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ANZIO - NETTUNO: MANIFESTIAMO CONTRO LA VENUTA DI BUSH
by Comitato contro la Guerra Anzio Nettuno Wednesday, May. 12, 2004 at 11:25 AM mail: rifondazione-anzio@libero.it

Il 4 giugno scendiamo in piazza contro la venuta di Bush a Nettuno. Appello del Comitato contro la guerra di Anzio e Nettuno.

ANZIO E NETTUNO, CHE HANNO CONOSCIUTO LA GUERRA, SONO PER LA PACE


Il 4 giugno 2004 è un giorno importante. Ricorre infatti il 60° anniversario della liberazione di Roma. Migliaia di uomini e di donne si sono battuti contro la dittatura e l’occupazione nazifascista ed hanno posto le basi per la redazione della Costituzione Repubblicana che, all’art. 11, sancisce il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Anche Anzio e Nettuno hanno visto la resistenza delle popolazioni civili alle barbarie della guerra, imposta dal nazifascismo. Resistenza riconosciuta dal recente conferimento della medaglia d’oro al valore civile.

Purtroppo il 4 giugno 2004 a rovinare questa festa ci sarà l’annunciata visita di Bush a Roma e qui, ad Anzio e Nettuno.

Il principale responsabile della guerra all’Iraq verrà a rinnovare il proprio sostegno al fido alleato Berlusconi, uno dei pochi rimasti sul pianeta a legittimare una guerra infame.

Bush, con il pretesto delle commemorazioni, non può credere di strumentalizzare coloro che sono morti per valori come la libertà, la democrazia e la pace.

L’amministrazione Bush e i suoi alleati hanno pesanti responsabilità:

Hanno fatto una guerra contro il diritto internazionale e contro la volontà della grande maggioranza dei popoli del pianeta. Hanno fatto una guerra, sapendo di mentire, dichiarando che l'Iraq possedeva armi terribili e che era pronta ad usarle e paventando legami tra l'Iraq e il terribile attentato alle Torri gemelle. Hanno fatto una guerra, dichiarando che avrebbe portato pace e democrazia per il popolo iracheno e in tutto il Medio Oriente. Hanno fatto una guerra teorizzando, con la "guerra preventiva", il diritto di imporre la propria volontà e la difesa dei propri interessi, in qualunque luogo della terra.

Questa guerra è già costata decine di migliaia di vittime civili e militari irachene, ha comportato distruzioni immani e devastazioni ambientali, ha bruciato miliardi di dollari.

Ad un anno di distanza in Iraq la guerra continua a mietere vittime. Gli attentati contro civili inermi si sono susseguiti in molte parti del mondo. Pace e democrazia non sono arrivate né in Iraq né in Medio Oriente. Alla dittatura di Saddam Hussein si è sostituita una occupazione militare che trova crescenti resistenze, in diverse forme, da parte della popolazione. Invece di organizzare libere elezioni si nominano governi dall'alto, si privatizzano le ricchezze irachene e si abolisce il codice di famiglia facendo arretrare lo status delle donne. La ricostruzione non è nemmeno iniziata e già è una torta da spartire con i paesi "amici". In questo quadro, le torture perpetrate nelle carceri irachene da parte di militari statunitensi e britannici costituiscono, l’aspetto sì inumano, ma comunque conseguente della brutalità di un’occupazione militare.

Anche il governo italiano è corresponsabile di tanto disastro. Un Governo che, al di fuori del dettato costituzionale, nonostante la grande contrarietà della popolazione italiana, ha deciso di appoggiare la guerra in Iraq e ha inviato truppe nei luoghi in cui giacciono i campi petroliferi destinati all'Eni. Un Governo che, perpetuando lo strappo all'art. 11 della Costituzione ha deciso di partecipare all'"Autorità Provvisoria" delle forze di occupazione condividendo così la responsabilità delle sue scelte politiche. Un Governo che ha esautorato il Parlamento dei suoi poteri a cominciare dalla concessione dell'uso dello spazio aereo, delle basi e delle infrastrutture per la guerra. Un Governo che ha lavorato per impedire una possibile unità europea che frenasse l'unilateralismo degli Stati Uniti e fermasse la guerra. Un Governo che ci ha ingannato: ha detto che i soldati servivano a proteggere gli aiuti umanitari, ma gli aiuti non si sono visti mentre il Pentagono si appresta ad assegnare a ditte italiane importanti contratti per la ricostruzione.

Di fronte a tutto questo nessun ripensamento, nessun dubbio da parte dell’amministrazione Bush e dei suoi alleati.

Per questo crediamo importante lanciare un appello ai cittadini di Anzio e Nettuno e a tutto il popolo della pace, che ha manifestato il 15 febbraio 2003, il 20 marzo 2004 e in mille altre circostanze e in forme diverse, affinché si realizzi una grande manifestazione per il 4 giugno, durante la visita di Bush, per il diritto alla pace, ai diritti sociali, alla democrazia, per il diritto degli iracheni a governarsi da soli per decidere del proprio futuro, controllare le proprie risorse, ad ottenere risarcimento per quello che hanno patito sotto l’embargo e la guerra, a vedere la propria terra libera da eserciti stranieri. Riproporre con forza queste ragioni significa opporsi a chi – Bush e compari – attraverso menzogne, morti, torture, distruzioni e caos, intende imporre le proprie “verità” al mondo intero.


Comitato contro la Guerra Anzio Nettuno

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