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Arafat: Bin Laden non ha niente a che vedere con la questione palestinese
by gap Friday April 23, 2004 at 12:46 PM mail:  

fonte: El Pais

Bin Laden non ha niente a che vedere con la questione palestinese.

Alle pareti della sala riunioni di Yasser Arafat sono appese le fotografie di due attivisti internazionali, la statunitense Rachel Corrie e il britannico Tom Hurndall. Arafat spiega come Rachel fu schiacciata nel 2003 un bulldozer israeliano mentre cercava di impedire che sradicasse ulivi palestinesi e come Tom morì quest’anno per un colpo sparato dall’esercito israeliano nel campo profughi di Rafah. Ci riceve di notte, dopo la sua ultima preghiera del giorno, nell’unico edificio che resta in piedi della Muqata, il complesso presidenziale palestinese praticamente distrutto dall’esercito israeliano nel 2002. Il viceministro dell’Informazione che traduce, Ahmed Soboh, dichiara che Arafat, settantacinquenne, è quasi vegetariano e che lavora all’interno del suo ufficio, visitando costantemente il grande tavolo delle riunioni. L’intervista è avvenuta lo scorso otto aprile.

Domanda. Come si sente?

Risposta. Quello che io sento e che soffro non ha la minima importanza paragonato a quello che io sento che ha bisogno il mio popolo e a quello che soffre il mio popolo.

D. Qual è il futuro della Palestina dopo l’annunciata ritirata degli israeliani da Gaza?

R. Non accettiamo che si ritirino unicamente da Gaza. C’è unità tra Gaza e la Cisgiordania. La ritirata da Gaza, nel caso in cui avvenga, deve essere parte di una completa ritiata dalla Cisgiordania. Chiedete al signor Moratinos. Fu lui a risolvere il problema dell’accerchiamento alla chiesa della Natività di Betlemme nel 2002. Alcuni di coloro che erano accerchiati all’interno della chiesa furono deportati a Gaza e in altri paesi europei come parte della soluzione di quella crisi. In cambio, gli israeliani dovevano ritirarsi da Betlemme. Purtroppo tornarono a occupare la città, contro l’accordo che disegnò lo stesso Moratinos.

D. Miguel Angel Moratinos, nuovo ministro degli esteri della Spagna…

R. Devo dore che l’ambasciatore Moratinos compì qui una missione che ebbe un buon esito e che rappresentò degnamente l’Unione Europea. La grande conoscenza che ha della questione palestinese le sarà molto utile per portare a termine la sua nuova missione. Egli è al corrente di tutti i dettagli di ciò che è successo sul terreno.

D. Gaza è un territorio in cui Hamas ha molta forza. Sembra che l’Autorità Palestinese trascuri Gaza.

R. Io sono il presidente eletto dei palestinesi. L’ex presidente nord-americano Jimmy Carter, l’ex presidente del Portogallo Mario Soares e altri 3000 osservatori internazionali erano qui a verificare le elezioni. Questo mandato popolare ci da il diritto di controllare la situazione. Però così non possiamo.

D. Il lamento è più diretto al fatto che Pochissimi membri del suo gabinetto visitano Gaza, e questo si considera trascuratezza…

R. Gaza era il granaio della Palestina, però purtroppo è stato distrutto dagli israeliani. La terra fertile è stata devastata. Tutte le serre sono state distrutte. Il meglio della nostra terra e dei nostri prodotti… I nostri pescatori non hanno la libertà di uscire in mare. Nessuno dei prodotti agricoli di Gaza arrivano in Cisgiordania, e viceversa. Gli israeliani lo impediscono. Se non fosse stato per l’aiuto dell’Europa e di altri paesi donatori, la situazione sarebbe molto più difficile. Hanno distrutto il nostro aeroporto a Gaza e il porto in costruzione. Il nostro denaro, che essi hanno incassato e che dovrebbero restituirci, è tuttora sequestrato. L’accordo che firmai assieme ad Isaac Rabin, ex primo ministro israeliano assassinato da un ebreo radicale, dice che gli israeliani dovrebbero trattenere il 3% e devolverci il 97%. E’ una tragedia economica, non solo sociale. L’ultima volta che entrarono a Ramallah sequestrarono il denaro dalle nostre banche. Non è mai successo questo. Il nostro denaro, insisto, è stato sequestrato dagli israeliani.

D. Sembrerebbe che stia intensificando le riunioni con i gruppi radicali dopo l’assassinio dello sceicco Yassin. Quali sono i punti base di questa negoziazione e dove si intende arrivare?

R. Questo dialogo nazionale tra palestinesi iniziò l’anno scorso al Cairo e continua ora a Gaza. Si rafforzò durante il penultimo vertice della Lega Araba a Beirut, che adottò un progetto di pace presentato dall’Arabia Saudita. Noi approviamo il grande sentimento nazionalista che hanno tutti i gruppi e l’appoggio dell’Egitto in questo dialogo. Fu anche incoraggiato dall’UE che fu presente al vertice di Beirut. Si fu molto vicini ad arrivare ad una concertazione nazionale palestinese.

D. Offrirebbe posto nel suo governo ai membri di Hamas ?

R. Quando tornai dal mio esilio e formai il primo governo nel 1994 offrii due ruoli ministeriali ad Hamas e nominai due ministri del suo partito. Questi due uomini continuano ad essere membri del consiglio palestinese. Ora non sono ministri, però formano parte del sistema. Uno era il ministro delle telecomunicazioni e l’altro della gioventù e dello sport e in seguito diventò il mio consigliere in questioni religiose.

D. Però Hamas pretende la distruzione dello Stato di Israele mentre Al Fatah, il partito di Arafat, lo accetta. Come concilia le due posizioni?

R. Chi ha aiutato e fomentato Hamas? Non fu forse Israele? Forse non fomentarono la formazione e il rafforzamento di Hamas per creare un’alternativa all’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina)?

D. Però come pretende di conciliare le due posizioni?...

R. Chi non si unisce al nostro programma non dividerà con noi nessun tipo di potere. Pertanto, se si avvicinano al nostro programma, parteciperanno al potere, se non lo faranno,non parteciperanno.

D. Crede che l’assassinio di Yassin ha complicato le relazioni tra i palestinesi?

R. No, non posso dire che il suo assassinio abbia complicato il dialogo ; il dialogo prosegue. Devo dire che Ahmed Yassin fu un uomo moderato all’interno del suo stesso gruppo, e per essere moderato è stato assassinato dagli israeliani, che non trovano moderazione all’interno di Hamas. Insisto nel dire che gli israeliani hanno iniziato ad assassinare quelle persone che offrivano migliori capacità di dialogo.

D. Però una delle condizioni perché Hamas si avvicini al progetto dell’Autorità Palestinese è che si disarmi, no? E, senza dubbio, stanno acclamando vendetta.

R. Non siamo giunti ad un accordo con Hamas, però il nostro programma politico, quello che ha a che vedere con le negoziazioni e con l’azione militare, è basilare; il resto dei membri dell’Autorità Palestinese lo rispetta e accetta. La palla sta nel campo di Hamas: se lo accetta, che sia benvenuto; se no, si esclude da questo progetto nazionale.

D. Cosa pensa delle dichiarazioni di Bush rispetto all’assassinio di Yassin dichiarando che Israele ha il diritto di difendersi?

R. E il diritto del popolo palestinese a difendersi e a difendere la sua terra dove sta? Per cosa lottò Gorge Washington contro gli inglesi nella guerra d’indipendenza nordamericana? Perché il diritto all’autodifesa è solo per alcuni? Così come gli statunitensi ebbero la loro indipendenzae posero fine all’occupazione britannica, noi abbiamo diritto di porre fine all’occupazione straniera. Se lei fosse al mio posto, se chiunque al mondo fosse al mio posto, accetterebbe l’occupazione? Abbiamo diritto all’autodeterminazione e alla libertà.

D. Sharon disse il 5 di aprile in un’intervista che lei era nella sua lista nera e che non consiglierebbe a nessuna compagnia di stipularle una polizza sulla vita…

R. Non è la prima volta che mi minaccia. Quando mi accerchiò a Beirut nel 1982 confessò che tentò di uccidermi 13 volte. Quando distrusse tutti gli edifici che mi circondano nel complesso presidenziale della Muqata di Ramallah, non mi stava accarezzando, mi stava minacciando fisicamente. Lui insiste nel continuare a minacciare, e io continuo a insistere nel dire che temo solamente Dio. Nel ripetere queste minacce, non aggiunge niente di nuovo per me.

D. Bin Laden usa la questione palestinese costantemente nei suoi proclami…

R. La nostra risposta fu sempre chiara a questo proposito: che Bin Laden non ha niente a che vedere con la questione palestinese. Non vogliamo che parli in nostro nome né che faccia niente in nostro nome.

D. Se avesse Sharon qui davanti, cosa le direbbe? Stringerebbe la sua mano dopo quello che è successo?

R. Non ho il minimo dubbio, non impediamo nessun contatto con le forze di pace in Israele o con qualsiasi governo essi eleggano. Quelli che assassinarono il mio socio nella pace, Isaac Rabin, sono gli stessi che oggi stanno al potere in Israele.

D. L’opposizione dice che l’impossibilità di effettuare elezioni minaccia la democrazia in Palestina e la accusa di centralizzare e personalizzare il potere.

R. L’anno scorso annunciammo le date concrete per le elezioni. Finora ci è stato impedito di realizzarle. Non accettano che facciamo i nostri comizi municipali o presidenziali o legislativi. Farlo continua ad essere il nostro obiettivo.

D. Però che cosa deve dire all’opposizione che la accusa di centralizzare e personalizzare il potere?

R. C’è un governo, non è tutto nelle mie mani. C’è un consiglio legislativo eletto, che legisla. Se c’è affetto tra il mio popolo e me, questo non ha niente a che vedere col centralizzare le cose. Teniamo il potere decentralizzato attraverso il governo, che esercita i compiti.

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