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Chiapas: i motivi dell'agguato. Il potere governativo che uccide!
by afroditea Friday April 16, 2004 at 04:09 AM mail:  

Alcuni retroscena dell'imboscata alle basi d'appoggio zapatiste il 10 di aprile. Informazioni raccolte alla Giunta di Buon Governo del Caracol di Oventik.

Da quando l'uomo ha preso coscienza del proprio potere, i suoi governi hanno e stanno adottando la tattica della proliferazione della discordia all'interno di tutti quelle zone che camminano alla ricerca dell'autonomia da leggi disumane e da imposizioni assassine.
Prima li affamiamo, poi li buttiamo in gabbia, osservandoli beffardi a sbranarsi i resti.

È un po' quello che il governo messicano sta portando avanti da vari anni in Chiapas. Creare tensioni, costruite con abilità e furbizia, per cercare di annientare i progetti di libertà, democrazia, giustizia e soprattutto di autonomia.
La strada dell'autonomia zapatista è dovuta purtroppo passare dalle stragi di Acteal, di Chenalo, di Tlaniperla, (...), dove la scure governativa rimaneva complice ombra dietro il pesante machete che le comunità filo governative abbattevano sui sogni zapatisti.

L'imboscata del 10 aprile 2004 nella regione de Los Altos chiapaneco si inserisce in questo filone omicida.

Dal 10 novembre 2003 infatti nelle comunità zapatiste di Jechvó e di Elambó Alto e Bajo, nel municipio di Zinacantán, tiranneggiate a maggioranza da una giunta del PRD (partido revolucionario democratico), è stato impedito con la forza l'accesso all'acqua.

La strategia rimane la stessa: la divisione in cattività tra la parte zapatista e quella governativa. Le famiglie facenti capo al governo Fox sono comprate con appoggi, aiuti e sovvenzioni in cambio del fomento di tensioni e malumore.
Da una parte coloro che hanno fatto della costruzione dell'autonomia e della resitenza la propria bandiera, dall'altra chi ha scelto la via della rassegnazione. In mezzo il potere neoliberista governativo!

E le ragioni di queste tensioni, secondo la Junta di Buen Gobierno del Caracol di Oventik, sono da ricercare proprio nelle motivazioni esposte sopra: il rifiuto da parte zapatista di ubbidire alle proposte del governo, di conformarsi, rifiutando gli appoggi per la scuola, le strade, la sanità, che permetterebbe l'intrommissione governativa nell'andamento interno della comunità.
La presunta colpa sarebbe proprio da ricercare nella resistenza zapatista per la costruzione di un altro mondo!

Il problema concreto della mancanza d'acqua comincia a farsi sentire. Impossibile, se non con una "bronca" interna rifornirsi d'acqua.
Il 15 febbraio 2004 una commissione proveniente da comunità vicine porta il prezioso liquido come solidarietà. Il PRD decide allora di convocare le comunità zapatiste a una riunione per risolvere la questione. Cosa che risulta impossibile viste le imposizioni perrediste (accettare gli aiuti e conformarsi alle loro regole). Gli zapatisti rivendicano inoltre il fatto che nelle comunità si rispetti il divieto di bere bevande alcooliche troppo spesso all'origine di problemi interni.

Si ritorna quindi alla situazione iniziale con le stesse tensioni e con i militanti del PRD che ripetutamente impediscono il rifornimento d'acqua.
Fino al 10 aprile, giorno della commemorazione dell'imboscata tesa dal governo messicano e statunitense a Emiliano Zapata (tanto per non smentirsi...), quando tutte le comunità della Zona de los Altos decidono di portare la propria solidarietà concreta alle comunità di Jechvó e di Elambó Alto e Bajo.
4.000 persone e 45.000 litri d'acqua invadono le strade di Zinacantan, denunciando la situazione. Il lungo corteo, pacifico e tranquillo, entra nella comunità di Jechvò dove improvvisamente si trova circondato da alberi, massi e oggetti di vario tipo che impediscono l'uscita delle persone. Subito comincia l'attacco con pietre, bastonate e spari. Neanche l'arrivo di tre pattuglie della polizia, che si limitano ad osservare, calma i giovanissimi aggressori ubriachi.
La gente terrorizzata cerca di rifugiarsi, i primi feriti cadono e solo grazie all'intervento di altri compagni e compagne riusciranno poi ad essere tratti in salvo.
L'imboscata lascia sul posto 32 feriti gravi (uno in pericolo di vita con ferita di proiettile alla testa) e vetture e materiale distrutti. Lo stesso presidente municipale del PRD ammetterà di aver autorizzato l'intervento repressivo, mentre altri municipali erano direttamente presenti a bloccare la strada. Durante la notte continua poi la devastazione: case distrutte, acqua saccheggiata, soldi e oggetti personali rubati.
Più di 500 donne, uomini, bambini e anziani decidono di rifugiarsi lontano dalla comunità, dove in questo momento si trovano al freddo, senza cibo, medicine e chiaramente senz'acqua.
Tuttora non si ha nessuna notizia di 5 persone che risultano "desaparecidas". E mentre a San Cristobal è in corso una raccolta di materiale (eventuali contributi a Enlace Civil), la Giunta di Oventik (che in serata dovrebbe uscire con un comunicato) chiede di diffondere il più possibile a livello internazionale l'attacco subito.

Al momento è difficile capire cosa potrà succedere nei prossimi giorni.
La strada per Zinacantán è costantemente pattugliata, come la zona in cui si trovano i desplazados.
Il governatore PRD del Chiapas Salaazar afferma sicuro che la questione è ormai risolta, omettendo le reali cause del massacro.

La drastica evidenza è però un'altra:
la mancanza di volontà politica nel trovare una soluzione al conflitto in Chiapas, la continua banalizzazione (voluta!) della questione, il non riconoscimento dell'autonomia delle comunità zapatiste non applicando gli accordi di San Andres e i troppi interessi geopolitici nella regione (vedi PPP).

Risulta quindi emblematica la risposta zapatista su come intenderanno proseguire questa lotta:
"- il nostro obiettivo non è litigare e ammazzarci tra poveri, con i nostri fratelli, tra le nostre famiglie come vorrebbe il malgobierno del presidente Fox. No,
la nostra lotta è diversa. Quello che stiamo cercando, lottando e resistendo in autonomia, è l'alternativa per le nostre comunità a questo sistema assassino!"

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