Indymedia e' un collettivo di organizzazioni, centri sociali, radio, media, giornalisti, videomaker che offre una copertura degli eventi italiani indipendente dall'informazione istituzionale e commerciale e dalle organizzazioni politiche.
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[Genova G8] DisFare Informazione
by imc -italy Wednesday June 09, 2004 at 09:20 PM mail:  

-

# DisFare informazione #

I mezzi di comunicazione indipendente stanno crescendo rapidamente. Si intersecano con forme molteplici di lotta e resistenza sociale, mentre repressione e intimidazione colpiscono ogni tipo di espressione non allineata. Vogliamo aprire una discussione sul senso,le modalità e l'organizzazione con cui noi, come indymedia italia, e con noi molte altre realtà di informazione alternativa a quella ufficiale, stiamo costruendo un percorso collettivo.

- Brevemente, cos'è indymedia e come è gestita.

Curios* di mostrare gli scheletri nascosti dietro vetrine luccicanti; attenti a non scivolare nel mondo viscido del mediascape; impermeabili alle lusighe della societa' della dis-informazione; incattiviti da milioni di ore di immagini imposte; irriverenti verso il mondo della mistificazione, ogni giorno migliaia di attivisti, in 55 paesi del mondo, mantengono vivi: uno strumento, uno spazio, delle relazioni. Pubblicano articoli. Scattano fotografie. Girano video. Scrivono il codice del software.
Indymedia e' "ovunque e da nessuna parte". Perchè e' una rete: uno strumento di comunicazione e informazione aperto, orizzontale, diffuso. E' un media costruito dagli utenti. La notizia, la modalita' organizzativa degli eventi, sono determinate dal basso: non nel chiuso di redazioni giornalistiche, ne' di comitati ristretti di professionisti dell'informazione che sono al servizio di chi detiene il controllo dei mezzi di comunicazione e con essi la possibilita' di condizionare e determinare la vita politica dei vari Paesi.

Indymedia italia, senza bisogno di avere portavoce o direttor*, in modo aperto e consapevolmente collettivo, cresce grazie alla partecipazione diretta di tutt* coloro che decidono, anche per una sola volta, di provare ad uscire dalla gabbia della rappresentazione mediatica. Costruendo o raccontando, in prima persona, la propria storia. I processi decisionali dentro Indymedia sono basati sul metodo del consenso e sulla partecipazione - un'alternativa concreta alla gestione redazionale dell'informazione - e avvengono in "luoghi" di discussione pubblici, ovvero e principalmente nelle liste via mail, che sono divise per argomenti: vedi: http://italy.indymedia.org/contact.php3).
Insieme, in modo trasparente, discutiamo le notizie da mettere nella colonna centrale; gestiamo la pubblicazione aperta nella colonna di destra (nascondiamo i post doppi, commerciali, fascisti, razzisti, sessisti e la propaganda partitica); ci procuriamo denari, strumenti e attrezzature per sviluppare il progetto indymedia, nei nodi locali oppure investendo risorse e saperi per aiutare altri indymedia (vedi i progetti in Palestina e in Argentina); decidiamo l'organizzazione di eventi e produzioni; ci confrontiamo per trovare soluzioni a problemi tecnici e legali.

- Indymedia, dopo Genova

Durante i giorni del g8 sono stati raccolti centinaia di filmati, fotografie, testimonianze che hanno permesso a milioni di persone in tutto il mondo di capire subito quello che stava succedendo a Genova. In quei giorni, moltissim* tra i manifestanti hanno sentito la necessita' di partecipare attivamente alla documentazione della protesta e hanno voluto testimoniare ciò che era accaduto prima e durante le cariche della polizia.
I resoconti sono stati raccolti nel media center della scuola Diaz (in cui erano presenti Radio Gap, Carta, Indymedia tra le realta' che fanno comunicazione indipendente), perche' gli stessi manifestanti hanno individuato quel luogo come uno spazio aperto per raccontare la propria esperienza e depositare i propri materiali.

Il materiale raccolto e' stato subito utilizzato per la creazione di un video, *aggiornamento 0.1*, che e' stato montato in tempi brevissimi, con l'intento di testimoniare le violenze compiute dalla polizia in quei giorni. Nei mesi successivi sono state distribuite oltre 2500 copie del video in tutta Italia, spesso nel corso di iniziative e proiezioni pubbliche, che hanno mostrato una Genova che molti avrebbero voluto nascondere.
Per rispondere alla necessita' di fornire una testimonianza oggettiva sui fatti di Genova, Indymedia ha messo a disposizione della Commissione per i Diritti Umani dell'Onu e del gruppo legale impegnato nella difesa dei manifestanti, le immagini per il video *I diritti negati*, che riguardano le violenze e gli abusi delle forze dell'ordine.
Le immagini girate dal tetto della scuola Pascoli durante l'irruzione nella scuola Diaz, hanno permesso di smascherare le bugie di chi aveva gestito un'azione criminale e sanguinaria.

Tutto questo a qualcuno non e' piaciuto.

Il 20 Febbraio 2002 vengono perquisite alcune presunte sedi di indymedia: il centro sociale Gabrio di Torino, il centro sociale Tpo di Bologna, la casa occupata Ceccorivolta di Firenze, la sede dei Cobas di Taranto.
A firmare i mandati di sequestro probatorio sono i pm Anna Canepa e Andrea Canciani, titolari del filone di indagine "sulle devastazioni e i saccheggi" avvenuti durante il g8 di Genova.
Mentre a Firenze, Torino e Taranto sono sequestrati solo materiali video gia' da tempo in distribuzione, a Bologna avviene il sequestro piu' consistente: dal Teatro Polivalente Occupato viene portato via, insieme a tutti i computer (non solo quelli del gruppo locale che partecipa al progetto Indymedia), anche l'archivio video di Indymedia. Tale archivio, normalmente salvaguardato e conservato altrove, transitava in quella settimana al tpo di bologna per consentire ad attivist* di tutta Europa di selezionare le immagini per un video su Genova.

Questo materiale, in quanto sequestrato, e' stato acquisito come prova per i processi di Genova, insieme alle migliaia di ore di filmati di: camere di sorveglianza di supermercati e banche, di televisioni, polizia, carabinieri e vigili urbani.

- Memoria, archivio, tutela del materiale

La memoria e' la fonte essenziale a cui si ricorre per valutare il peso e misurare l'impatto sociale degli eventi. La trama collettiva della memoria e' essenziale per leggere il presente e porsi obiettivi per il futuro. Senza una memoria condivisa non avremmo davanti che frammenti di eventi e di vissuto, non ci sarebbe un senso ed un valore, una trama ed un punto di vista collettivi, autonomi ed indipendenti.
La memoria per i centri del potere dovrebbe ridursi a materiale buono da passare nei tribunali, prova di colpevolezza per stabilire reati. Secondo loro, le immagini non devono piu' servire a raccontare o narrare diversamente, a costruire un'altra memoria: per loro sono buone come tracce di presunti delitti.

L'informazione indipendente e' sempre piu' spesso bersaglio degli apparati repressivi e non e' piu' sufficiente pensare di appellarsi solo a diritti ormai quotidianamente calpestati. I media e le nuove tecnologie sono cosi' cruciali nella formazione del consenso e nel controllo culturale, che gli apparati governativi e dello stato intervengono per censurare e regolare accessi e contenuti della Rete, per reprimere le forme indipendenti di utilizzo sociale e collettivo delle nuove tecnologie.

Indymedia, dopo l'esperienza di Genova, ha dovuto gestire una grande quantita' di materiali (110 ore di girato solo in formato DV), parte dei quali sono stati archiviati e editati durante le produzioni. Il materiale sequestrato a Bologna invece era editato solo in parte.
Una mancanza grave, che ha reso evidente la necessita' di rivedere l'organizzazione dell'archivio e di ragionare ancora una volta su come si deve usare una telecamera nel corso di cortei o azioni. Dalla nostra esperienza collettiva e' nato il Vademecum mediattivista.

Un grave errore e' stato in particolare custodire il materiale di tanti attivisti in un unico archivio localizzabile e non decentrato. La gestione dell'archivio video (cosi' come di quello fotografico), deve essere una priorita' per chiunque voglia fare informazione.
Archiviare vuol dire catalogare le immagini, annotandone il time-code (ovvero, prendendo nota dei minuti e secondi in cui si trova una certa sequenza) e inserendo i dati in un database. Ma archiviare, per un* mediattivista, significa anche fare una pre-selezione del girato: rivedere con attenzione quanto filmato in un corteo o durante un'azione, avendo cura di andare ad editare (ovvero modificare, tagliare, ricucire) le parti in cui ci sono persone riconoscibili. Dell'originale, non deve rimanere traccia nel vostro archivio: solo cosi' potrete essere cert* che state davvero rispettando le persone che avete ripreso loro malgrado.

L'Archivio futuro di Indymedia

Indymedia archiviera' soltanto materiale editato "ab origine": ovvero, il materiale sara' accettato in custodia solo se gia' editato.
Indymedia utilizzera' un archivio decentralizzato: ogni singolo o gruppo che partecipa al progetto e' invitato a curarsi dell'organizzazione, dell'aggiornamento e della sicurezza della propria parte di archivio. I vari archivi potranno essere poi indicizzati attraverso un sistema nazionale di database che permettera' di effettuare ricerche specifiche.

Nel frattempo, abbiamo deciso di investire energie nei lavori necessari alla sistematizzazione per l'archivio G8 di genova.

http://italy.indymedia.org

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