da econoticiasbolivia.com
L'IMPRESA REPSOL CONFESSA CHE LE NUOVE IMPOSTE DEL GOVERNO MESA NON LA COLPIRANNO MINIMAMENTE.
La compagnia petrolifera spagnola Repsol YPF, che controlla buona parte delle risorse di gas e di petrolio della Bolivia, ha ammesso che la nuova legge sulle imposte elaborata dal governo Mesa non colpisce i suoi interessi, e soprattutto che è stata ideata affinchè la popolazione più povera del Sudamerica creda che lo Stato stia facendo qualcosa per ottenere più tributi dalle multinazionali.
Secondo la rivista spagnola "America economica" il direttivo della Repsol è convinto che la nuova legge (Impuesto Complementario a los Hidrocarburos, I.C.H. ) non modificherà sostanzialmente l'apporto tributario dell'impresa verso il fisco boliviano. "Repsol non teme la nuova tassa. La percentuale di tassazione regolata secondo i livelli di produzione non aumenterà rispetto al passato, nonostante i nuovi provvedimenti annunciati da Mesa lo facciano credere. La "presunta" riforma del governo è senzaltro formale più che sostanziale". In effetti "America economica" conferma la versione diffusa da Econoticias, secondo la quale le potenti imprese petrolifere multinazionali mantengono intatti tutti i loro privilegi e continuano ad essere padrone e signore del gas e del patrolio in Bolivia. La riforma del governo Mesa non intacca nemmeno il pieno controllo che queste mantengono sulle ingenti risorse di idrocarburi del paese, valutate in quasi cento milioni di dollari. COsì come appare certo che altre imprese, come Exxon o Shell, che vogliono entrare in Bolivia, subiranno restrizioni alle possibilità di accumulare proprietà privata e non imprese come la Repsol che hanno già in territorio boliviano i propri affari.
GLI INTERESSI DELLA REPSOL
Alla fine del 2002 la Repsol YPF possedeva in Bolivia "diritti minerari" su 38 diversi compartimenti: 13 di sola esplorazione con una superficie netta di 13670 chilometri quadrati e 25 di sfruttamento con un'area totale di 1770 km quadrati. In Bolivia opera attraverso "Andina" dal 1 gennaio 2002 (dopo aver comprato quote azionarie in Perez Companc e Pluspetrol), di cui possiede il 50% delle partecipazioni oltre a controllare 4 dei suoi 7 esponenti del Consiglio di Amministrazione e dunque detenere il potere decisionale tutto. La produzione netta nel 2002 è stata di 6.9 milioni di barili di petrolio, inclusi condensati e liquidi separati del gas naturale, e di 88,5 bilioni di gas naturale, fondamentalmente ricavati dal lavoro nelle zone controllate da Andina e Bloque Marmorè. Le riserve provate al netto di petrolio e di gas naturale a fine d'anno sono di 1293 milioni di barili. Repsol YPF come tutte le multinazionali che operano in Bolivia stanno ammassando vere e proprie fortune riuscendo ad ottenere uno dei tassi più alti di attivi ottenuti nel panorama mondiale delle industrie petrolifere. Rapporti ufficiali del governo boliviano stabiliscono di fatto che il costo della produzione per le multinazionali che sfruttano gli immensi giacimenti di petrolio e gas sia molto basso, anche attraverso l'implementazione di lavori infrastrutturali che le favoriscano oltre ad un sistema di pagamento delle tasse che sembra più simbolico che altro; altra cosa stabilita è la possibilità di vendere il proprio prodotto sul mercato interno e di esportazione con lo stesso prezzo internazionale.
PADRONE E SIGNORE DEL GAS
Le riserve di gas in teoria, quando sono ancora nel sottosuolo sarebbero sotto il dominio dello Stato boliviano, ma di fatto le imprese petrolifere che operano nel paese hanno potere decisionale sullo sfruttamento, la produzione, la commercializzazione e la vendita nei mercati interni e internazionali. Il vero proprietario risulta esser chi estrae, trasporta, commercializza e ottiene ricavati dalla vendita del prodotto. Le risorse petrolifere boliviane sono nelle mani delle imprese multinazionali dalla metà degli anni '90, e la ricchezza accumulata equivale a più del doppio del capitale che possiede la Bolivia ed è di 12 volte superiore al valore della produzione di beni e servizi generati annualmente nel paese. L'affare risorse di idrocarburi ha rappresentato tanto un affare per le imprese straniere quanto una sconfitta tremenda per lo Stato boliviano. I rischi dei loro investimenti sono risultati minimi se non nulli rispetto rispetto ai guadagni, mentre la Bolivia ha perso la sua maggiore possibilità di uscire dall'arretratezza economica e dalla marginalità, che da tempo ormai la relegano tra i paesi più poveri del Sudamerica. Basti pensare che il valore di queste risorse di gas nel territorio nazionale equivale a 16 volte il totale del debito estero e supera di 130 volte gli investimenti pubblici annuali.
PROPRIETARI DELLE RISERVE DI GAS Petrobras 33% Total 23% Maxus/Repsol 21% Andina/Repsol YPF 9% Chaci/Amoco 6% Altre 8% fonte: Superintendenza degli Idrocarburi (l'85% di queste riserve si trovano nel dipartimento di Tarija, nel sud della Bolivia)
Il dominio assoluto delle imprese petrolifere straniere sul mercato degli idrocarburi boliviani è stato reso possibile dalla Ley de hidrocarburos del 1996, cha ha allontanato lo Stato dalle ricchezze del sottosuolo, decretando la totale liberalizzazione del mercato degli idrocarburi, bassissimi livelli tributari e un contratto di vendita del gas al Brasile. E' stato costruito un gasdotto in collaborazione con il Brasile che ha significato un aumento significativo degli investimenti. Con questo restano significativi i progetti portati a termine del gasdotto verso Cuibà (Enron /Shell), lavori di manutenzione ai gasdotti naizonali (condotti da Enron / Shell) , il gasdotto Gasyrg (Repsol/Petrobras/Total) e altri progetti per il trasporto dei gas e dei liquidi (British gas e Plupetrol). Dal 1997 sono stati investiti circa 5 milioni di dollari e nonostante ciò l'economia boliviana non ha riscontrato alcun vantaggio. La Bolivia non produce beni e servizi tecnologici che l'industria petrolifera richiede e quindi gli investimenti sopra menzionati non hanno un impatto reale sull'economia nazionale, solo un 5% di questi hanno un valore effettivo. In cambio per ogni dollaro investito in Bolivia se ne guadagnano 10! Com'è possibile? Semplice: i prodotti vengono venduti nel mercato interno a prezzi molto elevati; vengono concessi grandi facilitazioni e vantaggi come per esempio nel contratto di esportazione del gas verso il Brasile; controllo scarso o nullo delle autorità sulle imprese che rendono possibile l'agirare il pagamento delle tasse, alterare i valori dei "costi" della produzione, truccare la contabilità.
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