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Torino 7 aprile: info point antimilitarista
by FAI Torino Tuesday April 06, 2004 at 08:49 PM mail: fat@inrete.it 

Torino: venerdì 7 aprile dalle 17,30 info point antimilitarista in preparazione della manifestazione nazionale del 29 maggio a Livorno

La guerra è Terrore di Stato
Noi, contro gli eserciti, gli stati, le guerre, le frontiere, noi contro la pace sociale

Venerdì 7 aprile ore 17,30 in via Po (spazio antistante la chiesa dove non ci sono i portici)
Punto informativo antimilitarista.

Sabato 29 maggio manifestazione nazionale antimilitarista a Livorno
contro tutte le guerre contro tutti gli eserciti
ore 16 da piazza Magenta
Al termine festa antimilitarista in piazza con musica, teatro, interventi
Federazione Anarchica Italiana - FAI http://www.federazioneanarchica.org
Pullman da Torino (per prenotare: 011 857850 338 6594361 mail fat@inrete.it)

23 24 e 25 aprile tre giorni antifascista
Venerdì 23 in corso Palermo 46 alle 21
intervento di Tobia Imperato “Gli anarchici nella Resistenza” a seguire festa antifascista.
Sabato 24 ore 11,30 deposizione di fiori alla lapide ad Ilio baroni in c.so Giulio Cesare ang. c.so Novara nel primo pomeriggio presidio
Domenica 25 escursione storica sui sentieri partigiani

Federazione Anarchica Torinese - FAI
Corso Palermo 46
la sede è aperta ogni giovedì dopo le 21,15 tel. 011 857850 oppure 338 6594361; mail fat@inrete.it


Il terrore e la morte si sono abbattuti nel cuore dell’Europa. L’11 marzo con le bombe a Madrid la guerra permanente è arrivata sulle nostre sponde, turba i nostri sogni. È un incubo che si avvera. E non bastano gli artifici retorici a coprire l’orrore, a mettere a tacere la paura. La favola nera dello sceicco cattivo e terrorista contro cui ogni mezzo è lecito non funziona più. Gli Usa ed i loro alleati hanno bombardato, invaso, torturato, affamato le popolazioni irachene ed afgane con il pretesto della caccia al principe delle tenebre, il novello Saladino. Tra le macerie di Baghdad e di Kabul, nelle discariche dei mille sud di questo mondo diviso tra chi ha troppo e chi nulla, crescono le truppe dello sceicco, crescono i fanatici cui la libertà dell’occidente non ha portato che oppressione, miseria, malattia, morte.
La guerra alimenta la guerra, il terrore alimenta il terrore. È una spirale senza fine, una spirale in cui la ferocia del nemico si amplifica all’infinito per coprire la posta di dominio per cui si combattono tutte le guerre.
La guerra al terrorismo è un orrendo inganno. Il terrorismo è guerra, la guerra è terrorismo. È solo questione di proporzioni: gli stati mettono in campo gli eserciti con i B52, con le bombe a frammentazione, con le atomiche tattiche, con l’uranio impoverito. A morire sono uomini, donne e bambini. La combriccola dello sceicco usa altre armi: cinture esplosive, kamikaze, aerei-bomba. A morire sono uomini, donne e bambini.
George e Osama hanno frequentato le stesse scuole, bazzicato i medesimi consigli di amministrazione. Ieri alleati, oggi nemici hanno la stessa faccia, quella feroce del potere, del fanatismo religioso, del terrore elevato a morale.
Ancora una volta il sogno della ragion di stato genera mostri. Ci hanno raccontato la favola della libertà mentre edificavano prigioni, ci hanno raccontato la favola della pace mentre riempivano gli arsenali ed armavano gli eserciti, ci hanno raccontato la favola del benessere mentre ci sfruttavano, ci hanno raccontato la favola del rispetto e del pluralismo mentre erigevano muri, ci hanno raccontato la favola della nazione e della bandiera mentre ci mandavano a morire.
La guerra è per noi tutti il peggiore dei mali. Eppure essa sta, stabilmente, nel nostro orizzonte quotidiano. Non ha mai cessato di starvi e, ormai da qualche anno, ci coinvolge in prima persona. Ci coinvolge come cittadini di uno stato che è in guerra. Umanitaria, preventiva, antiterrorista ma, sempre, guerra.
Il nostro è il paese della neolingua, quella che chiama la guerra pace e l’oppressione armata liberazione, il nostro è il paese degli eufemismi, dei raffinati bizantinismi, degli eloquenti distinguo. Delle missioni buone (quelle che si sono intraprese) e di quelle cattive (quelle che hanno promosso gli altri). Quindi per le anime belle del centrosinistra la guerra in Afganistan è giusta, quella in Iraq sbagliata. Con buona “pace eterna” delle migliaia di vittime di tanta umanità.
Le nostre città sono piene di monumenti, targhe, lapidi che ricordano assassini in divisa, gente che si è guadagnata una statua per aver ucciso, bombardato, sgozzato, violentato. Questi sono i vergognosi esempi che i nostri figli studiano a scuola, che incontrano in ogni piazza, in ogni strada, queste sono le macerie sulle quali è edificata la “civiltà”. Occorre che queste vergogne siano cancellate dalla nostra storia, dalla nostra memoria, dal nostro futuro. Vogliamo che nelle piazze siano raffigurati coloro che costruiscono, non i distruttori.
In questi anni, destra e sinistra, governo ed opposizione, hanno cercato di arruolarci, di unirci con la paura, di coprire le nostre vite con un sudario tricolore. Ma noi non ci siamo stati: abbiamo disertato la loro guerra, stracciato le loro bandiere, sputato sulla loro retorica da caserma.
Abbiamo scelto di essere uomini e donne di parte. La parte degli oppressi, degli sfruttati, dei senzapatria, dei senza religione. La parte di chi crede che non c’è pace senza giustizia, la parte di chi crede che non vi sono guerre giuste, né poteri buoni.

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