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Ultimi aggiornamenti da Zurigo
by Le compagne e i compagni solidali contro la r Monday, May. 10, 2004 at 9:49 AM mail: anarcos@ghostmail.net

Resoconto sull'apertura del processo, a Zurigo, nei confronti dell'anarchico rivoluzionario ecologista Marco Camenisch e punto situazione arresti di Sabato durante la mobilitazione internazionale di solidarieta' contro la repressione e per la liberta' di Marco camenisch


From: "comitato anarchico di difesa e solidarieta" <anarcos@ghostmail.net>
Subject: ultimi aggiornamenti delle 11.30 da Zurigo
Date: Mon, 10 May 2004 03:44:22 -0700
To: info@anarcotico.net, info@freecamenisch.net
Cc: movimento@ecn.org, croceneraanarchica@inventati.org, elpaso@ecn.org, csoapinelli@ecn.org, pece_occupata@hotmail.com



Sull'apertura del processo a Marco Camenisch e sulla situazione dei compagn* arrestati Sabato durante la giornata di mobilitazione internazionale contro la repressione.

Con richiesta massima diffusione e circolazione

ore 09.00

Una ottantina di compagn* solidali si raduna sotto l'ingresso del palazzo di giustizia elevetico. Si e' ancora attivi nel cercare di sbloccare la situazione dei compagni arrestati sabato (Andy, Giulio e Michele). Ora sembra che ci sia una quarta persona arrestata. Parebbe un compagno tedesco o francese (sicuramente non svizzero ne italiano). Tutto e' ancora in fase di verifica.
Intanto i compagn* devono mettersi in fila all'ingresso del tribunale per poter assistere alla prima udienza del processo a carico di Marco. Gli operatori dei media vorrebbero che si riservasse loro una corsia privilegiata e i compagn* tenacemente respingono l'assalto di questa orda di agenti prezzolati al servizio della menzogna. In aula i posti sono contati, non possono entrare piu' di 120 persone. Molti posti sono occupati da giornalisti e sbirraglia in borghese tanto che non tutti i presenti possono accedere all'aula. Bisogna aspettare che chi e' entrato per primo esca e lasci cosi' il posto agli altri. DISGUSTOSO!
Dell'udienza possiamo dire poco in quanto tutta in tedesco, lingua a noi sconosciuta, ma grazie al supporto e alla traduzione di alcuni compagn* riusciamo a cogliere qualche passaggio saliente. Dalla lettura del capo di imputazione a Marco da parte del cancelliere, si passa alla ricostruzione della vita e storia giudiziaria di Marco da parte del presidente con relativi aneddoti e commenti sui quali e' decisamente meglio sorvolare. Infine le domande del Pubblico Ministero, assolutamente arrogante e sprezzante. Molte volte Marco volge lo sgurdo a compagni e amici, non lo interessa cio' che questa specie di essere alieno riesce a pronunciare. L'insolenza raggiunge il massimo quando questi insistendo nelle sue domande (alle quali Marco ha gia' dichiarato in modo inequivocabile di non voler rispondere) afferma che Camenisch forse non e' normale.
Finalmente puo' parlare Marco. Legge una sua breve dichiarazione, che crediamo sara' resa pubblica al piu' presto con relativa traduzione, da chi segue e mantiene i contatti piu' diretti con la difesa. I compagn* presenti in aula applaudono calorosamente, mentre da fuori chi e' rimasto sulla strada non accenna a diminuire il coro della propria rabbia urlando slogan per la liberta' di Marco e di tutti. Contro il sistema carcerario e repressivo.
La seduta si scioglie. Marco, sorridente, saluta calorosamente tutt*, anche chi oggi non e' potuto intervenire direttamente, e abbraccia compagni e amici stretti in un medesimo ideale di solidarieta' e liberta'.

Sono da poco passate le 11. Fuori finalmente una notizia positiva. Sembra che Giulio verra' rilasciato a breve e senza foglio di via. I compagn* si mobilitano per andare ad abbracciarlo fuori le mura del comissariato di polizia. Al momento siamo ancora in attesa di poter confermare l'avvenuto rilascio. Inoltre sembra che finalmente si sia riusciti a trovare la disponibilita' di un avvocato svizzero che possa assistere Michele. Occorreranno denari, si sa, la svizzera e' piena di forzieri. Non sara' certo questo a fermarci.
Di Andy, anch'essa ancora tra le grinfie degli sgherri dello stato svizzero, non sappiamo con precisione. Se continui e intenda continuare lo sciopero della fame iniziato ieri. In ogni caso oggi, diversamente da quanto comunicato ieri, non ci sara' nessun processo nei loro confronti.

Per il momento questo e' tutto. Restiamo mobilitati. Seguiranno a breve altri aggiornamenti.

Giorno per giorno, lottare e resistere, per la cancellazione materiale e definitiva del sistema carcerario e repressivo.

Liberta' per Marco. Liberta' per tutte/i.


___________________________________________

Comitato Anarchico di Difesa e Solidarietà
Piazza Embriaci 5/13 16123 - Genova
Email:anarcos@ghostmail.net
Conto Corrente Postale n°37158185
- intestato a: "Circolo culturale Biblioteca Libertaria F.Ferrer"
- causale:
= "Pro CADS"[genericamente a favore del Comitato]
= "Pro CADS/detenuti"[Difesa Legale e supporto Diretto] Il Comitato raccoglie fondi a favore dei compagn* anarchici e libertari. Difende - nel limite del possibile - tutte le vittime della repressione post-G8 ma cura in primo luogo gli interessi di quei compagn* che si rifanno al movimento anarchico e libertario e infine risponde solo ed esclusivamente dei fondi che esso amministra.

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fuori!
by kaya Monday, May. 10, 2004 at 10:24 AM mail:

FUORI I/LE COMPAGN* DALLE GALERE!!!!!!

LIBERI TUTTI
LIBERI SUBITO!!!!!

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Repressione?
by Gianni Monday, May. 10, 2004 at 10:31 AM mail:

Bisogna aspettare che chi e' entrato per primo esca e lasci cosi' il posto agli altri. DISGUSTOSO!

questa sarebbe la terribile repressione dello stato svizzero?

Un corteo non autorizzato finisce con il fermo e il rilascio di alcuni manifestanti che il giorno dopo possono assistere al processo per protestare sul fatto che l'aula è piena?

Questa sarebbe repressione?

Usiamo le parole giuste al momento giusto, quello che avvenuto a Genova è rpressione, quello che accaduto ai compgni in carcere per tre schiaffi è repressione.
Ma a Zurigo vi hanno trattato con i guanti di velluto. Quindi smettetela di piangere e urlare repressione.
Perchè poi quando arriva quella vera, cosa che in Italia a differenza che in Svizzera sta accadendo è uno cosa seria.

Altro che trovare disgustoso che un aula di un tribunale sia piena.

Fate il gioco dei rpressori e vi divertite pure.
Complimenti

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gli imbecilli si moltiplicano
by gianni quello sano Monday, May. 10, 2004 at 11:10 AM mail:

quando ti farai un po' di galera prova a rimettere in funzione il cervello pezzo d'idiota che non sei altro. Provo un immensa pena per i tuoi genitori...

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La galera
by Gianni Monday, May. 10, 2004 at 11:29 AM mail:

La galera me la sono fatta per motivi politici negli anni '70 quando la repressione c'era veramente e l'ingiustizia dello stato non era limitatata ad un aula a numero chiuso.
I fermati sono stati picchiati?
Torturati?
No quindi è inutile urlare sempre alla rpressione, perchè la volta in cui ci saranno abusi gravi sui detenuti nessuno vi crederà più.
Scrivo queste cose perchè le ho già viste.
Resta il fatto che la repressione è una cosa seria e a Zurigo nei confronti del corteo non autorizzato la repressione è stata blandissima.
Prova pena per i miei genitori. (non so cosa c'entra)
Ma quando c'è la rpressione vera nessuno più vi ascolta.
A furia di gridare al lupo qualcuno resta solo.
Non si può gridare a fuoco lo stato e poi fare i piagnucolosi per due fermi di polizia.
O siete insurrezionalisti oppure non potete lamentarvi ogni volta.
Questo è un vecchio gioco ad fintoanarchici.
Stato assasino gridiamo poi se veniamo fermati due ore ci stupiamo.

Per me la repressione è quella che stanno subendo Marta Fede Orlando e Milo.

Mettere tutto assieme ideologicamente non ci aiuterà ad abbatere lo stato.

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mah
by antifa Monday, May. 10, 2004 at 11:57 AM mail:

gianni, forse è meglio che viemi di persona a zurigo. Forse ti accorgerai che qua, a differenza che da voi, nessuno scherza

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Aggiornamenti dalle udienze del processo contro Marco Camenisch
by ker.null Thursday, May. 13, 2004 at 1:05 AM mail:

I testi non aiutano l’accusa
Processo Camenisch, interrogati ex dipendenti e detenuti del carcere L’imputato, che soffre di un tumore, non tornerà in aula fino a lunedì

Zurigo – Al secondo giorno del processo contro l’ecoterrorista poschiavino Marco Camenisch sono stati ascoltati a Zurigo i primi testi: ex dipendenti e detenuti del penitenziario di Regensdorf, nel canton Zurigo, sono stati interrogati sull’evasione del 17 settembre 1981, che vide l’imputato fuggire assieme a cinque membri di una banda di rapinatori italiani. Durante l’evasione un secondino fu ucciso e un altro gravemente ferito a colpi di pistola. I detenuti in fuga spararono anche in direzione di un terzo secondino, ma senza colpirlo. In relazione a questa vicenda Camenisch è accusato di tentato assassinio.
Benché sia appurato che non fu il poschiavino a sparare, l’atto d’accusa gli rimprovera di essere stato cosciente, perlomeno a partire dal momento in cui sono stati esplosi i primi colpi, che i suoi compagni d’evasione avevano delle armi ed erano intenzionati ad usarle. L’accusa sostiene che al più tardi nel momento in cui sono stati esplosi i colpi contro il terzo agente, Camenisch aveva il ruolo di complice.
Le domande del procuratore pubblico Ulrich Weder erano mirate a far luce su questo aspetto, ma le dichiarazioni dei testimoni non hanno permesso di far maggiore chiarezza. Fra le persone chiamate a deporre davanti alla Corte delle assise di Zurigo c’era anche il secondino che rimase gravemente ferito durante l’evasione. L’uomo, oggi 56enne, ha detto di soffrire tuttora di disturbi psichici per quanto accaduto 23 anni fa.
Nel 1981 Marco Camenisch – che oggi ha 52 anni – si trovava da poco meno di un anno nel penitenziario di Regensdorf, per scontare una pena a 10 anni di reclusione inflittagli dal Tribunale cantonale dei Grigioni per un attentato all’esplosivo contro una centrale elettrica nei pressi di Bad Ragaz. Dopo l’evasione, Camenisch si diede alla latitanza, fino all’arresto avvenuto il 5 novembre 1991 a Massa Carrara, in Toscana. Dopo aver scontato 12 anni per attentati a tralicci dell’Enel e per un conflitto a fuoco con i carabinieri che lo arrestarono, Camenisch è stato estradato nell’aprile del 2002 verso la Svizzera. Al processo zurighese, il 52enne è pure accusato dell’assassinio, avvenuta il 3 dicembre 1989, di un doganiere 36enne che lo avrebbe riconosciuto al valico italo- svizzero nei pressi di Brusio in Val Poschiavo, suo paese natale.
Camenisch ha dichiarato ieri in aula di essere interessato soltanto a questo secondo capo d’accusa, che sarà dibattuto a partire da lunedì prossimo. In considerazione delle sue condizioni di salute, il difensore Bernard Rambert ha chiesto per il suo assistito una dispensa a presentarsi in aula per il resto di questa settimana. Dopo un lungo botta e risposta – con la pubblica accusa che ha insistito sulla necessità che l’imputato rimanesse in aula – la Corte ha deciso per il compromesso. Camenisch dovrà ritornare in aula lunedì.
L’imputato, che secondo il suo difensore soffre di un tumore alle ghiandole surrenali, dovrà presentare al tribunale un certificato del medico del penitenziario di Kloten, dov’è attualmente detenuto. Il presidente della Corte delle assise Hans Mathys gli ha inoltre chiesto di confermare per iscritto la sua rinuncia al diritto di essere ascoltato in aula nei giorni in cui rimarrà assente. (ATS)

La Regione Ticino
____________________________________________________________

11/05/04 - Marco non presenzierà al processo per le condizioni di salute

ZURIGO - Il processo contro l'»ecoterrorista» poschiavino Marco Camenisch proseguirà questa settimana davanti alla Corte delle assise di Zurigo in assenza dell'imputato. Su richiesta della difesa, il 52enne ha ottenuto una dispensa medica. Camenisch, che secondo il suo difensore soffre di un tumore alle ghiandole surrenali, dovrà presentare al tribunale un certificato del medico del penitenziario di Kloten. Marco Camenisch deve rispondere alle accuse di assassinio e tentato assassinio. Il processo iniziato ieri dovrebbe durare quattro settimane.

SDA-ATS


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gianni queste polemiche sono ridicole
by grigori P. Friday, May. 14, 2004 at 1:28 PM mail:

Gianni aver fatto la galera negli anni 70 non ti autorizza a sputare sentenze e a dire che a Zurigo non c'è stata repressionr alcuna..Queste polemiche sono veramente ridicole e non capisco qual è il fine ultimo delle tue affermazioni..Fare polemica ad ogni costo forse?'
Ma tu chi sei per metterti sul piedistallo e trinciare giudizi categorici e inappellabili?La repressione è stata blandissima...a Zurigo..non ci sono state torture...queste affermazioni denotano lo stato,se permetti,un poco confusionale e rancoroso in cui ti trovi..Bene..Comunque a me risulta che sparare pallottole di gomma,usare spray urticanti,caricare,usare gas lacrimogeni,fermare,ammanettare,identificare,arrestare non sia propriamente il massimo dell'accoglienza.Certo non c'erano i carri armati e non ci sono state torture,sembra..
Non credo che nessuno piagnucoli o gridi al lupo!al lupo!
come vuoi far credere tu..Semplicemente questi sono i fatti..Inoltre a tutti quelli che potevano la polizia elvetica ha sequestrato dei soldi..ad alcuni anche somme consistenti..se tutto questo ti sembra blandissimo ..bene..ok
certo te ti avranno torturato immagino..mah .... forse per sapere chi aveva messo la benzina al posto della marmellata
nei barattoli..
se vai avanti così a stilare classifiche insulse sulla repressione credo che commetti degli errori..ravvediti e cerca di riflettere su quello che dici..
non te la prendere..ciao Grigori P.

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Io che c'ero...
by Ma. Wednesday, May. 19, 2004 at 11:49 AM mail:

Io che c'ero e che sono stato fermato e rilasciato in serata riconosco che a Zurigo non c'è stata una repressione molto pesante. Però è pur vero che a me è capitato di fare presidi e cortei non autorizzati in Italia e in altri casi e non per questo di essere arrestato, identificato e rilasciato. La repressione non è stata molto pesante, ma se si pensa che non era stato fatto praticamente nulla...
Ma.

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... aggiungo
by Ma. Wednesday, May. 19, 2004 at 11:56 AM mail:

E' vero, Ci hanno sequestrato un bel po' di soldi a mo di anticipo per la multa da 400 euro che dicono di volerci mandare. Quindi, per le prossime volte, non portarsi addosso molto. Una multa "è una cazzata" (a parte che a soldi stiamo sempre male) ma non per chi vuol tornare in Svizzera.

PS: Non sono un anarchico; sono un comunista che riconosce Marco Camenish come parte integrante dell'intero movimento rivoluzionario così come fa Marco nei confronti di compagni comunisti prigionieri.

Ma.

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Impressioni sul processo di Marco Camenisch, lunedì 17 maggio 04
by cads Wednesday, Jun. 02, 2004 at 2:25 PM mail:

Mentre nel corso della scorsa settimana le udienze si erano concentrate sulla fuga di Regensdorf, oggi il processo è arrivato alla fase conclusiva di questa parte, focalizzandosi sulle condizioni detentive dal profilo psichico all'epoca dei fatti, per passare a parire da domani ai fatti di Brusio. In un'aula gremita per lo più di student* e compagn*, si è potuto gioire e cautamente festeggiare (con scambi di saluti e battute all'inizio e alla fine, sorrisi, lettere e un mazzo di fiori) il ritorno in aula di Marco.
Abbiamo assistito all'inerrogatorio, rigorosamente in svizzero tedesco, di due esperti psichiatri, chiamati dalla difesa, che avevano lavorato in passato nelle patrie galere.
Il primo, Dr. med. Rothschild, uno dei membri fondatori dell'associazione dei medici indipendenti, che si occupava di questioni etiche, oltre che di patologie.
Di tanto in tanto faceva delle perizie nel carcere di Regensdorf. Si occupava della questione dei detenuti sia in Svizzera che in Italia. Spesso gli era capitato di effettuare perizie su detenuti torturati all'estero ma ritiene che anche in Svizzera esista una forma di tortura più sottile, quella psicologica, altrettanto dannosa. Aveva sottoscritto, insieme a varie personalità (politici, medici, avvocati,.), una raccolta firme apparsa sui giornali il 25 giugno 1980, che chiedeva di sospendere per un certo periodo la carcerazione di Walter Stürm, a causa delle sue critiche condizioni di salute dopo mesi passati in isolamento. Walter era un carcerato "comune" che non si lasciava piegare, che non voleva adattarsi nè alle assurde regole carcerarie nè a quelle di questa società, soprannominato dai media "il re dell'evasione", si è sucidato infine dopo .ca 30 anni di carcere, fughe e isolamento carcerario nel 1999. L'esperto non conosceva personalmente Marco ma il suo intervento era finalizzato alla descrizione della situazione dei carcerati all'epoca, addirittura peggiori di quelle attuali! In questo senso ha anche sottolineato il fatto che è la detenzione stessa la pena, senza bisogno di peggiorarne le condizioni!
Il secondo, Dr. med. Binswanger, come l'altro ultra sessantenne, lavorava all'epoca nell'Ospadale Universiario di Zurigo, prima come assistente, poi come capo clinica nel reparto di psichiatria. Nella seconda metà degli anni 70, aveva avuto il compito, con altri professionisti, di costruire un servizio medico regolarmente attivo nei carceri. Avevano imposto come condizioni che questo servizio si muovesse sotto il dipartimento sanitario e non sotto quello penale e che il gruppo venisse consultato prima che si decidessero dei cambiamenti nelle condizioni detentive. Venuta a cadere questa seconda condizione, si era dimesso. Ha parlato di uno studio fatto allora, che provava che l'isolamento e la detenzione in una cella singola, come nella custodia cautelare, avessero gli stessi effetti deleteri sulla personalità e la salute, simili a quelli di un importante trauma cranico. Dalla sua esperienza anche la "sola" privazione della libertà per alcune persone è assolutamente insopportabile a livello psichico, spesso infatti gli era capitato di dover dare un supporto di tranquillanti per permettere ad alcune persone di sopportare la situazione. Aveva inoltre potuto costatare che la necessità della fuga non era un sintomo patologico, ma che più un carcerato manteneva la propria salute mentale, più era elevato il rischio di fuga, aggiungendo che anche lui avrebbe tentato di scappare da una simile situazione!
È infine intervenuto il procuratore dell'inchiesta sulla fuga da Regensdorf, aperta subito dopo questo evento e iniziata solo un anno dopo, quando alcuni membri della Banda Alfa erano stati arrestati in Italia e trasferiti in Svizzera. Abbiamo così potuto ascoltare di nuovo la dinamica della fuga. L' unica cosa di rilievo è che la sua conclusione all'inchiesta era la proposta di accusa di rivolta e messa in pericolo della vita altrui, non di tentato omicidio per chi aveva sparato dal cortile sulla finestra delle guardia in presenza di Marco. La procura e più tardi la corte d'assise l'hanno invece giudicato come tentato omicidio, per questo Marco Camenisch è accusato adesso di complicità a tentato omicidio.

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Processo a Marco Camenisch - Martedì 18 maggio 04
by cads Wednesday, Jun. 02, 2004 at 2:28 PM mail:

Nuovamente in un'aula colma di giovani studenti, compagn* e qualche
giornalista, è stato dato avvio alla parte riguardante l'omicidio della
guardia di confine Kurt Moser. Marco oggi era evidentemente più stanco.
Come prima cosa la difesa ha chiesto e ottenuto che non si tenesse conto
delle dichiarazioni fatte da Renato fratello di Marco, a causa dei suoi
problemi psichici e del suo legame di parentela con l'accusato.
Nel corso della mattinata sono poi stati interrogati due anziani testimoni,
che non conoscevano Marco di persona, già interrogati 2 volte dalla polizia
grigionese (nell' 89 e nel 2002) e una dalla procuratrice Wiederkehr, figlia
del direttore dell'azienda Nok danneggiata dal primo attentato di MC, (pure
nel 2002).
Il primo, sig Tuena, non ricordava più molto dei fatti, così l'accusa lo ha
dovuto aiutare rileggendo le dichiarazioni rilasciate nei due interrogatori
fatti a distanza di 13 anni, che si differenziavano in alcuni punti
importanti. Il numero di colpi di pistola sentiti o visti (tre sentiti nella
prima versione, due sentiti e uno visto, stile colpo di grazia, nella
seconda), il "calcio" dato alla figura a terra (un vero calcio nella prima
versione, un tocco col piede come per controllarne la morte nella seconda),
la descrizione dell'omicida (simile a suo cugino nella prima, simile a Marco
nella seconda). La difesa ha cercato di far luce su questi, riuscendo a
chiarire solo quello dei colpi d'arma (d'altronde, come più volte ricordato,
sono passati 15 anni dall'accaduto).
Inizialmente, dalla propria finestra, l'interrogato aveva pensato che la
forma a terra fosse una bestia investita da una macchina e solo dopo essere
sceso aveva costatato che si trattava di una guardia colpita mortalmente
alla testa. Il morto aveva la mano sulla pistola ancora nella custodia ma
aperta. Non ha riconosciuto Camenisch come il colpevole, anzi ha voluto
stringere anche a lui la mano andandosene!
Il secondo, sig. Zala, cugino di Tuena, appassionato cacciatore e
collezionista di armi, non aveva sentito i colpi ma intravedendo una persona
che si muoveva in maniera furtiva vicino alla sua officina, era uscito sulla
terrazza. Da lì aveva intravisto una persona sconosciuta, che si allontanava
curva e con una mano davanti (di lato) al viso, come per nascondersi.
Vedendo il cadavere a terra, è sceso disarmato e l'ha seguita in macchina
perdendola poco dopo. Per tutta la mattinata fino al primo pomeriggio molte
persone hanno discusso e ipotizzato sull'accaduto e il colpevole, rimanendo
sul luogo del delitto. La sera stessa era stato interrogato dalla polizia
grigionese, che prima gli aveva chiesto di riconoscere il presunto omicida
tra una cinquantina di foto segnaletiche, tra cui ne erano state inserite
due di Marco. Zala aveva indicato proprio lui, come quella persona dall'
aspetto meridionale, con la faccia rotonda, i capelli ondulati e la
pancetta, descritta nell'interrogatorio tenutosi subito prima. Poi gli è
stato chiesto di collaborare, insieme ad altri due testimoni, che verranno
interrogati nei prossimi giorni, alla ricostruzione dell'identikit.
Nel pomeriggio è stata poi interrogata la sig.ra Pagani, che abita in una
casa molto vicina al luogo del delitto. Lei non aveva visto nulla, perché in
quel momento si trovava nella stalla. Aveva sentito gli spari ma non si era
spaventata, in quanto lì vicino c'era il poligono di tiro. Di fatto la
difesa avrebbe voluto interrogarla insieme al marito, morto però 10 anni fa,
e il signor Oliveiro, loro dipendente all'epoca, non rintracciabile. Proprio
il giorno del delitto, quest'ultimo finiva il suo impegno lavorativo presso
i coniugi Pagani, era già in possesso del biglietto per tornare in
Portogallo e stava ultimando i preparativi per la partenza. Dal bagno in cui
si trovava, c'era un'ottima visuale sul luogo dell'accaduto. Era dovuto
comunque partire in fretta e non è mai stato interrogato dalla polizia.
Inseguito pur non tornando a lavorare da loro, aveva reso visita alla coppia
e parlando, una volta aveva raccontato di aver visto qualcuno sparare "ma
lui non conosceva nessuno e perciò non aveva potuto identificarlo". Dopo gli
spari la sig.ra Pagani era stata raggiunta in stalla da un "signore
italiano" che non conosceva, che le aveva detto di correre a vedere che c'
era una guardia uccisa. Lei lo aveva fatto e una volta costatato l'accaduto
aveva telefonato alla polizia di Coira, che le aveva risposto di saperlo
già. Tornata sul luogo ha visto arrivare dei doganieri e altre persone del
paese, le era stato consigliato da un conoscente di andare a casa, visto che
la allora recente perdita del figlio rendeva peggiore la situazione per lei.
La signora era andata a casa, aveva preso una coperta e aveva coperto il
cadavere, per poi tornare a preparare la colazione. Sostiene che nessuno sa
veramente chi sia stato.
Infine è stata la volta del sig Demenga, della polizia criminale di Coira.
Purtroppo non era molto coerente nelle sue dichiarazioni ed era
difficilissimo capire la sua deposizione. Ciò che si è capito è che ha
condotto delle indagini, ha intrecciato dei rapporti con i carabinieri
italiani, ha interrogato ad es. Tuena nel 2002 chiacchierando poi sul caso
Camenisch, ha tentato di far visita a Marco come amico di famiglia quando
era a Pfäffikon mostrando però il distintivo,..tutto ciò a partire dall'89 e
sotto l'ordine di un misterioso comandante e non la procura come da prassi.

Un abbraccio ribelle e libertario a Marco da tutt* noi
Abbattiamo tutte le galere!!!

lotti&azotic

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Iniziative/Solidarietà - VARESE - 28/29 maggio 2004
by cads Wednesday, Jun. 02, 2004 at 2:37 PM mail:

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... due giorni di iniziative di solidarietà per Marco Camenisch... MARCO LIBERO LIBERI TUTTI

Nel 1979, Marco Camenisch, ecologista radicale, viene arrestato per alcuni sabotaggi antinucleari. La generazione sovversiva degli anni ’70, a cui Marco appartiene, ha saputo scuotere le fondamenta di un sistema autoritario rivendicando la libertà e la gioia di vivere per ogni abitante del pianeta. E’ una generazione che, avendo osato dare l’assalto al cielo, ha duramente pagato la sua rivolta con anni di carcere, annientamento fisico, esilio.

Trent’anni di repressione non hanno però cambiato lo spirito di rivolta e il desiderio di cambiamento radicale contro questa civiltà tecnologica sempre più autoritaria e assolutista, costruita su guerre infinite, genocidi di intere popolazioni, saccheggio criminale di territori, sfruttamento indiscriminato, inquinamento quotidiano e continue catastrofi ambientali.

La civiltà della morte non ci appartiene ed i padroni del mondo, forti della loro democrazia, non potranno mai contare sui nostri silenzi, né complicità né rassegnazione.

Abbiamo buona memoria per ricordare la lotta di Marco Camenisch e le sue motivazioni ecologiste e antiautoritarie, i suoi anni di galera ed isolamento. Le lotte e la rivolta di un’intera generazione non si cancellano con la repressione e la vendetta del potere.
In occasione del suo processo, in corso a Zurigo, proponiamo due serate di solidarietà con Marco perché, oggi come ieri, sappiamo bene chi sono i veri terroristi.

CONTRO LO SFRUTTAMENTO DELL’UOMO SULL’UOMO, SULLA NATURA, SUGLI ANIMALI E PER UN MONDO SENZA GALERE.

VENERDI’ 28 MAGGIO alle ore 21
al KINESIS in via Carducci 3 a TRADATE
alle 21, PRESENTAZIONE DEL LIBRO
“ACHTUNG BANDITEN!
MARCO CAMENISCH
E L’ECOLOGISMO RADICALE”
a seguire DIBATTITO

SABATO 29 MAGGIO
dalle ore 21 sempre al KINESIS
MUSICA - RINFRESCO VEGAN - BAR - DIFFUSIONE DI MATERIALE INFORMATIVO
PER CONTRIBUIRE ALLE SPESE PROCESSUALI DI MARCO

KINESIS
(info tel. 0331/811662)
ANARCHICI VARESE
(www.lupoz.it/anarchicivarese)

Per altre informazioni su Marco Camenisch e sulla campagna di solidarietà visita il sito www.freecamenisch.ne;
per saperne di più su "Achtung Banditen!" visita

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Achtung Banditen! - link info mancante
by cads Wednesday, Jun. 02, 2004 at 2:39 PM mail:

per saperne di più su "Achtung Banditen!" visita www.ecn.org/nautilus.

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Iniziative/Solidarietà - Firenze - 4 giugno 2004
by cads Wednesday, Jun. 02, 2004 at 3:37 PM mail:

Il 4 giugno nell'aula bunker del tribunale di Firenze sarà emessa la
sentenza del processo per la manifestazione contro le biotecnologie
dell'ottobre 2000. Dopo aver caricato brutalmente il corteo (autorizzato)
senza nemmeno farlo partire, 13 persone sono state denunciate per resistenza
aggravata, danneggiamento,non ottemperanza all'obbligo di
sciogliere la manifestazione, travisamento...Per loro i PM hanno chiesto da
un anno e mezzo a due anni di galera.
Lo stesso giorno, a Zurigo, in un altro tribunale, si celebra l'atto finale
del processo a Marco Camenisch per l'uccisione di una guardia di frontiera e
per il tentato omicidio di un secondino durante un'evasione.
Se questa farsa andasse a "buon" fine, Marco verrebbe murato vivo in
isolamento nelle carceri svizzere per tutto il resto della sua vita.
Venerdì 4 giugno abbiamo perciò indetto una giornata di mobilitazione
nazionale a Firenze, per essere vicini a coloro che non chinano la testa
davanti allo sfruttamento sul vivente e per questo si ritrovano a che fare
con la repressione di stato.

CONTRO TUTTI I TRIBUNALI
CONTRO TUTTE LE GALERE

Ore 9.30 ritrovo in Piazza S.Ambrogio (piazza del mercato), vicono all'aula
bunker in via dell'Agnolo (zona S.Croce) per un presidio in solidarietà ai
processati di Santa Maria Randella

Ore 15 presidio davanti alla procura in piazza della Repubblica per Marco
Camenisch

In serata, al circolo anarchico di Vicolo del Panico 2, videoproiezione del
documentario di Falò su Marco Camenisch

Possibilità di pernottamento, per chi volesse arrivare la sera prima o
fermarsi venerdì sera.

maf@inventati.org

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Processo Camenisch - 1 giugno 2004 - PM chiede ergastolo
by cads Wednesday, Jun. 02, 2004 at 3:41 PM mail:

Zurigo: processo Camenisch, procuratore chiede ergastolo

ZURIGO - Al processo contro l'»ecoterrorista» poschiavino Marco Camenisch la
pubblica accusa ha chiesto oggi una condanna all'ergastolo per le accuse di
assassinio e tentato assassinio.
Davanti alla Corte delle assise di Zurigo il procuratore pubblico Ulrich
Weder ha ricordato ai giurati che per una condanna di colpevolezza non è
necessaria una catena di prove completa, ma piuttosto una serie di indizi
che offrono un quadro generale privo di contraddizioni. Tenendo condo di
tutti gli elementi di prova disponibili, il procuratore ritiene che non ci
siano dubbi sulla colpevolezza dell'imputato.
Marco Camenisch è accusato dell'assassinio di un doganiere avvenuto nel 1989
a Brusio (GR) e del tentato assassinio di un secondino durante un'evasione
dal penitenziario di Regensdorf (ZH) nel 1981. Oggi pomeriggio è in
programma l'arringa della difesa, mentre la sentenza del processo è attesa
venerdì prossimo.

fonte:SDA-ATS del 1/6/2004

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Freispruch und lebenslänglich für Camenisch gefordert

ZÜRICH - Die Anklage fordert lebenslänglich, Freispruch die Verteidigung:
Weiter auseinander liegen könnten die Anträge im Prozess vor dem Zürcher
Geschworenengericht nicht. Dem Angeklagten Marco Camenisch werden Mord und
Mordversuch vorgeworfen.
Für Staatsanwalt Ulrich Weder steht fest: Marco Camenisch, heute 52-jährig,
hat am Sonntagmorgen, dem 3. Dezember 1989 im Bündner Dorf Brusio einen
36-jährigen Grenzwächter getötet. Mit den Schüssen wollte sich Camenisch
laut Anklage einer Verhaftung entziehen.
Gemäss Ankläger sind die Indizien eindeutig. Mehrere Zeugen sahen den Täter
und erkannten ihn auf Fotos als Marco Camenisch; die Pfarrersleute, bei
denen er kurz nach der Tat Einlass verlangte, bezeugten, dass Camenisch den
Sonntag bei ihnen verbracht hatte, und seine Mutter bekräftigte dies.
Zudem erwies sich der Revolver, den Camenisch 1991 bei seiner Verhaftung in
Italien auf sich trug, als Tatwaffe. Alle Indizien zusammen ergeben gemäss
Weder ein stimmiges Bild, das keinen vernünftigen Zweifel an der Täterschaft
des Angeklagten zulasse, wie er in seinem Plädoyer ausführte.
Ganz anders sieht dies Verteidiger Bernard Rambert. Marco Camenisch habe von
Anfang an «nie eine Chance gehabt, nicht der Täter zu sein». Der Verteidiger
wies auf unterschiedliche Zeugenaussagen vor allem in Bezug auf das Aussehen
des Täters hin.
Die Tatsache allein, dass Camenisch am fraglichen Sonntag im Dorf war, sei
kein Beweis dafür, dass er der Täter sei. Ebensowenig sei dies dadurch
erwiesen, dass er den Tatrevolver auf sich getragen habe. Im übrigen hätten
sich die Ermittlungsbehörden so viele Schludrigkeiten geleistet, dass nicht
einmal sicher sei, dass in Rom und in Zürich dieselben Projektile untersucht
worden seien.
Nach Darstellung des Verteidigers gibt es viel zu viele Zweifel an der
Täterschaft Camenischs, als dass ein Schuldspruch resultieren könne. Das
Gericht habe sich an den Grundsatz «im Zweifel für den Angeklagten» zu
halten.
Auch im Anklagepunkt Mordversuch im Zusammenhang mit dem Ausbruch von 1981
aus der Strafanstalt Regensdorf ZH sind die Parteien diametral verschiedener
Meinung. Bei der Flucht wurde ein Aufseher erschossen, einer wurde schwer
verletzt und einer wurde durch Zufall nicht getroffen.
Die neun Geschworenen und die drei Berufsrichter beraten nun über Schuld und
allfälliges Strafmass. Das Urteil wird am Freitagnachmittag eröffnet.

quelle: SDA-ATS 1.6.04

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Processo Camenisch, procuratore chiede ergastolo, difesa proscioglimento
by cads Wednesday, Jun. 02, 2004 at 3:48 PM mail:


ZURIGO - Al processo contro l'»ecoterrorista» poschiavino Marco Camenisch la
pubblica accusa ha chiesto oggi una condanna all'ergastolo per le accuse di
assassinio e tentato assassinio. Di tutt'altro avviso la difesa, che ha
proposto il proscioglimento in base al principio «in dubio pro reo». La
sentenza è attesa per venerdì.
Davanti alla Corte delle assise di Zurigo il procuratore pubblico Ulrich
Weder ha ricordato ai giurati che per una condanna di colpevolezza non è
necessaria una catena di prove completa, ma piuttosto una serie di indizi
che offrono un quadro generale privo di contraddizioni.
Tenendo condo di tutti gli elementi disponibili, il procuratore ritiene che
non ci siano dubbi plausibili sulla colpevolezza dell'imputato. Il 3
dicembre del 1989, giorno dell'uccisione di un doganiere a Brusio (GR),
Camenisch fu visto nel suo paese natale e fu in seguito riconosciuto da
testimoni su fotografie.
Anche sua madre ha detto di averlo incontrato quel giorno e il parroco di
Brusio, presso il quale il latitante trovò rifugio, ha testimoniato che
Camenisch gli disse che avrebbe «ucciso per non essere ucciso». La pistola
utilizzata nel delitto fu inoltre ritrovata sull'anarchico poschiavino al
momento dell'arresto avvenuto in Italia il 5 novembre del 1991.
Per l'accusa, l'unica incongruenza riguarda il fatto che secondo i testimoni
del fatto di sangue lo sparatore aveva la barba, mentre lo stesso giorno,
quando Camenisch arrivò nell'abitazione del parroco, la barba non c'era più.
Per il procuratore Weder le possibilità sono due: o l'imputato si è rasato
prima di recarsi dal parroco, oppure portava una barba finta quando sparò al
doganiere.
Oltre che dell'assassinio del doganiere di Brusio, Marco Camenisch è
accusato del tentato assassinio di un secondino durante un'evasione dal
penitenziario di Regensdorf (ZH) nel 1981. Il grigionese evase assieme
assieme a cinque membri di una banda di rapinatori italiani e durante
l'evasione un secondino fu ucciso e un altro gravemente ferito a colpi di
pistola.
Benché sia appurato che non fu Camenisch a sparare, il procuratore gli
rimpovera di essere stato cosciente, perlomeno a partire dal momento in cui
sono stati esplosi i primi colpi, che i suoi compagni d'evasione avevano
delle armi ed erano intenzionati ad usarle.
L'avvocato Bernard Rambert, che difende Camenisch al processo di Zurigo, ha
cercato di ribaltare la tesi accusatoria sostenendo che i dubbi sulla
responsabilità del suo assistito sono troppo grandi e che «Camenisch non ha
mai avuto alcuna chance di non essere considerato come il colpevole».
Per l'avvocato Rambert, l'unico fatto appurato è che Camenisch si trovava a
Brusio, dove si era recato per visitare la tomba del padre da poco deceduto.
Ma ciò non basta per giudicarlo colpevole. Il difensore ha messo in risalto
alcune irregolarità che sarebbero state commesse dagli inquirenti,
affermando che «non è scientificamente provato» che i proiettili sottoposti
ad esami balistici a Roma e quelli controllati a Zurigo provenissero dalla
stessa arma.
Quanto all'accusa di tentato assassinio del secondino, l'avvocato Rambert ha
sottolineato la posizione marginale del suo assistito nella vicenda. Visto
che non è stato lui a sparare, non lo si può accusare di complicità nell'uso
di armi.
Per questi motivi la difesa ha chiesto l'assoluzione del suo assistito in
base al principio che garantisce l'impunità ad un imputato in caso di dubbi
sulle prove che portano a formulare un accusa.
Nella sua presa di posizione finale, Marco Camenisch ha fatto riferimento
alla figura della leggenda grigionese del «Wilde Mannli» (l'ometto
selvaggio) e ha lanciato un appello alla solidarietà con tutto ciò che «ci
permettere di vivere in salute come animali della specie umana» e più in
generale «con tutti quelli che si impegnano e soffrono affinché il mondo non
vada distrutto».

fonte: SDA-ATS dell' 1/6/2004

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Freispruch und lebenslänglich für Camenisch gefordert

ZÜRICH - Die Anklage fordert lebenslänglich, Freispruch die Verteidigung:
Weiter auseinander liegen könnten die Anträge im Prozess vor dem Zürcher
Geschworenengericht nicht. Dem Angeklagten Marco Camenisch werden Mord und
Mordversuch vorgeworfen.
Für Staatsanwalt Ulrich Weder steht fest: Marco Camenisch, heute 52-jährig,
hat am Sonntagmorgen, dem 3. Dezember 1989 im Bündner Dorf Brusio einen
36-jährigen Grenzwächter getötet. Mit den Schüssen wollte sich Camenisch
laut Anklage einer Verhaftung entziehen.
Gemäss Ankläger sind die Indizien eindeutig. Mehrere Zeugen sahen den Täter
und erkannten ihn auf Fotos als Marco Camenisch; die Pfarrersleute, bei
denen er kurz nach der Tat Einlass verlangte, bezeugten, dass Camenisch den
Sonntag bei ihnen verbracht hatte, und seine Mutter bekräftigte dies.
Zudem erwies sich der Revolver, den Camenisch 1991 bei seiner Verhaftung in
Italien auf sich trug, als Tatwaffe. Alle Indizien zusammen ergeben gemäss
Weder ein stimmiges Bild, das keinen vernünftigen Zweifel an der Täterschaft
des Angeklagten zulasse, wie er in seinem Plädoyer ausführte.
Ganz anders sieht dies Verteidiger Bernard Rambert. Marco Camenisch habe von
Anfang an «nie eine Chance gehabt, nicht der Täter zu sein». Der Verteidiger
wies auf unterschiedliche Zeugenaussagen vor allem in Bezug auf das Aussehen
des Täters hin.
Die Tatsache allein, dass Camenisch am fraglichen Sonntag im Dorf war, sei
kein Beweis dafür, dass er der Täter sei. Ebensowenig sei dies dadurch
erwiesen, dass er den Tatrevolver auf sich getragen habe. Im übrigen hätten
sich die Ermittlungsbehörden so viele Schludrigkeiten geleistet, dass nicht
einmal sicher sei, dass in Rom und in Zürich dieselben Projektile untersucht
worden seien.
Nach Darstellung des Verteidigers gibt es viel zu viele Zweifel an der
Täterschaft Camenischs, als dass ein Schuldspruch resultieren könne. Das
Gericht habe sich an den Grundsatz «im Zweifel für den Angeklagten» zu
halten.
Auch im Anklagepunkt Mordversuch im Zusammenhang mit dem Ausbruch von 1981
aus der Strafanstalt Regensdorf ZH sind die Parteien diametral verschiedener
Meinung. Bei der Flucht wurde ein Aufseher erschossen, einer wurde schwer
verletzt und einer wurde durch Zufall nicht getroffen.
Die neun Geschworenen und die drei Berufsrichter beraten nun über Schuld und
allfälliges Strafmass. Das Urteil wird am Freitagnachmittag eröffnet.

quelle: SDA-ATS 1.6.04

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Iniziative/Solidarietà - Genova - 21 maggio 2004
by cads Wednesday, Jun. 02, 2004 at 4:28 PM mail:

LA GIUSTIZIA NON ABITA IN TRIBUNALE

Volantino distribuito a Genova il 21 Maggio, durante l’iniziativa di solidarietà per i manifestanti anti-G8 sotto processo e per Marco "Martino" Camenisch


Volantino distribuito a Genova il 21 Maggio, durante l’iniziativa di solidarietà per i manifestanti anti-G8 sotto processo.


LA GIUSTIZIA NON ABITA IN TRIBUNALE


Il 2 Marzo 2004 si è aperto a Genova il processo contro 26 manifestanti (ora rimasti 25 dopo lo stralcio di uno di essi a causa di vizi di forma nella procedura) accusati dallo stato e dal tribunale di devastazione e saccheggio, in occasione delle giornate di mobilitazione internazionale contro il summit del G8, nel luglio 2001 a Genova.

Dopo anni di inchieste, investigatori e giudici hanno iniziato a tirare le somme del loro lavoro. La rivolta del luglio 2001 contro l’esistente, caratterizzata dalle azioni dirette contro le strutture materiali e simboliche del dominio della società mercantile e capitalistica, dalle migliaia di manifestanti e non in azioni di sabotaggio e resistenza messi a dura prova dagli attacchi feroci e vigliacchi delle forze dell’ordine e dalla repressione e dalle torture degli apparati del controllo militare e territoriale in assetto da guerra, approda in tribunale.

Il processo ai ribelli del G8 è di fatto il primo tra i processi che cerca di individuare un bel po’ di capri espiatori sui quali scaricare colpe e reati in modo tale da poter costituire un precedente, visto anche l’uso di capi d’imputazione inusuali come la devastazione e il saccheggio, dal quale poter poi gestire con comodo futuri e successivi processi a centinaia di altri manifestanti che coraggiosamente si sono opposti, in quel luglio, alla stato di sperimentazione militare operato nella città di Genova.

A riprova di tutto ciò stanno anche le ultime notizie di stampa, che puntualmente, come per altri apparati e strutture del dominio, svolge il suo ruolo di mistificazione, terrore e minaccia. La paura si sa è uno spettro che purtroppo continua a funzionare. Così, dopo che durante il periodo delle inchieste, la stampa e i media in generale, annunciando prossimi avvisi di garanzia e chiusura di indagini, contribuivano notevolmente a tenere sotto minaccia e sotto scacco migliaia di individui che in quei giorni del luglio 2001 avevano trovato il coraggio di ribellarsi, sembrerebbe ora che il lavoro dei magistrati approdi al finale di una seconda tranches.

Ritornano minacciosi gli annunci di processi nei confronti di altre 50 persone e ritornano a galla le intenzioni, da parte dei due PM genovesi Canepa e Canciani ( i due neospecialisti nella caccia ai ribelli), di unificare tutte le altre inchieste nei confronti dei manifestanti, in particolare modo stranieri, in un unico grande processo. A parte le nuove carriere che per i due si profilano con le lodi e le attenzioni sempre pronte negli ambienti della procura e non solo, ciò dimostra ancora una volta che affidarsi al boia per avere giustizia è solo una pia illusione per gli sciocchi o un vantaggio per chi vuole mistificare e piegare la realtà dei fatti.

I processi continuano e continueranno. In aula il piano è assolutamente sbilanciato a favore dell’accusa e non solo perché così vuole la formula di rito. E serve a poco anche credere o far credere che poliziotti e torturatori verranno sottoposti a regolari processi e che dalle aule giudiziarie uscirà la verità in nome del popolo. Se qualcuno, di fronte ai massacri e alle torture in Irak plaude alla condanna ad un anno di un militare americano può provare a fare altrettanto per la promozione che sinora ha riguardato tutti i protagonisti della repressione a Genova, dai politici all’ultimo dei poliziotti.



Alcune info:

Il processo, che si svolge con udienze settimanali tutti i martedì dalle h.09.00 presso il tribunale di Genova, nell’aula bunker a pianterreno del palazzo di giustizia, la prossima settimana – martedì 25 maggio 2004 – è sospeso e riprenderà in data 01 giugno 2004.

LA MOBILITAZIONE…

oggi 21 maggio 2004, presso la Biblioteca Francisco Ferrer in piazza Embriaci 5/13

dalle ore 15.00 alle 18.00 apertura della Biblioteca
dalle 17.00 banchetto informativo in piazzetta Embriaci
dalle 17.30 inizio proiezioni di filmati sul G8
alle 19.00 buffet freddo
alle 20.30 proiezione del video “Detour. La canaglia a Genova”
A seguire incontro/confronto sul processo e la solidarietà ai manifestanti anti G8

…NON SI FERMA.
I prossimi importanti appuntamenti determinati dai processi ai compagn* e ai rivoluzionari, riprendono tutti a Giugno. Le mobilitazioni e la solidarietà non devono scemare, ma anzi, crescere in intensità e partecipazione.

A Zurigo le mobilitazioni sono in corso e il 4 Giugno il tribunale elvetico emetterà la sentenza a carico dell’anarchico ecologista rivoluzionario Marco Camenisch, che tra Italia e Svizzera ha già scontato una detenzione speciale superiore a 15 anni. Detenzione fatta di soprusi, maltrattamenti, angherie (come per migliaia e migliaia di altri detenuti in regimi ordinari e democratici o in paesi e luoghi considerati totalitari e dittatoriali che sono entrambe facce di un sistema che affonda le sue radici nella dominazione e nelle leggi che sanciscono il dominio dell’uomo sull’uomo e sulla natura).
Anche per tale importante scadenza, determinata – come tante altre purtroppo – dagli stati e dai ministeri del terrore e della paura, continueremo la mobilitazione.
Non lasciare i ribelli, gli insubordinati e i compagn* nelle mani dei giudici, quando questi tentano di processarli e giudicarli, non vuol dire solo partecipare più numerosi alle udienze dei processi (un...quasi banale atto di solidarietà che tristemente è sembrato in disuso a Genova, fatta eccezione per le carnevalate del 2 marzo, data di apertura del processo, che i soliti gestori dei racket politici della contestazione concertata sono stati capaci di promuovere e organizzare), ma andare ben aldilà di questi momenti e queste scadenze.
Il potere e lo stato, forti dei loro apparati di controllo e polizieschi, e grazie soprattutto all’operato della magistratura, sono strumenti costantemente al lavoro per sorvegliare, condannare e punire coloro che non intendono piegarsi alla logica dello sfruttamento e dell’oppressione quotidiana, (ribelli e oppositori più o meno consapevoli poco importa nell’ingranaggio della macchina giudiziaria) e sono attrezzati e pronti a presentare il conto e la loro vendetta in ogni momento.

Per tutte queste ragioni è importante agire soprattutto fuori dai tribunali, dove tutto inevitabilmente, si risolve in una faccenda di codici, eccezioni e arringhe. Agire che per noi vuol dire inequivocabilmente stare da questo lato della barricata, a fianco di coloro che si sono ribellati alle nefandezze dei summit internazionali mandando all’aria i piani di coloro che avrebbero voluto organizzare parate e messe in scena di una contestazione programmata e diretta, vuota di contenuti e assolutamente priva di reali prospettive di cambiamento.

La lotta, l’azione diretta e la solidarietà non sono delegabili. Solidarietà attiva ai processati di Genova. Solidarietà concreta a tutti i ribelli. Azione e mobilitazione costante sino alla definitiva cancellazione del sistema che rafforza il suo dominio con il terrore e la minaccia della prigione.

COMITATO ANARCHICO DIFESA E SOLIDARIETA’ E ALCUNE/I COMPAGN* SOLIDALI

E-mail Internet per contatti: anarcos@ghostmail.net
Aggiornamenti sul processo e contributi e news sulla repressione: http://www.norep.net

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Iniziative/Solidarietà - Genova 30 aprile 2004
by cads Wednesday, Jun. 02, 2004 at 4:33 PM mail:

Per conoscenza:
Volantino distribuito, a Genova, nel corso della giornata di mobilitazione e l’iniziativa di solidarietà per la libertà di Marco “Martino” Camenisch e di tutti i prigionieri, in data 30 Aprile 2004.



Libertà per Marco "Martino" Camenisch

"I cadaveri viventi capiscono solamente la lingua del denaro, della ricchezza, del potere, della legge. A costoro posso soltanto dire:
Considerando che date ascolto ai cannoni
che non capite altre lingue
abbiamo deciso che conviene
volgere i cannoni contro di voi" (*)

"(…) Anni orsono affermai che chi comprende il modo di procedere del capitalismo, (…) che sa o vuole rendersi conto che con questo sistema le previsioni per il futuro sono nulle, e non vuole essere costretto ad essere insieme complice, schiavo e vittima di questa delirante dittatura consumfascista, deve per forza opporsi, combatterla con tutte le sue capacità (…). Dissi anche che si tratta di lotta per la sopravvivenza nuda e cruda, non più, da anni ormai, concepibile e necessaria solo per la salvaguardia delle libertà, della dignità, della terra e perciò del pane individuale o di classe o di gruppo (…). Non si tratta più di poter concepire, e lottare contro, sfruttamento, guerra di rapina, schiavitù, massacro, in un tal circoscritto. No, ormai si tratta della sopravvivenza di tutto il pianeta. Non si tratta di una crisi ecologica, ma degli ultimi attimi prima della fine di una demenziale e criminale corsa verso l'annientamento totale". (*)

La fine degli anni Settanta è per il sistema capitalista svizzero un periodo di profonda ristrutturazione industriale nel campo energetico. La svolta che può garantire nuova vivacità all'economia elvetica si chiama nucleare. La costruzione di centrali è frenetica e la resistenza di chi conosce l'estrema nocività di questo percorso non si fa attendere. Molte sono le proteste legali e illegali contro la realizzazione degli impianti di morte e sull'onda di queste mobilitazioni vengono sferrati attacchi diretti alle multinazionali dell'atomo. Prima la NOK (attuale colosso dell'elettronucleare in Svizzera), e poi la Sarelli vengono pesantemente sabotate.
In seguito ad una delazione scatta, l'8 gennaio del 1980, l'arresto per Marco Camenisch, ribelle anarchico, ecologista attivo nel fronte della lotta antinucleare di quegli anni. Durante il processo, che si svolge in un clima di assedio, Marco rivendica i suoi gesti e le sue azioni come atti di resistenza alla guerra che il capitale, avvallato dagli Stati, ha mosso all'intera umanità e al suo ambiente naturale. "(…) il tentativo di distruggere il traliccio della centrale Sarelli è da intendere come protesta contro la distruzione dell'ambiente naturale nei Grigioni, contro il colonialismo di questa regione da parte della NOK, con l'ausilio da parte dei loro reggicoda (…) Questa mafia è responsabile della costruzione delle centrali nucleari, vuole instaurare lo Stato atomico, vuole l'elettrificazione completa, e quindi la ricattabilità di tutta la società." (*) In tali circostanze Marco viene condannato a 10 anni.
Il 17 dicembre 1981, insieme ad altri 5 prigionieri, Marco riconquista la libertà, evadendo dal carcere di Regensdorf, libertà che durerà un decennio ("(…)Liberazione è azione diretta. L'iniziativa propria può vivere e allargarsi solamente se radicale. (…) Radiamo al suolo le prigioni." (*)).
Purtroppo, nel 1991, in seguito ad un fermo e al conseguente conflitto a fuoco con una pattuglia di carabinieri, Marco viene arrestato in provincia di Massa ((…)Nella caserma, mi dissero che mi avrebbero fatto pagare tutti i tralicci d'Italia!" (*)) e dal processo che ne segue condannato, qui in Italia, ad altri 12 anni di carcere.
A fine pena in Italia, il 18 aprile 2002, Marco viene estradato in Svizzera, dove la sua vicenda repressiva prosegue dovendo scontare ancora 8 anni di residuo pena e affrontare un processo per l'evasione da Regensdorf ed un altro, pendente, per l'uccisione di una guardia di frontiera. Accusa e processo, quest' ultimo, maturato e costruito arbitrariamente ad hoc dalle procure dei tribunali cantonali elvetici contro Marco, in un accanimento che non conosce soste da più di 20anni. Lo stato, qualsiasi stato, non può accettare che qualcuno disveli apertamente le sue responsabilità e decida consapevolmente di agire in prima persona con la lotta radicale e diretta, che significa opposizione ferma e contrattacco.
L'ordinata, verde e ridente Svizzera, in realtà rinomata cassaforte a disposizione di truffatori, sfruttatori, speculatori, punto di incontro dei peggiori traffici, affari internazionali e intrallazzi politici; patria delle tristemente note avanguardie capitaliste nel campo della farmaceutica e della ricerca biotecnologica (Bayer, Nestlè, Roche, Novartis, ecc.) e dell'industria atomica, non può che accanirsi di fronte ad un nemico attivo e dichiarato del sistema di devastazione capitalista di cui è parte a tutti gli effetti.
Di fatto, Marco, oggi, recluso nel carcere svizzero di massima sicurezza di Pfaffikon, subisce continui soprusi e umiliazioni, compresi forti limiti nella corrispondenza, colloqui con i vetri divisori (a tutt'oggi dopo tre mesi gli è stato concesso un solo colloquio di un'ora con sua moglie il 5 agosto) e, non ultima, la tortura perpetrata durante una risonanza magnetica eseguita con i polsi ammanettati dietro la schiena, alla quale si è aggiunta l'umiliazione di aver dovuto percorrere l'andata ed il ritorno del tragitto in ospedale con i piedi incatenati.

18 mesi fa quella poc’anzi descritta era la situazione di Marco Camenisch. Oggi le cose non sono cambiate, purtroppo, se non in peggio.
Marco, ancora oggi, nelle carceri svizzere in attesa del processo che inizierà il 10 Maggio, sta conducendo un duro sciopero della fame da più di un mese. Lettere e colloqui
sono costantemente sottoposti a censura.
Ma è necessario, oggi più che mai intensificare la mobilitazione. Mobilitarsi per esprimere solidarietà ad un compagno di lotta che, nonostante le violenze subite, resiste e tiene vivo spirito di rivolta e desiderio di libertà. Non ci nascondiamo nell'esprimere l'affinità di intenti che ci unisce a Marco, la lotta contro l'ordine del capitale e le sue nocività, i suoi difensori armati ed i suoi passivi spettatori e succubi complici.
La battaglia per il miglioramento delle condizioni di Marco non è a sé stante, bensì parte di una lotta più ampia che, per noi, tramite l'autorganizzazione informale e l'azione diretta, trova i suoi obiettivi nella completa e definitiva demolizione di ogni carcere e della società che li erige, essa stessa carcere.

" I movimenti di protesta pacifici e le manifestazioni si arenano contro il monopolio e la violenza dello Stato, si bloccano di fronte alla polizia, si insabbiano nei meandri della burocrazia e del parlamentarismo; le alternative vengono recuperate in moneta sonante dall'indusria, per poi essere rivendute da quest'ultima o da qualche politicante, come esempio di pluralità del sistema." (*)

Prossime iniziative e mobilitazioni in solidarietà con Marco

La mobilitazione continua un po’ ovunque (info maggiori su : http://www.freecamenisch.net)


(*) Marco "Martino" Camenisch, da "Rassegnazione è complicità", 1992, ed. L'Affranchi- Salorino.

Comitato Anarchico di Difesa e Solidarietà, Ribelli per la Rivoluzione sociale e alcune/i compagn* solidali nella lotta.

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Rettifica e precisazioni
by Comitato Anarchico Difesa e Solidarietà Thursday, Jun. 03, 2004 at 2:27 PM mail: anarcos@ghostmail.net

Per i curios*, per gli interessat*, per i compagn* attivi nella solidarietà, comunichiamo che, erroneamente, è stato inserito nel volantino dell'iniziativa di solidarietà ai manifestanti anti G8 sotto processo, il link al SITO anticarcerario e antirepressivo, norep.net, che purtroppo, causa problemi tecnici e dell'enorme mole di dati in gestione e riprocessamento, non è ancora attivo a tutti gli effetti. Ci scusiamo pubblicamente con tutt*, per questa grave distrazione e comunichiamo che presto il SITO sarà attivo.

Per il Comitato <F>

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La sentenza per Marco: condannato ad altri 17 anni
by ker.null Friday, Jun. 04, 2004 at 3:54 PM mail:

E' stato comunicato il verdetto raggiunto dalla Corte di Assise di Zurigo: condanna a 17 anni di reclusione per Marco Camenisch, accusato dell'uccisione di un doganiere a Brusio, assolto invece dall'accusa di tentato omicidio di un secondino durante un'evasione.

fonte: ansa/repubblica

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- = FREE CAMENISCH = - Marco trasferito nel carcere di Regensdorf
by ker.null Friday, Jun. 18, 2004 at 6:00 PM mail:

Marco Trasferito a Regensdorf

Venerdì 11/6/2004 Marco Camenisch è stato trasferito nel carcere di Regensdorf (Canton Zurigo), dove durante le prime due settimane di permanenza non si possono ricevere visite.

Non si sa ancora se riceverà regolarmente la posta ma è certo che le regole per i colloqui sono cambiate (potrà incontrare non più di 12 persone all'anno). A questo proposito Marco ci farà avere al più presto maggiori informazioni.

:: Questo è il nuovo indirizzo a cui scrivere:

Marco Camenisch,
Postfach 3143,
CH-8105 Regensdorf

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Finlandia, azione anti OGM in solidarieta' con i prigionieri italiani e Marco
by I0I0 Wednesday, Jun. 23, 2004 at 11:00 AM mail:

Nessun compromesso in difesa della nostra terra! []

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