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by qwerty Friday, May. 21, 2004 at 4:41 AM mail:  

I ribelli del Nord scheda per capire il conflitto

La guerra in Nord Uganda è una delle più feroci tra quelle che insanguinano il continente africano. In apparenza, potrebbe trattarsi di un conflitto locale, ma la realtà va ben al di là di ogni immaginazione. I ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra) - gli "olum" in lingua acholi - seminano ogni giorno morte e distruzione nei distretti di Gulu, Kitgum, Pader, Lira, Apac Katakwi e Soroti. I guerriglieri, agli ordini di Joseph Kony, un pazzo visionario al soldo del governo sudanese, secondo le cronache, si spingono sempre più a sud, con l'intento dichiarato di destituire il presidente Yoweri Museveni. La storia di questo gruppo armato affonda le radici nel passato. Nel 1988, a seguito della sconfitta militare di Alice Lakwena, leader di una fazione antigovernativa denominata "Esercito dello spirito santo", sembrava che Museveni avesse ormai il controllo del Paese dopo aver espugnato nel gennaio del 1986 la capitale, Kampala, defenestrando i generali Basilio Olara Okello e Basilio Okello. Ma fu proprio in quegli anni che un presunto cugino della Lakwena, Joseph Kony, fondò un nuovo gruppo armato denominato prima "Forza mobile dello spirito santo" e successivamente "Esercito di resistenza del signore". I giovani combattenti dell'Lra lo definiscono un "santo maestro", un "profeta buono", come se la loro ragione fosse stata azzerata da chissà quale malefico artificio. E c'è addirittura chi parla di un'ipnosi collettiva operata dal padre fondatore dell'Lra, un "pazzo lucido" che vuole imporre a tutti i costi il decalogo dell'Antico Testamento al posto della costituzione attualmente in vigore in Uganda. Il suo credo è un miscuglio di credenze che legittimano il ricorso alla violenza contro chiunque intenda protestare con l'uso della ragione o del semplice buon senso. D'altro canto, risulta assai arduo comprendere la follia di donne guerrigliere come Mary e Agnes che assaltano le missioni cattoliche, picchiando a sangue la gente e sparando all'impazzata all'interno degli edifici parrocchiali, nonostante abbiano sulle spalle i loro neonati che allattano tra un combattimento e l'altro. Nato a Odek, nei pressi di Opit, nel distretto di Gulu, il capo degli "olum" aveva manifestato sin da bambino profondi segni di squilibrio. I suoi genitori lo affidarono ad uno stregone locale. Sua madre raccontò a padre Raffaele Di Bari - missionario comboniano ucciso dallo Lra il 1 ottobre del 2000 -, che il figlio era stato sottoposto ad una sorta d'esorcismo. Con il risultato, disse sempre la donna, di essere posseduto permanentemente da uno "spirito di guarigione". La verità è che, negli anni, il suo stato mentale è peggiorato notevolmente. Nel 1994, a seguito di un contatto diretto con l'esercito governativo sudanese, Kony s'impegnò a combattere contro Kampala reclutando con la violenza bambini (prevalentemente dagli 8 ai 16 anni) nei distretti "acholi" e "lango" del Nord Uganda. In cambio, le autorità sudanesi decisero di fornire armi e munizioni, oltre che concedere ai ribelli le basi operative sul proprio territorio a Jabulen (Equatoria, Sud Sudan), al 39° miglio sulla strada che collega Juba a Nimule. Per ammissione dello stesso presidente sudanese Omar Hassan el-Bashir, prima che le relazioni tra Khartum e Kampala si normalizzassero, un paio d'anni fa, l'Lra è stato appoggiato per oltre un decennio dal suo esercito, in funzione anti-ugandese. Ma testimonianze dirette, raccolte in questi mesi dalla società civile, smentiscono le affermazioni del leader sudanese. Khartum continua infatti ad appoggiare Kony, fornendo equipaggiamento militare ai ribelli e recapitandolo a Nisitu, una località a sud di Juba controllata dallo Lra. In effetti, la riconquista della cittadina sudsudanese di Torit da parte dei governativi sudanesi, avvenuta lo scorso anno, sarebbe stata possibile proprio grazie all'aiuto dell'Lra. Nel frattempo Kampala continua a essere un fedele alleato di John Garang, leader storico dello Spla (Esercito popolare di liberazione del Sudan), formazione antigovernativa sudsudanese. Alcuni osservatori ritengono che un accordo di pace tra il governo sudanese e lo Spla, in fase di definizione a Naivasha in Kenya, possa giovare anche alla causa di pacificazione nel Nord Uganda. Altresì il gruppo di Kony sembra ormai una scheggia impazzita che solo un contingente militare internazionale (una forza di "peacekeeping", sotto l'egida dell'Onu) potrebbe arrestare. Il fatto poi che l'esercito governativo non sia mai riuscito a piegare gli "olum", secondo fonti dell'opposizione ugandese, dimostra la scarsa volontà politica di Museveni di risolvere il problema. Kampala, infatti, dispone di truppe ben addestrate che hanno operato per anni in Congo. Viene il dubbio - affermano molti osservatori - che la guerra nel Nord del Paese serva a tenere a bada gli acholi, tradizionalmente ostili nei confronti del leader ugandese. In questi anni i ribelli hanno ucciso anche due missionari: padre Egidio Biscaro e padre Di Bari. Il primo cadde in un'imboscata sulla strada tra Kitgum e Pajule il 29 gennaio del '90. Padre Di Bari fu invece assassinato dieci anni dopo. Secondo fonti ben informate, il numero dei ribelli è stimato attorno alle quattromila unità, di cui il 90 per cento risulta essere stato rapito in età preadolescenziale o adolescenziale. I bambini rapiti entrano a far parte del movimento solo dopo l'unzione (in acholi "wiro ki moo") che viene somministrata sul corpo della nuova recluta secondo un rituale ideato dallo stesso Kony. Lo scopo è duplice: serve a dare l'illusione che il giovane guerrigliero sia protetto dal fuoco delle pallottole e a vincolarlo al movimento attraverso un legame ritenuto dagli stessi ribelli indissolubile. Secondo monsignor John Bapist Odama, arcivescovo di Gulu, in questi anni i ribelli hanno sequestrato "oltre 20mila bambini e ucciso almeno 100mila persone". Ma egli stesso ammette che le cifre potrebbero essere addirittura molto più elevate considerando le difficoltà oggettive nel monitorare il conflitto. È per questo che il presule invoca un intervento della comunità internazionale prima che sia troppo tardi. Un proverbio acholi dice che "un pazzo è riconoscibile non solo dalle parole, ma soprattutto dalle azioni". È il caso di Kony e dei suoi crudeli seguaci. [CO]

http://www.giovaniemissione.it/mondo/Uganguerrasud.htm

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