Inizialmente gli attentati di cui Farris si è attribuito la responsabilità portavano solo la fima Asai (anonima arda anarchici insurrezionalisti), poi anche Maps (movimento anarchico proletario sardo). Farris aveva colpito diverse volte contro le istituzioni, municipi e sedi della Provincia, ma anche agenzie del lavoro internale, distributori di carburante, centri commerciali, aveva perfino spedito una finta bomba a Romano Prodi.
Luca Farris deve rimanere in carcere | Luca Farris è accusato di eversione Nuovo no all’anarchico: deve rimanere in cella
Ancora un no alla scarcerazione di Luca Farris. Per il Tribunale della libertà il venticinquenne anarchico di Assemini arrestato il 3 febbraio per associazione di stampo eversivo dopo i numerosi attentati rivendicati dall’Anonima sarda anarchici insurrezionalisti deve restare in carcere. Ricorso rigettato, dunque, nonostante il parere favorevole del pm alla scarcerazione dopo 40 giorni, e nonostante i cinque interrogatori nei quali l’imputato ha confessato gli oltre 20 attentati compiuti a Cagliari e nei comuni vicini tra il novembre 2003 e il gennaio 2004. Per il Tribunale la confessione non attribuisce all’indagato affidabilità e credibilità, e non si può escludere che Farris sia mosso da intenti utilitaristici. Nella sostanza viene confermata da decisione del gip al quale l’avvocato Carmelino Fenudi aveva chiesto la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dopo il fermo (non convalidato) disposto dal pm Paolo De Angelis. Restano gravi indizi di colpevolezza in ordine a tutti i delitti attrribuiti a Farris, associazione sovversiva con finalità di terrorismo, fabbricazione, detenzione e porto illegali di esplosivo, propaganda e apologia sovversiva. Anche il Tribunale ricorda che due persone avevano segnalato episodi che collegano l’attività di Farris a quella di altri soggetti: un riferimento preciso è al testimone oculare dell’attentato di Decimomannu che vide una persona diversa da Farris conservare dei guanti in lattice. I giudici si soffermano poi sul gran numero di attentati messi a segno in pochissimo tempo e anche sulla disponibilità di una sorta di laboratorio artigianale dove Farris costruiva gli ordigni. Nella casa che l’anarchico divideva con i genitori i carabinieri del Ros avevano trovato 10 barattoli in alluminio con tappo a vite bucati; 19 accenditori elettrici come quelli che vengono installati sui detonatori con due spinotti di banana inseriti all’estremità; 19 sacchetti di cellophan con una sostanza infiammabile con inserito un accenditore; tre segnali di soccorso integri; due razzi di segnalazione; filo elettrico; morsetti; pile; cinque scatole di petardi. Inizialmente gli attentati di cui Farris si è attribuito la responsabilità portavano solo la fima Asai (anonima arda anarchici insurrezionalisti), poi anche Maps (movimento anarchico proletario sardo). Farris aveva colpito diverse volte contro le istituzioni, municipi e sedi della Provincia, ma anche agenzie del lavoro internale, distributori di carburante, centri commerciali, aveva perfino spedito una finta bomba a Romano Prodi.
L'Unione Sarda
Martedì, 04 Maggio 2004 - 10:03
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