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Diritti dei richiedenti asilo e nuovi accordi di riammissione
by Fulvio Vassallo (by way of killerina) Monday, Jul. 05, 2004 at 1:13 AM mail:  

La questione dei richiedenti asilo, nella pratica

Nel corso del 2003, le prassi amministrative hanno anticipato quanto previsto dalla nuova legge Bossi- Fini, non ancora entrata nella fase di effettiva applicazione, per quanto concerne la nuova disciplina del diritto di asilo, a causa del ritardo nella emanazione dei regolamenti di attuazione a tale riguardo ( dovrebbero essere pubblicati nel mese di settembre).
La pratica generalizzata dei respingimenti in frontiera, praticate adesso anche in mare aperto, vanifica in molti casi l’esercizio del diritto di asilo previsto, oltre che dalle Convenzioni internazionali, dall’art. 10 della Costituzione italiana.
Nei fatti il diritto di asilo è sostanzialmente negato, sia per quanto riguarda la difficoltà di accesso alla procedura, che per la elevatissima percentuale di risposte negative che concludono le poche procedure avviate , anche da oltre un anno e mezzo, dalla Commissione Centrale , ancora competente a decidere in prima istanza ,fino a quando il regolamento di attuazione della legge Bossi-Fini non entrerà finalmente in vigore.
Quando appare evidentemente impossibile effettuare il rimpatrio forzato ( si pensi ai Somali, ai Sudanesi, ai Congolesi, ai Liberiani, agli Irakeni), e non sempre,spesso i migranti rimangono in una condizione di irregolarità, anche se potrebbe essere rilasciato un permesso di soggiorno per motivi umanitari in base all’art. 5 comma 6 del Testo Unico del 1998; in questo ultimo caso si tratta di uno status ben diverso da quello del titolare del diritto di asilo, che mantiene nella precarietà chi è fuggito da guerre e persecuzioni, restando soggetto all’obbligo del rinnovo annuale, fatta salva la possibilità di conversione in un altro permesso di soggiorno, ad esempio per lavoro, che può comunque essere revocato o scadere, anche a seguito di una temporanea mancanza di lavoro ( oltre sei mesi). Esattamente come sta accadendo a molti richiedenti asilo che hanno abbandonato la procedura di asilo a fronte del succedersi di dinieghi comminati dalla Commissione centrale, preferendo avvalersi della regolarizzazione del 2002.

La vicenda ancora in corso della nave Capanamur, carica di profughi sudanesi, bloccata al largo delle coste siciliane e sottoposta a intensi controlli di polizia, dimostra ancora una volta come le autorità italiane considerino i potenziali richiedenti asilo come degli immigrati clandestini che vogliono ricorrere strumentalmente alla procedura di asilo, o, peggio, come potenziali terroristi. Questo e non altro emerge dal rifiuto opposto alla nave Capanamur di fare ingresso nelle acque italiane e di ormeggiarsi in porto.
Questo modo di considerare i richiedenti asilo ha un carattere fortemente discriminatorio e si riscontra costantemente nelle prassi della polizia di frontiera, dopo gli sbarchi dei cd. clandestini, anche quando è evidente che questi provengono da paesi in guerra, come la Liberia, il Sudan, lo Zaire, la Somalia, l’Irak, e tanti altri che sono dilaniati da guerre civili, e faide tribali. Mancano spesso gli interpreti, i documenti non vengono notificati regolarmente, non vengono fornite informazioni sulla procedura di asilo.
. Abbiamo potuto constatare anche nel corso di ripetute visite nei centri di detenzione amministrativa, come gli uffici di polizia ( soprattutto all’interno dei centri di permanenza temporanea, ai varchi di frontiera e nelle zone di transito aeroportuale ), quando ricevono la volontà del migrante di presentare richiesta di asilo, si rifiutano di documentare tale richiesta e di avviare le procedure relative, sulla base della “ manifesta infondatezza” della richiesta di asilo, che viene generalmente considerata come un espediente per sottrarsi alle procedure di espulsione ( cosiddette “domande strumentali”). Il dossier di Medici senza frontiere, consultabile sul sito di questa associazione, ha confermato le nostre denunce.

Non deve dunque stupire se nel corso del 2002 le richieste di asilo in Italia sono state 9.608, mentre nel 2001 erano state 17.600 e nel 2000 più di 18.000. Se consideriamo che la commissione centrale respinge annualmente il 90 per cento delle richieste di asilo, ( dopo audizioni della durata di pochi minuti e con motivazioni standardizzate), si può giungere facilmente alla conclusione che l’Italia non rispetta il fondamentale diritto della persona umana all’asilo, e costringe decine di migliaia di richiedenti asilo alla precarietà se non alla clandestinità, determinando problemi anche agli altri paesi europei verso i quali rivolgono flussi sempre più consistenti di potenziali richiedenti asilo respinti, espulsi o costretti alla clandestinità dal nostro paese.
Ma la novità più inquietante è adesso costituita dai nuovi accordi di riammissione, sia tra i paesi della nuova Europa a 25, che tra questi paesi ed i paesi terzi, come la Libia, l’Egitto, la Tunisia, lo Sri lanka, l’Albania, alcuni paesi dell’est come la Romania, ed altri ancora in corso di perfezionamento. Paesi di nuova ammissione nell’UE,come Malta e Cipro, non garantiscono alcun effettivo riconoscimento del diritto di asilo, eppure verso questi paesi potrebbero essere respinti i profughi che vi abbiano fatto transito..
In base a questi accordi, che sono adesso invocati dal governo italiano per negare la procedura ai profughi della Capanamur che richiedono asilo, si sbarra drasticamente l’accesso alla procedura, si diffondono le procedure sommarie e la detenzione amministrativa dei richiedenti asilo, e si verificano casi di deportazione in violazione dell’art. 33 della Convenzione di Ginevra.
E si inventano anche nuovi centri di detenzione temporanea “galleggianti”, perché questo sembra proprio essere la nave che abbiamo incontrato ieri al largo delle coste Siciliane.
Fulvio Vassallo Paleologo
ICS Consorzio italiano di solidarietà
Palermo

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