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Il Movimento Sionista ed i suoi obiettivi
by informazione Saturday June 12, 2004 at 09:59 AM mail:  

La nascita del sionismo. Molti gruppi ebraici del nostro continente pensavano di realizzare uno stato libero,non confessionale,per il riscatto del proprio popolo, seguendo un cammino non molto diverso da quello del nostro Risorgimento.

La nascita del sionismo. Molti gruppi ebraici del nostro continente pensavano di realizzare uno stato libero,non confessionale

Il resoconto del primo Congresso sionista[1],che si aprì il 29 Agosto 1897 a Basilea, fu molto esiguo e si focalizzò prevalentemente su alcune informazioni di carattere organizzativo,come la nomina del presidente,Theodor Herzl,redattore della “Neue Freie Presse”,e l’approvazione di un ringraziamento al sultano per l’ospitalità che accordava agli israeliti nel suo impero[2].Gli oratori principali furono lo stesso Herzl e Max Nordau[3],anch'egli scrittore,che all'inizio della sua attività non si era interessato a questioni ebraiche.Dopo molte discussioni,il Congresso fissò gli scopi e gli intenti del movimento,in quella formula passata alla storia come“ Programma di Basilea”:il Sionismo aspirava alla creazione di una sede nazionale garantita dal diritto pubblico,per il popolo ebraico in Palestina.I mezzi per raggiungere quella meta erano così fissati:1)il ripopolamento della Palestina da parte di contadini,operai
ed artigiani ebrei, in modo corrispondente allo scopo;2)l'organizzazione e il collegamento di tutti gli ebrei per mezzo di istituzioni adatte,locali e generali,in armonia con le leggi di ciascun Paese;3)il rafforzamento del sentimento e della coscienza nazionale;4)passi preliminari onde ottenere l'assenso del governo ottomano.Al di là del programma di Basilea,fu stabilito di convocare di quando in quando altri congressi,affinché il popolo ebraico potesse avere un costante punto di riferimento nel difficile cammino verso la fondazione del nuovo Stato.In occasione del secondo congresso avvenuto il 30 agosto 1898,il giornale si rifece ad una nota dell’agenzia Stefani.Il breve articolo focalizzava la sua attenzione prevalentemente sulla volontà dei sionisti di acquistare il territorio della Palestina dal sultano,che non era alieno dal concedere la vendita,ma i capitali necessari non erano ancora raccolti.[4]Il giornale non seguì attentamente il terzo e quarto congresso,tuttavia pubblicò delle note d’agenzia per tenere informato il lettore[5].
Nel 1901 il quotidiano rese nota la risposta negativa della Camera alla domanda del governo ottomano a diversi paesi europei,fra cui l’Italia,per impedire l’emigrazione ebraica[6].È da mettere in risalto che per la prima volta nel 1903 il “Corriere della Sera” inviò un corrispondente, che si firmava J,a seguire i lavori del congresso.Il giornalista dimostrava di avere una discreta conoscenza della storia ebraica recente, esprimendo simpatia e comprensione per le aspirazioni degli israeliti aderenti al movimento.
In quell’anno le proposte di Herzl si fecero più pressanti e si indirizzarono soprattutto verso zone come l’Uganda,il Mozambico,il Congo,coinvolgendo quindi le autorità inglesi,portoghesi e belghe.Il giornale informò in una nota di agenzia dell’abbandono del progetto di colonizzazione di El Arish a causa delle difficoltà di irrigazione[7].Theodor Herzl affermava che i negoziati con l’Inghilterra non avevano dato degli effetti positivi,per cui il progetto del Sinai doveva essere abbandonato; tuttavia l’Inghilterra avrebbe messo a disposizione l’Africa occidentale,a patto che, sia pure amministrata dagli israeliti,tale porzione di territorio rimanesse comunque sotto la sovranità inglese.Negli articoli inerenti le proposte dell’Inghilterra,sia i dispacci dell’agenzia Stefani che il corrispondente alternano Africa occidentale e orientale,nonostante la proposta inglese riguardasse l’Uganda.Nella stessa seduta Herzl notava come sia il sultano sia l’imperatore tedesco Guglielmo avessero espresso la loro simpatia per il movimento sionista.È interessante notare che i progetti e le iniziative sioniste continuavano a trovare dissenziente la maggioranza della comunità ebraica berlinese;infatti un membro del congresso,Davis Triesch[8], mosse vivaci critiche ai dirigenti del congresso stesso.Una parte dei lavori fu dedicata alla discussione del rapporto sulla gestione del comitato d’azione,organo deputato alle iniziative diplomatiche ed economiche per la realizzazione del progetto[9].Molti oratori si mostrarono insoddisfatti della linea di condotta del comitato d’azione,soprattutto per ciò che riguardava le trattative diplomatiche condotte nel completo silenzio.Il corrispondente descriveva l’inizio dei lavori con tono pieno di favore e di fiducia,e sottolineava l’impressione ricevuta che i partecipanti mostrassero aperta solidarietà per gli ebrei oppressi[10].Il numero dei congressisti era particolarmente elevato,circa settecento delegati di associazioni ebraiche e un numero molto maggiore di semplici partecipanti,appartenenti alle più disparate nazionalità.Le discussioni più accese riguardavano l’attuazione del progetto sionista;erano particolarmente importanti i contrasti sulla sede del futuro Stato ebraico;ma-come notava il corrispondente-l’asprezza delle discussioni rivelava la vitalità delle idee e l’immenso interesse con cui gli ebrei seguivano la questione sionista[11].Prima di riuscire a parlare con Herzl e Nordau,il giornalista si soffermò sulla nascita del movimento,definendolo come il più antico e il più nuovo ideale del disperso popolo di Israele dal momento in cui gli israeliti avevano lasciato la loro terra d’origine.Nell’articolo si parla anche di sionismo sentimentale,inteso come aspirazione istintiva del popolo di Israele ad una tradizione di “razza” e di religione, che,per i suoi caratteri non prettamente pratici,poteva avere una parvenza di sogno e di desiderio inappagabile.Tuttavia,si era anche verificata una spinta alla azione pratica,grazie all’appoggio economico e politico fornito agli ebrei dell’Europa orientale,in condizioni assai disagiate e costretti all’esilio.La costituzione della patria ebraica non necessariamente doveva comportare l’emigrazione di tutti gli ebrei europei e d’oltreoceano,poiché in alcune nazioni il popolo ebreo viveva abbastanza liberamente e costituiva parte integrante delle società.Le rivendicazioni del movimento sionista riguardavano essenzialmente gli ebrei orientali,cioè,diceva esagerando,i nove decimi del popolo ebraico;israeliti sottoposti a maggiori
vessazioni politiche ed economiche e per i quali la nuova patria avrebbe rappresentato la possibilità di una nuova vita.Per gli ebrei italiani,ad esempio,“la nuova Sion”avrebbe rappresentato una patria puramente religiosa.Il giornalista esprimeva un’opinione molto comune,secondo la quale il sionismo era rivolto soprattutto agli israeliti di paesi come la Russia,in cui erano sottoposti alle peggiori persecuzioni,frutto di arretratezza culturale,dispotismo politico,scarsa modernizzazione.
Prima della nascita del movimento sionista vi furono vari tentativi di fondare moderne colonie ebraiche in Palestina ad opera di ricchi ebrei,fra i quali il barone Rothschild,Goldschmith,Hirsch.Così nel Paese nacquero alcune comunità agricole ebraiche.Dal 1897,nei congressi sionisti fu sempre discusso il progetto di una fondazione di una colonia ebraica con amministrazione di tipo europeo ma sotto sovranità turca.A partire da quella data,Herzl si era incontrato con il sultano turco -che peraltro non assecondò le richieste ebraiche-e successivamente con il governo russo,che si dichiarò favorevole all’impresa,dato che il progetto avrebbe favorito l’emigrazione degli ebrei russi.Infine-data la difficoltà di ottenere il territorio dal sultano-Herzl si rivolse all’Inghilterra,che accolse favorevolmente la proposta,per vagliare altre possibili soluzioni[12].Una prima dislocazione del nuovo Stato ebraico fu ipotizzata nella penisola del Sinai,ma successivamente questa offerta fu respinta per la mancanza di acqua nella zona;l’Inghilterra aveva poi suggerito l’Africa orientale nell’area dei laghi equatoriali.In ogni caso,l’iniziativa coloniale aveva bisogno di una solida base economica,realizzata attraverso tre istituzioni.Il giornalista si mostrava stupito del fatto che,nonostante la presenza di ebrei benestanti,il capitale in possesso del movimento sionista fosse abbastanza esiguo, e osservava come la maggiore parte degli israeliti ricchi considerasse in maniera
negativa il sionismo,perché esso avrebbe portato ad un aumento dell’antisemitismo e ad ulteriori difficoltà nella assimilazione con altre razze[13].La proposta inglese dell’Africa orientale provocò vari dissensi ed un’ala del congresso insisté per il rifiuto dell’offerta,poiché si giudicava con più favore la soluzione della Palestina,anche se realizzabile solo a lungo termine;i vantaggi della proposta furono invece esaltati da Herzl e Nordau.Herzl era favorevole alla costituzione del“Regno di Gerusalemme” nell’Africa occidentale,come si deduce da una sua lettera che il barone Montefiore, presidente della fondazione sionista inglese,pubblicò alla fine del dicembre del 1903. Il giornale ne diede notizia tuttavia non rese nota la lettera del capo dei sionisti[14].Ma i dissensi non mancavano,il giornale segnalò la lettera al“Times”di un importante personaggio pubblico inglese,il quale, come ebreo,biasimava energicamente le decisioni del congresso sionista di Basilea riguardo al progetto di una colonia nell’Africa Australe.[15]Nello stesso mese si tenne a Londra una assemblea di sionisti,reduci dal congresso di Basilea.I delegati riferirono del progetto di colonizzazione dell’Africa orientale,affermando l’importanza del progetto come primo passo verso la ricostituzione del regno di Sion.[16]L’assemblea espresse il suo ringraziamento all’Inghilterra per l’appoggio concesso al movimento.
La proposta e il progetto di una fondazione di una colonia ebraica nell’Africa orientale trovavano dissenzienti proprio coloro che avrebbero dovuto in teoria trarne il maggior giovamento,ovvero gli ebrei polacchi e russi costretti nelle loro patrie a subire periodiche violenze a carattere antisemita.Il“Times”,che aveva seguito i lavori dell’assemblea,giudicava il progetto irrealizzabile,ed esprimeva l’opinione che il ritiro degli ebrei in massa in una colonia,sia in Uganda che in Palestina,dovesse nuocere alla loro “razza”,perché la parte più eletta di essi avrebbe perso i vantaggi di cui godeva fra le nazioni civili.[17]Al giornale inglese giunsero molte lettere di persone che abitavano in quei territori oggetto della proposta,nelle quali si invitava il governo inglese a ritirare l’offerta,giudicando impossibile il successo di una colonia ebraica.
Il “Corriere della Sera” pubblicò un altro articolo sulla possibile concessione di un territorio agli israeliti da parte dell’Inghilterra[18].Il servizio,non firmato,faceva riferimento al romanzo della scrittrice George Eliot[19],Daniel Deronda,che aveva dato come meta al suo protagonista la fondazione del nuovo regno d’Israele[20]. Le aspettative della scrittrice,in quel periodo duramente criticate,avrebbero potuto essere confermate dal fatto che il governo inglese,se non aveva ancora accettato la proposta,stava comunque vagliando il progetto.La fondazione di una colonia prettamente ebraica avrebbe aperto, in caso di successo,la strada verso la realizzazione di un sogno secolare della “razza” dispersa[21],mentre in caso di insuccesso,una simile iniziativa avrebbe comportato la condanna definitiva di ogni altro progetto analogo e più ampio.Il giornalista notava come sia la stampa sia il governo inglesi si accingessero ad esaminare la questione con molta serenità e senza pregiudizi,anche se si doveva porre attenzione ai commenti dei più alti esponenti inglesi dell’ebraismo,che giudicavano il progetto troppo ardito.Anche ammettendo che vi fosse un’emigrazione dai centri orientali,non comprendevano infatti come fosse pensabile la fondazione di una colonia in un Paese selvaggio.Gli israeliti inglesi prendevano anche in considerazione la pericolosità di immettere colonie estere nei territori dell’Impero britannico.Per quanto concerneva l’aspetto economico,venivano indicate altre difficoltà:un’emigrazione di massa avrebbe comportato spese ingenti per il mantenimento almeno nei primi anni e per la dotazione di attrezzatura adatta.
Gli ebrei inglesi avevano assecondato per un certo periodo le idee del movimento sionista;anche Beniamin Disraeli sembra che avesse pensato alla possibilità di insediare i suoi correligionari[22] in Palestina,ma era proprio la sua vicenda a rendere gli israeliti inglesi scettici di fronte a tale progetto.Disraeli fece cadere le barriere che si ergevano tra le libertà britanniche e i ghetti,e la cittadinanza inglese era considerata dagli ebrei inglesi più preziosa di una autonomia politica,si erano aperte loro molteplici carriere prima interdette.Il progetto aveva avuto una viva accoglienza a Londra,dove vi era un quartiere ebraico povero,formato in prevalenza
da russi e polacchi.Il governo inglese ritenne opportuno ritirare la sua proposta di concedere un territorio nell’Africa occidentale ai sionisti;nel riportare la notizia non vengono menzionati i motivi della ritrattazione,probabilmente ciò fu dovuto alle polemiche che causò l’offerta ed alle difficoltà da affrontare per l’eventuale colonia sionista in un ambiente così diverso da quello europeo[23].Poiché in ambito sionista si continuò a discutere dell’offerta inglese,è molto probabile che la notizia non corrispondesse al vero.Il corrispondente,che seguiva i lavori del congresso, sottolineava l’enorme importanza di questo dibattito,notando come un popolo che voleva accrescere e formare dalle fondamenta la dignità della sua vita collettiva era degno di richiamare l’attenzione universale.[24] Successivamente il giornalista ebbe la possibilità di intervistare Herzl,il quale precisò che la presa in considerazione della proposta del ministro delle colonie inglesi Chamberlain non implicava necessariamente l’abbandono del progetto iniziale;anzi,il comitato continuava a lavorare per condurlo a buon termine,ma sarebbe stato un grave errore opporre un netto e deciso rifiuto alla proposta inglese,negando così ad un cospicuo gruppo di ebrei la possibilità di fuggire da nuove sofferenze e privazioni. Herzl continuava parlando dell’emigrazione ebraica,diretta soprattutto verso l’Inghilterra e gli Stati Uniti,con la consapevolezza che questo fenomeno non sarebbe durato a lungo,poiché entrambi i Paesi erano sul punto di approvare leggi limitative dell’immigrazione.Herzl pensava che,dopo il rifiuto del sultano,l’appoggio russo alle richieste del congresso fosse da prendere in considerazione,auspicando la creazione di uno Stato autonomo entro l’impero ottomano.Si complimentò per l’interesse mostrato dal “Corriere della Sera” ai lavori del congresso,che avrebbe certamente contribuito a procacciare al sionismo nuove simpatie[25].A poche ore dal colloquio con il dottor Herzl,il corrispondente assistette alla votazione per l’affidamento a una commissione tecnica del compito di valutare il territorio offerto dall’Inghilterra,e notò che gli ebrei occidentali si erano espressi favorevolmente, mentre quelli orientali avevano votato contro.Successivamente il corrispondente ebbe un colloquio con Nordau,che lavorava instancabilmente al congresso presiedendo le sedute,intervenendo come oratore e come consigliere.Egli, nell’intervista,si soffermò particolarmente sulle sofferenze che per duemila anni il popolo ebraico aveva dovuto subire,privato sia dei diritti civili che di quelli umani ed esposto al disprezzo generale.Nordau spiegò che l’opposizione degli ebrei orientali alla proposta inglese derivava dal fatto che la loro spiritualità era molto forte- erano più mistici che pratici-ed in loro prevaleva il sentimento religioso,mentre gli altri desideravano migliorare le loro condizioni sociali[26].Per Nordau vi era l’emergere di ambizioni personali sul popolo che avrebbe potuto vivere una vita politica indipendente.Egli era persuaso che l’ora del “Risorgimento” era arrivata anche per il suo popolo,e il termine italiano lo induceva a paragonare la nostra storia con quella degli ebrei,poiché anche il popolo italiano aveva sofferto per secoli la dominazione straniera,nonostante le sue illustre origini.La differenza tra i due popoli era individuata da Nordau nel fatto che il popolo ebraico aveva sopportato sofferenze maggiori e per una superiore causa.Con la fondazione dello Stato ebraico,certamente i problemi non sarebbero finiti,ma probabilmente aumentati.A questo proposito,il corrispondente notava che di certo il popolo ebraico non avrebbe fatto risorgere il tempio di Salomone,“re dei rovi ardenti e dalle vette nebulose dei monti,non avrebbe più parlato Dio ai duci del popolo eletto”,ma avrebbe necessariamente conseguito una vita migliore,più sicura e,per quanto possibile,più serena[27].
Il congresso sionista si chiuse il 30 agosto 1903 con un discorso di Herzl,ascoltato in religioso silenzio da tutto il congresso;il giornalista notò l’entusiasmo dei partecipanti alla fine dei lavori:consapevoli di aver trovato,dopo lunghe sofferenze, una nuova ragione di vita[28].La proposta di insediamento in Uganda degli israeliti provocò reazioni di protesta in questo Paese e,secondo il “Times”,sarebbe stato opportuno invece per gli ebrei assimilarsi completamente nelle nazioni in cui già si trovavano[29].L’ex governatore dell’Uganda affermò che il progetto di insediamento era pericoloso,attuabile solamente in territori molto estesi-come ad esempio il Brasile-e con un clima meno ostile di quello equatoriale africano; icordò tentativi analoghi con esiti decisamente negativi quando i coloni ebrei si erano trasformati in predoni[30].Sempre nello stesso anno il giornale dedicò particolare attenzione ad un attentato nei confronti di Max Nordau[31].Un giovane studente israelita,Chaim- Selik Louran,si era introdotto ad un festa organizzata dai sionisti a Parigi e aveva tentato di ferire lo scrittore con svariati colpi di pistola.Gli altri invitati,accortisi subito delle intenzioni del giovane,lo avevano immobilizzato in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine.Alla polizia il giovane aveva spiegato i motivi del folle gesto; non conosceva personalmente il leader sionista,ma era rimasto negativamente colpito dall’indifferenza da lui mostrata durante il primo congresso verso la futura sede dello Stato ebraico[32].Dopo qualche giorno lo scrittore ebbe modo di parlare con i giornalisti accorsi nella sua casa a Parigi[33].A suo parere, molti ebrei russi erano fermamente convinti che la fondazione di uno Stato in Africa significasse la rinuncia definitiva all’insediamento in Palestina,da costoro i sionisti erano trattati come traditori.Egli personalmente non aveva direttamente proposto il progetto della colonia africana,ma aveva espresso il parere che fosse studiato con attenzione.
Prima dell’attentato,durante la festa,Nordau aveva espresso le sue opinioni su coloro che più avevano in odio i progetti discussi nei congressi sionisti,gli ebrei rivoluzionari[34].Lo scrittore intendeva le correnti socialiste più estreme.I progetti rivoluzionari di questi ebrei non erano riconosciuti dal sionismo,che non presupponeva delle rivendicazioni di carattere sociale.Oltre a queste “frange” contrarie,da cui bisognava guardarsi,altri “nemici” della causa erano indicati dallo scrittore in uomini come Reinach e Rothschild,che predicavano un tipo d’assimilazione che in realtà era una fusione,cioè la scomparsa della comunità ebraica.
Il “Corriere della Sera” seguì con attenzione anche lo svolgimento del Congresso del 1905,pubblicando una serie di articoli che davano indicazioni sullo svolgimento dei lavori nelle diverse giornate.Nel primo,apparso sul numero del 26 luglio,si comunicava l'apertura del Congresso per il giorno seguente e il tema principale discusso:l'accettazione o il rifiuto dell'offerta di un vastissimo territorio nell'Uganda, per un esperimento di colonizzazione ebraica,fatta dal Governo Britannico[35].Il giorno seguente venne data notizia dell'inaugurazione del Congresso e della costituzione ufficiale dell'ufficio di presidenza[36].Sullo stesso numero si legge un interessante articolo riguardante i dissensi all’interno dell’ebraismo sul sionismo[37]. L’articolo era ripreso da una corrispondenza del “Journal des Debats”.Nella prima parte si delineava l’influenza che il sionismo aveva nei paesi europei e negli Stati Uniti,dove aveva ottenuto parecchie adesioni.Il giornalista lo definiva come un rinnovamento del nazionalismo israelita tradizionale,intendendo la consapevolezza da parte degli ebrei di costituire una nazione.Il sionismo era combattuto dall’internazionale operaia al pari degli altri nazionalismi.L’associazione rivoluzionaria israelita più importante in Russia e in Polonia, il Bund[38],ritenendo che gli ebrei dovessero conquistare in ogni Paese la loro autonomia locale,
combatteva il sionismo perché lo considerava come un moto borghese,reazionario e clericale,tendente a trattare coi governi e a favorire l’esodo degli israeliti in Palestina.Il giornalista notava che il Bund aveva perso una parte dei suoi aderenti passati al sionismo.Un’altra opposizione al movimento veniva dall’alta classe israelita:questa,assimilatasi completamente nei paesi dove risiedeva,trovava imbarazzante che una parte dell’ebraismo proclamasse che le masse ebree,anche se emancipate dalle leggi civili,fossero assolutamente refrattarie ad ogni assimilazione.Le più potenti famiglie ebraiche avevano potuto,grazie alla loro influenza e alle loro possibilità economiche,imparentarsi con le maggiori casate aristocratiche cattoliche[39].Secondo il giornale francese,il sionismo era quindi destinato prettamente alle masse operaie ebree,come possibilità di avere un’educazione,un orgoglio,una speranza che le sollevasse dalla loro degradazione,persuadendole di far parte di una “razza” e di una comunità invincibile,chiamandole a ricostituire la loro autorità e a riconquistare l’indipendenza sul suolo nativo.L'argomento principale continuava ad essere la proposta inglese dell'Uganda,di cui si presentava un rapporto sulle condizioni del territorio,che non apparivano particolarmente favorevoli.Si apriva allora un'accesa discussione tra quelli che volevano accettare un'altra proposta inglese,poiché il territorio proposto era riconosciuto inadatto alla colonizzazione[40],e quelli favorevoli solo alla scelta della Palestina.Nel numero del 31 luglio un articolo trattava la risoluzione stabilita sulla questione Uganda:il Congresso manteneva fermamente i principii del suo programma,tendenti a stabilire una patria per tutti gli Israeliti in Palestina e respingeva qualsiasi colonizzazione fuori della Palestina o dei paesi vicini. Ringraziava il Governo inglese per la sua offerta di un territorio nell'Africa Orientale e dopo aver preso visione dei rapporti dichiarava l'affare chiuso e costatava con gran soddisfazione l'approvazione data dall'Inghilterra alla soluzione della questione sionista,sperando che il Governo inglese accordasse i suoi buoni uffici ovunque l'applicazione del programma di Basilea fosse stato possibile.[41]La risoluzione fu approvata a gran maggioranza,anche se il gruppo socialista abbandonava l'assemblea per protesta.Nonostante la relazione presentata al congresso giudicasse non idonea l’Africa Orientale,nell’agosto dell’anno successivo il giornale diede notizia che duemila israeliti avevano votato una risoluzione in cui si affermava che lo stabilimento di una colonia israelita nell’Africa orientale britannica era il solo mezzo per procurare la libertà ai correligionari russi[42].Nella stessa seduta fu letta una dichiarazione dell’alto commissario inglese del Sud-Africa Lord Selborne,in cui esprimeva la sua indignazione per i fatti verificatisi in Russia(pogrom degli anni 1903-1906),ribadendo altresì la convinzione di ammettere la futura colonia israelita fra i paesi membri dell’impero britannico.La sensibilità mostrata verso le tematiche ebraiche può considerarsi uno dei segni dell’ispirazione liberale, che animava il moderatismo conservatore del “Corriere della Sera”.
FONTI STORICHE

[i]Anteriormente il primo congresso, il giornale pubblicò due articoli sul movimento sionista. Entrambi dimostrano una scarsa conoscenza della sua storia e delle varie correnti dell’ebraismo. In ogni modo, assumono molta importanza data la loro pubblicazione in prima pagina. Cfr. Il sionismo, “Corriere della Sera”, 31 marzo-1 aprile 1896.

Contro il sionismo, “ Corriere della Sera”, 9-10 luglio 1897.

[ii]Gli israeliti in cerca di una patria. “Corriere della Sera”, 31 agosto-1 settembre 1897.

[iii] Pseudonimo di Simon Maximilian Suedfeld nato a Budapest nel 1849 da una famiglia ungherese di origine ebraica. Fu un tipico rappresentante del positivismo, sottoponendo ad aspra critica la società e la cultura della fine del XIX secolo. Furono assai lette le sue opere in lingua tedesca: Die Konventionellen Lugen der Kulturmenscheit (1883), Paradoxe (1885). Come romanzi scrisse Entartung (1892), Das Recth zu lieben (1894).

Cfr. AA. VV., Encyclopaedia Judaica, op. cit., pp. 1211-1214.

[iv]Il secondo congresso dei sionisti, ”Corriere della Sera”, 30 agosto-1 settembre 1898.

[v] Il congresso dei sionisti .” Corriere della Sera”, 16-17 agosto 1899.

[vi] Gli israeliti in Palestina, “Corriere della Sera”, 5-6 maggio 1901.

L’impero ottomano si era reso conto dall’inizio del carattere del movimento sionista, allarmandosi per le possibili conseguenze sul piano politico, ed era ufficialmente contrario ai progetti sionisti. Questo non era dovuto a sentimenti antisemiti, ma a calcoli politici. Alla fine dell’ottocento l’impero doveva affrontare all’interno movimenti nazionalisti e secessionisti delle popolazioni soggette e all’esterno l’interferenza della grandi potenze europee. Se l’insediamento in Palestina avesse avuto successo, avrebbe creato una nuova minoranza con tendenze autonomiste, come succedeva in Armenia e in Macedonia. Inoltre, la maggioranza degli ebrei aveva la protezione delle potenze europee e godeva di privilegi extraterritoriali, quindi probabilmente l’interferenza degli altri Stati sull’impero ottomano sarebbe aumentata. Per opporsi all’insediamento sionista, le autorità agirono in due modi: proibirono l’immigrazione ebraica in Palestina e il trasferimento di terre agli ebrei non ottomani. Questi divieti di fatto non sortirono effetti: il divieto riguardava solo la residenza permanente in Palestina, e gli ebrei poterono sempre entrarvi liberamente per affari o per pellegrinaggio. La corruzione e la confusione burocratica, la complicità di venditori e intermediari arabi e soprattutto l’interferenza dei consoli stranieri a protezione dei diritti dei loro concittadini invalidarono anche le norme sulla vendita della terra. I consoli avevano il pieno diritto di intervenire per la protezione dei propri connazionali: il calcolo politico delle ingerenze sollecitò persino le società più apertamente antisemite, come quella Russa, ad adoperarsi in favore dei propri sudditi ebrei, che così godettero in Palestina della protezione che non avevano ottenuto in patria. Il governo ottomano si spinse fino all’invito alle potenze straniere di impedire l’emigrazione ebraica dai loro paesi, ottenendo ovviamente delle risposte negative, come questa del governo italiano. Nel 1901 le autorità, per tentare di regolamentare la futura immigrazione, concessero un’amnistia che dava diritti permanenti di residenza agli immigrati illegali che già vi risiedevano da lungo tempo. Cfr. Lewis Bernard, Semiti e antisemiti: indagine su un conflitto e un pregiudizio, Bologna, Il Mulino, 1986, pp. 185-187.

[vii] Il IV congresso dei sionisti.” Corriere della Sera”, 25 agosto 1903.

[viii] Davis Trietsch (1870-1935). Leader sionista e scrittore. Nato a Dresda, studiò a Berlino e a New York, approfondendo particolarmente i problemi dell’immigrazione. Si oppose alla politica di Theodor Herzl, insistendo per trovare praticamente un territorio quanto più vicino alla Palestina. Egli cercò invano di convincere il movimento ad adottare la sua idea di una “grande Palestina” che comprendesse la Palestina, Cipro ed El- Arish.

Cfr. AA.VV., Encyclopaedia Judaica, op. cit., pp. 1394- 1395.

[ix]Il congresso sionista, “ Corriere della Sera”, 25 agosto 1903.

[x]Il congresso di una razza, “ Corriere della Sera”, 26 agosto 1903.

[xi] Il regno di Sion, “ Corriere della Sera”, 27 agosto 1903.

[xii]Ibidem.

[xiii]Ibidem.

[xiv] Una lettera del capo dei sionisti, “Corriere della Sera”, 23 dicembre 1903.

[xv] La campagna contro il sionismo, “ Corriere della Sera”, 5 settembre 1903.

[xvi] Assemblea di sionisti, “ Corriere della Sera”, 8 settembre 1903.

[xvii]Ibidem.

[xviii]Intorno alla colonia anglo- sionista, “Corriere della Sera”, 23 settembre 1903.

[xix]Mary Ann Evans. Cfr. Mayer Hans, I Diversi, Milano, Garzanti, 1992, pp. 91-97.

[xx]Il romanzo a cui si riferisce il corrispondente è Daniel Deronda, pubblicato nel 1876; un giovane è educato in Inghilterra da un parente che gli nasconde la sua identità ebraica, alla fine ritorna all’ebraismo sposando una giovane ebrea francese. Presso gli ebrei inglesi il protagonista del romanzo rappresentò una possibilità di identificazione, che gli avrebbe portati ad una maggiore integrazione. Per quanto riguardava i non ebrei essi provavano una sorta di disagio e di inferiorità verso le alte qualità intellettuali e morali del protagonista. Cfr. Mayer H., op. cit., pp. 375-380.

[xxi] Intorno alla colonia anglo- sionista, “Corriere della Sera”, 23 settembre 1903.

[xxii] Invero, Disraeli si era convertito molto giovane all’anglicanesimo e quindi il politico inglese aveva soltanto delle origini ebraiche.

[xxiii]L’Inghilterra rifiuta il territorio ai sionisti, “Corriere della Sera”, 29 dicembre 1903.

[xxiv]Ibidem.

[xxv]Per la libertà e per la Palestina, “ Corriere della Sera”, 18 agosto 1903.

[xxvi]Un colloquio con Max Nordau, “ Corriere della Sera”, 29 agosto 1903.

[xxvii]Ibidem.

[xxviii]La chiusura del congresso sionista. Cerimonia solenne, “Corriere della Sera”, 30 agosto 1903.

[xxix]In Uganda non vogliono gli ebrei, “ Corriere della Sera”, 30 agosto 1903.

[xxx]L’Uganda contro il sionismo, “Corriere della Sera”, 1 settembre 1903.

[xxxi] Tentato assassinio di Max Nordau durante una festa di sionisti, “Corriere della Sera”, 20 dicembre 1903.

[xxxii] L’attentato di un sionista contro Marx Nordau. L’interrogatorio di Chain Selik Louran. “ Corriere della Sera”, 21 dicembre 1903.

[xxxiii] L’attentato di un sionista contro Marx Nordau. L’interrogatorio di Chain Selik Louran. “ Corriere della Sera”, 21 dicembre 1903.

[xxxiv] Marx Nordau e la questione semita, “ Corriere della Sera”, 24 dicembre 1903.

[xxxv]Il congresso sionista a Basilea, “Corriere della Sera”, 26 luglio 1905.

[xxxvi]Il congresso sionista, “Corriere della Sera”, 27 luglio 1905.

[xxxvii]Il sionismo e l’opposizione dell’alta classe israelita, “Corriere della Sera”, 27 luglio 1905.

[xxxviii] Con il termine tedesco Bund, che significa associazione, si è soliti indicare in forma abbreviata il movimento socialista ebraico Algemeiner Jidisher Arbeterbund in Lite, Poilen un Russland (espressione jiddisch che significa Federazione generale dei lavoratori ebrei in Lituania, Polonia e Russia). Il Bund fu fondato a Vilna nel 1897 soprattutto come sindacato operaio, ma in seguito svolse una funzione di vero e proprio movimento politico. Tenace avversario del sionismo, si batteva per la salvaguardia della lingua jiddisch e per i diritti degli operai ebrei nell’Europa orientale. Mentre in Russia, nel 1921, confluì nel partito bolscevico, in Polonia continuò a esercitare un importante e autonomo ruolo fino all’invasione nazista.

Cfr. Frankel Jonathan, Gli ebrei russi tra socialismo e nazionalismo (1862-1917), Torino, Einaudi, 1990, pp. 268-393.

[xxxix] Esempio di questa situazione ne I Moncalvo di Enrico Castelnuovo, pubblicato nel 1908.

[xl]Il congresso sionista, “ Corriere della Sera”, 28 luglio 1905.

[xli]Il congresso dei sionisti, “Corriere della Sera”, 31 luglio 1905.

[xlii]Per una colonia israelita in Sud- Africa, “ Corriere della Sera”, 2 agosto 1905.


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Origine storica del sionismo
by continua Saturday June 12, 2004 at 10:03 AM mail:  

Origine storica del sionismo

Agli inizi del XIX secolo apparvero i primi fautori di una nuova tradizione che si esprimeva sia in una critica della società contemporanea sia nel progetto di una società futura perfetta;già nel decennio 1830-40,per essa era stato coniato il nome di socialismo.Le radici di questo nuovo entusiasmo si potevano trovare nel pensiero del 18° secolo,nella sua umanità e nel suo secolarismo,nella sua fiducia, nella possibilità dell'edificazione umana e sociale e,in alcuni scrittori illuministi,nella sua fede sulla perfettibilità umana,e nella rivoluzione francese.Tuttavia, la rivoluzione francese appartiene alla preistoria del socialismo;la sua storia vera e propria ha origine dalla nuova realtà economica europea.Non basterà riferirsi alla rivoluzione industriale e spiegarsi tutto in questa chiave.Il problema allora più attuale era quello dell'espansione dell'economia preindustriale.
La fondazione dei grandi partiti socialisti copre gli ultimi 30 anni del secolo:ebbe inizio in Germania e finì in Gran Bretagna,con l'affermazione del Partito Laburista, avvenuta tra il 1900 e il 1906,sebbene quest'ultimo non sia diventato un partito dichiaratamente socialista fino al 1918.Questa politicizzazione del socialismo ebbe profondi effetti sulla politica sociale dei Paesi europei e sul socialismo stesso.In un paese dopo l'altro furono adottati vasti programmi legislativi di previdenza sociale, regolamenti di fabbrica,indennità per gli operai,assicurazioni sulla salute,sulla vecchiaia e sulla disoccupazione.Tra i vari movimenti,sorti dopo la pubblicazione del Manifesto di Marx ed Engels,se ne formarono anche alcuni per gli operai ebrei.Nel 1897 viene fondata a Vilna la"Unione Generale degli Operai Ebrei,Lituani,Polacchi e Russi",comunemente designata Bund.Questo partito riunisce i diversi nuclei operai ebrei che si erano venuti costituendo nell'Impero zarista fin dagli inizi degli anni 90. Dal 1910 in poi il partito riconosce ufficialmente l'Yiddish come lingua nazionale ebraica.Dopo la fallita rivoluzione del 1905(quando davanti al Palazzo dello Zar i soldati avevano fatto una strage di civili manifestanti)il Bund si indebolì notevolmente,tanto che gli iscritti passarono da un numero di 40.000 a 500.Il Bund, pur opponendosi ferocemente al sionismo,scivola gradualmente su posizioni sempre più nazionalistiche sotto l'urto del risveglio nazionale dei Paesi dell'Europa Orientale. Il Bund si scisse in seguito all'emigrazione massiccia degli operai ebrei soprattutto verso gli Stati Uniti.La sezione russa,fortemente rinvigorita con la rivoluzione di ottobre,confluirà nel partito comunista nel 1920.In seguito le posizioni politiche del Bund cambieranno in favore di un programma nazionalista,questo perchè gli ebrei dell'Europa Orientale ed in special modo gli ebrei russi,erano oggetto di persecuzioni (pogrom) che di certo non li facevano sentire parte integrante della società e non li facevano produrre (vedi i tessitori ebrei di Belstok ammessi nell'industria dai lavoratori polacchi solo in numero limitato)in modo sufficiente per rivendicare dei diritti.
Dopo gli anni di isolamento del Medio Evo abbiamo già detto che gli ebrei cominciarono a cercare un'emancipazione,una via che li portasse a contatto con il resto del mondo,al di là delle porte del Ghetto.Si iniziò allora un processo di assimilazione motivato dal desiderio di contatto con le società circostanti,processo difficile per gli Ebrei,i quali non solo dovevano fare uno sforzo per uscire dallo stato di prigionia culturale nel quale si erano ridotti,ma dovevano anche affrontare l'ostilità e l'insofferenza opposte dalle altre popolazioni nei loro confronti.Sopratutto
in Russia sia ebbero reazioni violente a questo processo,ma l'emancipazione avvenne lo stesso,anche nelle assurde condizioni cui gli Ebrei erano stati portati. L'assimilazione non favorì però lo spegnersi dell'antisemitismo,che avrebbe potuto essere vinto solo rinunciando a tutto ciò che differenziava il popolo ebraico dagli altri:la storia dimostra che l'antisemitismo ha radici molto profonde,che non permetterebbero mai l'assimilazione totale del popolo ebraico.La risposta a questa intolleranza fu data dal sionismo:quando un uomo ha una terra dove tornare,che gli copre le spalle,che lo protegge con la sua sola esistenza,è più difficile che egli venga perseguitato.Il sionismo è stato,se così si può definire,non tanto un movimento politico ma una forza spirituale che ha ridato agli Ebrei una volontà non più conservatrice ma creatrice,una nuova dignità.Esso è prima che la tendenza del popolo a tornare nella sua antica sede,la tendenza della civiltà ebraica a ritrovare quell'intima unità che la diaspora aveva spezzato e disperso.Questo sentimento nazionale aveva il potere di coinvolgere tutti gli strati della popolazione,non era il risultato,come accadde per altri movimenti politici,di elucubrazioni intellettuali,ma proprio l'espressione dell'anima popolare.Con questo tipo di ideologia vengono a coincidere per gli Ebrei,l'unità etnica e psichica che fino ad allora avevano rese ambigue le loro posizioni all'interno della società moderna,ricrea la figura dell'individuo valorizzandolo e rivoluziona le teoria antisemite.
Il sionismo,con il suo tentativo di normalizzazione del popolo,con la creazione di uno status civicus,svolgeva un ruolo fondamentale,compiva una vera e propria rivoluzione spirituale,rivalutava i valori fondamentali della civiltà ebraica.Ciò che ha dato al sionismo una capacità realizzatrice è stato il chalutzismo,il movimento pionieristico ebraico.Esso è l'espressione concretizzata del popolo ebraico della volontà di riconquistarsi da solo la propria indipendenza e la propria dignità.Infatti,in pochi anni il sionismo,e per lui il chalutzismo,hanno saputo creare un vero e proprio proletariato ebraico legato alla terra e alle macchine,ma allo stesso tempo appassionato cultore della vita e dello spirito.Questo spirito dissipò la soffocante atmosfera del ghetto,che l'emancipazione non era riuscita a dissipare.I principi fondamentali del chalutzismo sono:

1) aliyà

2) lavoro organizzato su basi collettive

3) riconquista della lingua

Che l'aliyà,l'immigrazione in Israele con tutti i mezzi,quelli cosiddetti legali e quelli cosiddetti illegali,sia il principio fondamentale è logico.Un sionismo realizzatore,quale è il chalutzismo,non può concentrarsi su platoniche affermazioni;una volta riconquistata la coscienza nazionale,la via è una sola:raggiungere la terra d'Israele e contribuire con tutte le proprie forze alla rinascita del Paese.Qui entra in gioco il secondo principio:non basta l'aliyà,ci vuole anche e soprattutto la volontà di ricostruire,per questo i chalutzim si autoeducano ai valori del lavoro.E' questa la grande rivoluzione creata nell'animo dell'ebreo dal sionismo chalutzistico.I pionieri della prima ondata di colonizzazione ebraica sono originari della Romania e della Russia.Entusiasti e pieni di buona volontà,essi ignorano purtroppo le nozioni più elementari dell'agricoltura.Scampati ai pogrom,non si aspettano le difficoltà che le attendono.Le condizioni geografiche e climatiche sono penose,le autorità sono ostili,per di più gli immigrati devono difendersi dai briganti.Iniziato in questo condizioni,l'insediamento sionista si trasforma rapidamente in una specie di catastrofe.I coloni furono costretti a chiedere aiuti finanziari dall'estero già il primo anno.Questi aiuti vennero soprattutto dal Barone Rotschild che non era proprio un filantropo e intendeva investire convenientemente il suo danaro:inviò ai pionieri una amministrazione burocratica incaricata di irregimentare le colonie.Questo,dopo poco tempo suscitò una rivolta da parte degli "amministrati" che erano costretti a subire le prepotenze dei tirannelli del Barone.Questa organizzazione provocò,non solo frequenti rivolte ma anche l'imborghesimento degli idealisti,che mandarono i propri figli in Francia a studiare,sfruttando la mano d'opera araba a buon mercato!
Dal 1900 al 1914 la colonizzazione sionista prosegue con tre direttrici:insediamento di nuove colonie agricole orientate verso la cerealicoltura;i primi passi di una colonizzazione pianificata della stessa organizzazione sionista;sviluppo degli aranceti ad opera dei capitalisti ebrei privati.In tutti e tre i casi la colonizzazione sionista implica un investimento di capitali notevole.Seguendo la logica del profitto, è chiaro che gli agricoltori ebrei arrivarono a sfruttare sistematicamente la mano d'opera agricola locale.Gli immigrati ebrei che sbarcarono in Terra Santa nel 1904,si accorsero che le colonie ebraiche erano tali solo di nome in quanto su poche decine di ebrei vi erano centinaia di arabi.E' proprio nel 1904 che ha inizio una nuova ondata di immigrazione (la seconda);essa si intensifica dopo il fallimento della rivoluzione russa,che porta al sionismo numerosi giovani ebrei.I giovani pionieri sionisti,profondamente influenzati dal populismo russo e da Aaron David Gordon, predicavano il ritorno alla terra.Erano giovani che appartenevano alla piccola borghesia,costretti a lasciare l'Europa Orientale per assenza di sbocchi nei loro paesi di origine:la classe operaia ebraica in Palestina presenta ancora nel 1927 la straordinaria particolarità di essere composta da ex studenti dell'università o degli Istituto Tecnici.Per rendere accettabile questa situazione,essi crearono la parola d'ordine Kibush avodà:conquista del lavoro.Questo motto porta alla formazione di una classe operaia ebraica in Palestina,che si afferma in quasi tutti i settori, escludendo gli arabi e volgendosi a proteggere l'occupazione degli immigrati.
Quando l'immigrazione sionista si riversò in Palestina all'inizio del secolo,non fu possibile ignorare il fatto che il Paese era già popolato:come ogni società colonizzatrice,i coloni sionisti dovettero definire una politica ben precisa nei confronti delle popolazioni indigene.A questo punto bisogna riconoscere che la colonizzazione fu molto diversa da tutte le altre:i coloni ebrei non volevano solo sfruttare le ricchezze del Paese o del lavoro degli indigeni ma volevano creare nel Paese stesso uno stato nazionale,un nuovo stato.Di conseguenza gli arabi non erano destinati ad essere sfruttati,ma ad essere completamente sostituiti.
E' giustificabile la colonizzazione ebraica?E' giustificabile che dei coloni pretendano di sostituirsi alla popolazione autoctona?E' logico che gli Ebrei,perchè sulla Bibbia c'è scritto che Israele è la loro terra,tornino dopo migliaia di anni e rivendichino dei diritti?Gli Ebrei che fecero l'aliyà alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX,
lasciavano una terra che non li voleva,una popolazione che li perseguitava,una povertà e una umiliazione quasi continue,una prigionia forzata nei ghetti ed erano certamente passati da una condizione peggiore ad una migliore.L'aliyà oggi è un problema molto più grande per coloro che hanno la convinzione che sia giusto farla, perchè oggi si tratta di lasciare una famiglia,di rinunciare ad una lingua ad una certa agiatezza economica alla facilità di vita;si tratta di ricominciare in un altro paese,con condizioni climatiche molto differenti,con gente diversa:senza la spinta di un forte antisemitismo è molto difficile fare questo passo.Parallelamente a questa colonizzazione fanno la loro comparsa le prime organizzazioni operaie,in Europa si sviluppano i primi nuclei del Partito Poalè Sion,fondato in Austria ed Ungheria nel 1903.Questo partito sionista-socialista diventa in breve tempo di portata mondiale mentre in Palestina sorge l'Apoel Hatzair,che non ha aspirazioni vere e proprie ma rispecchia le aspirazioni dei giovani immigrati in cerca di lavoro.La fine della prima guerra mondiale coincide con la scomparsa dell'Impero Zarista e di quello Austro-Ungarico.Nasce nell'Europa Orientale una serie di stati nazionali dove vivono fitte popolazioni ebraiche e la Polonia è la più importante fra essi.
Gli Ebrei sperano in una nuova libertà ed uguaglianza, ma i regimi al potere sono reazionari,semi-militaristi,appoggiano una politica antisemita che boicotta economicamente e socialmente gli Ebrei e che spesso sconfina in pogrom.Con la terza aliyà arrivarono i primi immigrati della H.H.Essi presero parte attiva al movimento e si presentarono alle elezioni del primo Congresso con una lista unitaria chiamata "Nuovi Immigrati",assieme ai gruppi Hechalutz.La maggior parte del pensiero del H.H. in quei giorni fu dedicata al miglioramento dell'uomo,l'educazione di personalità che fossero in grado di lottare per la liberazione dalla falsa moralità del mondo borghese e di costruire una società fondata sui kibbutzim,nella quale i rapporti tra gli individui e la società sarebbero stati migliori.H.H. si sviluppò durante il grande risveglio nazionale e sociale che seguì la I Guerra Mondiale e la Rivoluzione d'Ottobre,e le speranze di pace e di progresso che agitavano gli animi di tutto il mondo dopo la guerra.E' in questo periodo che fioriscono la filosofia e la letteratura,nasce la psicologia e si afferma l'ideologia marxista:non si può dire che l'H.H. rimase avulso dai rivolgimenti ideologici.Infatti,pur avendo non ancora subito totalmente l'influenza del pensiero marxista,si possono già trovare delle relazioni con esso,relazioni che in seguito costituiranno un punto di partenza teorico generale ed una guida nella svolta della direzione come è oggi.Anche se molti di questi principi coincidevano con quelli dell'Apoel Hatzair,i coloni della seconda aliyà, che così tanto si erano affidati alla concezione di lavoro ed avevano esaltato la Terra Santa,entrarono in conflitto con le nuove esigenze e le nuove aspirazioni,se vogliamo meno fanatiche,della terza aliyà.Il conflitto creò una scissione:gli shomrim si dispersero e con essi l'unità del movimento sorgente di forza e di collettivismo.
Una volta iniziata l'attività lavorativa gli immigrati cozzarono contro i conflitti reali tra lavoratore e datore di lavoro;a questo punto non fu più possibile limitare l'attenzione a problemi interni della società kibutzistica,data la gran massa dei lavoratori e le varie tendenze politiche.L'H.H. approdava ad una visione socialista e a conclusioni marxiste,in quanto i giovani,alla ricerca delle ragioni delle cose,erano meno inclini ad accogliere la versi ne riformistica del compromesso piuttosto che quella rivoluzionaria.Il sionismo pionieristico era dunque un risultato diretto delle origini e delle esperienze di educazione collettiva del movimento.Alla metà degli anni venti,si vengono a delineare le caratteristiche del particolare aspetto ideologico dell'H.H.:

1) la sintesi di sionismo pionieristico e di socialismo rivoluzionario

2) la sintesi di costruzione e lotta di classe

L'H.H. presentò,con l'appoggio del Gdud Avodà la lista dei kibbutzim per le elezioni al terzo Congresso della Histadrut(organo che avrebbe dovuto occuparsi di tutte le attività riguardanti la colonizzazione,l'immigrazione,l'assorbimento e la preparazione degli immigrati).Uno dei punti fondamentali del terzo Congresso era proprio la distinzione delle funzioni in seno all'Histadrut:infatti si sosteneva che la concentrazione delle funzioni apportava un danno alla lotta di classe ed alla lotta sindacale,unici compiti di un'organizzazione operaia quale l'Histadrut.Gli ideali fondamentali dell'H.H. portarono ad una nuova via israeliana al socialismo,il che non manco di suscitare vaste polemiche a destra e a sinistra.Proprio sulla linea di tali ideali si fondò nel 1927 l'organizzazione kibutzistica del Kibbutz Artzì,che si dichiarò teoricamente e politicamente distinto all'interno dell'Histadrut,sottolineando le sue funzioni di centro di educazione.L'etichetta di sionismo socialista e di kibbutzismo diede vita ai termini "sionismo pionieristico e "socialismo rivoluzionario",per il fatto che questi termini sono simili ma non identici ci si deve ricondurre alla teoria delle fasi.Nella prima fase l'elemento sionista è quello dominante,inclusi gli imperativi della solidarietà nazionale e simili,anche se la lotta di classe è naturalmente già iniziata. Nella seconda fase, che si ha nel periodo dell'accentuazione della lotta di classe e della lotta per un governo socialista dei lavoratori.Con la quinta aliyà le fila dell'H.H. si allargarono notevolmente ma dovettero lottare contro l'azione riformistica dell'Hadut Avodà e dell'Apoel Hatzair.La risposta dell'H.H. alla richiesta di questi due Partiti di unificazione inclusiva,fu affermata in linea di principio,ma insisteva sull'esistenza di certe condizioni programmatiche e sulla necessità di concedere un'ampia autonomia sia educativa che teorica ai kibbutzim

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c'era chi si opponeva
by arendt Saturday June 12, 2004 at 11:55 AM mail:  

AGLI EDITORI DEL NEW YORK TIMES:

Fra i fenomeni più preoccupanti dei nostri tempi emerge quello relativo alla fondazione, nel nuovo stato di Israele, del Partito della Libertà (Tnuat Haherut), un partito politico che nella organizzazione, nei metodi, nella filosofia politica e nell'azione sociale appare strettamente affine ai partiti Nazista e Fascista. E' stato fondato fuori dall'assemblea e come evoluzione del precedente Irgun Zvai Leumi, una organizzazione terroristica, sciovinista, di destra della Palestina.

L'odierna visita di Menachem Begin, capo del partito, negli USA è stata fatta con il calcolo di dare l'impressione che l'America sostenga il partito nelle prossime elezioni israeliane, e per cementare i legami politici con elementi sionisti conservativi americani. Parecchi americani con una reputazione nazionale hanno inviato il loro saluto. E' inconcepibile che coloro che si oppongono al fascismo nel mondo, a meno che non sia stati opportunamente informati sulle azioni effettuate e sui progetti del Sig. Begin, possano aver aggiunto il proprio nome per sostenere il movimento da lui rappresentato.

Prima che si arrechi un danno irreparabile attraverso contributi finanziari, manifestazioni pubbliche a favore di Begin, e alla creazione di una immagine di sostegno americano ad elementi fascisti in Israele, il pubblico americano deve essere informato delle azioni e degli obiettivi del Sig. Begin e del suo movimento.

Le confessioni pubbliche del sig. Begin non sono utili per capire il suo vero carattere. Oggi parla di libertà, democrazia e anti-imperialismo, mentre fino ad ora ha apertamente predicato la dottrina dello stato Fascista. E' nelle sue azioni che il partito terrorista tradisce il suo reale carattere, dalle sue azioni passate noi possiamo giudicare ciò che farà nel futuro.

Attacco a un villaggio arabo

Un esempio scioccante è stato il loro comportamento nel villaggio Arabo di Deir Yassin. Questo villaggio, fuori dalle strade di comunicazione e circondato da terre appartenenti agli Ebrei, non aveva preso parte alla guerra, anzi aveva allontanato bande di arabi che lo volevano utilizzare come una loro base. Il 9 Aprile, bande di terroristi attaccarono questo pacifico villaggio, che non era un obiettivo militare, uccidendo la maggior parte dei suoi abitanti (240 tra uomini, donne e bambini) e trasportando alcuni di loro come trofei vivi in una parata per le strade di Gerusalemme. La maggior parte della comunità ebraica rimase terrificata dal gesto e l'Agenzia Ebraica mandò le proprie scuse al Re Abdullah della Trans-Giordania. Ma i terroristi, invece di vergognarsi del loro atto, si vantarono del massacro, lo pubblicizzarono e invitarono tutti i corrispondenti stranieri presenti nel paese a vedere i mucchi di cadaveri e la totale devastazione a Deir Yassin.

L'accaduto di Deir Yassin esemplifica il carattere e le azioni del Partito della Libertà.

All'interno della comunità ebraica hanno predicato un misto di ultranazionalismo, misticismo religioso e superiorità razziale. Come altri partiti fascisti sono stati impiegati per interrompere gli scioperi e per la distruzione delle unioni sindacali libere. Al loro posto hanno proposto unioni corporative sul modello fascista italiano. Durante gli ultimi anni di sporadica violenza anti-britannica, i gruppi IZL e Stern inaugurarono un regno di terrore sulla Comunità Ebraica della Palestina. Gli insegnanti che parlavano male di loro venivano aggrediti, gli adulti che non permettavano ai figli di incontrarsi con loro venivano colpiti in vario modo. Con metodi da gangster, pestaggi, distruzione di vetrine, furti su larga scala, i terroristi hanno intimorito la popolazione e riscosso un pesante tributo. La gente del Partito della libertà non ha avuto nessun ruolo nelle conquiste costruttive ottenute in Palestina. Non hanno reclamato la terra, non hanno costruito insediamenti ma solo diminuito la attività di difesa degli Ebrei. I loro sforzi verso l'immigrazione erano tanto pubblicizzati quanto di poco peso e impegnati principalmente nel trasporto dei loro compatrioti fascisti.

Le discrepanze

La discrepanza tra le sfacciate affermazioni fatte ora da Begin e il suo partito, e il loro curruculum di azioni svolte nel passato in Palestina non portano il segno di alcun partito politico ordinario. Ciò è, semza ombra di errore, il marchio di un partito Fascista per il quale il terrorismo (contro gli Ebrei, gli Arabi e gli Inglesi) e le false dichiarazioni sono i mezzi e uno stato leader l'obbiettivo.

Alla luce delle soprascritte considerazioni, è imperativo che la verità su Begin e il suo movimento sia resa nota a questo paese. E' maggiormente tragico che i più alti comandi del Sionismo Americano si siano rifiutati di condurre una campagna contro le attività di Begin, o addirittura di svelare ai suoi membri i pericoli che deriveranno a Israele sostenendo Begin. I sottoscritti infine usano questi mezzi per presentare pubblicamente alcuni fatti salienti che riguardano Begin e il suo partito, e per sollecitare tutti gli sforzi possibili per non sostenere quest'ultima manifestazione di fascismo.

(firmato)

ISIDORE ABRAMOWITZ, HANNAH ARENDT, ABRAHAM BRICK, RABBI JESSURUN CARDOZO, ALBERT EINSTEIN, HERMAN EISEN, M.D., HAYIM FINEMAN, M. GALLEN, M.D., H.H. HARRIS, ZELIG S. HARRIS, SIDNEY HOOK, FRED KARUSH, BRURIA KAUFMAN, IRMA L. LINDHEIM, NACHMAN MAISEL, SEYMOUR MELMAN, MYER D. MENDELSON, M.D., HARRY M. OSLINSKY, SAMUEL PITLICK, FRITZ ROHRLICH, LOUIS P. ROCKER, RUTH SAGIS, ITZHAK SANKOWSKY, I.J. SHOENBERG, SAMUEL SHUMAN, M. SINGER, IRMA WOLFE, STEFAN WOLFE

New York, Dec. 2, 1948






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