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[Bolivia]: i padroni del petrolio e la "legge farse" del Governo Mesa
by da econoticiasbolivia(trad.garabombo) Friday, Feb. 13, 2004 at 1:12 PM mail:

da econoticiasbolivia.com

L'IMPRESA REPSOL CONFESSA CHE LE NUOVE IMPOSTE DEL
GOVERNO MESA NON LA COLPIRANNO MINIMAMENTE.

La compagnia petrolifera spagnola Repsol YPF, che
controlla buona parte delle risorse di gas e di
petrolio della Bolivia, ha ammesso che la nuova legge
sulle imposte elaborata dal governo Mesa non colpisce
i suoi interessi, e soprattutto che è stata ideata
affinchè la popolazione più povera del Sudamerica
creda che lo Stato stia facendo qualcosa per ottenere
più tributi dalle multinazionali.

Secondo la rivista spagnola "America economica" il
direttivo della Repsol è convinto che la nuova legge
(Impuesto Complementario a los Hidrocarburos, I.C.H. )
non modificherà sostanzialmente l'apporto tributario
dell'impresa verso il fisco boliviano.
"Repsol non teme la nuova tassa. La percentuale di
tassazione regolata secondo i livelli di produzione
non aumenterà rispetto al passato, nonostante i nuovi
provvedimenti annunciati da Mesa lo facciano credere.
La "presunta" riforma del governo è senzaltro formale
più che sostanziale".
In effetti "America economica" conferma la versione
diffusa da Econoticias, secondo la quale le potenti
imprese petrolifere multinazionali mantengono intatti
tutti i loro privilegi e continuano ad essere padrone
e signore del gas e del patrolio in Bolivia.
La riforma del governo Mesa non intacca nemmeno il
pieno controllo che queste mantengono sulle ingenti
risorse di idrocarburi del paese, valutate in quasi
cento milioni di dollari.
COsì come appare certo che altre imprese, come Exxon o
Shell, che vogliono entrare in Bolivia, subiranno
restrizioni alle possibilità di accumulare proprietà
privata e non imprese come la Repsol che hanno già in
territorio boliviano i propri affari.

GLI INTERESSI DELLA REPSOL

Alla fine del 2002 la Repsol YPF possedeva in Bolivia
"diritti minerari" su 38 diversi compartimenti: 13 di
sola esplorazione con una superficie netta di 13670
chilometri quadrati e 25 di sfruttamento con un'area
totale di 1770 km quadrati.
In Bolivia opera attraverso "Andina" dal 1 gennaio
2002 (dopo aver comprato quote azionarie in Perez
Companc e Pluspetrol), di cui possiede il 50% delle
partecipazioni oltre a controllare 4 dei suoi 7
esponenti del Consiglio di Amministrazione e dunque
detenere il potere decisionale tutto.
La produzione netta nel 2002 è stata di 6.9 milioni di
barili di petrolio, inclusi condensati e liquidi
separati del gas naturale, e di 88,5 bilioni di gas
naturale, fondamentalmente ricavati dal lavoro nelle
zone controllate da Andina e Bloque Marmorè. Le
riserve provate al netto di petrolio e di gas naturale
a fine d'anno sono di 1293 milioni di barili.
Repsol YPF come tutte le multinazionali che operano in
Bolivia stanno ammassando vere e proprie fortune
riuscendo ad ottenere uno dei tassi più alti di
attivi ottenuti nel panorama mondiale delle industrie
petrolifere. Rapporti ufficiali del governo boliviano
stabiliscono di fatto che il costo della produzione
per le multinazionali che sfruttano gli immensi
giacimenti di petrolio e gas sia molto basso, anche
attraverso l'implementazione di lavori
infrastrutturali che le favoriscano oltre ad un
sistema di pagamento delle tasse che sembra più
simbolico che altro; altra cosa stabilita è la
possibilità di vendere il proprio prodotto sul mercato
interno e di esportazione con lo stesso prezzo internazionale.

PADRONE E SIGNORE DEL GAS

Le riserve di gas in teoria, quando sono ancora nel
sottosuolo sarebbero sotto il dominio dello Stato
boliviano, ma di fatto le imprese petrolifere che
operano nel paese hanno potere decisionale sullo
sfruttamento, la produzione, la commercializzazione e
la vendita nei mercati interni e internazionali. Il vero proprietario risulta esser chi estrae, trasporta,
commercializza e ottiene ricavati dalla vendita del
prodotto. Le risorse petrolifere boliviane sono nelle mani delle imprese multinazionali dalla metà degli anni '90, e la
ricchezza accumulata equivale a più del doppio del
capitale che possiede la Bolivia ed è di 12 volte
superiore al valore della produzione di beni e servizi
generati annualmente nel paese.
L'affare risorse di idrocarburi ha rappresentato tanto
un affare per le imprese straniere quanto una
sconfitta tremenda per lo Stato boliviano.
I rischi dei loro investimenti sono risultati minimi
se non nulli rispetto rispetto ai guadagni, mentre la
Bolivia ha perso la sua maggiore possibilità di uscire
dall'arretratezza economica e dalla marginalità, che
da tempo ormai la relegano tra i paesi più poveri del
Sudamerica. Basti pensare che il valore di queste
risorse di gas nel territorio nazionale equivale a 16
volte il totale del debito estero e supera di 130
volte gli investimenti pubblici annuali.

PROPRIETARI DELLE RISERVE DI GAS
Petrobras 33%
Total 23%
Maxus/Repsol 21%
Andina/Repsol YPF 9%
Chaci/Amoco 6%
Altre 8%
fonte: Superintendenza degli Idrocarburi
(l'85% di queste riserve si trovano nel dipartimento
di Tarija, nel sud della Bolivia)

Il dominio assoluto delle imprese petrolifere
straniere sul mercato degli idrocarburi boliviani è
stato reso possibile dalla Ley de hidrocarburos del
1996, cha ha allontanato lo Stato dalle ricchezze del
sottosuolo, decretando la totale liberalizzazione del
mercato degli idrocarburi, bassissimi livelli
tributari e un contratto di vendita del gas al
Brasile. E' stato costruito un gasdotto in
collaborazione con il Brasile che ha significato un
aumento significativo degli investimenti.
Con questo restano significativi i progetti portati a
termine del gasdotto verso Cuibà (Enron /Shell),
lavori di manutenzione ai gasdotti naizonali (condotti
da Enron / Shell) , il gasdotto Gasyrg
(Repsol/Petrobras/Total) e altri progetti per il
trasporto dei gas e dei liquidi (British gas e Plupetrol). Dal 1997 sono stati investiti circa 5
milioni di dollari e nonostante ciò l'economia
boliviana non ha riscontrato alcun vantaggio.
La Bolivia non produce beni e servizi tecnologici che
l'industria petrolifera richiede e quindi gli
investimenti sopra menzionati non hanno un impatto
reale sull'economia nazionale, solo un 5% di questi
hanno un valore effettivo. In cambio per ogni dollaro
investito in Bolivia se ne guadagnano 10!
Com'è possibile? Semplice: i prodotti vengono venduti
nel mercato interno a prezzi molto elevati; vengono
concessi grandi facilitazioni e vantaggi come per
esempio nel contratto di esportazione del gas verso il
Brasile; controllo scarso o nullo delle autorità sulle
imprese che rendono possibile l'agirare il pagamento
delle tasse, alterare i valori dei "costi" della
produzione, truccare la contabilità.













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