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Iraq: ancora scontri a Bagdad tra sciiti e Usa
by dal corriere Monday April 05, 2004 at 05:41 PM mail:  

Paul Bremer dichiara fuorilegge il leader sciita Moqtada Sadr. In azione gli elicotteri nel quartiere di Sadr City. Ucciso un marine. Gli sciiti: «Australia ritiri le truppe».

BAGDAD - Non c'è tregua in Iraq dove - dopo i sanguinosi scontri di domenica in diverse città tra forze della coalizione a guida Usa e fedelissimi del leader radicale sciita Moqtada Sadr - nuovi combattimenti sono scoppiati nel principale quartiere sciita di Baghdad tra americani, che hanno impiegato due elicotteri Apache, e i miliziani sciiti di Sadr.

SCONTRI NELLA CAPITALE - Intanto nel quartiere di Sadr City a Bagdad, teatro dei combattimenti che domenica hanno provocato la morte di 8 soldati Usa (l'ultimo è deceduto stamani per le ferite riporatate) e 52 miliziani sciiti - molte migliaia di persone si sono ammassate davanti alla sede del movimento di Moqtada Sadr per partecipare ai funerali delle vittime degli scontri. Centinaia sono in armi. La tensione resta fortissima. E scontri continuano ormai da alcune ore. Un marine è morto, mentre non c'è un bilancio delle vittime tra i miliziani sciiti.

L'ATTACCO - I soldati americani sono stati attaccati dai miliziani di Sadr mentre entravano nel quartiere a bordo di cinque camion insieme agli appartenenti ai Corpi iracheni di difesa civile (Icdc). A quanto pare questi ultimi hanno rivolto le loro armi contro militari Usa, che sono venuti a trovarsi, così, fra due fuochi. Abbandonati i camion, i soldati hanno cercato di tenere testa agli uni e ali altri e ne è nata una intensa battaglia. Più tardi in loro aiuto sono arrivati 16 mezzi Humvee e due carri armati. La tensione è rimasta altissima anche a Sadr City, nella parte nord della capitale. Stamane alcuni ragazzini hanno lanciato sassi contro i soldati americani, che hanno aperto il fuoco e uno di essi è stato ferito. Dopo i sanguinosi scontri di ieri, i militari Usa hanno bloccato le due vie d'accesso al quartiere con tre carri armati e hanno perquisito le auto in transito, mentre la situazione veniva controllata dall'alto dagli elicotteri. I militari Usa si sono installati anche nella principale caserma di polizia del quartieri, occupata ieri dai miliziani di Sadr.
DUE QUESTIONI - Le proteste degli sciiti che nei giorni scorsi scendevano in piazza, e che orami sembrano aver scelto la strada dell'attacco frontale si centrano su due questioni: l'arresto del braccio destro di Moqtada Sadr, Moustafa al-Yacubi, sabato scorso, nell'ambito di un'inchiesta sull'omicidio nel 2003 di un dignitario religioso rivale, l'ayatollah Abdel Majid al-Kho. E la chiusura di un loro giornale, decisa nei giorni scorsi dall'autorità civile americana. Sulla base di questo domenica le divise nere della milizia di Sadr - l'Esercito di Mahdi - hanno attaccato e provocato battaglie in cui sono morti 7 soldati americani, un salvadoregno, una cinquantina di miliziani. Oltre duecento i feriti.

SADR FUORILEGGE - Il capo sciita radicale Moqtada Sadr è un «fuorilegge». Lo ha detto il capo dell'amministrazione civile americana a Bagdad, Paul Bremer. «La situazione della sicurezza è difficile. Il gruppo di Moqtada Sadr si è posto al di fuori delle autorità legali, sia della coalizione che irachene», ha affermato Bremer parlando con i giornalisti al termine di un incontro con i ministri del governo provvisorio iracheno. «Sadr sta tentando di stabilire la sua autorità al posto di quella legittima. Non lo tolleleremo: riaffermeremo la legge e l'ordine che il popolo iracheno aspetta», ha aggiunto Bremer.
Moqtada Sadr si è detto «fiero» di essere dichiarato fuorilegge da Bremer.

«VIA GLI AUSTRALIANI» - Imam Amer al-Hussani, braccio destro di Muqtada Sadr, ha chiesto al primo ministro australiano John Howard di ritirare le truppe dell'Australia dall'Iraq, il cui contingente è forte di 850 soldati. «Il regime di Saddam è andato e noi sappiamo come controllare il nostro Paese. Le truppe di occupazione non sono benvenute qui», ha affermato. «Speriamo che l'Australia segua la Spagna nella decisione di ritirarsi dall'Iraq. Ringraziamo molto l'Australia per averci aiutato, ma per favore ritiratevi dall'Iraq», ha aggiunto a-Hussani. Il leader dell'opposizione laburista australiana, Mark Latham, ha affermato nei giorni scorsi che se andrà al governo ritirerà dall'Iraq entro Natale le truppe.

ABIZAID: SERVONO PIU' TRUPPE - Proprio in relazione agli scontri degli ultimi giorni con i miliziani sciiti il generale John Abizaid, comandante delle forze statunitensi in Iraq, ha chiesto al Pentagono di avere, entro le prossime 48 ore, indicazioni riguardo ad un possibile aumento delle truppe statunitensi nel Paese.

BUSH RESTEREMO IN IRAQ - Un chiaro segnale di voler mantenere la propria presenza militare in Iraq viene anche direttamente dal presidente degli Stati Uniti. Nel corso di un comizio elettorale a Charlotte, in Carolina del Nord, George W. Bush ha infatti sottolineato che gli Stati Uniti non saranno in alcun modo distolti da questo compito a causa delle violenze che hanno provocato numerosi morti tra i soldati della coalizione nell’arco dell’ultimo weekend. Il presidente americano ha approfittato dell’occasione per difendere nuovamente la sua decisione di scatenare la guerra in Iraq, alla luce delle rivelazioni degli ultimi giorni: secondo quanto pubblicato da un articolo di "Vanity Fair", il presidente Usa aveva deciso di invadere l’Iraq già pochi giorni dopo gli attacchi dell’11 settembre, e aveva riferito la sua intenzione a Tony Blair. "Tutti vedevano un pericolo - ha detto - lo vedevamo noi cosi’ come lo vedeva l’Onu. Noi abbiamo deciso di fare qualcosa riguardo a questa minaccia e intendiamo proseguire su questa strada anche nel futuro. Il rovesciamento del regime di Saddam Hussein era giustificato dal rischio di possibili attentati alla sicurezza del popolo americano".

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