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nuovi sgomberi in chiapas
by maska (ricevo dal chiapas) Wednesday, Feb. 18, 2004 at 11:43 PM mail:

Nuovi sgomberi nei Montes Azules La Riserva della Biosfera, il Corridoio Biologico Mesoamericano e Conservation International

Nuovi sgomberi nei Montes Azules
La Riserva della Biosfera, il Corridoio Biologico Mesoamericano e Conservation International

di Luca Martinelli

Introduzione

Il 22 gennaio 2004 varie associazioni dei diritti umani hanno denunciato l’attacco subito da parte della comunità di Nuevo San Rafael, nella riserva della Biosfera dei Montes Azules, dove le casa abitate da 23 famiglie indigene, basi d’appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, erano state bruciate in una azione cui avevano partecipato il Ministero della Marina, la polizia ed impiegati del PROFEPA (Procuraduria Federal de Proteccion al Ambiente). L’operazione ha portato anche all’arresto di un indigeno, Josué Jimenez Cruz.

Pochi giorni dopo, il 27 gennaio, la Unione Europea ha concluso un accordo per un finanziamento di 15 milioni di euro volto ad “appoggiare gli sforzi del Governo del Chiapas per combattere la povertà e contribuire a rafforzare le azioni di conservazione della risorse naturali della Selva Lacandona”. Tale azione rientra nell’ambito dell’Accordo di Associazione Economica, Concertazione Politica e Cooperazione in vigore tra la UE ed il Messico dal 1 di ottobre del 2000. Il progetto, della durata di 4 anni, si chiamerà “Sviluppo sociale integrato e sostenibile, Chiapas, Messico”.

Varie associazioni chiapaneche, riunitasi per valutare la situazione dei Montes Azules, dove sembra iniziata una nuova onda della politica di sgomberi giustificati con la necessità di “preservare la Riserva della Biosfera dai gravi danni che le comunità che illegalmente vi si sono stabilite provocano all’ambiente”, esprimono in un comunicato stampa la propria preoccupazione al riguardo: “Con la firma dell’accordo con l’Unione Europea, che attraverso della agenzia pubblica tedesca GTZ già partecipava nel progetto del Corridoio Biologico Mesoamericano, il circolo degli interessi internazionali sulla mega-conca dell’Usumacinta si chiude e si divide tra i due colossi”. Gli Stati Uniti da un lato. L’Unione Europea dall’altro.Ciò avviene mentre “con lo sgombero della comunità di Nuevo San Rafael, nella regione dei Montes Azules, i governi federale e statale, mostrano la propria insensibilità politica in quanto non sembrano capire che coloro che vi vivevano erano desplazados del Municipio di Sabanilla, obbligati a fuggire dalla comunità de El Calvario a causa della violenza politica e paramilitare di Paz y Justicia”. Perciò avevano formato Nuevo San Rafael da cui sono stati recentemente sgomberati da PROFEPA e SEMARNAT che chiedono che essi rientrino nella comunità d’origine in una zona ove però si sta riattivando il gruppo paramilitare di Paz y Justicia che l’8 dicembre 2003 ha attaccato e distrutto – nella comunità di Union Hidalgo – la cooperativa e la casa di salute delle basi d’appoggio zapatiste.

Intanto il Governo chiapaneco annuncia azioni contro gli stranieri presenti nella Zona di conflitto ed in particolare nell’area della Riserva della Biosfera chiedendo l’intervento dell’istituto nazionale di migrazione. Secondo una nota dell’ANSA pubblicata il 6 febbraio del 2004 Luis Gabriel Sanchez, presidente della Commissione ecologia del Parlamento del Chiapas, accusa gli stranieri di fornire appoggio morale e logistico agli zapatisti e di violare in questo modo i limiti costituzionalmente imposti al loro visto turistico. In particolare gli stranieri sono accusati di complicare le negoziazioni per far allontanare dalla regione dei Montes Azules le comunità che vi si sono stabilite irregolarmente.



La Riserva della Biosfera dei Montes Azules

La Riserva della Biosfera dei Montes Azules (REBIMA) è situata nel cuore della Selva Lacandona occupando 331.200 ha dei Municipi di Ocosingo e Las Margaritas, Chiapas. La sua costituzione venne decretata nel 1978 dal presidente Luis Echevarria in una zona di grande conflittualità sociale per problemi legati al reparto agrario. Nel 1972 lo stesso presidente aveva ‘donato’ alla Comunità Lacandona, un gruppo di 66 famiglie di etnia Maya caribe, una area di 614.321 ha all’interno della Selva, area nella quale erano stanziate 47 comunità indigene dove vivevano circa 4.000 famiglie tzeltales, tzotziles, choles e tojolabales. Il 75% della REBIMA è situato nella Zona Lacandona all’interno della quale sono state costituite col tempo 6 ulteriori ANP che rientrano nei confini del Corridoio Biologico Mesoamericano.


La Comunità Lacandona venne creata allo scopo di poter usufruire delle risorse della zona: nel 1974 venne creata una società parastatale (COFOLASA, Compagnia Industriale Forestale Lacandona S.A.) che immediatamente firmò con i ‘docili’ lacandoni un contratto per lo sfruttamento di 35.000 m3 annuali di legname; contratto e sfruttamento non sono stati senz’altro sospesi con la creazione, 4 anni dopo, della REBIMA.

I problemi agrari continuano sino agli ’90 quando la pressione si fa ancora più forte a causa della forte repressione che, legata al levantamiento armato dell’EZLN, porta migliaia di indigeni ad abbandonare le proprie comunità di origine per fuggire alle azioni dell’Esercito messicano e dei gruppi paramilitari. La Selva Lacandona, definita dall’antropologo Ian De Vos “una terra dove seminare sogni”, e la Riserva della Biosfera sono il rifugio ideale per quanti – rifugiati di guerra – hanno la necessità di trovare nuove terre da seminare. Nel 2000 sono 32 le comunità irregolarmente presenti all’interno della REBIMA e della Zona Lacandona e nello stesso anno alcune organizzazioni ambientaliste (CI e WWF), legate a dubbi interessi economici, iniziano una campagna pubblica di pressione per chiedere l’allontanamento forzato degli indigeni invasori e lo chiedono per il bene della Nazione. A partire dall’agosto/settembre del 2001 la SEMARNAT, la PROFEPA (Procuratoria Federal de Proteccion Ambientale) e CI, utilizzando come facciata i Maya caribe, organizzano una offensiva per sfrattare, non disdegnando l’uso della violenza in caso di mancata collaborazione, le comunità tzotziles, tzeltales, choles e tojolabales della REBIMA.

Il titolare della PROFEPA, José Campillo, intervistato il 25 dicembre del 2001 dal quotidiano El Universal, ammette quelli che sono gli interessi reali che muovono le azioni della Procuratoria che si fanno sempre più pressanti a partire dall’agosto del 2002 quando le azioni di gruppi paramilitari (cui leader è considerato il deputato locale eletto nella file del PRI, Pedro Chulin) portano alla morte di 5 persone tra le basi d’appoggio dell’EZLN: “fintanto che non verranno recuperate queste zone di alta ingovernabilità [segnalando, tra esse, quella dei Montes Azules, N.d.R.], non arriverà l’investimento privato e ciò si ripercuote negativamente in tutto il paese” .

In un comunicato del 23 febbraio del 2002 il Municipio Autonomo Ricardo Flores Magon, ubicato all’interno della REBIMA, indica in 51 il numero delle comunità colpite dalle politiche di conservazione ambientale dei Governi Federali e statali. Quanto alla deforestazione, la causa principale ed ufficiale del necessario allontanamento delle comunità dalla Riserva, sempre il MA Ricardo Flores Magon denunciò nel 1998 la presenza di incendi in zona irraggiungibili della Selva, incendi scatenatisi dopo sorvoli notturni da parte di elicotteri dell’esercito. Le ONG ambientaliste para-governative WWF e CI non ritennero però opportuno diffondere la notizia dei 25.000 ettari di bosco andati in fumo.

Il Corridoio Biologico Mesoamericano in Messico

Secondo la definizione del coordinatore regionale del progetto per la consolidazione del CBM, Lorenzo Cardenal, “il Corridoio Biologico Mesoamericano è una iniziativa di cooperazione tra i 7 paesi centroamericani e gli stati del sud-est del Messico per concertare e portare avanti in modo coordinato un insieme di attività dirette alla conservazione biologica ed alla promozione dello sviluppo umano sostenibile nei loro territori. L’iniziativa del CBM si ispira nella convinzione che la conservazione della biodiversità a lungo termine non può esser raggiunta senza lavorare nel contempo alla riduzione della povertà rurale e al rafforzamento della situazione economica dei paesi della regione” .

La presentazione ufficiale del capitolo Messicano del CBM è avvenuta a Cancun, Quintana Roo, nel marzo del 2003, alla presenza di rappresentanti delle 4 entità statali interessate e dei 7 ministeri che parteciperanno all’iniziativa (Ambiente e Risorse Naturali, Agricoltura, Comunicazione e Trasporti, Sviluppo Sociale, Educazione Pubblica, Salute e Riforma Agraria). Nel giugno dello stesso anno, con la firma di un Memorandum di accordo tra i paesi centroamericani per la iniziativa definita di Sviluppo Sostenibile prevista all’interno del PPP, il CBM entra ufficialmente a far parte del Piano, nonostante continuino le affermazioni di totale estraneità tra i due progetti da parte dei funzionari incaricati del Corridoio.

L’annunciò dell’implementazione del progetto CBM – M suscitò una eco di polemiche tanto da parte di quegli stati che, pur appartenendo alla Regione Mesoamericana, non sono stati inclusi nell’iniziativa (Guerrero, Oaxaca e Tabasco), quanto da chi (Chiapas) poneva alcuni dubbi sulla fattibilità e sostenibilità dell’azione. È importante tuttavia sottolineare come anche Pablo Muench, direttore dell’istituto di Storia Naturale ed Ecologia del Governo del Chiapas, pur criticando alcuni aspetti del CBM – M, non poneva in discussione le idee di fondo del progetto .

Prima di passare ad analizzare il capitolo messicano del CBM riteniamo interessante presentare la lista delle istituzioni che partecipano economicamente alla implementazione dell’iniziativa, definite “socie del Corridoio Biologico Mesoamericano”. In una riunione svoltasi a Parigi nel dicembre del 2002 e convocata dalla Banca Mondiale, i soci del CBM hanno approvato il preventivo del progetto per il periodo 2003-2007: 470 milioni di dollari.

Tra i donanti bilaterali vi sono i governi tedesco, inglese, giapponese, canadese, danese, spagnolo, statunitense, svizzero, svedese e l’Unione Europea. Tra la Agenzie Internazionali si segnalano BCIE, BID, WB, Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (FIDA), Fondo Mondiale per l’Ambiente (GEF), Programmi delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD) e l’Ambiente (PNUMA). Nel dicembre del 2002, la Commissione Centroamericana per l’Ambiente e lo Sviluppo ha firmato addirittura un contratto di collaborazione con la NASA che appoggerà il processo di acquisizione ed utilizzo delle informazioni riguardo al Corridoio Biologico .

Non deve però stupirci incontrare nella lista anche il nome di diverse Organizzazioni non Governative, interessate anch’esse al grande potenziale economico della biodiversità della Regione. Le più conosciute sono Conservation International (CI), la Fondazione FORD ed il WWF. Nel consiglio direttivo di CI siede l’industriale messicano Alfonso Romo, a capo del Gruppo PULSAR, una impresa transnazionale biotecnologia. La stessa Ong è stata accusata di aver firmato accordi di mutua cooperazione con imprese multinazionali dei settori farmaceutico e biotecnologico.
Secondo l’accusa mossa dalle molte organizzazioni sociali e contadine che si oppongono al progetto del CBM, esso altro non è che una strategia per brevettare le ricchezze della regione, “le piante e gli animali che gli indigeni hanno utilizzato nei propri riti e nella propria vita quotidiana per migliaia di anni” , e ciò causa molteplici danni che possono essere individuati a partire dal concetto di “biopirateria” . La biopirateria costituisce innanzitutto un furto intellettuale, in quanto si pretende di passare per novità o invenzione ciò che in realtà già esisteva; è inoltre un processo attraverso il quale le risorse naturali dei popoli del Sud del mondo passano sotto il controllo delle grandi imprese transnazionali, che privano le comunità locali della possibilità del loro utilizzo; per ultimo, crea processi di concentrazione nel mercato che non sono però originati da una reale capacità innovatrice dimostrata da parte dell’impresa che diviene monopolista. Il Movimento Mondiale per i Boschi denuncia in modo chiaro il rischio implicito del progetto: “Il CBM nasce in un momento nel quale il mondo inizia a riconosce il valore planetario implicito nella biodiversità. Ma questo riconoscimento si inserisce in un contesto nel quale tutto viene rapidamente convertito in mercanzia” . Secondo il movimento ambientalista il risultato finale del Corridoio Biologico Mesoamericano dipende dal tipo di modello di sviluppo che prevarrà nella regione: qualora trionfi il modello implicito nel Plan Puebla Panama, il CBM non potrà che formar parte del piano di furto e degradazione per le risorse naturali mentre, “se predominerà una visione socialmente giusta e rispettosa dell’ambiente, risultato di una partecipazione informata, reale e libera delle popolazioni locali, l’idea di un sistema di aree protette […] nella regione potrà essere un passo importante nel miglioramento della qualità di vita della gente e nell’uso adeguato delle risorse naturali” .

Per quanto riguarda il Messico, il Banco Mondiale ha elaborato un progetto da circa 90 milioni di dollari da realizzarsi nell’arco di sette anni ed ha identificato 5 corridoi biologici: quello costiero dello Yucatan; quello della Selva Zoque del Nord del Chiapas; quello della Sierra Madre del Sud, sempre in Chiapas; quello Sian Ka’an – Calakmul in Quintana Roo; e quello Calakmul – Sian Ka’an in Campeche. Tali CB misurano una superficie totale di 6.895.483,9 ha dei quali 2.170.876,2 in Quintana Roo, 1.218.388,2 in Campeche, 245 mila in Yucatan e 3.261.219,5 in Chiapas e si sviluppano sul territorio di 50 municipi. Secondo le stime ufficiali, il 39% della popolazione dei corridoi biologici è indigena (una % più alta di quella registrata a livello nazionale).

L’implementazione del CBM – M verrà affidata alla Commissione Nazionale per la Conoscenza e l’Uso della Biodiversità (CONABIO) ed i fondi necessari garantiti dal Governo Federale (66.99 milioni di dollari, compresi però 57,72 legati a programmi di sviluppo regionale) e da diverse entità ed organismi internazionali (14.84 milioni di dollari rappresentano l’investimento del GEF, veicolati attraverso la Banca Mondiale, mentre fondi dell’Unione Europea arriveranno attraverso la German Technical Assistance Agency GTZ).




La struttura operativa del Corridoio Biologico Mesoamericano è formata da un Consiglio Nazionale del Corridoio che agisce coordinandosi con i Consigli Statali (formati tanto da rappresentanti politici quanto della società civile e dell’ambito accademico) e con le 2 Unità Tecniche Regionali del progetto (una per la penisola ed una per il Chiapas), incaricate di elaborare il piano operativo annuale (POA).

Ancora oggi “il Messico occupa la quarta posizione a livello mondiale per la biodiveristà a livello totale, il secondo per quanto riguarda i rettili, il secondo in quanto a mammiferi, il quarto in diversità floreale” , sebbene, secondo la CCAD, tale immensa ricchezza sia stata duramente colpita dall’aumento della popolazione e dall’uso di tecnologie agricole poco compatibili con il rispetto dell’ambiente che ha comportato, tra le altre conseguenze, una notevole deforestazione . Si tratta, è importante segnalare, della Regione nella quale viene estratto il 90% del petrolio messicano e dove si presume la presenza della maggior quantità di riserve non ancora esplorate (Selva Lacandona, Chiapas).

Biodiversità mondiale in Messico


Numero di specie nel mondo In Messico %
Uccelli 9.040 1.041 11,5
Mammiferi 4.300 439 10,2
Rettili 10.817 989 9,1
Piante 250.000 26.000 10,4
Mittermeier e Goettsch (1992)



A partire dal 1995 e sino al 2000 il governo messicano consolidò il Programma di Aree Nazionali Protette che portò alla formazione di 127 aree per un totale di 16.166.205 ettari (31 riserve della biosfera, 66 parchi nazionali, 4 monumenti naturali,1 area a protezione di risorse naturali, 21 aree di protezione della flora e della fauna). La legislazione in materia ambientale ha inoltre reso possibile l’istituzione di ANP per decreto statale e, al 1998, erano 176 le aree decretate delle quali 89 situate nella regione del Corridoio Biologico Mesoamericano (78 in Chiapas).





Il capitolo messicano del CBM si sviluppa secondo tre componenti basiche: quella di Disegno e Monitoraggio; quella di Integrazione dei criteri di conservazione e sostenibilità in programmi governativi; quella di Sviluppo Sostenibile.

L’obiettivo della prima è quella di raccogliere informazione precisa, a livello economico, sociale, ecologico e produttivo, “che permetta di affinare il disegno dei corridoi, le strategie da seguire, e rafforzare e sviluppare un processo comunitario di pianificazione e conservazione” . Dopo aver individuato i 5 corridoi summenzionati si circoscrive l’ambito di azione ad aree più piccole, individuate all’interno di essi, definite Aree Focali. La seconda attività mira invece ad influire sulle politiche ambientali governative mediante uno studio sull’impatto dei programmi attuali e la formazione dei funzionari incaricati alla pianificazione ed attuazione di tali politiche.

L’aspetto senz’altro più interessante è quello dello Sviluppo Sostenibile, ambito all’interno del quale si pensa di finanziare progetti per: (1) mantenere la biodiversità; (2) restaurare la biodiversità; (3) promuovere progetti produttivi di tipo ecologico e (4) studi di commercializzazione. “Si pensa di finanziare progetti che migliorino le possibilità di ingresso ed allo stesso tempo contribuiscano alla conservazione (dell’ambiente, N.d.R.) ed allo sviluppo sostenibile. Per esempio, se si pianifica la costruzione di una strada, il procedimento normale consiste nello scegliere il tracciato più corto e calcolare il costo. Con il progetto del Corridoio si farà in maniera distinta. Si guarderà al potenziale totale di sviluppo della regione. Se esistono risorse naturali che potrebbero attrarre il turismo, si guarderà dove esse sono localizzate e come si potrebbe costruire una strada che contribuisca a sfruttare al massimo le possibilità di stabilire un turismo di carattere ecologico. Ciò si complimenterebbe con uno studio di progetto della infrastruttura turistica” . Sviluppo sostenibile?



Appare evidente, nella visione dei funzionari incaricati della implementazione del progetto , qual’è l’idea di sviluppo trionfante.



Riteniamo interessante segnalare l’importanza assegnata, all’interno del documento sulla “Strategia nazionale sulla biodiversità in Messico” , ai processi volti ad approfondire la conoscenza e l’utilizzo dell’informazione rispetto alla stessa. Gli obiettivi finali di tale strategia risultano essere la diffusione, lo scambio e la sistematizzazione delle informazioni raccolte attraverso un processo investigativo volto ad “aumentare la nostra comprensione […] intorno alla ricchezza, ai valori, all’importanza e agli usi della biodiversità” .



Sembra, ai nostri occhi, un favore alle imprese del settore delle biotecnologie (tanto nazionali, Gruppo PULSAR, come internazionali, MONSANTO e NOVARTIS) più che un piano studiato a difesa delle ricchezze della nazione.

Conservation International, la REBIMA e il CBM

L’Organizzazione non Governativa americana Conservation International nasce nel 1987 con la missione di dedicarsi alla conservazione della natura intervenendo nelle zone del pianeta considerate a forte rischio ambientale per difenderne la ricchezza biologica. Alcuni dei suoi finanziatori sono Mc Donald’s, Walt Disney Company, Ford Motor Company, Exxon Mobil Fundation, Chiquita Brands International e J. P. Morgan Chase and Company oltre all’agenzia di aiuto allo sviluppo del Governo statunitense, USAID.

Attualmente CI promuove progetti in 22 paesi includendo attività di formazione per la conservazione delle ANP diretta ad associazioni imprenditoriali private, di eco-turismo e l’uso farmaceutico di piante della Selva tropicale umida, coordinandosi con alcune grandi transnazionali con NIH, Bristol-Myers e Squibb . Proprio il tipo di vegetazione presente nella REBIMA e nella Selva Lacandona dove l’intervento di CI inizia nel 1989. Nel 1990 inizia, in collaborazione con McDonald’s, il proprio progetto eco-turistico: il primo paese a beneficiarne è il Costa Rica mentre nel 1998, associandosi all’impresa Starbucks Company, inizia progetti per la produzione di caffè biologico in Chiapas. Nel 2001 “CI e la Fondazione Ford Motor Company creano l’Environmental Leadership in Business, con la funzione di attrarre il settore privato e le imprese in progetti di conservazione dell’ambiente. La iniziativa di Energia e Biodiversità cerca di integrare le azioni volte alla conservazione della biodiversità con lo sviluppo di tecniche di estrazione e distribuzione del petrolio e del gas. Il progetto è in collaborazione con BP, Chevron Texaco, Shell, Statoil, Fauna and Flora International.

Tra i progetti presentati nella pagina web della organizzazione vi è il programma SIMASEL, Sistema di Monitoraggio Ambientale della Selva Lacandona cui finanziatori sono il Gruppo Pulsar e USAID e cui partecipano ECOSUR e CONANP, la Commissione Nazionale Aree Protette . L’obiettivo del programma è quello di fornire informazione rispetto allo stato di copertura forestale e l’utilizzo del suolo nella Regione e si utilizzano, per realizzarlo, immagini catturate via satellite, con sorvoli aerei oltre alle informazioni raccolte mediante indagine di campo. Secondo la denuncia del CAPISE, Conservation International non rappresenta altro che “il Cavallo di Troia delle grandi imprese transnazionali e del Governo degli Stati Uniti” che è il principale destinatario delle investigazioni realizzate dall’organizzazione. “La strategia di CI è ricavare informazione e comprare grandi estensioni di terra con alto potenziale di bioprospezione che le permetta di amministrare le risorse naturali e/o strategiche in diversi paesi per porli a disposizione delle grandi transnazionali” . L’incaricato commerciale dell’ambasciata degli Stati Uniti d’America in Messico, Carl Schoenander, intervistato da COMPITCH dichiara che: “Uno dei miei propositi nel venir qui era quello di comprendere meglio la controversia, di conoscere la bioprospezione nella selva, ma anche in tutto lo stato del Chiapas, non solo nella Selva Lacandona […]. Il tema è si di interesse globale e rientra tra gli interessi del nostro governo”. Alla domanda se tale aspetto è strategico Schoenander risponde: “Sì”.” . Parlando poi dell’attività di bioprospezione aggiunge che senz’altro è il motivo commerciale a promuovere l’azione per la ragione basica che la produzione farmaceutica statunitense dipende dal Sistema di Protezione Intellettuale e che in Chiapas si trovano 15 delle 30 mila specie di pianti esistenti al mondo. Schoenander era accompagnato nella sua visita alla Selva Lacandona da Ignacio March, direttore di CI – Chiapas.

La Selva Lacandona, come ricordavamo precedentemente, rappresenta una zona per lo più inesplorata e ricca di giacimenti petroliferi che ha attirato l’interesse statunitense a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, quando diviene anche oggetto di analisi ed investigazione da parte del governo e di riviste specializzate (come “Oil and Gas”). Nel 1993 l’investigatore Fabio Barbosa pubblica uno studio dal titolo “Pozzi di petrolio nella Selva Lacandona” all’interno del quale descrive come siano state 2 le aree chiapaneche nelle quali si è concentrata l’azione di esplorazione: una ad occidente dei Montes Azules che si sviluppa con un cerchio di raggio 30 km con al centro la città di Altamirano ed una al vertice individuato dai fiumi Lacantun e Lacanja, vicino alla località di Zamora Pico de Oro.

All’interno della prima area, che misura 5500 km, si è individuato una potenziale riserva di 2178 milioni di barili e, in particolare, un importante giacimento chiamato “Ocosingo” situato proprio sotto la comunità indigena de La Garrucha, sede del Municipio Autonomo Francisco Gomez e di una delle Giunte regionali di Buon Governo zapatiste. L’impresa petrolifera canadese Seine River Resources ha individuato nella Zona di Marques de Comillas due pozzi petroliferi conosciuti con il nome di Mena 2 e Lacantun che rappresentano la continuazione dei grandi giacimenti presenti nel Peten. La stessa compagnia avrebbe inoltre individuato un giacimento nel Municipio di Palenque, nei pressi della comunità di Roberto Barrios, sede della Giunta di Buon Governo della Zona Selva Norte.






Petrolio. Biodiversità. La presenza delle comunità indigene stabilitesi ‘irregolarmente’ all’interno della Zona Lacandona e della Riserva della Biosfera non permette il pieno sfruttamento delle risorse naturali e biologiche della regione da parte, tra gli altri, dei soci di Conservation International che – e qui chiudiamo il cerchio della nostra investigazione – ha collaborato attivamente con le iniziative volte ad allontanare tali comunità dalla Selva. Abbiamo già ricordato precedentemente le denuncie sulla distruzione della Lacandona lanciate da CI e dal WWF ma ancor più grave sembra ai nostri occhi le azioni dirette realizzate dalla Organizzazione ambientalista e pubblicamente ammesse dal direttore dei progetti chiapanechi Ignacio March, intervistato dalla Terza Commissione Civile Internazionale di Osservazione dei Diritti Umani nel maggio 2002, quando le minacce di sgombero si facevano sempre più forti. Di fronte alle prove evidenti presentate dai rappresentanti della CCIODH (un documento del governo dello Stato ove si mostravano dettagliatamente con fotografie e dati le occupazioni irregolari, compilato da Conservation International ; le varie dichiarazioni di Ernesto Enkerlin, della CONANP, secondo le quali CI faceva pressione sul governo statale per scacciare le comunità mettendo in discussione i fondi per la Riserva della Biosfera) March ammette che: “Sì. [È ] assolutamente certo. […] Noi riconosciamo la proprietà legittima dei lacandoni, choles e tzeltales. La comunità lacandoni è formata da cinque comunità di tre gruppi indigeni differenti e loro sono proprietari delle Aree Naturali Protette. […] Noi, in quanto organizzazione civile dobbiamo rispettare le leggi della stato” .

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