La lotta per il diritto d'asilo prosegue nel capoluogo siciliano

La lotta che i rifugiati, nel nome della dignità e della giustizia, portano nelle strade d’Italia, da Palermo a Napoli, racconta le ragioni dell’umanità contro le guerre. Infatti la condizione di queste centinaia di persone che scappano da guerre,
conflitti e persecuzioni in Sierra Leone, in Liberia, in Kurdistan, in Sudan e sono costrette da leggi assurde al lavoro nero, ad attese di anni per la valutazione della domanda d’asilo, a vivere fino a trenta in uno scantinato, è l’altra faccia della guerra infinita che il governo Berlusconi conduce al fianco di Blair e Bush. La Costituzione italiana invece riconosce il diritto d’asilo a tutti quanti provengono da paesi nei quali non siano garantiti gli stessi diritti civili e politici previsti dalla nostra carta costituzionale.
Noi chiediamo che questo mandato venga finalmente raccolto.
Chiediamo che chi aspetta la valutazione della sua domanda abbia diritto a fruire di tutti i diritti legati alla sua residenza nel nostro paese, compreso quello di lavorare e non sia sottoposto alle penose trafile dovute a permessi che scadono ancora prima di esser consegnati.
Chiediamo che il diritto d’asilo e, più in generale, il diritto umanitario vengano considerati veramente tali e pertanto garantiti adeguatamente in ogni sede, quindi anche attraverso l’opportuna assistenza legale per il richiedente davanti alla commissione che deve decidere sul riconoscimento dello status di rifugiato.
Chiediamo che la commissione centrale si sposti a Palermo per esaminare in loco le storie dei richedenti presenti sul nostro territorio.
Chiediamo che si ponga immediato termine al sopruso che va sotto il nome di centri di identificazione per rifugiati e che invece sono delle nuove prigioni che violano il diritto umanitario.
Riteniamo il trattamento dei rifugiati e il riconoscimento delle necessità umanitarie la cartina di tornasole di una civiltà. Anche per questo chiediamo che siano riconosciute dalle istituzioni le ragioni impellenti, di quanti si mobilitano in queste giornate.