo vietava (10); sa anche che all'ENI è concesso di non rispettare le leggi esistenti e di non bonificare i canali drenanti che da anni scaricano, ancora illegalmente a Fenice Capanne, Niccioleta, Gavorrano e Boccheggiano, sul bacino del Bruna e dell'Ombrone, grandi portate d'acqua fuori norma per Arsenico (11); sa anche che le falde idriche della piana di Follonica e Scarlino sono fortemente inquinate da Arsenico, ancora per effetto di stoccaggi realizzati illegalmente di rifiuti tossici (12).

In realtà esistono almeno due mezzi "congrui" per eliminare l'Arsenico dalle acque potabili: primo, il rispetto della legalità, imponendo le bonifiche, che da anni non vengono realizzate o vengono autorizzate in modo parziale ed inefficace, anche in violazione della legge;
secondo, finanziare i progetti esistenti, da noi sostenuti invano da anni, per trattenere l'acqua piovana in laghi artificiali, pedecollinari, con uso plurimo delle riserve idriche accumulate, compreso quello potabile.

Il problema allora è sapere perché i mezzi ordinari e di buon senso non vengono usati dalla Regione Toscana.

Roberto Barocci

I documenti, richiamati dalle note al testo soprastante, sono stai presentati e resi disponibili alla Stampa a margine del convegno " Questione ambientale e questione morale", che si svolgerà presso il Circolo ARCI di Orbetello, giovedì 5 febbraio 2004, ore 21,00 con la partecipazione del deputato Paolo Cento.

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