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Iraq, torture ad Abu Ghraib: "Incoraggiate dai Servizi militari"
by da repubblica Sunday, May. 02, 2004 at 7:33 AM mail:

L'accusa è del generale Janis Karpinski, capo del famigerato carcere dove i soldati Usa hanno torturato i detenuti iracheni. "Sono nauseata: vogliono far ricadere la responsabilità su di noi".

ROMA - Ci sarebbero i servizi segreti militari dietro le torture ai prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib che un servizio fotografico choc ha reso pubbliche al mondo intero. Lo sostiene il generale Janis Karpinski, comandante della 800/a brigata di polizia militare, comandante del sistema delle prigioni in Iraq, e degli stessi soldati responsabili delle torture nella famigerata prigione irachena sotto il cui controllo è la sezione di massima sicurezza del carcere.

Secondo la Karpinski, l'unico generale donna nelle forze armate Usa in Iraq (che ora rischia posto e carriera), sono stati gli 007 a "incoraggiare" i soldati Usa a tali comportamenti sui prigionieri. In un'intervista telefonica al New York Times - che ne riferisce sul suo sito internet - la Karpinski si è detta "nauseata" dalle fotografie che rivelano le torture inflitte ai detenuti, affermando di esserne venuta a conoscenza solo settimane dopo.

Parlando dalla sua casa del Sud Carolina - nei suoi primi commenti pubblici sulla vicenda - il generale Karpinski ha affermato che lo speciale blocco di massima sicurezza ad Abu Ghraib, noto come 1A, è sotto il diretto controllo di ufficiali dell'intelligence militare, non dei riservisti che lei comanda.

Nel definire "cattivi soggetti" meritevoli di punizione i militari coinvolti nelle torture, ha espresso i suoi sospetti che abbiano agito con l'incoraggiamento, se non agli ordini, di unità della intelligence militare che usavano per gli interrogatori quella sezione del carcere. Ha poi aggiunto che agenti della Cia spesso si univano agli interrogatori effettuati nella prigione.

Karpinski ha spiegato di aver deciso di parlare perché ritiene che i comandanti militari stiano cercando di addossare esclusivamente a lei e ai suoi soldati la responsabilità di quanto avvenuto nella prigione, per non coinvolgere ufficiali dell'intelligence ancora operativi in Iraq.

"Noi siamo spendibili - ha detto riferendosi all'atteggiamento dei militari nei confronti dei riservisti - Perché dovrebbero volere che il biasimo cada su gente in servizio attivo? Vogliono che la colpa cada sulla polizia militare, sperando che tutto passi". "Beh - ha proseguito - non passerà così".

Il generale ha aggiunto che gli ufficiali dell'intelligence militare entravano e uscivano dal blocco di massima sicurezza "24 ore su 24", spesso per scortare i detenuti a un centro di interrogatori all'esterno del carcere, e per riportarli in prigione: "Erano lì alle 2 del mattino, ed erano lì alle quattro del pomeriggio". Non era certo un lavoro da impiegati, "dalle 9 alle 17", il loro, ha commentato.


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